[The Table of Contents is listed below.]
Il mondo degli dei è una costruzione umana, certamente organizzata ma instabile. Costantemente messo in questione e riconfigurato, allo sguardo dello storico offre una plasticità che si manifesta al massimo grado proprio in un contesto politeistico. Dal momento che questi sistemi religiosi, che rubrichiamo sotto la comune definizione di politeismo, non si basano su rappresentazioni dogmatiche elaborate alla luce di testi rivelati o emanate da un’indiscutibile autorità centrale, elaborazioni di innovazione e/o messa a punto si susseguono senza soluzione di continuità dando luogo a veri e propri ateliers in cui vengono a realizzarsi azioni di “bricolage”. Il compito dello storico, allora, sarà rivolto alla comprensione dei diversi modi (plastici, letterari, rituali…) di “fabbricare” la/le divinità e di coglierne la specifica portata in relazione alla struttura e al funzionamento dei sistemi religiosi complessi, quali quelli attestati nel bacino del Mediterraneo (compreso il cristianesimo) e nei quali esse ricoprono “funzioni” proprie.
Con un programma così accattivante, N. Belayche e V. Pirenne-Delforge introducono immediatamente il lettore in quello che è lo spirito inspiratore (ci si perdoni il gioco di parole) dell’intero volume. Esso, infatti, è la pubblicazione delle comunicazioni presentate in occasione dell’ultimo colloquio del progetto “FIGVRA. La représentation du divin dans les mondes grec et romain”, tenutosi a Parigi tra 15 e il 17 marzo 2012; un progetto realizzato sotto l’egida di N. Belayche grazie al finanziamento del Conseil National de la Recherche Scientifique (CNRS) e che ha visto il costituirsi tra il 2008 e il 2012 di una vera comunità scientifica internazionale composta da specialisti delle diverse scienze dell’antichità; in occasione numerosi incontri di studio che hanno avuto luogo a Parigi come a Tolosa, a Liegi come ad Atene e Rennes questa équipe ha analizzato la “fabbricazione” del divino e delle divinità attraversando alcuni fra i più significativi terreni dell’indagine storico-religiosa quali la magia, l’iconografia, il sacrificio, il rapporto con gli dèi stranieri, sempre con un occhio attento al dibattito in corso nel seno della comunità scientifica internazionale e al costante progresso bibliografico.
Il volume è ripartito in tre sezioni, precedute da un’introduzione, e seguite da un indice generale e ventidue tavole di immagini che corredano alcuni contributi. Nell’introduzione, “«Fabriquer du divin»: en guise de prélude…”, le curatrici, oltre a quanto riportato all’inizio di questa recensione, sottolineano come lo scopo dell’intero volume sia quello di riflettere sulla costruzione del divino, e che in tale chiave analitica confluiscano a pari titolo tutti quei processi di modificazione e di rielaborazione che determinano una reinterpretazione del divino e della/e divinità. A tal fine vengono presi in considerazione e ritenuti di pari dignità tanto la produzione letteraria ed il genere a cui essa è di volta in volta riconducibile, quanto i momenti rituali, nella legittima convinzione che lo studio dei due fenomeni (uno speculativo, l’altro “applicativo”), se intesi in chiave di reciprocità, conduca a una migliore ricostruzione della “fabbricazione” del divino.
La prima sezione, “Traditions mythiques et images” si compone di tre contributi. Il primo, “De la steppe au bateau céleste ou comment Inanna accomplit son destin entre mythe et rite”, di C. Bonnet e I. Slobodzianek, si concentra sul mondo mesopotamico e analizza, da una parte, il mito di Inanna ed Enki legato alla vicenda della dea che sottrae al dio Enki quei poteri che le permetteranno di avere ad Uruk il suo luogo di culto, dall’altra le lamentazioni che commemorano la distruzione delle città sumere; il confronto tra questi due tipi di documenti permette agli autori di mettere bene in luce il rapporto tra la dimensione mitica e quella rituale col fine di comprendere meglio la “fabbricazione” di un divino reso stabile dalla ritualità. Il secondo contributo, “Héra et les enfants de Zeus: la ‘fabrique’ de l’Olympe entre textes et images”, di G. Pironti e V. Pirenne-Delforge, si concentra sull’interazione tra la dimensione iconografica e testuale. Il campione preso in esame è identificato nel rapporto tra Era, da una parte, e Atena, Dioniso ed Eracle, dall’altra; si tratta di figli “illegittimi” messi al mondo da Zeus, il suo sposo. La nota gelosia della dea eternata dalle fonti letterarie viene messa in discussione alla luce di alcune rappresentazioni vascolari dove la stessa Era con il suo atteggiamento materno legittima fin dalla nascita il ruolo “olimpico” proprio delle tre figure divine. La dimensione iconografica diviene centrale nel terzo contributo, “Créer en images l’identité divine? Achille – Dionysos – Jésus: le bain du nouveau-né”, di A.-Fr. Jacottet, dove a farla da padrone è l’immagine della lavatio che segue la nascita di Achille, Dioniso e Gesù. Se nel primo caso, tale azione, segna l’entrata nella vita umana del nuovo nato e in qualche modo evoca anche la fine della vita stessa, negli altri due, invece, il bagno definisce la natura umana tanto di Dioniso che di Gesù, e si rivela una premessa necessaria per esprimerne la dimensione divina.
La seconda sezione, “Spéculations érudites et dynamiques visuelles en contexte romain”, già dal titolo lascia comprendere che si tratterà di momento analitico dedicato esclusivamente al mondo religioso romano. Il primo contributo, “The Role of Priests in Constructing the Divine in Ancient Rome”, di J. Rüpke, si concentra sul ruolo svolto dai sacerdoti a Roma a cavallo tra la fine della cosiddetta età repubblicana e l’inizio di quella imperiale per mettere in luce come in forza delle rispettive e specifiche conoscenze proprio loro abbiano contribuito alla costruzione del divino anche in relazione serrato allo stretto rapporto nei confronti delle magistrature urbane. Nel secondo contributo, “Spéculation érudite et religion. L’interaction entre l’érudition et les reformes religieuses à Rome”, J. Scheid torna sul rapporto che intercorre tra la pratica e la speculazione in ambito religioso con particolare attenzione al ruolo dei sacerdoti e della loro erudizione, i culti arcaicizzanti e i ludi saeculares frutto della volontà politica di Augusto; è proprio grazie all’intervento erudito, infatti, che si riesce a sostenere quanto possa essere riutilizzato a livello cultuale, anche quando tale ri-attualizzazione risponda ad esigenze non sempre nel solco del mos maiorum. Nel terzo contributo, “La construction du divin au prisme des processions à Rome”, S. Estienne si concentra sul ruolo giocato dalle processioni nella “fabbricazione” del divino, particolarmente sulla pompa circensis che all’inizio del principato contempla la presenza del divus Giulio Cesare; d’ora in poi, ci sarà sempre uno spazio in tale tipo di cerimonia religiosa per gli imperatori divinizzati. Il quarto contributo, “Points de vue sur les dieux. Temples et théâtres, problèmes de visibilité”, di O. de Cazanove e Fr. Fouriaux, indaga sulle modalità di “fabbricazione” del divino che possono essere sottese alla connessione spaziale tra tempio e teatro. Partendo dalle realtà archeologiche di Cicognier ad Avenches e di alcuni siti dell’Italia repubblicana gli studiosi mettono bene in luce come l’interconnessione che lega i due luoghi abbia la funzione di stabilire un rapporto tra le divinità e i fedeli mettendo in luce la superiorità delle prime ma anche la loro presenza in occasione delle rappresentazioni.
La terza sezione “Dynamiques narratives et performances” si concentra soprattutto sulla produzione testuale e l’eventuale vincolo imposto dal genere letterario di riferimento. Il primo contributo, “Voir et entendre le dieu apo mêkanês d’Euripide”, di P. Brulé, è relativo all’escamotage del deus ex machina tipico della produzione dell’ultimo periodo dei tragediografi . Prendendo come punto di riferimento l’apparizione di Atena nell’ Eretteo, dei Dioscuri nell’ Elena e ancora di Atena nell’ Ifigenia in Tauride, si dimostra come per gli spettatori convenuti la prova della veridicità di quanto “rivelato” dagli dèi stia soprattutto nella realtà di quanto annunciato, nelle esigenze di composizione imposte dalla drammaticità della guerra in corso, nel bisogno di un futuro migliore per la città. Il secondo contributo, “Les performances hymniques, un ‘lieu’ de fabrique de la représentation du divin”, di N. Belayche, si concentra su esempi di produzione innodica datati tra il II e il V secolo d.C. per verificare come nel milieu di tale genere letterario la tendenza generale relativa alla “fabbricazione” del divino si connoti piuttosto per una tendenza conservatrice non estranea, da una parte, alla ricerca del consenso generale (non ultimo quello del potere politico), dall’altra, fondata su una compartecipazione tra la rappresentazione della/e divinità e il condiviso immaginario collettivo. Il terzo contributo, “Chanter les dieux dans la société chrétienne: les Hymnes de Proclus dans le contexte culturel et religieux de leur temps”, di G. Agosti, prende in esame la produzione innodica del noto filosofo neoplatonico del V sec. d.C., per sostenere come in forza di precise strategie testuali tale produzione, si ricolleghi al più ampio e ben attestato progetto della produzione poetica contemporanea di entrare in “competizione” con la religione cristiana oramai affermata e con la sua ottica di rappresentazione del divino. Il quarto e ultimo contributo, “Les représentations valentiniennes du divin sont-elles modelées par le rituel gnostique?”, di J.-D. Dubois, si concentra sulla dimensione rituale delle diverse comunità riconducibili alla speculazione di Valentino per dimostrare, attraverso un’analisi puntuale fondata sulle testimonianze eresiologiche come sulla documentazione diretta in copto, come il battesimo valentiniano non sia esente dalla costruzione “mitica” della figura di Sofia e per auspicare un approfondimento in tale direzione al fine di recuperare meglio il sostrato medio-platonico che ha ben contribuito alle speculazioni teosofiche di stampo valentiniano.
Tutti i contributi, seppur così distanti per temi e relative cronologie, còlti nella loro specificità e nella dialettica che li connota, nel loro insieme mettono lo studioso in condizione di sensibilizzarsi nei confronti di una tematica tanto significativa quanto trasversale quale è la “fabbricazione” del divino.
Table of Contents
N. Belayche, V. Pirenne-Delforge, ‘Fabriquer du divin’ : en guise de prélude 7
Traditions mythiques et images
C. Bonnet, I. Slobodzianek, De la steppe au bateau céleste ou comment Inanna accomplit son destin entre mythe et rite 21
G. Pironti, V. Pirenne-Delforge, Héra et les enfants de Zeus : la ‘fabrique’ de l’Olympe entre textes et images 41
A.-Fr. Jacottet, Créer en images l’identité divine ? Achille – Dionysos – Jésus : le bain du nouveau né 59
Spéculations érudites et dynamiques visuelles en contexte romain
J. Rüpke, The Role of Priests in Constructing the Divine in Ancient Rome 79
J. Scheid, Spéculation érudite et religion. L’interaction entre l’érudition et les reformes religieuses à Rome 93
S. Estienne, La construction du divin au prisme des processions à Rome 105
O. de Cazanove, Fr. Fouriaux, Points de vue sur les dieux. Temples et théâtres, problèmes de visibilité 127
Dynamiques narratives et performances
P. Brulé, Voir et entendre le dieu apo mêkanês d’Euripide 143
N. Belayche, Les performances hymniques, un ‘lieu’ de fabrique de la représentation du divin 167
G. Agosti, Chanter les dieux dans la société chrétienne: les Hymnes de Proclus dans le contexte culturel et religieux de leur temps 183
J.-D. Dubois, Les représentations valentiniennes du divin sont-elles modelées par le rituel gnostique? 213
Index 227
List des planches 237
Planches 240