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Il volume accoglie gli atti di un colloquio sull’alleanza militare ( symmachia) svoltosi a Parigi nel 2013. Nell’ Avant propos (9-11), Bernard Legras dà conto delle ragioni scientifiche della giornata di studio, organizzata nel quadro di un programma inserito fra le attività del Laboratorio AnHiMA. Il volume comprende nove contributi originali in francese, compresa l’ Introduction (13-49, di Jean-Christophe Couvenhes, che ha diretto la pubblicazione); i saggi spaziano da riflessioni di carattere letterario a panoramiche ad ampio spettro di età classica ed ellenistica, a una serie di case studies tratti da orizzonti geografici diversi e di varia epoca, dal V al II secolo a.C., alla disamina approfondita di documenti epigrafici. Il volume, senza indici, è completato da abstracts in francese e in inglese.
Collettaneo e frutto di un colloquio, il volume non propone, né potrebbe, un’analisi sistematica di tutti gli aspetti della symmachia nel mondo greco; nondimeno, gli articoli offrono riflessioni di notevole impatto, talora di significativa consonanza, e nel complesso il libro ha una sua organicità concettuale. A dispetto della cornice del colloquio, la prospettiva storica predomina indiscutibilmente su quella antropologica; volutamente, resta sullo sfondo anche il problema dell’inquadramento giuridico della symmachia. Le motivazioni di quest’ultima scelta sono spiegate da Jean-Christophe Couvenhes nella sua Introduction (13-49) che, per estensione e ricchezza, va ben oltre tale funzione, risultando anzi uno dei saggi più stimolanti della raccolta.1 Allo stesso autore si deve anche un contributo sul ruolo della symmachia nel reclutamento dei soldati cretesi in età ellenistica, di pari valore e importanza (177-211); ragioni di spazio hanno indotto a privilegiare il saggio introduttivo, per il carattere generale e per le coordinate metodologiche che offre. Couvenhes orienta infatti il lettore sia riassumendo criticamente le tendenze degli studi moderni sull’argomento, sia elaborando una griglia insieme metodologica ed esemplificativa fondata sulla prassi dell’alleanza militare, più che sulla sua astratta definizione giuridica. Ne emerge una sintesi articolata e rigorosa, in cui il filtro dell’esperienza concreta degli accordi, contestualizzati nel tempo e nello spazio, consente di evidenziare i limiti—nel duplice senso di confini e di limitazioni—dell’utilizzo di questo strumento all’interno del diritto “internazionale” nel mondo greco. Fruttuoso appare il tentativo di distinzione tipologica fra clausole diplomatiche, ben enucleate, e clausole materiali degli accordi di symmachia, che discende da classificazioni precedenti ma le semplifica, rendendole più duttili.2 L’autore riflette inoltre su alcune questioni nodali sollecitate dall’approccio tematico adottato, quali il valore omnicomprensivo del termine symmachia —che solo il contesto permette di precisare se offensiva o difensiva –, il nesso con la philia, la possibilità di distinguere fra alleanze su piano di parità e alleanze sbilanciate, da cui discende il problema del rapporto fra symmachia ed hegemonia : comun denominatore di questi enjeux è l’estrema varietà delle situazioni storiche e la variabilità delle circostanze, che inducono a evitare qualsiasi generalizzazione teorica e a valutare appunto sul piano della prassi storica le regole del gioco di volta in volta applicate alle intese.
Carattere assai più letterario ha il saggio di Evelyne Scheid-Tissinier (51-65) dedicato alle dinamiche del consenso e del dissenso intorno alle quali si articolano nell’ Iliade le relazioni fra Agamennone, capo della spedizione contro Troia, e i basileis achei, nonché fra questi ultimi e i laoi, le truppe al seguito di ciascuno. Pur interessante sotto il profilo degli atteggiamenti che i vari basileis mostrano nei confronti di Agamennone, e utile come rassegna di episodi che testimoniano le diverse dinamiche d’intesa e di disaccordo, l’analisi risulta un’occasione mancata, almeno sotto il profilo della prassi du droit international; taluni aspetti storico-istituzionali già rilevabili, in nuce, nel poema (la terminologia dei patti di carattere militare, la presenza di rituali e giuramenti, l’impiego di vocaboli come epikouros) sono illustrati ma non discussi. L’esegesi si limita al livello letterario, e le linee di tendenza individuate appaiono lette in modo uniforme, nonostante il poema sia tanto complesso per profondità di tradizione, quanto difficile da valutare nelle sue stratificazioni compositive; analoga impressione suscitano le note—che in 67 casi su 81 contengono solo il riferimento ai versi di cui si ragiona nel testo—e la bibliografia, fin troppo succinta.
Lo studio del lessico del comando, essenziale in studi di questo tipo, ma anche altrettanto insidioso, è il punto di partenza della densa sintesi di Jeannine Boëldieu-Trevet (67-95). Attraverso una disamina accurata, basata soprattutto sulle testimonianze letterarie, sono delineate forme e pratiche di comando nell’epoca classica. Il saggio è una miniera di dati per chiunque si interessi del tema, ed è sostenuto da argomentazioni solide: nel contesto di un’ampia gamma di accordi e patti che pur si fondavano su basi giuridiche e istituzionali, i numerosi esempi addotti mostrano la flessibilità e il carattere pragmatico del loro impiego da parte delle poleis, molto poco inclini, in specie nel periodo in questione, a demandare ad altri la responsabilità del comando, segno di autonomia e di indipendenza. Segue una rassegna delle soluzioni ingegnose escogitate dalle città greche per ridurre i rischi di sottomissione a una potenza maggiore e mantenere fisionomia identitaria e libertà decisionale anche sul campo di battaglia. Ancor più notevole è l’ultima parte, dedicata alla legittimità e all’esercizio del comando, le cui conclusioni mettono (nuovamente) in luce la varietà delle situazioni, caratteristica costante e cifra distintiva del mondo delle poleis: la casistica delle soluzioni esperite è utilmente organizzata in categorie tematiche: ne emerge, come tratto preponderante, la continua tensione dialettica, tipica delle relazioni fra le poleis anche in ambito militare, fra basi normative e pratica concreta.
I contributi che seguono presentano un carattere più specifico, declinati in contesti geo-politici più circoscritti, siano essi macro-aree (Sicilia, Tracia, Creta), singole poleis (Sparta), o singoli documenti epigrafici (Atene, Ponto). In quest’ordine—e non in quello in cui si susseguono nel volume—saranno qui brevemente discussi. Tre contributi prendono in considerazione le dinamiche delle alleanze militari in un’ottica geograficamente definita e/o nel quadro di rapporti non esclusivamente inter-ellenici. Sandra Péré-Noguès (97-112) si concentra sulla Sicilia, che rappresenta un osservatorio privilegiato, perché l’isola svolge un ruolo chiave sullo scacchiere della politica militare nell’ambito del Mediterraneo fra V e IV secolo a.C.: infatti, la rete complessa e il gioco ondivago delle alleanze nel contesto isolano influiscono non soltanto sulle realtà dei rapporti di potere all’interno dell’isola, ma riescono ad esercitare un ascendente non trascurabile anche sull’equilibrio delle forze nella madrepatria, per esempio con l’intervento siracusano a fianco di Sparta nella guerra ionica; le circostanze mutevoli condizionano poi le relazioni di alleanza fra Greci e non Greci, in direzioni diverse e talora opposte, come mostra il caso dei Cartaginesi, ora richiesti come alleati (nei conflitti fra città greche), ora “nemico ereditario” dei Greci in grado di coagulare contro di sé le loro paure, secondo una politica sapientemente orchestrata sia dai grandi tiranni come i due Dionigi, sia dai “liberatori” come Timoleonte. Le conclusioni appaiono sulla stessa linea di quelle già enucleate, confermando dunque la loro validità anche in una dimensione specifica come quella della Sicilia, greca e non greca.
Agli accordi fra Greci e Traci è dedicato il sintetico contributo di Aliénor Rufin Solas (113-123), la quale mette in luce un altro aspetto rilevante della prassi delle alleanze, vale a dire l’influsso che il modello della symmachia di tipo egemoniale, messo a punto dall’Atene dell’ arché, avrebbe esercitato sulla definizione dei rapporti non solo fra la dinastia degli Odrisi e le città greche, ma anche all’interno del regno di Tracia, in particolare fra gli Odrisi stessi e i capi delle altre tribù che ne riconoscevano la leadership, ma non il predominio. In epoca successiva, la stessa pratica—sistema di alleanze sbilanciate in luogo di una sottomissione manu militari —sarebbe stata mutuata da Filippo II di Macedonia e adottata nei confronti dei Traci, il che testimonia a favore tanto dell’abilità diplomatico-strategica del sovrano macedone, quanto della flessibilità di questo genere di accordi; condivisibili appaiono altresì le considerazioni sul ruolo che, nell’evoluzione delle relazioni interstatali in regioni come appunto la Tracia (e la Macedonia), avrebbero svolto le relazioni personali, con il rimando ai modelli arcaici della philia e della xenia, e gli interessi economici, dalla spartizione del bottino alla paga dei combattenti. Un ultimo contributo di taglio regionale è quello—già anticipato—di J.-Ch. Couvenhes (177-211) sulle diverse tipologie di accordi, con l’opportuna distinzione fra xenologia e symmachia, impiegati in età ellenistica per consentire il reclutamento di truppe cretesi da parte dei sovrani ellenistici: il saggio è originale e ricco di spunti, ma ci si deve qui limitare a rilevare che l’esame delle fonti, fra cui specialmente la tradizione epigrafica, fa emergere la specificità del ricorso alle symmachiai fra le comunità di Creta ( koinon, poleis) e le potenze esterne sul reclutamento dei soldati locali e individua un significativo slittamento del valore, almeno in taluni contesti, dei termini astratti boetheia e symmachia, che assumono il significato concreto di “truppe ausiliarie”. Con il saggio di Jacqueline Christien (161-175) l’orizzonte diventa quello di una polis, Sparta, nell’età ellenistica. Al di là dei risultati, comunque degni di nota, l’analisi si segnala soprattutto come esempio significativo della possibilità di studiare la prassi degli accordi militari da una prospettiva diversa, ma non per questo meno solida, rispetto a quella precedentemente individuata: qui sono proprio le informazioni desunte dalle fonti sulla politica di alleanze intessuta dal re spartano Areo che costituiscono l‘impalcatura su cui si fonda la ricostruzione del progetto politico e degli intenti diplomatici del re spartano, volti al recupero di un ruolo egemoniale per l’antica potenza, anche se in un quadro storico e politico profondamente mutato.
Infine, due contributi sono dedicati a particolari documenti epigrafici: nel primo (125-160), Denis Knoepfler si occupa del dossier delle iscrizioni concernenti gli accordi fra Atene e le città euboiche nel IV secolo a.C., concentrandosi poi sul decreto in onore di Eracleodoro ( IG II 3 1, 2, 398), di cui difende autorevolmente la datazione alta, al 356 a.C. circa; nel secondo (213-237), Alexandru Avram discute altrettanto rigorosamente la cronologia del trattato epigrafico fra Farnace re del Ponto e la polis di Chersoneso taurica ( IOSPE 402), anche in questo caso rivalutando su nuove basi la proposta di datazione alta, al 170 a.C. Entrambi gli studi, nel merito dei quali non è possibile entrare, appaiono esemplari per acume, metodo e dottrina, e sembrano restituire un’immagine su scala 1:1 delle questioni sollevate in termini più ampi dagli altri contributi. Preme sottolineare che queste due ricerche, per quanto relative a testimonianze assai distanti fra loro per epoca e milieu storico-geografico, appaiono condividere nella sostanza il medesimo processo analitico, che si potrebbe riassumere nella necessità—particolarmente evidente nel caso delle iscrizioni, spesso lacunose o di difficile inserimento nel tessuto connettivo evenemenziale—dello studio combinato di tutte le testimonianze disponibili e in una serrata disamina delle circostanze storiche di cui i singoli accordi epigrafici sono il prodotto. Da questi case studies, vagliati in profondità, sembra in sostanza potersi trarre la stessa conclusione desumibile dalle rassegne ad ampio raggio, vale a dire che nel mondo greco la prassi degli accordi di symmachia, al di là del substrato giuridico, era estremamente varia perché modulata di volta in volta sulle esigenze concrete dei contraenti.
In conclusione, il volume nel suo insieme contribuisce decisamente a una migliore comprensione del tema e rappresenta, specie in alcuni casi, un punto fermo nell’acquisizione di risultati originali e innovativi.
Indice del volume
Sommaire, 7
Bernard Legras, Avant-propos, 9-11
Jean-Christophe Couvenhes, “Introduction: la symmachia comme pratique du droit international dans le monde grec”, 13-49
Evelyne Scheid-Tissinier, “Le roi et ses alliés, cohésion et dissensions dans l’alliance achéenne homérique”, 51-65
Jeannine Boëldieu-Trevet, “Les commandements alliés dans le monde grec de la deuxième guerre médique à la bataille de Chéronée”, 67-95
Sandra Péré-Noguès, “Les symmachies en Sicile des expéditions d’Athènes à la stratégie de Timoléon”, 97-112
Aliénor Rufin Solas, “Symmachia et hégémonie sur les peuples guerriers de Trace, du royaume odryse à la domination macédonienne”, 113-123
Denis Knoepfler, “’Pour que demeurent la philia et la symmachia entre Athènes et les Eubéens’ (IG II 2 149 = IG II 3 1, 2, 398, une inscription attique à reconsidérer)”, 125-160
Jacqueline Christien, “Areus et le concept de symmachie au IIIe siècle. Les réalités hellénistiques”, 161-175
Jean-Christophe Couvenhes, “Quelques remarques sur le recrutement des soldats crétois outre-mer à travers les traités de symmachia”, 177-211
Alexandru Avram, “Sur la date du traité entre Pharnace et Chersonèse Taurique”, 213-237
Résumés, 239-246
Notes
1. I contributi non seguono un criterio univoco nella resa dei termini greci, talora traslitterati (anche nel caso di intere espressioni), più spesso proposti in originale. Nell’ Introduction sarebbe forse opportuna una revisione del greco e del latino, per via di qualche refuso (e.g. p. 24 nt. 35: πολλεμου per πολέμου; p. 26 l. 12 ἐστὶν per ἐστίν; p. 29 l. 8 e p. 30 l. 3 πολήμῳ per πολέμῳ; p. 31 ll. 2-3 αὐτους per αὐτοὺς e νομιζεῖν per νομίζειν; p. 40 l. 15 jure per iure, ecc.).
2. P. Bonk, Defensiv- und Offensivklauseln in griechischen Symmachieverträgen, Diss. Bonn 1974.