BMCR 2023.10.38

La vie d’Auguste de Nicolas de Damas

, La vie d’Auguste de Nicolas de Damas. Turnout: Brepols, 2022. Pp. 180. ISBN 9782503600475.

Questo denso e persuasivo volume si propone lo scopo di rispondere ad alcune questione storiografiche relative alla Vita di Augusto di Nicola di Damasco.

Intellettuale, politico, diplomatico, vissuto alla corte di Erode Agrippa ed entrato in stretta relazione con Ottaviano Augusto, Nicola, al netto della condizione frammentaria dei suoi scritti superstiti, è personaggio sicuramente degno di una rivalutazione complessiva (peraltro in corso già da tempo, come attestato dalle non poche edizioni della biografia augustea degli ultimi decenni: mi limito a citare Scardigli, Parmentier-Barone; Toher)[1], che possa riscattarlo dal giudizio fortemente negativo pronunciato contro di lui da Flavio Giuseppe e poi continuato anche in età moderna da chi considerava il nostro autore alla stregua di un cortigiano, degno di poca fede per la sua opera chiaramente di parte.

Christophe Burgeon ha il merito di rivendicare il profilo da intellettuale di Nicola, in particolare la sua adesione all’ideale dell’ἐγκύκλιος παιδεία « auquel Aristote avait souscrit » (p. 26); l’influsso del pensiero aristotelico sul Damasceno era già stato segnalato in età bizantina dal lessico della Suda, ma ora si precisa bene come categorie derivate proprio dalla frequentazione degli scritti dello Stagirita abbiano contribuito a modellare l’autoritratto che Nicola offre di sé nei suoi scritti, in particolare nella sua autobiografia. In modo particolare è convincente quanto viene dimostrato alle pp. 26-29, quando si afferma che Nicola adotta i principi morali dell’aristotelismo, a iniziare dalla priorità assegnata all’educazione, per determinare intorno alla propria figura un modello etico lontano dal paradigma « de l’homme riche oriental » (p. 26) e, al contrario, più consono alla tradizionale gravitas romana, che Augusto, come noto, intende recuperare e imporre ai romani dopo la sua vittoria sull’orientaleggiante Antonio.

Nicola viene, dunque, inquadrato all’interno di coordinate più ampie e complesse che mettono in luce in modo adeguato il ricco retroterra intellettuale e culturale su cui matura la produzione del nostro autore. Se la radice ellenistica emerge con chiarezza, non altrettanto, secondo Burgeon, si può dire in merito al retaggio ebraico di Nicola che, a detta dello studioso, per lo specifico della Vita di Augusto, « ne comporte à tout le moins aucun trait juif particulier » (p. 25); diversa è, invece, la rilevanza politica che Nicola ebbe a ricoprire sia nelle relazioni tra il regno di Erode e l’impero romano sia anche nelle difficili e talora drammatiche vicende interne alla casa reale (le rivolte, in tempi differenti, contro Erode dei figli Alessandro, Aristobulo e Antipatro, finite con le morti violente di questi ultimi).

Il volume si articola sostanzialmente in due sezioni, precedute da una breve Introduction (pp. 7-11) in cui l’autore traccia le linee guida della sua ricerca; da apprezzare, pur nella sintesi talora estrema del dettato, alcune affermazioni relativamente al metodo storiografico di Nicola e agli obiettivi prefissati dalla sua biografia. Burgeon si muove bene tra la “grammatica” del genere biografico, con le sue regole retoriche e letterarie, e l’elaborazione inevitabilmente ideologica compiuta dal Damasceno con la sua opera. Lo studioso si muove in una linea di pensiero, peraltro già elaborata in precedenza soprattutto da Scardigli e Parmentier-Barone, secondo cui Nicola è mosso sostanzialmente « à l’élaboration d’un archétype du souverain idéal, tant pour les citoyens de la partie occidentale de l’Empire que pour ceux de la partie orientale » (p. 9). L’adesione sostanziale ai canoni del genere biografico, dal rispetto per le cronologie e l’ordine temporale all’attenzione per l’evoluzione psicologica del protagonista (quasi una mistione tra l’approccio razionalistico, di matrice aristotelica, al βίος e l’analisi morale del carattere, nei suoi riflessi personali e collettivi, con toni che sembrano preannunciare Plutarco), contribuisce a rendere ancora più persuasivo il progetto politico che Augusto sta realizzando. Lo sguardo “ecumenico” di Nicola, che appunto cerca di superare anche dal punto di vista dei modelli etici e politici la dicotomia tra Oriente e Occidente, tra mondo ellenistico ormai abituato alla figura di un sovrano “accentratore” (e quasi sempre accompagnato da un’aura di divinità) e mondo romano che dopo Azio vede svanire definitivamente ogni traccia residuale della libertas repubblicana e del conseguente ruolo di rilievo dell’aristocrazia senatoria nella gestione della res publica, è sicuramente molto interessante e non manca di una sua originalità. A ciò si aggiunga che il Damasceno, per quel che poco che si legge della sua opera, è in ogni caso tra i pochissimi a fornirci una testimonianza “in presa diretta”, in particolare dell’evoluzione del giovane e semisconosciuto Ottavio, adottato poi da Cesare e destinato a cambiare radicalmente la storia di Roma. Non dobbiamo, inoltre, dimenticare il fatto che Ottaviano, nel corso della guerra civile, fu oggetto di una pesantissima campagna d’accusa messa in atto dalla fazione antoniana di cui Svetonio riporta ancora qualche testimonianza significativa: per quanto ovviamente faziosa, Nicola contribuisce a una nuova narrazione, in apparenza sottratta, almeno in parte, dall’immediatezza polemica della guerra civile, e proprio per questa più impegnata nell’elaborare un ritratto non solo banalmente “positivo” di Augusto e laudativo delle sue gesta, ma soprattutto attento a mettere in rilievo gli intenti “costruttivi” e programmatici del suo disegno politico.

La relazione con le fonti coeve è, ovviamente, un argomento cruciale e la prima parte del volume (pp. 15-82) è dedicata da Bourgeon a valorizzare, peraltro in modo persuasivo, la sua ipotesi di una stretta relazione tra Nicola e l’autobiografia di Augusto in tredici libri di cui parla Svetonio (Aug. 85, 1); lo studioso contesta con buoni argomenti la tesi di una dipendenza dalle Res Gestae dell’imperatore, risalenti con ogni probabilità gli ultimi anni di vita dell’imperatore, in coerenza con la proposta di una datazione abbastanza alta per la composizione della Vita augustea, da collocarsi tra il 25-20 a.C. Alle motivazioni di dettaglio portate dall’autore (per cui si vedano in particolare le pp. 33-41) su precisi fatti storici (in particolare la spedizione sul Reno e la campagna nei Balcani), aggiungiamo che una collocazione a ridosso della data cruciale del 27 a.C. risponderebbe meglio a presentare la biografia di Nicola non solo come uno scritto “militante” o di propaganda, ma soprattutto come espressione, ovviamente in linea col regime, della progettualità del nuovo soggetto politico e istituzionale che Ottaviano, ora diventato Augusto, intendeva realizzare.

Non a caso, in questo contesto, è centrale anche la modalità di rappresentazione del protagonista e la sua evoluzione tanto psicologico-morale quanto politica (a questo tema è dedicata la seconda sezione del libro, Octave/Octavien selon la Vie d’Auguste de Nicolas de Damas, pp. 85-149). Burgeon illustra bene la tecnica di Nicola che tende a porre in risalto « l’image dynamique d’un caractère en formation » (p. 90): in coerenza col suo orientamento aristotelico, lo storico è attento a illustrare l’educazione del giovane Ottavio, mettendone in luce le qualità morali, già in nuce nella prima giovinezza e poi pienamente maturate nel tempo, tra le quali spicca la sua μετριότης, la misura e la moderazione (chiaramente antitetica agli eccessi dal sapore tirannico di Marco Antonio), il fondamento imprescindibile dell’optimus princeps, ma in grado di garantire «la pérennité de la res publica» (p. 91). Non a caso Nicola associa tutta una serie di ulteriori valori, dalla castitas alla frugalità all’applicazione virtuosa dell’ingenium, che si collocano agevolmente nell’alveo del mos maiorum, a conferma che «la dimension morale et éthique de sa biographie concorde parfaitement avec le traditionalisme romain» (p. 101). Possiamo aggiungere a commento che un simile ritratto può anche avere lo scopo di rassicurare una parte non piccola dell’aristocrazia senatoria rispetto ai possibili sviluppi del governo di Augusto, la cui personalità è presentata abilmente come costruita nel perimetro dei valori tradizionali, stornando il rischio di evoluzioni in chiave autocratica soprattutto sul modello orientale ed ellenistico come era stato con Marco Antonio e, forse in parte, anche con lo stesso Giulio Cesare. Sul rapporto tra quest’ultimo e il giovane Ottavio sono incentrate le pp. 102-111: Burgeon sottolinea il legame tra il dittatore e il suo giovane pronipote e rimarca come Cesare abbia permesso che il parente, ancora inesperto e poco noto, realizzasse le prime esperienze politiche e soprattutto militari sotto la sua ala protettrice, segno evidente della scelta di fare di costui il proprio erede. Giustamente lo studioso si interroga sul giudizio complessivo su Cesare anche alla luce del ridimensionamento sostanziale della sua figura una volta che Augusto sarà saldamente al potere (come emerge dagli scarsi riferimenti nei grandi poeti del tempo, a iniziare dallo spazio ristretto dedicatogli nell’Eneide). Burgeon ritiene che il trattamento di Nicola sia diverso rispetto alla « vulgate tardo-augustéenne » (p. 111) e che di conseguenza la figura di Cesare abbia, nell’economia della biografia, un rilievo sostanziale: in sé è vero, ma, a mio avviso, questo si spiega non tanto per porre in evidenza una continuità politica tra i due (così come diversi sono, anche sul piano caratteriale e psicologico, i due protagonisti), quanto per rispetto della tradizione biografica e con lo scopo, semmai, di valorizzare la capacità di Augusto di tradurre in essere il progetto di Cesare, anche se in forme e modi diversi (e ciò diventa un ulteriore elemento di elogio della sua educazione e della sua moderazione). In merito, invece, all’assassinio di Cesare (pp. 112-122), Burgeon sottolinea le differenze della narrazione di Nicola rispetto ai racconti delle altre fonti (Svetonio, Plutarco, Appiano, Cassio Dione), anche in dettagli significativi e notori (ad esempio non c’è menzione del καὶ σὺ τέκνον pronunciato verso Bruto): giustamente lo studioso mette in luce la dimensione “corale” e quasi scenografica dell’assassinio e rimarca il furor dei cesaricidi, mossi soprattutto da ragioni personali spesso anche meschine (Burgeon sottolinea giustamente il giudizio particolarmente negativo di Nicola su Decimo Bruto che in questa narrazione assume un ruolo tutt’altro che marginale). Mi chiedo però se la reductio dell’assassinio a questione soprattutto privata o di gelosia personale non sia in realtà l’escamotage retorico utile a Nicola per minimizzare volutamente le motivazioni politiche del tragico gesto, incentivato anche da scelte dello stesso Cesare (la voce di spostare la capitale ad Alessandria dietro influsso di Cleopatra; l’esibizione senza remore di segni del potere monarchico, a iniziare da guardie personali; il tentativo di imposizione del diadema durante i Lupercali).

Nella sintetica Conclusion générale (pp. 151-153) Burgeon sintetizza le questioni discusse nelle due sezioni del volume rivendicando il ruolo non marginale di Nicola e ribadendo la sua intenzione di presentare Augusto come un exemplum che risponde al modello etico della migliore e più rassicurante tradizione romana.

La Bibliographie (pp. 155-165) e gli Indices (pp. 169-179, divisi in indice delle fonti e indice generale) chiudono questo interessante e ben congeniato volume, che spicca soprattutto per la chiarezza delle analisi, per l’attenzione accurata ai dettagli (anche se in qualche punto si sarebbe voluta qualche riflessione meno analitica e più generale, soprattutto nella dialettica tra forme letterarie e progettualità politica), per le conclusioni persuasive e perspicaci.

 

Notes

[1] Per la precisione: Nicolao di Damasco, Vita di Augusto. Introduzione, traduzione italiana e commento storico a cura di B. Scardigli, in collaborazione con P. Delbianco, Nardini: Firenze, 1983; Nicolas de Damas, Histoires. Recueil de coutumes. Vie d’Auguste. Autobiographie, traduit par É. Parmentier et F. P. Barone, Les Belles Lettres: Paris 2011; M. Toher, Nicolaus of Damascus: The Life of Augustus and The Autobiography, Cambridge University Press: Cambridge, 2017.