BMCR 2024.04.29

Ars et commentarius: la grammaire dans le commentaire de Servius à Virgile

, , Ars et commentarius: la grammaire dans le commentaire de Servius à Virgile. Corpus Christianorum. Lingua patrum, 14. Turnhout: Brepols, 2022. Pp. 324. ISBN 9782503593753.

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Molti sono i motivi di interesse per un autore come Servio, il cui monumentale commento alle opere virgiliane non offre soltanto spiegazioni e proposte interpretative che, pur non essendo sempre affidabili, spesso favoriscono la comprensione della lettera e/o del contenuto della poesia: esso fornisce anche informazioni preziose sulla cultura romana (usi e costumi, riti religiosi, etc.) e su autori latini perduti, di cui talvolta tramanda anche qualche frammento. Negli ultimi anni è in corso una vera e propria riscoperta di Servio, con la ripresa della storica Editio Harvardiana – di cui è apparso finalmente il vol. V (di fatto, il terzo), comprendente il commento ai libri IX-XII dell’Eneide curato da Charles Murgia, completato e dato postumo alle stampe da Robert Kaster (Oxford, 2018) – e con la pubblicazione sistematica dell’intera opera serviana (edizione critica e traduzione francese, con un’ampia introduzione e un cospicuo apparato di note) nella Collection des Universités de France: il commento al libro IV dell’Eneide, allestito da Jean-Yves Guillaumin (2019), ha fatto seguito a quello al libro VI, a cura di Emmanuelle Jeunet-Mancy (2012); a cui si sono appena aggiunti il commento al libro VIII, edito da Giuseppe Ramires, con traduzione e note di Muriel Lafond (2022), e quello al libro I, a cura di Daniel Vallat et Michèle Béjuis-Vallat (2023). Al commento di Servio alle Georgiche stanno attualmente lavorando gli stessi Ramires e Lafond, insieme con un altro specialista di erudizione tardoantica di lungo corso, quale Fabio Stok. Il progetto dell’edizione completa di Servio (e del Seruius auctus) è stato recentemente presentato in un seminario internazionale che si è tenuto a Nizza (Symposium Nicaeanum, 28-29 settembre 2023), a cui hanno partecipato tutti gli studiosi menzionati.

Nell’ambito di questo Servio-revival si inserisce felicemente il volume curato da Alessandro Garcea e Daniel Vallat, nella collana Lingua Patrum, contraddistinta da una superba veste editoriale e appartenente al prestigioso Corpus Christianorum. Se la vasta e varia erudizione presente nel commento di Servio è stata largamente studiata, le osservazioni propriamente linguistiche sono rimaste alquanto in ombra, o comunque non sono state analizzate in modo sistematico ed esaustivo, come Alessandro Garcea sottolinea nell’introduzione. La prima parte del volume delinea un quadro generale sulla “grammatica” di Servio e sulla sua pedagogia applicata alla lingua (pp. 13-77). Frédérique Biville mette in luce la “vocation plus générale” del commento serviano, che non si limita a interpretare il testo vigiliano, ma persegue anche lo scopo (tipico della grammatica normativa) di descrivere la lingua latina “dans ses variables et ses possibilités”, contemperando la recte loquendi scribendique ratio con l’usus del poeta. Frances Forster tenta invece di risalire al “pubblico” a cui si rivolgeva Servio, ovvero al contesto sociale e culturale a cui appartenevano i suoi allievi: un contesto elevato ed elitario, in cui lo studio di fenomeni specifici, come l’arcaismo, costituiva “an important status marker” e forniva ai discenti “a highly sought after form of cultural capital”. Massimo Gioseffi passa dalla lingua insegnata da Servio a quella da lui utilizzata, concentrandosi su una porzione limitata di testo, il commento al libro VIII dell’Eneide, in cui si riconosce “non una fisionomia artistica”, ma almeno “una fisionomia propria”.

La seconda parte del volume riguarda le “categorie grammaticali” (pp. 79-166): Concetta Longobardi si sofferma sulla declinatio, che Servio considera nella “prospettiva del confronto grammaticale costante fra il sistema linguistico greco e quello latino”; Robert Maltby tratta del modus gerundi, in cui il commentatore include sia il gerundio che il supino, ricorrendo a un lessico tecnico “logical and consistent”; Juliana Wekel si occupa dei verbi impersonali, di cui l’erudito si serve come “a practical tool that can help elucidate poetry”,  accomunando le forme passive impersonali (e.g. legitur) e i verbi “assolutamente impersonali” (come pudet); Michela Rossellini prende in esame gli exempla elocutionis “come strumento e categoria di analisi sintattica”. Il fenomeno dell’antiptosis (ἀντίπτωσις, i.e. la sostituzione di un caso con un altro) è oggetto dell’interesse di Daniel Vallat, che non riscontra d’altronde una “théorie globale” alla base delle osservazioni di Servio: quest’ultimo vede l’antiptosis come “un régime de dérogation”, una forma di licenza poetica “qui permet d’opposer, dans un conflit larvé et involontaire, la plasticité de la langue poétique et la rigidité du dogme grammatical”.

La terza parte, che verte sul rapporto di Servio con gli auctores (pp. 167-224), si apre curiosamente col contributo di Maria Luisa Delvigo, riguardante il solecismo, che avrebbe dovuto trovarsi nella sezione precedente (un errore di impaginazione?): il soloecismus è un concetto controverso, che Servio preferisce non riferire a un grande poeta come Virgilio, per il quale egli parla invece di figurae, cioè forme desuete o audaci “dettate dalla ricerca dell’espressione nuova e ornata”. Paolo De Paolis vaglia la presenza delle Verrine di Cicerone (una delle opere più studiate nella scuola e più citate dai grammatici) nel commento di Servio, che “sembra comportarsi come durante una lezione”, rievocando “passi che ricorda a memoria” in modo spesso inesatto, “perché a lui interessa la sostanza del discorso, non la precisione”. Ute Tischer prende in considerazione le “indicazioni di frequenza” (semper, numquam, plerumque, etc.) relative ai fenomeni linguistici, soprattutto nei casi in cui l’usus poetico si distingue dalla lingua “regolare”: Servio usa infatti tali espressioni come “a convenient means of mediating between the requirements of ars (as a set of rules) and the needs of the commentarius (as a method of teaching)”.

La quarta parte (pp. 225-296) comincia col pregevole contributo di Fabio Stok sul rapporto tra filologia e grammatica nel commento di Servio, il quale sembra preferire le varianti testuali rispondenti al criterio della correttezza linguistica. Seguono tre capitoli riguardanti le fonti di Servio: Jared Hudson si sofferma in particolare sul De lingua Latina di Varrone, delle cui proposte etimologiche il commentatore tardoantico si serve “to aid the ‘realistic’ reconstruction of true meanings behind Vergilian words”; Gemma Bernadó Ferrer si occupa invece di Cornuto, visto da Servio “as a detractor of Virgil”, ma spesso utilizzato “as an authority” dal Seruius auctus; Janyce Desiderio ricostruisce infine l’eredità dei grammatici del II secolo d.C. Caper e Asper, a cui Servio ricorre per conciliare “le statut singulier et supérieur de Virgile dans la tradition littéraire et scolaire” con “l’analyse linguistique d’un texte poétique en vue de l’enseignement de la langue latine contemporaine”. Il volume, che si conclude con un utile index locorum antiquorum, segna una tappa importante nella recente fioritura di studi su Servio e, in generale, sull’erudizione della tarda antichità.

 

Authors and Titles

I. Aperçu général de la grammaire et de la pédagogie de Servius

Qu’y a-t-il de « grammatical » dans le commentaire de Servius à Virgile ? (Frédérique Biville)

Learning Latin Grammar with Servius (Frances Foster)

La grammatica di Servio. Prime esplorazioni (Massimo Gioseffi)

 

II. Les catégories grammaticales

La declinatio nel commento serviano a Virgilio (Concetta Longobardi)

Gerunds, Supines and Participles: The modus gerundi in Servius’ Vergil Commentaries and the Latin Grammarians (Robert Maltby)

Quod ad omnes pertinet: The Impersonal in Servius’ Commentaries (Juliana Wekel)

Exempla elocutionum in Servio (Michela Rosellini)

Servius et l’antiptose (Daniel Vallat)

 

III. Les exemples linguistiques : modèles et anti-modèles

I difetti del poeta: il soloecismus in Servio (Maria Luisa Delvigo)

Servio e le Verrine (Paolo De Paolis)

Frequency as an Indicator of Regular Language in Servius’ Commentaries (Ute Tischer)

 

IV. Les frontières de l’ars commentarii

Servius entre philologie et grammaire (Fabio Stok)

Etymologia and Varronian Etymology in Servius (Jared Hudson)

Cornutus’ Fragments in the Virgil Commentarii of Servius (Gemma Bernadó Ferrer)

Concilier la perfection du texte virgilien et l’évolution de la langue. Servius et les réflexions linguistiques de Caper et Asper (Janyce Desiderio)