I contributi raccolti in questo volume sono il frutto di un seminario svoltosi presso l’Università della Sapienza, Roma, il 30 ottobre 2013, collegato ad un incontro istituzionale della Società italiana di storia della filosofia antica – SISFA. Il progetto, ospitato da una casa editrice con una lunga tradizione come le Edizioni di storia e letteratura (Roma), era stato pensato per manifestare la vitalità della ricerca antichistica italiana.1
Il numero di interventi è volutamente limitato. Lo scopo perseguito è quello di offrire al lettore una scelta tra le linee di ricerca in corso che sono oggetto dl dibattito tra gli specialisti della materia; ne risulta un insieme di lavori che sono accomunati da un tema unificante. In questo primo volume il tema scelto è piuttosto ampio, quindi i cinque interventi percorrono dei sentieri distinti all’interno di questo tema unificante: meritano tutti di essere brevemente analizzati.
Due interventi mettono in primo piano la questione della dialettica, quello di Cristina Rossitto, sulle dottrine dei filosofi e gli endoxa come premesse dialettiche, e quello di Angela Longo, che si sofferma sul nesso tra Aristotele e san Tommaso rispetto al posto occupato dalla dialettica e dalla metafisica nelle argomentazioni degli Analitici secondi. Cristina Rossitto indaga soprattutto la struttura profondamente analitica del linguaggio specialistico di Aristotele, che nel caso della dialettica aristotelica è stato fatto oggetto di un interesse specifico a partire da due importanti convegni, quello di Oxford nel 1963 (poi apparso come Proceedings of the Third Symposium Aristotelicum presso OUP, Oxford 1968) e quello di Padova nel 1967 (apparso poi come L’attualità della problematica aristotelica presso Antenore, Padova 1970); Rossitto si interroga anche sul reperimento eventuale di una storia della filosofia in Aristotele, una tesi che è stata persuasivamente contestata ed ha generato un sicuro interesse per l’impresa dialettica in Aristotele.
Le opinioni condivise (una traduzione equivalente a quella inglese generally accepted opinion, da preferirsi a quella di opinioni notevoli, e della sua equivalente reputable opinions) vengono classificate implicitamente in Topici I, 1-11, e il percorso seguito dall’autrice si basa sui legami semantici tra la premessa e il problema. Questi due termini vengono rispettivamente intesi come ciò a partire da cui si discute ed è il costitutivo materiale del sillogismo, e come ciò su cui si discute e che non esisterebbe nemmeno se non ci fossero almeno due opinioni contrastanti fra loro. La posta in gioco è quella separazione del sillogismo dialettico, per cui le opinioni condivise dai filosofi devono essere tali da escludere opinioni condivise di segno contrario da parte di altri filosofi, dall’alveo più generale dell’argomentazione retorica in cui si agitano tesi dallo statuto più vario. Rossitto impernia tutta la sua analisi critica sull’idea che la definizione aristotelica di ‘problema’ contenuta in Topici I 11. 104b 1-19 non dovrebbe essere articolata in due fasi, bensì deve essere riconosciuta come sostanzialmente unitaria, una spiegazione completa di tutti gli aspetti della definizione stessa.
Angela Longo sposta l’attenzione verso la dialettica aristotelica all’interno della tradizione aristotelica, in un percorso che coinvolge Temistio, sant’Alberto Magno e san Tommaso d’Aquino. Il fuoco centrale è sui principi comuni di contraddizione e di bivalenza, o, se si preferisce, di non-contraddizione e del terzo escluso, e sulla posterità aristotelica, come sono impliciti in Analitici secondi I 11, 77a 26-35: questo giustifica la scelta del commentario di Temistio, attivo a Costantinopoli nel IV secolo d.C., agli Analitici secondi : questo commentario venne tradotto in latino da Gerardo da Cremona (peraltro con un certo grado di approssimazione), e quindi letto da sant’Alberto Magno, padre di un progetto enciclopedico di lettura sistematica di tutte le opere aristoteliche disponibili. La sua analisi si associa ad un commento, ad una glossa, che parte sempre dal primo livello della parafrasi. È il maestro di san Tommaso che collega la sapientia alla filosofia prima come scienza dei principi più universali; lo fa utilizzando la distinzione tra una dialettica non-speciale, che verte sui principi comuni ed è detta utens, e una dialettica speciale, che tratta del sillogismo dialettico ed è detta docens. San Tommaso, che pure riprende molto dal suo maestro, introduce delle novità: presenta la filosofia prima come ontologia in senso lato, capace di argomentare in favore dei principi primi, pur non potendoli dimostrare. La dialettica diviene in lui interrogativa, e non dimostrativa come lo è invece la metafisica. San Tommaso evita il riferimento alle autorità della letteratura secondaria precedente, incluse quelle arabe tenacemente perseguite da sant’Alberto Magno. In particolare, quando san Tommaso commenta la Metafisica di Aristotele arriva a negare alla dialettica utens ogni statuto di scientificità, con una polemica contro letture alla Temistio che potrebbero minare la scientificità della logica formale. Il grande sviluppo della logica formale all’interno del periodo scolastico non può considerarsi estraneo a questa maturazione in san Tommaso che scinde la dialettica dalla logica formale, una coppia lessicale che ancora nel XII secolo era da alcuni largamente sovrapposta.
Maddalena Bonelli si concentra sul ruolo esegetico di Alessandro di Afrodisia, il commentatore per antonomasia di Aristotele nel mondo tardo-antico. Un commentatore fedele, anche quando veicola concetti celebri nel discorso platonico, come quello della partecipazione, della methexis : l’autrice mostra che Alessandro non veicola una semantica platonica, ma riconduce il termine alla pagina aristotelica, all’immancabile riserva definitoria dei Topici, per esempio a 121a 11-12. Il mondo aristotelico, così come lo ricostruisce Bonelli, è, agli occhi di Alessandro, un mondo semanticamente completo, in cui ogni termine è, salvo prova contraria, definibile all’interno di una qualche pagina aristotelica. Si tratta di una tesi forte, già enunciata in una forma forse meno forte da Pier Luigi Donini negli anni ‘90; è una tesi che non si può mettere alla prova di una tradizione filosofica successiva, visto che i commentari di Alessandro non godranno di un uso assai diffuso. Inoltre, con il neo-platonismo il paradigma di lettura di Aristotele mediante strumenti esclusivamente aristotelici diventerà meno centrale nel dibattito filosofico, in modo tale che le analisi di Alessandro non occuperanno il posto centrale della scena.
Un altro studio che si focalizza sulla dimensione linguistica del discorso aristotelico, caratteristica comunque di tutti i contributi del volume, è quello di Nicoletta Scotti Muth, che si giostra tra la definizione dell’essenza e la definizione del concetto. La dimensione lessicale è delineata sempre nei Topici, ma l’approfondimento semantico è diretto verso il settimo libro della Metafisica : tra i quattro significati di sostanza enunciati nel capito terzo di questo libro, ossia l’essenza, l’universale, il genere e il sostrato, l’autrice si concentra sul primo, sulla sua dimensione unitaria e sulla sua differenziazione rispetto al concetto. Nel passo 1030a 6-7 Aristotele afferma chiaramente che l’essenza c’è solamente di quelle cose la cui nozione è una definizione, e subito dopo, 1030a 8-9, Aristotele introduce la clausola per cui deve costituire un’unità, uno dei concetti chiave di ogni metafisica e di ogni ontologia. L’esempio cardine è quello dell’anima, principio formale e al contempo causa del vivente, composto di materia e forma: l’anima non è divisibile in parti materiali, e le parti materiali del corpo non possono esserne separate e non entrano nella definizione della forma. L’autrice sostiene quindi che la forma è un principio attualizzante della materia e costituisce il limite strutturale alla suddivisione del genere. L’unità si presenta quindi al duplice livello di ontologia e di definizione logica e linguistica, e questo dovrebbe essere una guida nel ripensare la struttura metafisica dell’atto e della potenza.
Infine, l’articolo di Arianna Fermani, tocca un tema che ha animato una vastissima letteratura secondaria, non solo di specialisti di storia della filosofia antica o di storici del pensiero greco classico, ma anche di storici e teorici dell’economia e della politica: il tema è quello della schiavitù, affrontata dall’autrice privilegiando la dimensione dei modelli esplicativi, ossia un approccio interno ad Aristotele. Viene così messa in secondo piano una fetta della letteratura secondaria, che a volte non è prodotta da antichisti accademici, la quale privilegia la dimensione teoretica e pratica che porta a chiedersi se la schiavitù per natura di Aristotele rinvii nel suo significato ad una qualche realtà del mondo contemporaneo. Il riferimento non è solo alla Politica, ma ad ogni passo aristotelico pertinente, proprio per evitare una eventuale debolezza della ricognizione. Il principio esegetico applicato è quello secondo il quale la vaghezza e l’ambiguità del linguaggio ordinario comportano che ogni fenomeno nella dimensione pratica possa essere letto secondo dimensioni e sfumature differenti. L’autrice sembra affermare qualcosa di più della polisemia della schiavitù, quasi una irriducibile polisemia di ogni discorso sulla sfera pratica dell’essere umano. La relazione schiavo-padrone diviene centrale in questa ricerca delle diverse occorrenze nel corpus aristotelico, e questa centralità potrebbe indurre un teorico della politica e dell’economia a considerare che la prospettiva del primo libro della Politica solleva il problema più complessivo della naturalezza, o se si preferisce del naturalismo politico. In effetti, però, questa non è la prospettiva assunta dall’autrice che persegue con efficacia i compiti lessicografici che si è data, che si sviluppano soprattutto a partire dalla Grande Etica, dall’ Etica Eudemia, dall’ Etica Nicomachea, e naturalmente dalla Politica, in particolare per quest’ultima 1253b 3-11, e 1254a 12-13. Si vedano in particolare alle pp. 89-92 del volume qui recensito le tavole delle occorrenze, delle frasi e delle opere in cui si incontra il lemma doulos.
Insomma, una breve raccolta di cinque saggi che testimoniano dello stato della ricerca della storia della filosofia antica nelle università italiane. L’impressione finale è l’augurio che incontri simili trovino altrettanto felice collocazione editoriale.
Notes
1. Questo progetto è proseguito con gli incontri istituzionali del 16-17 gennaio 2015, con un seminario dedicato a “Platone e il platonismo” con sei interventi programmati ( Program) e con quello del 22 gennaio 2016, con un seminario dedicato a “Ellenismo e filosofia romana” con cinque interventi programmati ( Program).