BMCR 2022.09.25

Hippocrate. Introduction Générale

, Hippocrate. Introduction Générale: Vie Selon Soranos, Presbeutikos ou discours d'Ambassade, Épibômios ou discours à l'Autel, Décret des Athéniens, Lettres I and II. Collection des universités de France, 552. Paris: Les Belles Lettres, 2020. Pp. cccxxiv, 378. ISBN 9782251006390. €89,00.

Alle numerose edizioni di testi ippocratici già pubblicate nella Collection des Universités de France mancava ancora la ‘première partie’ del I Tomo, che offrisse una introduzione generale alla complessa figura di Ippocrate di Cos e alla storia dei numerosi testi a lui attribuiti. A pubblicare tale volume d’apertura è stato Jacques Jouanna, massimo esperto di ecdotica ed esegesi ippocratica. L’opera – assai corposa – si divide in due parti: all’introduzione generale alla storia della figura di Ippocrate e degli scritti tramandati sotto il suo nome, segue l’edizione critica di testi fondamentali sulla biografia ippocratica.

L’introduzione generale consta di ben 323 pagine ed è divisa in tre sezioni. La prima offre una sinossi sulla figura di Ippocrate di Cos e sul ruolo fondamentale che la sua scuola ebbe nella nascita e nella diffusione dell’arte medica.

A seguire, Jouanna ha raccolto le testimonianze sulla vita e sull’opera di Ippocrate dall’antichità all’età bizantina, dividendole in: testimonianze in lingua greca, testimonianze in lingua latina e testimonianze della tradizione orientale. Le fonti greche sono numerose (pp. XLII-CLXIV): Platone, Aristotele, Pausania e iscrizioni delfiche, Antologia Palatina, Strabone, Filone alessandrino, Erotiano, Anonimo londinese, Plutarco, Luciano, Elio Aristide, Galeno e pseudo-Galeno, Stefano di Bisanzio, Palladio e Stefano d’Atene, Lessico Suda, Tzetze, epigrammi. Di alcune parti di queste, Jouanna ha proposto l’edizione critica con apparato positivo secondo le regole della CUF (ad es. della prefazione e della conclusione del Glossario di Erotiano, edito da Nachmanson nel 1918, e della prefazione del Glossario galenico, edito recentemente da L. Perilli per la collana del CMG). Le testimonianze in lingua latina prese in esame sono (pp. CLXV-CLXXXIII): Varrone, Celso, Scribonio Largo, Plinio il Vecchio, Censorino, Agostino, Vita Hippocratis di Bruxelles (di cui è stata proposta l’edizione critica), Ars medicinae, Giovanni alessandrino. Della tradizione araba (pp. CLXXXIII-CCII) Jouanna ha tenuto conto in particolare della testimonianza di Ibn Abī Uṣaybi’a, riportandone parzialmente la traduzione inglese fatta da Kopf nel 1971. Ad essa ha aggiunto due appendici sulla tradizione siriaca ed ebraica.

Nella terza sezione dell’introduzione è presentata una sinossi dettagliata della tradizione del Corpus Hippocraticum. Dopo brevi ma utili schede dei trattati ippocratici, con relativi riferimenti alle edizioni critiche più recenti e ai testimoni manoscritti principali, Jouanna traccia le linee della storia del Corpus Hippocraticum dall’antichità al Rinascimento, per poi dare un quadro generale dell’ecdotica e della esegesi moderna e contemporanea dei testi attribuiti a Ippocrate. Infine, Jouanna offre un’utilissima panoramica sulla tradizione manoscritta, sui papiri, sulle traduzioni e sulla tradizione indiretta dei trattati ippocratici.

Chiude l’introduzione generale una bibliografia in ordine cronologico delle edizioni critiche ippocratiche pubblicate dal 1800 fino al 2020.

La seconda parte del volume è dedicata alle edizioni critiche di testi fondamentali sulla biografia di Ippocrate. Ciascuna edizione – secondo i criteri della CUF – è preceduta da una ‘notice’, in cui è delineato il contesto storico-culturale e si dà conto della storia del testo, e seguita da ricche note critico-testuali.

La prima edizione è quella della Vita Hippocratis secundum Soranum, che secondo Jouanna è ragionevole far risalire – in modo diretto o indiretto – al celebre Sorano di Efeso, autore delle Vite dei medici. Il testo, tràdito nel ramo del codice Marcianus gr. 269 (M, X sec.), dà informazioni sulla genealogia di Ippocrate, la sua formazione, i suoi viaggi e la sua fama nell’intera Grecia, i tributi omaggiatigli da Atene, il suo insegnamento, la sua morte e, infine, la sua caratteristica iconografia con il capo coperto.

Il lavoro a mio avviso più rilevante dell’intero volume è la nuova edizione critica del Presbeutikos, generalmente annoverato nel corpus delle Lettere pseudo-ippocratiche (sotto il nr. 27) e ritenuto finora un testo di età tarda. Jouanna dimostra in modo convincente come il Presbeutikos, annoverato tra i testi ippocratici da Erotiano nel I secolo d.C., possa a buon diritto considerarsi antico, databile tra la fine del V e l’inizio del IV secolo a.C. Si tratta di un ‘discorso d’ambasciata’ pronunciato da Tessalo, figlio di Ippocrate, di fronte all’assemblea degli Ateniesi. Tessalo perora la causa della madrepatria Cos, chiedendo agli Ateniesi di non occupare l’isola e ricordando i quattro più importanti benefici che nel passato Cos ha elargito ad Atene e alla Grecia intera. Jouanna si sofferma in particolare sugli evidenti riscontri nell’ambito archeologico ed epigrafico, basati sugli studi fondamentali di H. Pomtow (1918), J. Bousquet (1956) e D. Rousset (2002): l’apporto fondamentale della nuova esegesi testuale è dato dunque dall’armonizzazione tra dati filologici, archeologici ed epigrafici, finora scarsamente presi in considerazione per la collocazione storica del testo. Un altro prezioso punto di confronto è quello con Erodoto: Jouanna ha dimostrato come le apparenti discrepanze tra il testo del Presbeutikos e quello delle Historiae siano giustificate dal diverso punto di vista dei due autori e non si debbano leggere come un segno di scarsa attendibilità del testo ippocratico. Anche la lingua del Presbeutikos, scritto in ionico letterario, presenta notevoli affinità con quella di Erodoto di Alicarnasso: alcuni termini che sono hapax nel Corpus Hippocraticumtrovano invece altre occorrenze nell’opera erodotea. Il testo del Presbeutikos è tramandato da due rami della Collezione ippocratica: al primo appartengono il Marcianus gr. 269 (M) e il Vaticanus Urb. Gr. 64 (Vat) e al secondo risale il Vaticanus gr. 276 (V).

Al Presbeutikos segue – secondo un ordine logico e cronologico nella trama della storia – l’edizione dell’Epibomios, il discorso pronunciato da Ippocrate all’altare di Atena in Tessaglia, al fine di supplicare l’aiuto dei Tessali contro gli Ateniesi, che hanno occupato l’isola di Cos e ridotto in schiavitù i suoi abitanti. Il testo è tramandato da ben tre rami della tradizione manoscritta ippocratica, ma la constitutio textus risulta complicata da evidenti corruzioni che risalgono all’archetipo antico.

A chiudere la storia dei rapporti diplomatici tra Cos e Atene è il cosiddetto Decreto degli Ateniesi, col quale a Ippocrate sono accordati onori e privilegi per la sua benevolenza nei confronti dei Greci, per la sua opera medica e per il suo patriottico filellenismo. A differenza delle due opere precedenti, il Decreto non era noto ad Erotiano ed è stato composto in età tarda, probabilmente nei primi secoli dell’età imperiale. Oltre che nella tradizione dei codici ippocratici M e V, il testo è tramandato anche da codici che raccolgono scritti epistolari eterogenei.

Conclude il volume l’edizione delle prime due Epistole pseudo-ippocratiche, che contengono lo scambio tra il re Artaserse e Peto, suo collaboratore, in occasione di una pestilenza che colpisce il regno persiano. È Peto, nella seconda lettera, a esortare il re a convocare Ippocrate per curare la popolazione, presentandone la fama di medico illustre. Le due Epistole sono piuttosto tarde, ma offrono una testimonianza fondamentale per un episodio della biografia ippocratica che ebbe notevole fortuna sin dall’antichità. Come il Decreto degli Ateniesi, anche le Epistole sono tramandate tanto da codici ippocratici quanto da codici epistolografici.

Questo primo tomo ippocratico della CUF, edito magistralmente da Jacques Jouanna e attentamente revisionato da Alessia Guardasole e Antonio Ricciardetto, è una preziosa introduzione allo studio della figura di Ippocrate e alla tradizione dei numerosi testi a lui ascritti. Le edizioni critiche qui presentate, e in particolare quella del Presbeutikos, dimostrano in modo lampante come una collaborazione tra le diverse ‘scienze dell’antichità’ – filologia, epigrafia e archeologia in primis – porti a risultati assai più completi e interessanti di quanto possa fare una singola disciplina da sola. Oltre ad essere un’introduzione, il volume rappresenta dunque anche un buon auspicio per una maggiore collaborazione tra le Altertumswissenschaften.