BMCR 2024.10.33

The heart in antiquity: a journey through Egypt, Mesopotamia, India, China, pre-Hispanic America, and Greece

, , The heart in antiquity: a journey through Egypt, Mesopotamia, India, China, pre-Hispanic America, and Greece. Storia della medicina, 6. Rome: "L'Erma" di Bretschneider, 2022. Pp. 456. ISBN 9788891327826.

L’unicità irripetibile della cultura greca classica, la ‘nascita’ della scienza occidentale ellenica (ed ellenofona), e la ‘scoperta’ della ragione nel suo esercizio critico praticato nelle scuole filosofiche ateniesi rappresentano ormai dei veri e propri miti delle origini. A questi programmi di verità, elaborati in Europa tra Ottocento e Novecento da padri nobili della filologia classica nel solco di una ben precisa impostazione idealistica, molti studiosi contemporanei, per lo meno da qualche decennio e non senza un certo imbarazzo, hanno smesso di credere preferendo loro una Grecia senza più miracoli[1]. In questa prospettiva la comparazione culturale dei saperi e delle forme di organizzazione del pensiero ha rappresentato sempre più una via da percorrere per numerose discipline delle scienze dell’antichità, dagli studi di impostazione oralistica sulle performance dell’epica omerica alle riflessioni sulla memoria culturale nei racconti di colonizzazione[2].

Il decentramento del punto di vista reso possibile dal confronto tra produzioni discorsive e materiali di origine diversa, nel tempo e nello spazio, ha non solo permesso di rimettere in discussione un presunto sviluppo, più o meno evolutivo, delle società e dei saperi, ma ha reso consapevoli gli specialisti della ricchezza degli stimoli euristici e delle ricadute ermeneutiche che un esame comparato dei saperi e delle tradizioni tra culture diverse è in grado di offrire. Un’impostazione comparatistica sembra ormai sempre più coinvolgere anche l’analisi e lo studio dei saperi tecnico-scientifici e tradizionali delle società antiche, in particolare per quanto riguarda l’interesse degli studiosi per i saperi medici e le conoscenze anatomiche trasmessi dai testi greci e greco-romani. In questa prospettiva corre l’obbligo di ricordare i lavori pionieristici di Geoffrey E.R. Lloyd sulle strategie cognitive della costruzione del sapere scientifico nel mondo greco antico e nella cultura cinese tradizionale, ma anche il recente progetto di ricerca diretto da Chiara Thumiger sugli organi e i processi della digestione in una prospettiva di studio comparativo tra culture assai lontane nel tempo e nello spazio[3].

Il libro The heart in antiquity: a journey through Egypt, Mesopotamia, India, China, pre-Hispanic America, and Greece, nasce senza dubbio dal terreno fertile preparato da lavori precedenti di questo tipo[4]. Il volume è frutto del lavoro di due accademici dell’Università di Padova: Fabio Zampieri (d’ora in avanti l’A.), storico della scienza di età moderna, cui si deve la fatica maggiore della stesura del testo, e Sabino Iliceto, ordinario di cardiologia, che ha collaborato allo studio e alla pubblicazione finale della ricerca.

Il libro ha l’obiettivo principale di fornire al lettore una presentazione dettagliata delle tradizioni di sapere medico relative al cuore elaborate da diverse culture del passato, dall’India vedica al mondo greco e greco-romano. Il testo costituisce il sesto volume della serie Storia della Medicina, fondata da Roberto Marcucci e dall’A. con il patrocinio dell’Università di Padova. Il volume si articola in sei capitoli principali, ciascuno dedicato a una particolare area culturale: 1) le società mesopotamiche caratterizzate da scritture cuneiformi, 2) l’Egitto di età faraonica, con particolare interesse per alcuni testi medici su papiro del II millennio a.C., 3) la cultura indiana del periodo vedico e post-vedico con focus sull’arco temporale ricompreso tra la metà del I millennio a.C. e la metà del I millennio d.C., 4) gli sviluppi della medicina tradizionale cinese canonizzata intorno alla fine del I millennio a.C., 5) le tradizioni di cura e i saperi relativi al cuore della cultura azteca di lingua nahuatl e dei popoli andini del mondo inca, 6) infine un ultimo capitolo sulla cultura greca antica dal V sec. a. C. al periodo imperiale romano.

Il volume è completato da un’ampia bibliografia finale e fornisce al lettore l’ausilio di un indice dei nomi propri degli autori antichi e degli studiosi citati nel testo. I riferimenti bibliografici sono indicati nel corpo del testo mentre le note, limitate nel numero, contengono principalmente traduzioni di brani o approfondimenti relativi a termini particolari. Tutti i testi antichi citati sono riportati in traduzione inglese con indicazione del traduttore mentre sono traslitterate in alfabeto latino le parole del vocabolario tecnico medico-anatomico per tutte le lingue prese in considerazione, dal medio-egiziano al greco antico. Queste soluzioni editoriali facilitano l’utilizzo del volume da parte di un pubblico necessariamente variegato considerata la vastità delle culture prese in considerazione.

Ogni capitolo presenta una struttura tripartita che inizia con una estesa presentazione delle coordinate storico-culturali della società presa in considerazione, prosegue poi con un quadro approfondito di esposizione dei testi e delle teorie mediche elaborate nell’ambito della singola cultura, e si conclude con una sezione specifica dedicata ai saperi sul cuore. In considerazione delle limitate competenze di chi scrive saranno fornite in questa sede alcune indicazioni unicamente in merito alla sezione relativa ai saperi medici della tradizione greco-romana.

Nella parte specificamente dedicata al cuore, al lettore è offerta una dettagliata presentazione delle rappresentazioni testuali e degli usi in contesto del termine kardia (o kardiē in ionico) nel vasto panorama della produzione scritta del mondo greco antico. Dopo una breve sezione dedicata alle occorrenze di kardia e thymos nei poemi omerici e una rapida presentazione della posizione di Empedocle, maggiore attenzione è consacrata ai testi raccolti nel Corpus Hippocraticum (CH), di diversa datazione e impostazione dottrinaria. Un paragrafo a parte è dedicato al breve trattato De corde, l’unico testo del CH a discutere in dettaglio l’anatomia interna del cuore e a esaminare con precisione le valvole (hymenes) dell’organo cardiaco[5]. Dopo una presentazione della teoria cardiocentrica aristotelica l’A. consacra un paragrafo ai medici alessandrini, in particolare a Erofilo ed Erasistrato con una discussione delle diverse teorie relative alle pulsazioni del cuore e della distinzione funzionale e non più solo strutturale tra vasi sanguigni arteriosi e venosi. Chiude la sezione sul mondo greco-romano un paragrafo dedicato alla descrizione del cuore nel sistema cerebrocentrico di Galeno, in particolare in relazione all’individuazione da parte del medico di Pergamo di tre centri vitali dell’organismo: cervello, cuore e fegato.

L’esposizione della materia segue un andamento marcatamente cronologico e questo permette di reperire in maniera chiara le informazioni relative all’elaborazione di teorie specifiche sull’organo cardiaco distinguendo i diversi contesti di enunciazione. Talvolta, però, una rigida separazione dei testi in sezioni isolate rischia di mettere in secondo piano la dimensione dialogica, e talvolta conflittuale, dell’elaborazione dei saperi specialistici come nel caso in cui l’A. definisce strana e inusitata l’affermazione contenuta in Anatomē, un brevissimo testo del CH, in merito alla rotondità del cuore (p. 362). Una descrizione della morfologia del cuore come alquanto arrotondata si trova in realtà già nell’esposizione generale dell’anatomia umana nel primo libro della Historia animalium di Aristotele (HA, 1.17, 419a 18-19)[6].

Alcuni passaggi del testo sembrano dipendere in modo forse troppo stretto dai lavori di letteratura secondaria citati, senza che si riscontri l’informazione nella fonte primaria del testo antico: un caso del genere riguarda per esempio l’indicazione di una maggiore ‘densità’ della cavità centrale del cuore che l’A. attribuisce ad Aristotele (p. 371) ma che non trova riscontro nei trattati biologici del filosofo greco.

Particolarmente problematica poi risulta essere l’impostazione di fondo adottata dall’A. per spiegare l’opposizione tra teorie cardiocentriche (Empedocle, Aristotele) e teorie cerebrocentriche (Alcmeone, Platone, Galeno) come una contrapposizione tra una modalità ‘arcaica’ e ritualistico-religiosa di concepire il rapporto tra l’uomo e la natura in opposizione a una diversa e più razionale impostazione della conoscenza[7]. Anche in questo caso non ci sono posizioni argomentate sulla base dei testi antichi.

Non si rilevano omissioni bibliografiche particolarmente significative anche se certamente alcuni lavori recenti in lingua inglese sull’anatomia del cuore e sulla ‘circolazione’ del sangue nei testi aristotelici avrebbero fornito al lettore un panorama più completo e aggiornato[8]. Una maggiore cura editoriale da parte della casa editrice avrebbe certamente permesso di evitare sgrammaticature in lingua inglese e frequenti refusi, che talvolta ostacolano la fluidità della lettura[9].

Al netto delle criticità segnalate il volume ha il merito di fornire a un pubblico di studenti e specialisti di storia della medicina e antropologia dei saperi un punto di partenza ricco di riferimenti primari contestualizzati riguardanti il cuore nelle tradizioni di sapere medico di culture tanto diverse le une dalle altre.

 

Notes

[1] I riferimenti più autorevoli sono senz’altro L. Gernet, Les Grecs sans miracle, textes réunis et présentés par R. Di Donato, Paris, La Découverte/Maspero 1983, e M. Detienne, Comparer l’incomparable, Paris, Le Seuil, 2000.

[2] J.M. Foley, Homer’s Traditional Art, University Park, Pennsylvania State University, 1999; M. Giangiulio, Memorie coloniali, Roma, L’Erma di Bretschneider 2010.

[3] G.E.R. Lloyd, Analogical Investigations. Historical and Cross-cultural Perspectives on Human Reasoning, Cambridge, CUP, 2015; Id., Intelligence and Intelligibility. Cross-cultural Studies of Human Cognitive Experience, Oxford, OUP 2020. Per la mostra digitale del progetto Comparative Guts si veda: https://comparative-guts.net.

[4] Cfr. John Z. Wee (ed.), The comparable body : analogy and metaphor in ancient Mesopotamian, Egyptian, and Greco-Roman medicine, Leiden/Boston, Brill, 2017.

[5] Nella discussione del trattato sono ricordate alcune traduzioni della prima metà del Novecento, in particolare quella francese di G. Leboucq del 1944, mentre manca la più recente edizione critica con commento e traduzione a cura di M.-P. Duminil per la CUF nel 1998.

[6] …τό θ’ ὅλον αὐτῆς εἶδος οὐ πρόμηκές ἐστιν ἀλλὰ στρογγυλώτερον·

[7] E.g. ‘Interestingly, Empedocles belonged to the aristocratic and sacerdotal social class against which the cerebrocentric view was opposed. The vital power of the blood and its relationship with the cosmos was at the base of a different conception of knowledge.’, p. 392.

[8] Si veda in particolare L. Dean-Jones, ‘Aristotle’s heart and the heartless man’, in J.W. Zee (ed.), The comparable body: analogy and metaphor in ancient Mesopotamian, Egyptian, and Greco-Roman medicine, Leiden/Boston, Brill 2017, 122-141; C. Bubb, ‘Hollows in the heart: a lexical approach to cardiac structure in Aristotle’, in Sudhoffs Archiv Zeitschrift für Wissenschaftsgeschichte / Journal for the History of Science and Medicine 103.2 (2019), 128-140. Tra i riferimenti bibliografici manca anche un’opera assai utile per lo studio dei saperi anatomici antichi in una prospettiva comparata, che mette a confronto i testi del CH con i trattati biologici aristotelici: C.M. Oser-Grote, Aristoteles und das Corpus Hippocraticum. Die Anatomie und Physiologie des Menschen, Stuttgart, Franz Steiner, 2004.

[9] E.g. ‘…but we can infer that they could have an important practical training in would healing caused by wars.’, p. 312.; ‘Other passages in various texts of the Corpus seems indicate that…’, p. 361.