BMCR 2021.02.37

The dynamics of intertextuality in Plutarch

, , , The dynamics of intertextuality in Plutarch. Brill's Plutarch studies, 5. Leiden; Boston: Brill, 2020. xviii, 664 p.. ISBN 9789004421707. $178.00.

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Una consuetudine ormai consolidata prevede che l’International Plutarch Society organizzi il proprio convegno con cadenza triennale e ne pubblichi gli atti, per mantenere viva l’attenzione scientifica su Plutarco di Cheronea e conferire unitarietà a una produzione bibliografica altrimenti molto vasta e dispersiva. Il volume The Dynamics of Intertextuality in Plutarch nasce dalla selezione di 36 contributi presentati all’XI convegno dell’associazione, tenutosi dal 10 al 13 maggio 2017 presso l’Université de Fribourg (CH). I saggi sono redatti prevalentemente in lingua inglese, con poche eccezioni in italiano e spagnolo, e sono tutti corredati di un abstract in inglese. Il materiale è articolato in sei sezioni (Defining Intertextuality in Plutarch, Intertextuality at Work, Intratextuality and the Plutarchan Corpus, Through the Lens of Interdiscursivity, Intergenericity: Plutarch’s Works at the Crossroads, Beyond Text: Plutarch and Intermateriality), cui si aggiungono l’introduzione, la bibliografia generale, l’indice dei nomi e l’indice dei passi citati, strumenti indispensabili al lettore per orientarsi agilmente all’interno del ponderoso volume. Tra gli autori figurano nomi di spicco della critica su Plutarco, ma anche un numero significativo di giovani ricercatori, il cui contributo dimostra la continuità del buon livello degli studi plutarchei a livello internazionale e la proficuità del confronto scientifico tra generazioni diverse.

Come si evince da questo rapido sommario, l’obiettivo del volume è fornire una disamina del corpus plutarcheo, attraverso un campione significativo di Vitae e di Moralia, alla luce della categoria dell’intertestualità e delle sue derivazioni critiche. L’operazione tiene conto dei numerosi studi sulle citazioni letterarie e sui loro contesti che sono fioriti negli ultimi vent’anni e offre una bibliografia esaustiva e aggiornata in materia. Sarebbe stato ancora più agevole per il lettore disporre di una bibliografia suddivisa tematicamente, per isolare i contributi teorici da quelli specificamente legati alla produzione di Plutarco. Gli studi di filologia classica richiedono una certa cautela nel recepire le metodologie elaborate in seno alla riflessione sulle letterature moderne. Tuttavia, l’intertestualità è stata accolta da tempo nel panorama degli studi sulla letteratura antica ed è stata applicata con buoni esiti già in passato anche al caso di Plutarco.[1] Il volume non si limita a proporre un aggiornamento sul tema, ma offre anche spunti originali, in primis l’accuratezza terminologica impiegata per distinguere le diverse declinazioni dell’intertestualità in Plutarco. Accanto alla precisazione del concetto di intertestualità, su cui ci soffermeremo nel prossimo paragrafo, il volume mette a fuoco le nozioni di intratextuality, interdiscursivity, intergenericity e intermateriality. Esse conferiscono sistematicità teorica ad alcune linee di ricerca già consolidate all’interno della critica plutarchea, dall’uso degli exempla, in riferimento al modo in cui il medesimo testo o episodio viene presentato e citato nel corpus plutarcheo (intratextuality), all’impiego di termini e metafore desunti dal lessico di discipline tecniche quali la medicina, il diritto, l’oratoria (interdiscursivity).[2] L’intergenericity affronta la particolare coloritura stilistica o lessicale che Plutarco conferisce al discorso attraverso l’allusione a scene, figure e contesti tratti da altri generi letterari.[3] L’intermateriality mette in relazione i testi plutarchei con la dimensione extra-letteraria, nell’ottica della ricerca di un referente materiale per quanto egli scrive nelle sue opere, si tratti di un ritrovamento archeologico o della corrispondenza tra la sua riflessione teologica e le consuetudini religiose del suo tempo. In altre parole, l’analisi dell’intermateriality si sofferma sul rapporto tra il testo e il suo contesto storico-sociale.

La nozione di intertextuality è precisata dal termine dynamics. L’accostamento tra i due concetti qualifica la prospettiva privilegiata nel volume: l’assunto di fondo è che l’intertestualità si configuri come un processo determinato dalla recezione e dalla lettura del testo. La decifrazione dei nessi intertestuali è pertanto condizionata dal retroterra di studi e di letture del critico accademico (academic reader). Minore attenzione è dedicata alla ricostruzione dei destinatari storici delle opere di Plutarco, ovvero del pubblico dei suoi contemporanei.[4] Pertanto, il discorso attorno all’academic readersi sviluppa sul piano sincronico, piuttosto che sul livello della diacronia. Il processo dinamico che porta lettore e testo a interagire è in grado di riattivare i riferimenti intertestuali nelle loro funzioni specifiche e nella loro capacità di generare significati. L’atto della lettura conferisce senso e unitarietà all’insieme delle allusioni e delle citazioni, al di là della volontà autoriale, difficile da ricostruire se non per congettura. L’impostazione teorica, così formulata, è senz’altro seducente e ha il vantaggio di inserire la critica delle fonti, spesso resa difficoltosa dalla natura frammentaria del patrimonio letterario dell’antichità, in un quadro interpretativo dinamico, capace di rendere ragione delle molte sfaccettature del fenomeno intertestuale nell’opera di Plutarco. Tuttavia, nel passaggio dalla definizione teorica alla sua applicazione pratica, emergono alcuni aspetti non del tutto perspicui.

Il contributo di Christopher Pelling evidenzia un tratto fondante dell’uso sofisticato dell’intertestualità da parte di Plutarco. Pelling sottolinea la consapevolezza artistica dell’autore nel giocare con l’aspettativa del lettore, posto dinnanzi a un segnale più o meno esplicito di richiamo intertestuale – Pelling definisce reader theatre questo fenomeno. La maestria di Plutarco risiede nel creare un cortocircuito tra ciò che il lettore si aspetta di leggere, in virtù delle sue conoscenze pregresse, e la frustrazione dell’aspettativa, attraverso un gioco di allusioni, manipolazioni e depistaggi. In buona sostanza, le categorie interpretative sono utili per descrivere il fenomeno intertestuale nelle sue declinazioni; tuttavia, esso è irriducibile a classificazioni troppo schematiche, che non devono fare perdere di vista la specificità dei singoli casi di studio. Si può affermare che l’impostazione di Pelling detti la linea generale dei saggi presenti nel volume. Essa si pone in parziale contraddizione con quanto affermato da Frederick Brenk a conclusione del suo denso contributo:«Plutarch’s citations demonstrate a skillful use of most forms of intertextuality studied by modern scholars».[5] Suscita qualche perplessità la sovrapposizione tra la prospettiva del critico contemporaneo e quella dell’autore antico o dei lettori coevi di Plutarco. Ci si muove pur sempre nel campo delle ipotesi: il pericolo dell’anacronismo è in agguato e rischia di appiattire la complessità del testo, anziché metterne in luce le stratificazioni di senso. Così, l’appello alla conoscenza pregressa in possesso del lettore rispetto agli ipotesti di riferimento porta a migliori risultati proprio quando tale nozione viene adeguatamente storicizzata. Ne è un valido esempio il rapporto con le opere di Platone, che attraversa numerosi contributi del volume, senza venire concettualizzato in una riflessione specifica, come forse avrebbe meritato in virtù della sua pervasività paradigmatica nell’opera di Plutarco. In particolare, il contributo di Timothy Duff, centrato sulla figura di Alcibiade, mette in luce l’ambivalenza del rapporto intertestuale tra Plutarco e Platone. Da un lato è possibile riconoscere una strategia costante nella ripresa dei testi platonici; dall’altro, la loro rifunzionalizzazione nell’opera di Plutarco determina un’interpretazione originale dei dialoghi di Platone. Se ne potrebbe concludere che il processo dinamico non investe soltanto Plutarco e i suoi lettori, ma anche Plutarco in quanto lettore di Platone. Attraverso lo strumento della rifunzionalizzazione intertestuale, egli cerca di sostenere la propria interpretazione delle opere del maestro nella temperie del platonismo medio.

Il volume copre tutti i generi con cui Plutarco si è cimentato e considera i valori letterari fondanti della sua opera. Un ambito in cui la complessità del fenomeno intertestuale in Plutarco si estrinseca in tutta la sua portata è la sua produzione dialogica. Non a caso, il volume dedica 9 contributi su 36 ai dialoghi di Plutarco.[6] Per il suo carattere ibrido, il dialogo realizza sul piano intertestuale l’incontro tra generi e valori letterari diversi e li rifunzionalizza in una dimensione aperta; in tal senso, il genere dialogico costituisce un banco di prova significativo per saggiare la validità dell’approccio del volume. L’intricacy di cui parla Michiel Meeusen si concretizza nell’intreccio delle citazioni, mai affidato al caso, ma anche nell’ambiguità che esse rivelano all’interno dei singoli contesti argomentativi, come illustra il riuso della citazione euripidea su cui si concentra Elsa Simonetti. Dai contributi centrati sui dialoghi di Plutarco emerge come tratto comune la consapevolezza di trovarsi davanti a uno scrittore capace di manipolare la tradizione precedente sulla base dei propri scopi estetici o filosofico-morali. Geert Roskam illustra efficacemente come a questo risultato concorra anche l’autorappresentazione dell’autore all’interno dei dialoghi, nonché la caratterizzazione dei suoi destinatari fittizi. L’impostazione duttile dell’analisi foggia l’immagine di un autore altrettanto dinamico nel rielaborare il patrimonio letterario, storico, filosofico e religioso della cultura greca. A tale proposito, Rainer Hirsch-Luipold rende esplicito l’intento di mostrare Plutarco sotto una luce diversa rispetto alla veste dell’erudito privo di originalità.[7] Il volume è attento a non ridurre la dimensione enciclopedica e creativa dell’opera di Plutarco alla sola coordinata temporale, benché questa costituisca il focus centrale dell’analisi, ma dedica la giusta considerazione anche al suo sviluppo nello spazio, con particolare riguardo per l’interesse di Plutarco verso la letteratura, la storia e la società di Roma. La prospettiva adottata nel volume avrebbe tratto beneficio dall’indagine sul rapporto intertestuale tra Plutarco e autori e tradizioni estranei al mondo greco-romano, di cui si segnala l’assenza. In particolare, il confronto con l’Egitto, anche attraverso la mediazione delle voci di altri autori greci, avrebbe potuto arricchire l’analisi dell’intertestualità in Plutarco con esiti sicuramente stimolanti, specialmente nella sezione dedicata all’intermateriality.

In conclusione, il volume rappresenta un contributo significativo agli studi su Plutarco, in particolare per quello che riguarda gli aspetti letterari della sua vasta produzione. La metodologia adottata si rivela duttile e capace di illuminare aspetti poco frequentati del corpus plutarcheo, rifuggendo in generale dal rischio di una eccessiva schematicità. La linea privilegiata nell’analisi del fenomeno intertestuale concerne il rapporto con la tradizione letteraria, storica, filosofica e religiosa del passato greco e in parte con il mondo latino. Alcune parziali riserve segnalate nella recensione vengono ampiamente compensate dalla scelta e dall’organizzazione dei contributi secondo principi coerenti e chiaramente intellegibili. Il risultato è una panoramica esaustiva, intelligente e aggiornata rispetto al tema dell’intertestualità in Plutarco, nonché uno strumento facilmente consultabile per chi volesse approfondire le singole sfaccettature del problema nel complesso del corpus plutarcheo.

Authors and titles

Maria Vamvouri, Introduction: Plutarch and the Academic Reader

Part 1: Defining Intertextuality in Plutarch
1 Christopher Pelling, Intertextuality in Plutarch: What’s the Point?
2 Alexei V. Zadorojnyi, Hearing Voices: φωνή and Intertextual Orality in Plutarch
3 Gennaro D’Ippolito, Forms and Functions of Intratextuality in Plutarch’s Corpus

Part 2: Intertextuality at Work
4 Frederick E. Brenk, Voices from the Past: Quotations and Intertextuality in Plutarch’s The Oracles at Delphi
5 José-Antonio Fernández-Delgado, Homer as a Model for Plutarchan Advice and Good Governance
6 Mark Beck, Pericles and Athens: An Intertextual Reading of Plutarch and Thucydides
7 Olivier Gengler, Plutarch’s and Xenophon’s Sparta: Intra- and Intertextual Relation in the Spartan Lives
8 Timothy E. Duff, The Mechanics of Intertextuality in Plutarch
9 Andrew Worley, Shrieking Volumes: Plutarch’s Use of the Ath. Pol. as Intertextual Bridge between Athens and Rome
10 Eran Almagor, How to Do Things with Hellenistic Historiography: Plutarch’s Intertextual Use(s) of Polybius
11 Geert Roskam, “Let us make the Most of What they offer Us”: Different Layers of Intertextuality in Plutarch’s Non posse suaviter vivi secundum Epicurum
12 Michael Nerdahl, The Encounter between Roman Virtue and Platonism in Plutarch’s Cato the Elder
13 Bradley Buszard, Plutarch’s Theseus-Romulus and the Murder of Remus

Part 3: Intratextuality and the Plutarchan Corpus
14 Susan Jacobs, Heroes Imitating Heroes: Ethical and Pragmatic Intratextuality in the Parallel Lives
15 Aurelio Pérez Jiménez, Ejemplos de responsio gramatical en el Teseo-Rómulo de Plutarco
16 Stefano Amendola, Reading Plutarch through Plutarch (?): De sera numinis vindicta and the Commentary on Hesiod’s Erga
17 Delfim F. Leão, Demetrius of Phalerum in Plutarch: A Multimodal Expression of Intertextuality and Intratextuality
18 Michiel Meeusen, “As Each Came to Mind”: Intertextualizing Plutarch’s Mentality of Intricacy in the Table Talk and Questions
19 Paola Volpe Cacciatore, Un ‘galateo’ intertestuale del simposio: le raccomandazioni di Plutarco personaggio dei Moralia

Part 4: Through the Lens of Interdiscursivity
20 Craig Cooper, Sympotic Intertextuality in Plutarch’s Maxime cum principibus philosopho esse disserendum
21 Philip A. Stadter, Aesopic Wisdom in Plutarch
22 Alessio Ruta, Plutarch’s Proverbial Intertexts in the Lives
23 Elsa Giovanna Simonetti, Who Is the Best Prophet? The ‘Manifold’ Character of a Quotation in Plutarch
24 Fabio Tanga, Aspetti e funzioni dell’intertestualità nei De tuenda sanitate praecepta di Plutarco
25 Eleni Plati, Medical Allusions and Intertext of Physis in Plutarch’s Comp. Cim. et Luc. 2.7

Part 5: Intergenericity: Plutarch’s Works at the Crossroads
26 Chrysanthos S. Chrysanthou, Generic and Intertextual Enrichment: Plutarch’s Alexander 30
27 Lucy E. Fletcher, Intertextuality across Paired Lives: Plutarch’s Nicias-Crassus
28 Anna Lefteratou, Plutarch’s Less Tragic Heroes: Drama and Epic in the Pelopidas
29 Argyri G. Karanasiou, From Inter-textuality to Inter-mediality: Plutarch’s Lyric Quotations from Greek Tragedy
30 Katarzyna Jazdzewska, Love in Many Dimensions: Hesiod and Empedocles in Plutarch’s Amatorius
31 Francisca Pordomingo, Las Vitae de Plutarco y el epigrama
32 Theofanis Tsiampokalos, Defining Rhetoric While Playing with Pre-texts: Some Aspects of Intertextuality in Plutarch’s Praecepta gerendae rei publicae 801C-D

Part 6: Beyond Text: Plutarch and Intermateriality
33 Philip Davies, Plutarch’s Sparta: Intertextual and Experiential
34 Rainer Hirsch-Luipold, ὕλη θεολογίας: Religious Lore as Inter‘text’ in Plutarch’s Moralia
35 Chandra Giroux, The Power of Bones: An Intertextual and Intermaterial Reading of the Retrieval of ‘Theseus’ Bones in Plutarch’s Life of Cimon
36 Christina Harker, Plutarch’s Intertextual References to Tattoos and Brands

Notes

[1] Come ricorda l’Introduzione, la definizione di intertestualità venne coniata nel 1966 da Julia Kristeva sulla scorta degli studi di Michail Bachtin su Dostoevskij.

[2] Si rammenti l’importante contributo di Rainer Hirsch-Luipold, Plutarchs Denken in Bildern. Studien zur literarischen, philosophischen und religiösen Funktion des Bildhaften, Tübingen 2002.

[3] Al rapporto con la tragedia ha dedicato numerosi contributi Judith Mossman.

[4] Un tentativo riuscito in tal senso è, ad esempio, lo studio di Philip Stadter, Plutarch and his Roman Readers, Oxford 2014.

[5] Brenk, p. 85.

[6] Si tratta dei contributi di Brenk, Roskam, Amendola, Meeusen, Volpe Cacciatore, Simonetti, Tanga, Jazdzewska, Hirsch-Luipold.

[7] Hirsch-Luipold, p. 528.