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Dopo solo un anno dalla pubblicazione del primo fascicolo di supplemento alle iscrizioni latine dell’Abruzzo pubblicate da Theodor Mommsen in CIL IX (1883) e dedicato alle comunità dei Samnites e dei Frentani, nel 2019 è stato pubblicato, sempre in lingua latina secondo la consuetudine del Corpus Inscriptionum Latinarum (= CIL), questo secondo fascicolo, con una numerazione di pagine e di schede epigrafiche in prosecuzione e con l’obiettivo di aggiornare il patrimonio epigrafico delle comunità romane della stessa regio IV appartenenti alle antiche popolazioni italiche dei Marrucini (pars tertia), Paeligni (pars quarta) e Vestini (pars quinta). Il terzo fascicolo, uscito nel frattempo (2020), raccoglie le iscrizioni latine delle comunità marse ed eque, mentre il quarto comprenderà quelle sabine (2021).
Anche questo fascicolo si apre con una Praefatio, in cui Buonocore ricostruisce gli inizi e gli sviluppi delle sue ricerche epigrafiche in questi territori dell’antico Abruzzo, risalenti al 1979, ringraziando città per città quanti lo hanno aiutato; dopo una breve lista delle abbreviationes utilizzate per indicare Musei e Istituzioni culturali, ben 40 pp. sono occupate dalla ricca bibliografia messa a frutto dall’autore nei suoi commenti; agli scioglimenti delle abbreviazioni utilizzate per lee riviste o le serie segue una breve explicatio notarum, con la spiegazione dei segni diacritici applicati nelle trascrizioni dei testi, ormai consueti nelle edizioni scientifiche di carattere epigrafico.[1]
Il supplemento è diviso in tre parti, dedicate rispettivamente alle comunità dei Marrucini (Teate Marrucinorum), Paeligni(Interpromium, Sulmo, Pagus Lavernae, Corfinium, Superaequum) e Vestini (Aternum vicus, Angulus, Pinna, Aufinum, Peltuinum, Furfo, Vicus potius quam Pagus Fificulanus, Aveia).
Ogni capitolo cittadino presenta la medesima struttura: dapprima vengono aggiornate le iscrizioni già edite in CIL IX, alla luce sia dei controlli autoptici effettuati dell’autore sia della bibliografia, cominciando da quelle ritenute false da Theodor Mommsen, fornendo apografi o fotografie quando ritenuti utili; poi si pubblicano i nuovi testi, inediti o editi in pubblicazioni posteriori al 1883, con schede articolate in un lemma descrittivo del supporto, contenente informazioni sulle circostanze del ritrovamento e il luogo di conservazione, cui seguono: la trascrizione interpretativa del testo, accompagnata da una buona fotografia in bianco e nero (quando il pezzo si conserva), che rappresenta un’importante novità rispetto ai vecchi volumi del CIL,[2] l’apparato critico con i riferimenti alle edizioni precedenti e a eventuali varianti di lettura, un commento essenziale, ma che illustra sempre gli aspetti salienti, e una proposta di datazione.
Complessivamente vengono qui edite o riedite più di 650 iscrizioni. Il fascicolo termina con un indice dei gentilizi, dei cognomi e degli imperatori e membri della famiglia imperiale menzionati nelle iscrizioni del fascicolo, tavole sinottiche con le concordanze fra i numeri delle iscrizioni nelle pubblicazioni precedenti (CIL e post CIL) e i numeri di questo supplemento e un’utilissima cartina geografica della regio IV, con una divisione interna corrispondente ai confini dei territori dei singoli popoli.
Oltre a rivedere e aggiornare più di 800 iscrizioni già edite in CIL, il nuovo supplemento offre un sostanziale e importante contributo allo studio delle singole città romane, per quanto attiene ad alcune delle famiglie localmente più rilevanti e a innumerevoli aspetti della vita religiosa e istituzionale. Rispetto alla precedente edizione di Mommsen, ormai vecchia di più di cento anni, il numero delle iscrizioni provenienti dalle comunità marrucine, peligne e vestine è praticamente raddoppiato. I commenti di M. Buonocore, pur nella loro sinteticità, sono sempre completi e aggiornati; lo stesso autore ha poi previsto la possibilità di un ulteriore aggiornamento, con addenda e corrigenda ai testi da lui stesso editi e l’edizione di un centinaio di nuovi documenti sfuggiti ai quattro fascicoli precedenti in un quinto e ultimo fascicolo di supplemento, di cui si attende la pubblicazione a breve e che conterrà anche un indice generale.
Tante sono le iscrizioni interessanti e che meriterebbero qui una menzione, vuoi per la tipologia e la decorazione dei supporti, vuoi per il loro contenuto. Qui ne ricorderò solo alcune, scelte fra i nuovi testi, a titolo puramente esemplificativo e che ritengo di particolare rilevanza, per la ricostruzione delle vicende storiche delle singole comunità.
6977 (Teate): dedica di una immagine in argento dell’imperatore Tiberio prevista, durante il suo ultimo anno di regno (36/37 d.C.), nel testamento di un centurione della legione VI Ferrata e posta da C. Herennius Capito,[3] il quale, dopo alcuni incarichi militari che attestano il suo rango equestre, ricoprì in successione funzioni di carattere finanziario al servizio di Livia, di Tiberio e di Caligola; non essendo verosimile che l’esecutore testamentario avesse lasciato passare troppi anni dalla morte del testatore, penso che l’iscrizione si possa datare verso l’inizio piuttosto che verso la fine del regno di Caligola (probabilmente nel corso dello stesso 37 d.C.).[4]
7040 (Interpromium): prima attestazione epigrafica di un culto per il dio At(t)ernus, divinità del fiume omonimo (od. Pescara), nel cui alveo è stata trovata la piccola ara, forse databile su base paleografica attorno alla metà del I sec. d.C.[5]
7072 (Interpromium): epitaffio metrico (ma anche altri analoghi provengono da questo pagus dei Peligni) della liberta Mevia Nicipolis (pro Nicopolis?), nata nella lontana provincia d’Asia e morta nel pagus abruzzese, dove era giunta probabilmente come schiava, prima di essere liberata.[6]
7100-7134 (Sulmo): eccezionale complesso di testi, una trentina dei quali graffiti su intonaco, dal santuario suburbano di Ercole Curino.
7242 (Corfinium): grande iscrizione onoraria per un magistrato locale, che durante la sua lunga carriera, inquadrabile nel corso del II sec. d.C., diede prova di eccezionale generosità, organizzando uno spettacolo di gladiatori e spettacoli di teatro, contribuendo alle spese per i rifornimenti annonari della comunità, costruendo un bagno pubblico riservato alle donne e distribuendo frequentemente vettovaglie e denaro ai suoi concittadini.[7]
7271 (Corfinium): cenotafio di uno schiavo cittadino, morto lontano da casa (in Apulia), che riprende i celebri versi virgiliani (Aen. 6, 429): abstulit atra dies et funere mersit acerbo (formulario sepolcrale e paleografia orientano in questo caso verso il II sec. d.C.).[8]
7456-7460 (Pinna): serie di bolli, in più esemplari, con i nomi di divinità al nominativo (Ceres, Iuno, Opes/Ops, Venus, Vesta), su laterizi risalenti ancora al I sec. a.C. e destinati probabilmente al restauro o alla costruzione di edifici sacri per quegli stessi dei.
7461 (Pinna): una delle rarissime dediche pervenuteci per la diva Poppaea, moglie di Nerone, morta e consacrata nel 65 d.C., da parte in questo caso di una sacerdotessa istituita per questo culto alquanto effimero,[9] come quello della diva Drusilla, la sorella di Caligola, morta e consacrata nel 38 d.C., di cui nella stessa Pinna curiosamente sopravvive un ricordo epigrafico (7468).[10]
7462 (Pinna): raro esempio di munificenza dell’imperatore Caracalla, che nel 213 d.C. finanziò il restaurò delle locali terme di questo, dopotutto, modesto municipio romano.
7530 (Peltuinum): commemorazione dell’atto evergetico del senatore Sex. Vitulasius Nepos, console nel 78 d.C., che finanziò la costruzione di un acquedotto, captando nuove sorgenti, così da aumentare il flusso di acqua, e aggiungendo nuove arcate per la sostruzione del condotto.[11]
7541 (Peltuinum): epitaffio di Phoebus, schiavo di Domizia, figlia del senatore e generale d’età neroniana Corbulone, che nell’agro peltuinate aveva delle proprietà; moglie dell’imperatore Domiziano, la matrona, che sopravvisse a lungo al marito, non venne più chiamata dopo l’assassinio di Domiziano Domitia Augusta, ma Domitia Domitiani (uxor), formula onomastica ben attestata nei numerosi bolli impressi sui laterizi prodotti dalle sue figlinae.[12] Per tale motivo l’iscrizione di Febo non sarà probabilmente da datarsi tra l’81 e il 96 d.C. (anni di regno del marito), bensì dopo, ma comunque prima del 140 d.C., quando Domizia risulta essere ormai morta (cfr, CIL, XIV 2795, dove la donna compare ormai solo come Corbulonis filia).
Grazie a questo fascicolo di aggiornamento, frutto, come gli altri quattro fascicoli che compongono l’intero supplemento alle iscrizioni latine di Sabina e Samnium, di un lungo e paziente lavoro di ricognizione sul territorio e di ricerca durato un quarantennio e curato con grande perizia dall’Autore, come si evince anche dalla ricca e aggiornatissima bibliografia, la storia delle comunità dei Marruccini, Vestini e Paeligni in età romana può essere riscritta, partendo da ben più solide basi documentarie rispetto al passato.
CONSPECTVS HVIVS FASCICVLI
Praefatio (p. CXXVII)
Abbreviationes (p. CXXXI)
Conspectus auctorum operumque laudatorum (p. CXXXIII)
Periodica seriesque abbreviate laudatae (p. CLXXIII)
Explicatio notarum (p. CLXXIX)
Pars tertia: Marrucini (pp. 1267-1305)
LXVI. Teate Marrucinorum (pp. 1267-1305)
Addenda et corrigenda (pp. 1267-1275)
Falsum (p. 1275)
Tituli novi (pp. 1275-1305)
Pars quarta: Paeligni (pp. 1306-1545)
LXVII. Pagus Interpromium (pp. 1306-1331)
Addenda et corrigenda (pp. 1306-1312)
Tituli novi (pp. 1312-1331)
LXVIII. Sulmo (pp. 1332-1400)
Addenda et corrigenda (pp. 1332-1345)
Falsae vel alienae (p. 1345)
Tituli novi (pp. 1346-1400)
LXIX. Pagus Lavernae (pp. 1400-1404)
Addenda et corrigenda (pp. 1400-1402)
Tituli novi (pp. 1402-1404)
LXX. Corfinium (pp. 1405-1508)
Addenda et corrigenda (pp. 1405-1442)
Tituli novi (pp. 1442-1508)
LXXI. Superaequum (pp. 1508-1545)
Addenda et corrigenda (pp. 1508-1519)
Alienum (p. 1520)
Tituli novi (pp. 1520-1545)
Pars quinta: Vestini (pp. 1546-1693)
LXXII. Aternum vicus (pp. 1546-1549)
Addenda et corrigenda (pp. 1546-1548)
Tituli novi (pp. 1548-1549)
LXXIII. Angulus (pp. 1549-1550)
Addenda et corrigenda (pp. 1549-1550)
Tituli novi (p. 1550)
LXXIV. Pinna Vestina (pp. 1551-1575)
Addenda et corrigenda (pp. 1551-1556)
Tituli novi (pp. 1556-1575)
LXXV. Aufinum (pp. 1575-1593)
Addenda et corrigenda (pp. 1575-1583
Falsum (p. 1583)
Tituli novi (pp. 1584-1593)
LXXVI. Peltuinum Vestinum (pp. 1593-1643)
Addenda et corrigenda (pp. 1593-1617)
Tituli novi (pp. 1617-1643)
LXXVII. Furfo (pp. 1644-1660)
Addenda et corrigenda (pp. 1644-1656)
Tituli novi (pp. 1656-1660)
LXXVIII. Vicus potius quam Pagus Fificulanus (pp. 1661-1675)
Addenda et corrigenda (pp. 1661-1668)
Tituli novi (pp. 1668-1675)
LXXIX. Aveia Vestina (pp. 1675-1693)
Addenda et corrigenda (pp. 1675-1685)
Tituli novi (pp. 1685-1693)
Index minor (pp. 1695-1706)
Tabellae synopticae (pp. 1707-1712).
Notes
[1] Cfr. S. Panciera, ‘Struttura dei supplementi e segni diacritici dieci anni dopo’, in Supplementa Italica, nuova serie, 8, Roma 1991, pp. 9-21; A. Buonopane, Manuale di epigrafia latina, nuova edizione, Roma 2020, pp. 138-139.
[2] Le foto si rivelano in molti casi utilissime per studiare il tipo di supporto (nei vecchi volumi del CIL descritto in forma troppo sommaria) e il suo eventuale apparato decorativo, oltre che per verificare la lettura dei testi e la paleografia, che fornisce spesso indizi utili per la cronologia.
[3] Personaggio noto anche dalle fonti letterarie (in particolare Philo, leg. ad G. 199-202; Ios. ant. 18, 31; 158; 163); vd. Prosopographia Imperii Romani, 2 ed., H 103; H. Devijver, Prosopographia militiarum equestrium quae fuerunt ab Augusto ad Gallienum, I, Leuven 1976, H 13 (e additamenta successivi).
[4] Ti(berio) Caesari divi Aug(usti) f(ilio) / Augusto pontif(ici) maximo, / trib(unicia) potest(ate) XXXVIII, co(n)s(uli) V, / ex testamento M(arci) Pulfenni / Sex(ti) f(ilii) Arn(ensis) ((centurionis)) leg(ionis) VI Ferr(atae) / C(aius) Herennius [- f(ilius)] Arn(ensis) Capito / trib(unus) milit(um) III, praef(ectus) alae, / praef(ectus) veteranorum, / proc(urator) Iuliae Augustae, / proc(urator) Ti(beri) Caesaris Aug(usti), / proc(urator) C(ai) Caesaris Aug(usti) / Germanici, / arg(enti) p(ondo) X ((quincunx)).
[5] A(ulus) Nonius / Secundus / Atterno (!) / v(otum) s(olvit) / l(ibens) m(erito).
[6] Mevia sum ((mulieris)) l(iberta) / Nicipolis (!); in Asia / nata, hic occidi; / vixi ut pauper sa/tis esse(m) an(nos) LIII; exis/tumavi, quod ad / superos tres re/liqui liberos; / vos valete!
[7] Q(uinto) Avelio Q(uinti) f(ilio) Serg(ia) Prisco / Severio Severo Annavo Rufo flamini divi / Augusti, patrono municipi, / primo omnium Corfiniensium quaestori rei publicae, / IIIIvir(o) aedili, IIIIvir(o) i(ure) d(icundo), IIIIvir(o) quinq(uennali), pontif(ici) Laurenti(um) Lavinati(um); / hic ob honorem quinq(uennalitatis) munus gladiatorium edidit et ob / honorem IIIIvir(atus) ludos scaenicos dedit et ob honor(em) aedilitat(is) ludos deae Vetidinae / fecit et in subsidium annonae frument(ariae) ((sestertium)) L m(ilia) n(ummum) rei p(ublicae) Corfiniens(ium) et balineum Avelianum / muliebre cum ((sestertium)) XXX m(ilibus) n(ummum) donavit frequenterque epulationes et divisiones nummar(ias) / universis civibus ex suo distribuit et onera rei p(ublicae) gratuita pecunia saepius iuvit. / Corfinienses publice ob insignem / eius erga rem publicam adfectum; / Avelius Priscus honore usus inpens(am) remisit.
[8] D(is) M(anibus) s(acrum). / Aemiliano / rei publ(icae) Corf(iniensium) (servo), / qui vix(it) annis / XXIII, m(ensibus) III, dieb(us) / XVIIII Ianuaris / et Trophime / filio carissimo / parentes infelicissi(mi) / posuer(unt). / Abstulit atra dies et funere mersit acerbo, / ergo non licuit miserum deflere parentes / nec super exanimem lachrima(nte)s fundere voces. / Apula terra iaces multorum inimica / parentum.
[9] [Di]vae Poppaeae [Augustae] / [—]ria Q(uinti) f(ilia) Quin[—] / [sacerd]os eius posuit; ea[dem —] / [— se]viris et mulieribu[s —].
[10] [I]uniae C(ai) [f(iliae)] / Procula[e] / [-] Vesclari Att[i] (uxori) / sacerdoti diva[e] / Drusillae / M(arcus) Sollius [—].
[11] Sex(tus) Vitulasius L(uci) f(ilius) / Qui(rina) Nepos co(n)s(ul) / aquam Aug(ustam) adiect(is) / fontib(us) novis sua pec(unia) / perduxit et arcus / novos fecit.
[12] Vd. ad es. CIL, XV 548, 24: Ex f(iglinis) Domitiae Domitiani (uxoris) Sulp(icianis), / Paetino et Aproniano / co(n)s(ulibus) (anno 123 d.C.).