BMCR 2020.02.16

Index thématique de l’esclavage: Antiphon. Institut des sciences et techniques de l’Antiquité (ISTA), 1460

, , Index thématique de l’esclavage: Antiphon. Institut des sciences et techniques de l'Antiquité (ISTA), 1460. Besançon: Presses Universitaires de Franche-Comté, 2019. 108. ISBN 9782848676562. €16.00.

L’Index thématique de l’esclavage : Antiphon è un agile libretto di 108 pagine ad opera di Domingo Placido Suarez con la collaborazione di Claude Brunte, Marguerite Garrido-Hory, Antonio Gonzales, pubblicato nel 2019 per le Presses Universitaires de Franche-Comté. Domingo Placido Suarez ha sostituito Pierre Lévêque al GIREA (Groupe International de Recherches sur l’Esclavage dans l’Antiquité) ed è professore emerito alla Università Complutense di Madrid. Il suo curriculum di storico dell’antichità e la sua appartenenza al gruppo dell’Institut des Sciences et Techniques de l’Antiquité di Besançon – Univ. Franche-Comté – (la cui attività di ricerca sul tema della schiavitù è ben nota e si concretizza in un convegno annuale oltre che in numerose pubblicazioni) sono elementi significativi per comprendere questo suo ultimo libro dedicato al lessico e ai temi della schiavitù nell’oratore Antifonte.

Il libro di Placido Suarez si compone di una Introduction in cui si affrontano i temi fondamentali relativi al profilo di Antifonte (pp. 11-20); una seconda sezione che racchiude il Corpus dei passi sulla schiavitù nell’opera antifontea (pp. 21-60) a cui seguono un indice tematico (pp. 61-70), un saggio sugli schiavi e i dipendenti nell’Atene classica (pp. 73-104) e una pertinente bibliografia (pp. 105-108).

La ‘Introduction’ prende l’avvio dall’analisi delle fonti utili per affrontare una definizione dell’identità di Antifonte, tema sul quale si dibatte fin dall’antichità, anche a partire dalla distanza ideologica tra le posizioni espresse nell’opera Sulla verità e quelle sottese alla vita politica di Antifonte, promotore del colpo di stato di stampo oligarchico del 411. L’autore fa una rassegna attenta della questione, appoggiandosi alla migliore letteratura critica. Avrei personalmente inserito anche l’interessante contributo alla tesi unitarista di Lévystone,1 non presente neanche in bibliografia. Secondo Placido Suarez, le fonti non aiutano a chiarire l’identità di Antifonte per cui, a suo avviso, ‘il faut […] chercher la solution dans l’analyse historique’ (p. 15). L’autore cerca così di stabilire una coerenza interna tra le idee sull’uguaglianza presenti nelle opere di Antifonte e la posizione oligarchica, appoggiandosi sullo studio di Ramirez Vidal2 oltre che su quello di Canfora,3 e concludendo che gli oligarchi intendevano ovviamente contrastare il processo di democratizzazione proponendo di mantenere, fra l’altro, l’equiparazione tra schiavi e cittadini poveri e la loro differenza dai cittadini aristocratici. Dal momento che questo punto va a toccare l’argomento cardine dell’intero volume, esso avrebbe potuto essere stato trattato più ampiamente. Ancora più fugace, poi, è la modalità con cui l’autore affronta altri aspetti importanti: il tema della vendetta, l’interesse per la politica manifestato da ciascuno dei due Antifonte (che poi alfine sono considerati uno, in quanto l’autore pare propendere per la tesi unitarista), la secca attribuzione di una retorica ‘drammatica’ a questo autore (“Sa rhétorique peut être définie comme dramatique”, p. 19), come anche l’idea di accreditare Antifonte come colui che ha introdotto la definizione retorica siceliota di Tisia, Corace e Gorgia ad Atene. Su ognuno di questi temi, tutti di grande rilievo, sarebbe stata senza dubbio desiderabile una trattazione più ampia.

Il Corpus seleziona i passi sulla schiavitù delle opere Contro la matrigna, le Tetralogie, Per l’uccisione di Erode, Sul coreuta. Per quanto riguarda i singoli passi l’autore ha cura di proporre: il riferimento del passo (la numerazione), il testo greco con le varianti di edizione, la traduzione francese (nell’originale greco e nella traduzione francese vengono sottolineati il termine o i lessemi inerenti alla schiavitù), lo status del soggetto del brano selezionato e i rimandi numerici alla successiva sezione dell’indice tematico, a volte il tutto introdotto da qualche linea esplicativa o da una ipotesi interpretativa. L’indice tematico, chiaro ed esaustivo, è diviso in cinque gruppi: ‘Les énoncés’. ‘Structures juridiques’, ‘Économie’, ‘Domaine politique et social’, ‘Aspects culturels et religieux’.

Al Corpus segue il saggio ‘Esclaves et dépendants dans l’Athènes classique’ La présence des esclaves dans l’oratoire judicielle’ ( sic; si legga ‘judiciaire’) che sembrerebbe avere la funzione di raccordo del materiale presentato nella sezione precedente. In generale il saggio si mostra come un percorso ragionato del contenuto del Corpus. Il saggio è suddiviso in cinque paragrafi: ‘Les dénominations et les formes d’expression’, ‘Les esclaves et le droit’, ‘L’économie de la dépendance’, ‘Société et politique’, e ‘Conclusions’. Nella prima si segnalano, raggruppandole, tutte le espressioni relative alla situazione di schiavitù, da quelle con la radice δουλ- a quelle che contengono margini di ambiguità: la rassegna è funzionale e completa e mette ordine nel variato lessico che si trova in Antifonte. E qui si trova anche il lessico relativo al βάσανος che possiamo prendere come riferimento: l’autore sostiene che il termine servisse come procedura di designazione sottolineando che ‘la torture est tellement fréquente qu’elle devient une procédure de désignation des esclaves soumis à celle-là’ (p. 75). Nel paragrafo ‘Les esclaves et le droit’ si cerca di stabilire, a partire dal lessico, i differenti rapporti giuridici che potevano intercorrere tra un padrone e gli schiavi privati. Inoltre, si evidenzia bene il cambio di status dello schiavo quando, utile in un processo, veniva affrancato per rendere la sua testimonianza più credibile (come in II,3,4). E ritornando ancora sul βάσανος si comprende che la tortura appariva come una pratica concreta che poteva anche essere attaccata da parte avversaria come modalità di coercizione in grado di non garantire la veridicità di ciò che veniva testimoniato (p. 79). Il paragrafo si muove in tutti gli ambiti sollecitati dai testi antifontei in analisi ed è utile per la conoscenza dell’ambito giuridico della schiavitù nel suo complesso. Lo stesso si può dire dei due paragrafi che seguono che si prospettano come un percorso ragionato nei temi relativi alla dimensione economica e politica della funzione di schiavitù. Nelle conclusioni, che si dilungano solo per la metà di una pagina, si torna al tema della tortura e si afferma che sebbene la tortura sia presente, soprattutto nei discorsi I e V, il suo utilizzo nelle testimonianze dei processi è però dibattuto. E l’autore lo motiva affermando che in questo momento dello sviluppo del diritto e della retorica greci, la dimostrazione razionale stava prendendo il sopravvento rispetto alla ormai ridotta credibilità del probabile. Placido Suarez sottolinea, poi, che l’interpretazione offerta da Gagarin,4 ossia quella di ritenere il richiamo alla tortura al fine della testimonianza in un processo come un elemento di ‘legal fiction’ che non includeva materialmente la tortura, non è rilevante perché ad esserlo è invece il fatto che gli schiavi fossero ritenuti esseri differenti; dunque, in altre parole, ad essere rilevante sarebbe il loro minore statuto ontologico e giuridico. La breve conclusione si chiude sottolineando come il termine βάσανος sia presente anche in Antifonte Sofista (DK87B88). La conclusione risulta per certi versi ‘isolata’: si concentra sulla discussione del βάσανος che non era apparso come il termine centrale della trattazione (sebbene ricorresse trasversalmente in più parti dell’opera) e richiama alla differenziazione dei due Antifonte: certo la scelta di concentrarsi sulle opere di Antifonte di Ramnunte, e con assoluta ragione, conduceva in questa direzione che non appariva però completamente chiara nell’introduzione.

In definitiva, di quest’opera vale la pena sottolineare, per lo meno, un punto di forza e un limite. Il punto di forza è quello di offrirsi come uno strumento di valore nell’analisi lessicale sulla schiavitù in Antifonte: a questa esigenza rispondeva in parte anche l’ Index Antiphonteus di Frank Louis Van Cleef del 1895,5 ma nel lavoro di Placido Suarez il percorso ragionato offre il vantaggio sia di ordinare i termini e le espressioni sia le chiavi interpretative che orientano il lettore e gli offrono spunti di riflessione. Il limite maggiore, invece, consiste nel fatto che gli apparati critici (la Introduction e le Conclusions del saggio che costituisce la seconda parte del volume) si riducono spesso a offrire suggestioni e non si dilungano ad approfondire temi sui quali sicuramente l’Autore avrebbe potuto diffondersi (Placido Suarez ha, infatti, al suo attivo anche una pubblicazione specifica su Antifonte del 1989).6 Queste incorporazioni ulteriori avrebbero evitato la percezione di una certa ambiguità che a volte resta dopo la lettura delle sezioni maggiormente interpretative del libro.

Si segnala, in ultimo, un certo numero di piccoli refusi che avrebbero potuto essere sanati con una ulteriore revisione7 ma che non inficiano per nulla la comprensione del testo.

Il libro di Placido Suarez è, in conclusione, un valido strumento per chi voglia affrontare il tema della schiavitù in Antifonte, soprattutto in virtù del pregevole lavoro di analisi e messa in ordine offerto nella sezione del Corpus.

Notes

1. Lévystone, D. “Antiphon : indifférence de la nature, misère des lois humaines”. Phoenix vol 68 (2014) 3–4, pp. 258-290.

2. Ramirez Vidal, G. “El trasfondo político en los discursos de Antifonte”. Polis 8 (1996), pp. 233-246.

3. Canfora, L. “Lavoro libero e lavoro servile nell’ Athenaion Politeia anonima”. Klio 63 (1981), pp. 141-148.

4. Gagarin, M. “The Torture of Slaves in Athenian Law”. Classical Philology 85 (1996), pp. 22-32.

5. Van Cleef, F.L. Index Antiphonteus. Cornell University: Boston 1895.

6. Placido Suarez, D. “Antifonte”. In: Hidalgo, M.J., La Historia en el contexto de las ciencias humanas y sociales. Homenaje a Marcelo Vigil Pascual, Ediciones Universidad de Salamanca: Salamanca 1989, pp. 29-36.

7. Come, e.g., nel caso del riferimento bilingue al volume di Canfora in bibliografia e della numerazione al volume di Jebb alla nota 3 a p. 12, dove il riferimento corretto è 17 (non 170).