Il personaggio di Dafni è tra i più enigmatici e affascinanti del mito greco-romano. Noto soprattutto per il ruolo che Teocrito e Virgilio gli attribuiscono nei propri componimenti, compare in realtà già nella lirica greca arcaica ed è ancora menzionato nell’erudizione della tarda antichità. Il giovane morente nel compianto generale degli abitanti del mondo agreste (uomini, animali e dèi), a cui si contrappone l’irrisione della sola Afrodite, nell’ Idillio I di Teocrito, cessa nuovamente di vivere nella Bucolica V di Virgilio, ma stavolta la sua morte è seguita dall’apoteosi, che corona il suo ruolo di eroe-civilizzatore e fa di lui un nuovo dio, protettore de campi e del lavoro rurale. Le due principali rappresentazioni di Dafni, l’una greca e l’altra romana, la seconda delle quali completa e corregge la prima, inverando il dialogo intertestuale che Virgilio intrattiene con Teocrito su questo come su molti altri temi, non sono tuttavia che una parte, sia pur la più nota e la più ricca di spunti di riflessione, nell’evoluzione di una leggenda che probabilmente affonda le sue radici nella cultura popolare: un’evoluzione che si intravede, ma che mai è chiaramente delineata, nelle informazioni sparse in svariate fonti letterarie, spesso poco più che accenni.
È questo l’argomento del libro di Walther Scholl, pubblicato nei prestigiosi Spudasmata dell’editore Olms: una rielaborazione della sua tesi di abilitazione, discussa all’Università di Francoforte sul Meno nel 1981, relatore il grecista Harald Patzer. Si tratta di un volume molto cospicuo (più di 600 pagine, senza contare la bibliografia e gli indici), in cui però non è difficile orientarsi, grazie all’organizzazione rigorosa (direi quasi geometrica) della trattazione, che si sviluppa in modo ordinato e graduale, con capitoli, paragrafi, sottoparagrafi e commi numerati progressivamente, a partire dal discorso introduttivo su “Problem und Methode” (pp. XXV-XXIX).
La prima parte (pp. 1-62) è una rassegna di brani poetici e testimonianze in lingua originale, con traduzione tedesca a fronte, sul mito di Dafni (pp. 1-39) e su altri miti simili o correlati con esso, come quello di Attis e Cibele o quello di Afrodite e Anchise (pp. 40-62). Il ricchissimo materiale letterario e documentario è poi discusso e disposto in ordine logico e cronologico, nella seconda parte (pp. 63-71). Segue una rigorosa e talvolta meticolosa classificazione delle diverse versioni della leggenda, ciascuna inquadrata nella realtà storica, culturale e possibilmente anche geografica in cui si sviluppa (pp. 73-291).
Nella sezione successiva, che è anche la più importante (pp. 293-586), partendo nuovamente dalle testimonianze già passate in rassegna e classificate, si risale alle origini della leggenda di Dafni (origini rintracciate nella cultura popolare dell’antica Sicilia) e se ne ricostruisce l’evoluzione, le cui principali tappe nella letteratura greca sembrano essere l’interpretazione ‘tragica’ di Stesicoro e quella ‘vittimistica’ di Teocrito. Una speciale attenzione è dedicata alla “ideologische Entwicklung” che caratterizza la narrazione mitologica della Bucolica V di Virgilio (pp. 464-586). Il punto più interessante e innovativo mi sembra il tentativo di dimostrare che la rappresentazione dell’età dell’oro che si trova nella Bucolica IV è concepita sotto l’influsso del mito di Dafni, di cui il puer richiama diversi aspetti, in particolare il legame ideale e simbolico col personaggio di Ercole (pp. 508-561).
Il volume si conclude con la bibliografia , anch’essa divisa ordinatamente in categorie (pp. 625-645), e con gli indici dei nomi, dei luoghi geografici e degli autori antichi (pp. 651-664). Si aggiungono inoltre una carta geografica della Sicilia antica e due quadri sinottici di formato grande (non molto facili da consultare, a dire il vero).
Il discorso informativo e critico è solidamente costruito; se non che l’organizzazione metodica, la ripartizione ‘cartesiana’ della materia (generalmente utile, nella misura in cui consente una lettura selettiva di un’opera assai estesa) sconfina talvolta in un’eccessiva parcellizzazione, che potrebbe risultare ripetitiva o dispersiva. Una maggiore economia nell’architettura complessiva (per esempio, integrando le fonti letterarie e documentarie con la discussione, senza farne preliminarmente una mera rassegna) sarebbe stata forse opportuna, per propiziare una fruizione più veloce e pratica, che si addice alla stampa scientifica.
La bibliografia è ampia, ma non adeguatamente aggiornata: non molti sono infatti i titoli recenti (posteriori al 1990) e mancano studi fondamentali, quali C. Segal, “Since Daphnis Dies. The Meaning of Theocritus’ First Idyll”, MH 31, 1974, pp. 1-22, poi ristampato in Idem, Poetry and Myth in Ancient Pastoral. Essays on Theocritus and Vergil, Princeton 1981; A. M. van Erp Taalman Kip, “And Daphnis Went to the Stream. The Meaning of Theocritus 1,140-141,” Hermes 115, 1987, pp. 249-251; J. Van Sickle, A Reading of Vergil’s Messianic Eclogue, New York-London 1992; C. Zimmerman, The Pastoral Narcissus. A Study of the First Idyll of Theocritus, London 1994. Per il testo virgiliano è seguito F. A. Hirtzel (Oxford 1900), mentre sarebbe stato preferibile R. Mynors (Oxford 1969) o M. Geymonat (Torino 1973; II ed. Roma 2008) oppure G. B. Conte e S. Ottaviano (Berlin-Boston 2013); tra i commenti alle Bucoliche non è menzionato quello recente e pregevole di J. Van Sickle (Baltimore 2011).
Pur riconoscendo questi difetti, il volume merita indubbiamente di essere apprezzato per il poderoso sforzo di raccogliere, ordinare, commentare e racchiudere in un quadro d’insieme un materiale informativo così ricco e vario. In futuro infatti non sarà possibile parlare del mito di Dafni senza citare questo lavoro, che ne segue passo dopo passo e ne abbraccia complessivamente lo sviluppo diacronico.