Il volume è una rielaborazione della tesi di Dottorato dell’Autore, discussa a Tübingen nel 2015; si compone di 7 capitoli, di cui il primo fa da introduzione e l’ultimo da sintesi.
Questo studio considera le catastrofi naturali come un fenomeno ibrido, costituito da diversi fattori: l’oggettiva intensità dello shock, la capacità di reazione tecnica e culturale della società colpita, le previsioni positive e negative, la diagnostica che rafforza o indebolisce la percezione della catastrofe, l’esperienza di disastri precedenti.
Le tendenze legate all’analisi e interpretazione di tali fenomeni nell’antichità hanno finora riguardato solo situazioni isolate, senza proporre una visione a larga scala. Il terremoto è una minaccia all’ordine? L’approccio proposto affronta la questione in due modi. Da un lato si esamina la ricostruzione di situazioni eccezionali innescate dal terremoto, dall’altra si osserva quanto affermato in passato sui terremoti, le loro cause e le conseguenze.IIn generale, gli autori antichi trattano, descrivono, spiegano e comunicano i terremoti in modo diverso; questo dipende anche dal periodo storico e dallo schema di interpretazione del fenomeno proprio di quella cultura e di quella regione. Alcuni storici ne parlano come di fenomeni che accadono spesso e non sono necessariamente devastanti, altri ne esaltano soprattutto gli aspetti di straordinarietà e devastazione.
L’autore si propone di analizzare e tipologizzare le antiche interpretazioni e attività relative alle minacce innescate dai terremoti, sviluppare una riflessione diacronica sul lungo periodo relativa alla visione antica dei terremoti, verificare quanto tale visione è stata influenzata da specifiche minacce e infine confrontare aspetti specifici della società in periodi diversi.
Il metodo scelto (pp.17-23) è individuare un territorio specifico in cui cercare risposta alle diverse domande, con criteri sia cronologici che geografici. Gli esempi selezionati appartengono a regioni del Mediterraneo orientale nelle aree di cultura greca. Il terremoto in queste regioni è un evento regolare, a cui si dedica attenzione e su cui si hanno molti dati. Pertanto il materiale da analizzare è molto ricco. Oltre alle fonti storiche, Borsch analizza scritti filosofici, storiografici, geografici e di scienze naturali, ma anche materiale epigrafico, numismatico e archeologico. L’arco cronologico scelto dall’autore va dal V secolo a.C. (Grecia) fino al VI secolo d.C. (Siria); l’autore offre alcuni opportuni confronti con l’impatto sociale di terremoti dell’età moderna. Il lavoro non si focalizza solo su come le singole società interessate abbiano fatto fronte al terremoto, ma anche come abbiano vissuto il loro potenziale ripetersi. Per capire ciò, serve una prospettiva a lungo termine. Quella individuata come oggetto della ricerca è una delle zone di maggiore sismicità del mondo; da sempre il Mediterraneo ha vissuto e rielaborato questa condizione, che ha influenzato la religione, la storia e la cultura delle diverse società.
Il capitolo 1 è introduttivo e ripercorre la storia della ricerca su terremoti e catastrofi nel mondo antico come fattori che sconvolgono gli ordini. Le prima liste di terremoti nelle fonti antiche risalgono al 200 a.C., con Demetrio di Kallatis e Demetrio di Skepsis (di cui parla un frammento di Strabone). Il primo trattato e catalogo moderno dei terremoti in Occidente è di Gianozzo Manetti nel 1457; poi vari cataloghi si susseguono fino al XIX secolo. Questi lavori parlano degli aspetti fisici del fenomeno, facendo poi un elenco degli eventi sismici noti dal mondo antico in poi. Un interesse genuinamente storiografico o legato alla storia del mondo antico inizia solo con il XX secolo, sia volto a capire come gli antichi spiegassero e concepissero il fenomeno, sia allo scopo di datare contesti archeologici, mentre scarso è stato l’interesse per le conseguenze sociali e storiche dei vari terremoti.
Riguardo alla spiegazione della causa dei terremoti, l’autore parte da testi di geofisica attuali per riassumere le attuali teorie a riguardo per poi esaminare le fonti antiche, sia di carattere storico che naturalistico. Viene poi presentata una storia degli studi moderni sul tema, che solo a partire dal decennio del 1990 inizia ad interrogarsi anche sull’impatto sociale, culturale ed economico dei terremoti e della conseguente ricostruzione. Pur essendo uno storico, l’autore mostra di conoscere la letteratura scientifica anche di altri settori disciplinari, come quello archeologico e geosismologico. Questo gli consente di utilizzare un opportuno approccio multidisciplinare. I capitoli successivi, infatti, iniziano sempre con una descrizione della situazione geosismologica della regione esaminata, messa poi in rapporto alle conoscenze antiche a riguardo.
Il capitolo 2 propone un confronto tra terremoti avvenuti in età bassomedievale ed eventi sismici moderni. L’autore evidenzia le differenze che gli studi premoderni e moderni presentano nell’affrontare il fenomeno attraverso sei punti: 1) la diffusione della notizia; 2) la descrizione delle emozioni; 3) la spiegazione del terremoto; 4) La ricerca di colpevoli; 5) le pratiche con cui si cerca di contrastare questa minaccia, in modo teorico e pratico; 6) il ricordo a lungo termine nella memoria collettiva.
Questo confronto analitico viene diffusamente applicato a tre casi di studio: il terremoto di Napoli del 1456, quello di Lisbona del 1755 e quello di San Francisco del 1906. Vengono ricostruiti i contesti, le condizioni e le conseguenze di questi avvenimenti e anche come la società ha reagito ad essi. Dal punto di vista metodologico e dello sforzo ricostruttivo storico, si tratta della parte probabilmente più impegnativa e innovativa del volume, in cui il contesto cronologico viene ulteriormente dilatato per meglio analizzare lo sviluppo diacronico. Tale esercizio di metodo resta però abbastanza separato dal resto del volume, che ha un’altra organicità spazio-temporale.
Il capitolo 3 riguarda la Grecia tra V e IV secolo a.C. Il tema di questa sezione è l’analisi delle spiegazioni, connesse soprattutto alla sfera religiosa, che in età classica si sono date delle origini dei terremoti. Vengono trattati gli esempi di Delo, isola considerata “immobile” e “immune” dai fenomeni sismici per la sua origine sacra, insieme ad episodi storici avvenuti in Laconia e Acaia, in cui il terremoto è descritto come un mezzo attraverso il quale le divinità esprimono la propria ira e sdegno per azioni empie e sacrileghe.
Il capitolo 4 vede l’Asia Minore in età imperiale come scenario in cui indagare l’aspetto dell’aiuto post-catastrofe fornito dall’autorità politica. L’imperatore, mostrando interesse e inviando aiuto e sostegno alle città colpite nelle province, non fa altro che proseguire nel solco tracciato a riguardo dai sovrani ellenistici, esercitando però un’azione di controllo e coordinamento centrale fino ad allora impensabile. Le varie città rivaleggiano tra loro per ottenere l’aiuto statale, come mostrano le tre orazioni di Elio Aristide volte ad attirare la benevolenza imperiale sulla devastata Smirne.
Il capitolo 5 prosegue sul tema della ricostruzione, spostandosi nella provincia romana di Siria, scossa da una sequenza di eventi sismici nel VI secolo d.C. La capitale Antiochia sull’Oronte era già stata pesantemente colpita in età traianea, ma, con la diffusione del cristianesimo, la sequenza sismica diventa strumento di scontro politico-religioso, nelle interpretazioni offerte da Malala e Giovanni Crisostomo. La città viene ricostruita attraverso elargizioni e sconti fiscali, ma si può notare un atteggiamento differente a partire da Giustino, Giustiniano e Teodora, che costruiscono e ricostruiscono soprattutto chiese. Questa forte caratterizzazione morale cristiana influenza non solo il rapporto tra potere centrale e provincia ma anche la reazione stessa della popolazione locale di fronte alle avversità.
Il capitolo 6 amplia l’ambito territoriale a tutto il Mediterraneo. Il 21 luglio del 365, sotto gli imperatori Valentiniano e Valente, il bacino del Mediterraneo fu colpito per almeno due terzi da un catastrofico terremoto. Questo evento, molto raccontato, esaminato e studiato da diversi autori di diversi territori e periodi, serve da spunto per analizzare come le diverse fonti trattino lo stesso fenomeno a seconda dei paesi, delle tradizioni e degli orientamenti politico-religiosi.
Il capitolo 7 offre una sintesi dei diversi temi affrontati nei capitoli precedenti, spaziando dalla Grecia del VI-V secolo a.C. alla Siria del VI secolo d.C. Conclude il volume una corposa bibliografia di 33 pagine e un indice delle fonti, dei luoghi e dei nomi citati.
Il volume approfondisce i temi trattati con un approccio estremamente analitico e ottiene lo scopo che si era proposto. Scegliere, per i diversi territori, i periodi maggiormente rappresentativi e ricchi di informazioni è stato certamente una scelta logica e produttiva. Potrebbe però anche essere interessante, come prospettiva futura, applicare lo stesso approccio diacronico di lungo periodo su un territorio più ristretto, ad esempio la Grecia o l’Italia, per vedere come cambiano le interpretazioni, le reazioni, le narrazioni e le ricostruzioni nello stesso contesto geografico, passando dal periodo classico all’ellenismo e poi all’epoca imperiale e infine al tardoantico.
Pur tenendo presenti altre discipline, l’opera ha chiaramente una natura e un ambito storico, ma d’altronde un approccio multidisciplinare ancora più vasto sarebbe impossibile per qualunque studioso. Per tale motivo sono importanti le occasioni in cui storici, archeologi, architetti, geologi si incontrano e si confrontano su un fenomeno così ampio e complesso, contemporaneamente tecnico ed umanistico, tecnologico e sociale come quello dei terremoti e delle loro conseguenze. Ne sono esempio i convegni svoltisi a Cascia e Le Mans tra 2019 e 2021 (R. Compatangelo Soussignan – F. Diosono – F. Le Blay (eds.), Living with Seismic Phenomena in the Mediterranean and Beyond between Antiquity and the Middle Ages. Proceedings of Cascia (25-26 October, 2019) and Le Mans (2-3 June, 2021) Conferences, Archaeopress, Oxford 2022) ai quali, peraltro, ha partecipato lo stesso autore.