BMCR 2020.09.49

Minor Greek tragedians. Volume 1, The fifth century

, Minor Greek tragedians: fragments from the tragedies with selected testimonia. Volume 1, The fifth century. Aris & Phillips classical texts. Liverpool: Liverpool University Press, 2019. 296 p. ISBN 9781786942029. £80.00.

In questo volume, Martin J. Cropp offre un’edizione, con traduzione e note di commento, di una selezione di testimonianze e di frammenti relativi a una selezione di tragediografi ‘minori’,[1] la cui carriera drammaturgica risulta storicamente databile tra la seconda metà del VI e gli ultimi anni del V secolo a.C.

Il lettore poco addentro negli studi classici (individuato dall’Autore come ideale destinatario del volume: cf. p. xxii), ma anche gli specialisti nel campo del teatro greco si gioveranno non poco delle due sezioni iniziali della Introduction, intitolate rispettivamente Tragedy in the fifth century: a sketch (pp. ix-xviii) e Sources (pp. xviii-xxi), in cui, attraverso un’analisi delle fonti letterarie ed epigrafiche, Cropp traccia una panoramica generale sulla tragedia attica di V secolo a.C. Agli aspetti più ‘tecnici’, legati all’illustrazione dei criteri editoriali adottati nel volume e alla sua strutturazione interna, è invece riservata la terza e ultima sezione (This edition: pp. xxii-xxiv) della Introduction. Qui (pp. xxii-xxiii) è peraltro chiarito che il testo dei testimonia e dei frammenti riprende quello stabilito da Bruno Snell nel vol. I dei Tragicorum Graecorum Fragmenta (TrGF), pubblicato nel 1971 e rivisto (e aggiornato) da Richard Kannicht nel 1986, con i successivi addenda et corrigenda a cura del solo Kannicht nel vol. V dei TrGF (2004, pp. 1102-1116).[2] Dall’edizione di Snell – Kannicht, per ragioni di maggiore consultabilità, Cropp ha mutuato anche i numeri identificativi dei vari autori (inseriti fra parentesi sotto il nome del tragediografo all’inizio di ogni scheda bio-bibliografica), nonché la numerazione e l’ordine di successione dei testimoni (contrassegnati con la sigla T) e dei frammenti (designati con F). Non mancano tuttavia dei punti in cui l’Autore si discosta dal suo modello, adottando una scelta più prudente sul piano critico-testuale o, relativamente alle testimonianze vitae et artis, riportando una porzione di testo maggiore o diversa rispetto ai TrGF: a p. 4 (Tespi, T 2), ad es., Cropp non incorpora nel testo ricostruito del Marmor Parium, A 43, ll. 58-59, alcune integrazioni, giudicate troppo arbitrarie (p. 13), accolte invece nell’edizione di Felix Jacoby (Das Marmor Parium, Berlin 1904, p. 14) e recepite da Snell; a p. 4 (Tespi, T 6[a]), la notizia di Temistio (Or. 26, 316d) sulle innovazioni drammaturgiche di Tespi è offerta nella sua interezza; a p. 126 (Filocle, T 2), è promossa a testo l’integrazione <Φιλοπείθους υἱός, ἕτερος δὲ ὁ> di August Boeckh (Corpus Inscriptionum Graecarum, II, Berolini 1843, p. 321 [ad n. 2374]), in quanto «makes good sense of the transmitted text» (p. 132); a p. 194 (Crizia, F 1), nel testo della hypothesis, Cropp preferisce conservare la lettura dei codici βίον εἶχε, che August Nauck (Tragicorum Graecorum fragmenta, Lipsiae 18892, p. 547), seguìto da Snell, correggeva in βίον εἵλετο. Per quanto concerne i frammenti, in taluni casi è possibile ravvisare anche delle differenze a livello di ordinamento o di ricostruzione nel confronto con i TrGF: alle pp. 198-199 (Crizia, F 3), per es., il F 3 è stampato dopo il F 4, mentre, a p. 20 (Cherilo, F 1), l’Autore –a mio parere giustamente– non isola la citazione ‘prosastica’ di Cherilo, ma la mantiene nel suo contesto originario. A tal proposito, va apprezzata la decisione di stampare insieme ai frammenti (anziché a piè di pagina, come nei TrGF) i contesti dei testimoni per tutti quegli estratti poetici «barely understandable without them» (p. xxiii). Circa i frammenti consistenti in parole isolate o in brevi frasi comunque utili per la ricostruzione dell’argomento drammatico, essi sono riuniti sotto l’intestazione Brief fragments alla fine di ogni sezione relativa a un titolo ovvero in coda ai frammenti certarum fabularum.

La traduzione dei testimoni e dei frammenti, posta specularmente al testo greco nelle pagine dispari, è sempre in prosa ed è talvolta provvista, al suo interno, dei numeri (inseriti a mo’ di apice) di alcuni versi, così da agevolare il lettore nell’individuazione della pericope tradotta. Un apparato critico «limited to significant corrections of the transmitted texts and continuing uncertainties» (p. xxiii) è stato aggiunto in calce a testi particolarmente problematici ovvero trasmessi da fonti con varianti significative.[3]

L’elemento di maggior pregio del volume è rappresentato dalle discussioni introduttive per ciascun autore e per ogni titolo, nonché dalle note di commento alle testimonianze e ai frammenti. È in queste sezioni che Cropp rende conto delle principali ipotesi interpretative formulate nel corso degli studi, senza esimersi dall’esternare alcune considerazioni personali e prese di posizione in favore di una specifica lettura.

Qui di séguito alcuni esempi:

  • • Frinico: a proposito delle Fenicie, l’Autore teorizza l’esistenza di «a secondary chorus or silent group» formato da «Persian elders», che costituivano invece il coro principale nel dramma Δίκαιοι ἢ Πέρσαι ἢ Σύνθωκοι, che potrebbe aver fatto parte, assieme alle Fenicie, di una trilogia (p. 39); i frr. 16b-c e 20-24 sono ritenuti più vicini alla poetica dell’omonimo commediografo di V secolo a.C. (p. 42 n. 13); a p. 43, è valutata positivamente l’ipotesi che alcune (se non tutte) le informazioni contenute nella glossa della Suda (φ 765) relativa a «Phrynichus II» (cf. TrGF, I2, 212 T 1) in realtà «originally belonged with the material of φ 762 [cioè alla voce della Suda su Phrynichus I: TrGF, I2, 3 T 1]»; i vv. 747-750 degli Uccelli di Aristofane sono considerati un testimonium, non un frammento poetico (p. 45, T 10[g]).
  • • Euforione: a fronte delle possibili spiegazioni in merito al dato della Suda (ε 3800) sulle quattro vittorie del tragediografo (τετράκις ἐνίκησεν), che non sembra trovare riscontri sul piano epigrafico, Cropp suggerisce che «the statement should refer to four plays, i.e. one tetralogy» o, in alternativa, che «the statement is a fiction, perhaps originating in comedy, alleging that Euphorion’s successful plays were really composed by his father [cioè Eschilo]» (pp. 55-56).
  • • Ione: alle pp. 92 e 103 (F 43c), l’iniziale τροπαῖον è corretto in τροπαῖος e alla forma ἅβρα, stampata con una crux da Snell, è preferita la voce αὔρα, che è una congettura di Herbert Hunger (Palimpsest-Fragmente aus Herodians Καθολικὴ Προσῳδία, Buch 5-7. Vindob. Hist. gr. 10, «Jahrbuch der Österreichischen Byzantinischen Gesellschaft» XVI [1967], p. 19).
  • • Iofonte: a p. 123, nella traduzione degli scholl. Ar. Ra. 73-74a Chantry (= Test. 5[b]), l’Autore valorizza, in alternativa al tràdito τραγῳδίαν, la lettura τραγῳδίας, avanzata da Jacob Schuringa (Scholia vetera ad Aristophanis Ranas codicis Ven. Marc. 474, Groningen-Batavia 1945, p. 20), e, a p. 124 (T 1), guarda con discreto favore la suggestione di Snell (in TrGF, I2, p. 246) che la glossa della Suda (κ 1730) relativa a Cleofonte vada in realtà ascritta a Iofonte.
  • • Agatone: a p. 154, in merito alla questione della grafia del titolo trasmesso da Aristotele (Po. 1451b 21), Anthos ovvero Antheus, Cropp ritiene preferibile il secondo («the latter seems at first sight more likely»); a giudizio dell’Autore, in Arist. Po. 1454b 14-15, la lettura corretta sarebbe οἷον τὸν Ἀχιλλέα {ἀγαθὸν} καὶ Ὅμηρος, non οἷον τὸν Ἀχιλλέα Ἀγάθων καὶ Ὅμηρος, che è il testo stampato, ad es., nei TrGF, sicché il F 10 andrebbe escluso dai frammenti di Agatone (pp. 162-163, 176).
  • • Crizia: discutibile, anche se non del tutto confutabile, è per Cropp l’ipotesi, suggerita da Ulrich von Wilamowitz-Moellendorff (Analecta Euripidea, Berolini 1875, pp. 159, 161-166), che le tragedie Tennes,Radamante e Piritoo, dalla quasi totalità delle fonti assegnate a Euripide, sarebbero in realtà di Crizia e avrebbero fatto parte, con un ignoto dramma satiresco, di un’unica tetralogia (pp. 182-185); a p. 190, l’Autore nega ogni possibilità di ricondurre al PiritooKöln 2 e PSI inv. 3021, registrati nei TrGF come Adesp. F 658 a-b, aggiungendo che, se si tratta effettivamente di un testo drammatico, esso sarebbe «a post-classical composition rather than a late 5th-century tragedy»; in merito alla spinosa questione della paternità del Piritoo, si conclude che «this could well be a play of Euripides, perhaps not produced at one of the major city festivals and therefore not in the didascalic records which would have confirmed its authenticity. A production at Eleusis is an attractive possibility in view of the play’s subject-matter» (pp. 194-195); diversamente da Snell, per il quale «initium fabulae videtur esse», Cropp sostiene che il fr. 1 del Piritoo «can hardly have been the play’s opening» (p. 221); a p. 201, per Cropp il fr. 5 seguirebbe «almost immediately» il fr. 4a e, a p. 228, sono considerate possibili le forme ἔζευγμαι e ἔζευξαι in alternativa a ἔζευκται riportato nel testo del fr. 6; alle pp. 206 e 230 (F 10), è ritenuto genuino l’inizio del v. 1 ὁ πρῶτος εἰπών, che Ulrich von Wilamowitz-Moellendorff (Analecta Euripidea, Berolini 1875, p. 165), con l’approvazione di Snell, suggeriva invece di espungere.

Chiudono il volume la lista delle abbreviazioni (pp. 241-242) e l’elenco bibliografico (pp. 242-258), cui seguono utili e articolati Indexes (pp. 259-271).

Alcune osservazioni: a proposito del frammento ipponatteo citato a p. 17 (Tespi, F [4]), sarebbe stato opportuno, oltre alla numerazione dell’edizione di West (IEG2, fr. 105.6), citare quella di Degani (fr. 108.62); per la testimonianza dell’Anonimo Περὶ Κωμῳδίας sulla morte di Frinico in Sicilia (T 6[?], a p. 26), poteva essere citato F. Stama (Phrynichos / Frinico, Heidelberg 2014, pp. 27-28); a p. 28 (Frinico, T 10), non sono segnate, come avviene, ad es., a p. 40 (Frinico, F 10), le sigle dei codici aristofanei in cui sono presenti gli scholia che ci danno informazioni sul tragediografo; a p. 24 (Frinico, T 1), il lettore non è in grado di sapere a chi appartiene l’integrazione Πλευρώνια<ι>, se dopo un controllo incrociato con l’edizione di Snell – Kannicht; a p. 130, a proposito del Tereo di Sofocle, sarebbe stato opportuno un cenno allo studio monografico a cura di Daniela Milo (Il Tereo di Sofocle, Napoli 2008); a p. 210 (Crizia, F 18), la testimonianza dell’‘Antiatticista’ andrebbe citata secondo la numerazione (ε 44) di Stefano Valente (The Antiatticist, Berlin-Boston 2015).

Per tirare le somme, in attesa dell’uscita, preannunciata nella retrocopertina, del vol. II, riservato ai «fourth- and third-century tragedians», con il presente volume Cropp soddisfa, a mio avviso, in maniera più che egregia gli obiettivi dichiarati a p. xxii della Introduction: a) colmare «a remaining gap» nella serie Aris & Phillips Classical Texts, in cui, dopo le raccolte dei frammenti di Sofocle e di Euripide,[4] mancava una monografia che trattasse in maniera sistematica le testimonianze e i frammenti dei tragediografi non canonici di VI-V secolo a.C.; b) presentare tale problematico materiale «in a relatively accessible form».

Notes

[1] Nell’ordine: Tespi (pp. 3-17), Cherilo (pp. 18-22), Frinico (pp. 23-48), Pratina (pp. 49-52), Polifrasmone (p. 53), Aristia (p. 54), Euforione ed Eveone (pp. 55-57), Aristarco (pp. 58-65), Neofrone (pp. 66-73), Euripide I ed Euripide II (pp. 74-75), Ione (pp. 76-106), Acheo (pp. 107-117), Iofonte (pp. 118-125), Filocle I (pp. 126-133), Senocle I (pp. 134-140), Agatone (pp. 141-179), Crizia (pp. 180-234), Diogene (pp. 235-240).

[2] Di tali addenda et corrigenda si dà notizia, per es., a p. 75, a proposito della figura di Euripide IV, nonché a p. 125, relativamente al testo dello scolio veneto ad Ar. Ra. 330 (Iofonte, F 3), e alle pp. 216 e 233, nella discussione critica concernente il fr. 20a? di Crizia.

[3] Cf., ad es., pp. 4, 6, 18, 26, 32, 36, 40, 60, 68, 70, 80, 88, 90, 92, 94, 110, 120, 122, 126, 136, 152, 156, 162, 166, 196, 198, 200, 202, 204, 206, 208, 210, 214, 216, 236, 238.

[4] Cf. A.H. Sommerstein – D. Fitzpatrick – T. Talboy, Sophocles: Selected Fragmentary Plays, I, Oxford 2006; A.H. Sommerstein – T. Talboy, Sophocles: Selected Fragmentary Plays, II, Oxford 2012; C. Collard – M.J. Cropp – K.H. Lee, Euripides: Selected Fragmentary Plays, I, Warminster 1995 (Reprinted ed. with corrections and addenda, Oxford 2009); C. Collard – M.J. Cropp – J. Gibert, Euripides: Selected Fragmentary Plays, II, Oxford 2004; P. O’Sullivan – C. Collard, Euripides: Cyclops and Major Fragments of Greek Satyric Drama, Oxford 2013.