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Il volume raccoglie le comunicazioni presentate a un colloquio organizzato da Michel E. Fuchs, tenutosi a Losanna nell’ottobre 2008 per fare il punto sulle ultime ricerche condotte da studiosi svizzeri su anfiteatri e teatri. Ma esso èmolto più ricco, anche se il mondo greco è molto meno rappresentato di quanto il titolo faccia ritenere. L’ordine in cui i contributi sono distribuiti nel volume non è chiaro, ma si ritrova nelle belle pagine conclusive delFuchs, che contiene una riflessione metodologica sul rapporto tra spettacolo e edificio.
Il primo contributo riguarda la genesi architettonica del teatro : all’inizio il cuore del complesso era l’orchestra, uno spazio trapezoidale di difficile reperibilità archeologica, mentre la parte destinata agli spettatori aveva scarsa importanza. Di qui la difficoltà a riconoscerne i resti sul terreno.. Sulla base di un riesame delle fonti letterarie relative alle feste dionisiache e di quelle archeologiche, Anne-Françoise Jaccottet pone il Lenaion, il santuario dionisiaco presso il quale si svolsero i più antichi concorsi, nel quartiere di Plaka ad Atene.
Si tenterà di dar conto in primo luogo dei risultati degli scavi recenti che, accompagnati dalla revisione critica delle ricerche compiute in passato, hanno apportato un contributo notevole alla conoscenza di questi monumenti. Ad Alesia è stato possibile ricostruire la storia del quartiere del teatro e le fasi edilizie che hanno interessato il monumento: l’area, utilizzata come cava, fu bonificata e regolarizzata tra il principato di Tiberio e quello di Claudio o Nerone. Il teatro vero e proprio, preceduto forse da un pre- o proto-teatro di età tiberiano-neroniana, fu costruito nella seconda metà del I s. d.C.; nella prima metà del successivo la cauea fu rinforzata da contrafforti che crearono spazi usati per attività artigianali; rovinato nel corso del II secolo, fu riedificato, conservando la medesima pianta; il suo abbandono è stato datato al IV secolo. Il teatro di Mandeure, uno dei più monumentali delle Tres Galliae è stato oggetto di analisi geofisiche e di scavi. Sono state individuate tre fasi edilizie, ciascuna corrispondente a un edificio diverso dagli altri: ciò ha permesso di sfatare la vecchia leggenda che lo voleva un idealtipo di teatro “gallo-romano”. Esso faceva parte di un santuario comprendente anche templi e altari e si inserisce pienamente nel panorama dei teatri “romani”, dei quali possiede le caratteristiche (facciate ad arcate, capitelli corinzi, cornici a modiglion ecc.). Lavori in un cantiere immobiliare a Vidy ( Lousonna) hanno portato alla luce alcune strutture pertinenti a un teatro, attualmente conservate sotto il nuovo edificio. La cauea era in parte addossata, in parte sorretta da una massicciata. La pianta è apparentemente poligonale e la scena sembra occupare quasi per intero l’orchestra, pavimentata con blocchi talvolta recanti iscrizioni. Con molta prudenza viene proposto l’inizio del II s. d.C. per la costruzione dell’edificio, che subisce alcune modifiche nella prima metà del III s. e altre nella seconda.
Un ampio e documentato contributo illustra i risultati delle nuove ricerche effettuate nel teatro di Dalheim (Lussemburgo). L’area era utilizzata come cava di pietre; il monumento subì numerosi interventi volti ad impedire i danni che potevano essere causati dall’importante riporto di terreno della summa cauea. Il teatro “gallo-romano” di Lillebonne, uno dei maggiori e più noti di questo tipo, è stato oggetto di ricerche sistematiche; la sua pianta può essere ricondotta a quella di un anfiteatro amputato di circa un terzo da un taglio parallelo all’asse maggiore. Gli ultimi scavi hanno permesso di chiarire le due ultime fasi costruttive delle tre individuate, i modi del suo abbandono e la trasformazione in fortilizio. La cauea sfruttava in parte, adattandolo, il pendio della collina di Turpin; era coronata da un portico ed era servita da una galleria anulare. Nulla si sa della scena, ubicata al di sotto della strada dipartimentale. In appendice al volume sono due brevissimi testi, probabilmente i riassunti delle comunicazioni presentate al convegno e non inviate agli editori; il primo riguarda il teatro di Auenticum, la sua ubicazione e suo ruolo nel corredo monumentale della città. L’altro concerne i teatri di Marsiglia, Toulouse e Orange.
La funzione religiosa degli edifici da spettacolo delle Gallie è oggetto di alcuni contributi. Françoise Dumasy sottolinea i frequenti legami topografici di questi monumenti con i santuari e la loro funzione socio-politica. Esamina la circolazione e la distribuzione gerarchica del pubblico nella cauea – argomento del quale si era occupata a più riprese Monique Clavel-Lévêque,1 che non viene citata – e l’ubicazione di teatri e anfiteatri nelle città. Una carta di distribuzione (p. 211, fig. 1) mostra la profonda differenza tra la Narbonensis e le Tres Galliae. L’A. ritiene che le strutture potessero ospitare ludi scaenici, ipotesi contestata da alcuni studiosi e conclude sottolineando come nelle province galliche teatro e anfiteatro non fossero in concorrenza tra loro, ma si completassero a vicenda. Un esempio di scenografia monumentale è il complesso di Genainville – teatro “gallo-romano” e tempio di tipo celtico (tipo fanum) a due celle affiancate collegato a un ninfeo – di cui vengono indagati i rapporti visuali tra i due edifici Il progetto risale alla fine del II – inizi del III s. d.C.; il tempio con ninfeo era compreso in un recinto rettangolare parzialmente tangente al teatro ed era preceduto da una via lastricata; nella pianta del sito comprendente assonometrie (p. 121, fig. 1), la planimetria del tempio non è chiaramente leggibile e sarebbe stato utile poter avere a disposizione una pianta ed una ricostruzione grafica della sua facciata.
A questo filone si collegano gli interventi di Philippe Bridel e di Jean-Claude Golvin: il primo presenta nuove osservazioni sull’anfiteatro di Auenticum (Avenches). Al di sotto della galleria che correva dietro il podio nella sola parte meridionale dell’arena era una scala, non visibile, che già nella prima fase edilizia (125-130 d.C.) metteva in comunicazione il vestibolo dell’ingresso orientale con la terrazza al di sopra dell’ingresso assiale che dava sull’arena, di difficile interpretazione. L’A. formula l’ipotesi che sullaterrazza fossero collocate le immagini delle divinità che avevano partecipato alla pompa e forse quella dell’imperatore, che in un’epifania sorgeva dalla scala nascosta per raggiungere l’assemblea delle divinità. Questi apprestamenti permangono nella seconda fase edilizia (di poco posteriore al 165), nella quale si cerca di imitare le grandi realizzazioni a struttura cava. Jean-Claude Golvin osserva alcune particolarità della pianta dell’anfiteatro di Leptis Magna, inaugurato sotto Nerone nella prima metà del 56: interamente scavato nel banco roccioso, presenta due estremità semicircolari unite da brevi parti rettilinee, come se risultasse dall’unione di due teatri lungo i rispettivi muri di scena. Queste spingono l’A. a porlo in relazione con i neronia, giochi ufficializzati dall’imperatore nel 60, ma probabilmente già fondati qualche anno prima: essi comportavano munera, uenationes, gare atletiche e ippiche, danze e concorsi musicali. La pianta particolare dell’anfiteatro e la sua associazione col circo (anch’esso costruito sotto Nerone) potrebbe spiegarsi con questi giochi (le estremità semicircolari avrebbero migliorato l’acustica, la pianta dell’arena la rendeva compatibile con le competizioni atletiche e, naturalmente, con gli spettacoli propri dell’anfiteatro) e trovare un parallelo nell’anfiteatro ligneo fatto edificare in Campo Marzio dall’imperatore, descritto da Coridone nella VII Bucolica di Calpurnio Siculo.
Due interventi pongono l’accento sul rapporto tra il teatro e la società. Pierre André, presentando la prima fase edilizia del teatro di Alba, in Narbonense, si interroga sui modi della distruzione della cultura gallica nel periodo che segue la conquista, il cui destino è simile a quella etrusca. L’edificio, costruito intorno al 20 a.C., è il più antico dei cosiddetti teatri gallo-romani sinora noti. Nella primitiva costruzione la cauea, poligonale, era addossata ad un pendio naturale ed era divisa verticalmente in due parti ineguali: quella inferiore riservata alla parte “latinizzata e in via di romanizzazione” della popolazione, quella superiore, con i gradini più profondi, a quanti conservavano un modo di vita autoctono (e sedevano a gambe incrociate), candidati alla latinizzazione. Patrick Michel illustra il teatro di Babilonia: edificato sotto Alessandro per la comunità greca della città, fu restaurato al tempo di Antioco IV e venne parzialmente ricostruito nel II s. d.C. Il termine accadico corrispondente all’edificio è neologismo, come mostra un piccolo corpus di tavolette con testi cuneiformi (“Cronache astronomiche”) che fanno intravedere l’uso del monumento da parte della comunità greca della città anche come luogo di riunione e che forniscono qualche notizia sull’organizzazione socio-politica della Babilonia seleucide.
Adeline Pichot presenta gli edifici da spettacolo delle due Mauretaniae : a Caesarea il teatro, costruito sotto Giuba II, aveva un tempio in summa cauea e la sua orchestra fu trasformata in arena, mentre l’anfiteatro ha pianta rettangolare con i lati brevi semicircolari; a Tipasa il teatro ha una sorta di ipertrofia della scena, mentre l’anfiteatro ha una facciata rettangolare molto irregolare; l’arena dell’anfiteatro di Lixus, infine, è circolare. L’edificio di Zilil, ancora poco conosciuto, sarebbe di un teatro privo di scena, con un’orchestra circolare che potrebbe aver funzionato anche come arena. Teatro e anfiteatro di Sitifis sono attestati solo da iscrizioni e l’anfiteatro di Tigava castra non è stato mai scavato. Lo scarso numero di edifici da spettacolo sarebbe da imputare alla vastità del territorio non sufficientemente indagato.
L’ampio e documentato contributo su teatri e anfiteatri di Thomas Hufschmid spazia dalla funzionalità tecnica – accessi, circolazione; carceres e passaggi di servizio (gallerie, portae posticae); ambienti sotterranei e comunicazione con l’arena nei grandi anfiteatri: montacarichi; apprestamenti per lo spostamento delle fiere – alla loro funzione sociale: la distribuzione gerarchica nella cauea delle varie componenti della società conferisce loro una valenza di auto-rappresentazione delle élites. Di questi edifici, luogo dell’interazione politica e dell’identità politico- culturale, viene analizzata infine la funzione religiosa.
Jean-Paul Thuillier riassume le recenti scoperte di Olimpia, Corinto, Segobriga, Valencia, Sagunto, Olisipo, Córdoba, Carmona, Colchester, presentate al convegno tenutosi a Bordeaux2 a 20 anni dal volume di Humphrey e nel quadro delle ricerche che l’istituto Ausonius dell’Università di Bordeaux 3 sta svolgendo sui circhi.
Indice
Jean-Charles Moretti, Avant-propos, pp. 7-13.
Anne-Françoise Jaccottet, Le théâtre à Athènes : chronique d’une invention, pp. 15-28.
François Eschbach, Sébastien Freudiger, François Meulan, Recherches en cours sur le théâtre d’Alésia. Bilan préliminaire (2004-2008) , pp. 29-45.
Séverine Brin, Jean-Yves Marc, Le théâtre de Mandeure. Restitution, fonction, datation, pp. 47-72.
Pierre André, Le théâtre proto-augustéen d’Alba et les origines du “théâtre gallo-romain”, pp. 73-96.
François Eschbach, Le théâtre antique de Lousonna-Vidy, pp. 97-118.
Véronique Brunet-Gaston, Décor baroque ou perspective illusoire : le complexe « théâtre et temple » de Genainville (Val d’Oise) , pp. 119-128.
Peter Henrich, Das gallorömischen Theater von Dalheim (Grossherzogtum Luxemburg), pp. 129-151.
Patrick Michel, Le théâtre de Babylone : nouveauté urbaine et néologisme en Mésopotamie, pp. 153-169.
Adeline Pichot, Théâtres et amphithéâtres: outils de romanisation en Maurétanie? , pp. 171-192.
Françoise Dumasy, Théâtres et amphithéâtres dans les cités de Gaule romaine : fonctions et répartition, pp. 193-222.
Vincenzo Mutarelli, Le théâtre de Lillebonne. Etude des source set nouvelle campagne de fouilles, pp. 223-261.
Thomas Hufschmid, Funktionale Gesichtspunkte des Theaters und des Amphitheaters im architektonischen, sozialen und politischen Kontext, pp. 263-291.
Philippe Bridel, L’amphithéâtre d’Avenches. Originalité de quelques aspects architecturaux et fonctionnels, pp. 293- 306.
Jean-Claude Golvin, Comment expliquer la forme non elliptique de l’amphithéâtre de Leptis Magna (Al Khums/Libye)? , pp. 307-323.
Jean-Paul Thuillier, Vingt ans au cirque. Des “Roman Circuses” au “Cirque romain” , pp. 325-339.
Michel E. Fuchs, Ecouter, voir: architectures du spectacle antique, pp. 341-354.
Georg Matter, Le théâtre romain d’Avenches: quelques réflexions sur sa situation et sa fonction dans l’ensemble “temple du Cigognier/théâtre/temple au Lavoëx”, pp. 355-356.
Alain Badier, Trois théâtres de Narbonnaise: Marseille, Toulouse et Orange, p. 356.
Notes
1. M. Clavel-Lévêque, L’empire en jeux. Espace symbolique et pratique sociale dans le monde romain, CNRS. Centre Régional de publication. Lyon, Paris-Lyon, CNRS, 1984 ; “L’espace des jeux dans le monde romain: hégémonie, symbolique et pratique sociale”, ANRW 16, 3, 1986, pp. 2405-2563.
2. Le cirque romain et son image, Jocelyne Nelis-Clément, Jean-Michel Roddaz (eds.), Ausonius Mémoires, 20, Bordeaux, Ausonius, 2008.