Uno smilzo corpus costituito da 86 frammenti di sicura attribuzione è quanto ci resta della produzione drammatica del commediografo Frinico, la cui non lunghissima carriera copre l’ultimo trentennio del V sec. a.C. Dieci i titoli di commedie tramandati dalla Schriftenliste di Sud. φ 763 (=test. 1 K.-A.); ma – se escludiamo il Monotropos, primo esempio, a quanto pare, di Charakterkomödie, con i suoi 12 frammenti (frr. 19–31 K.-A.) – l’esiguità, non solo numerica, dei frammenti riferibili ad altre commedie lascia poco spazio a tentativi di ricostruzione che si spingano al di là di mere ipotesi. A ciò si aggiunge la circostanza che un buon numero di frammenti è afflitto da guasti testuali più o meno gravi (cf. e.g. i frr. 1; 15; 19; 23; 35; 37; 46; 75 K.-A.). Per quel che è dato intuire, lo sperimentalismo linguistico (cf. p. 17) e metrico (cf. testt. 10; 12; 13 K.-A.) fu verisimilmente all’origine dell’attenzione dedicata al poeta dall’erudizione antica: oltre naturalmente ad Eratostene di Cirene (cf. fr. 78 K.-A.), fra coloro che si occuparono del poeta troviamo anche Eufronio (cf. fr. 6 K.-A.), Didimo di Alessandria (cf. test. 8 e fr. 12 K.-A.), Asclepiade (forse lo stesso grammatico del quale gli scoli aristofanei preservano 7 frammenti, cf. fr. 18 K.-A. e L. Pagani, s.v. Asclepiades [5] in LGGA). A questo difficile materiale è dedicato il commento di Felice Stama, settimo della serie Fragmenta comica, diretta da Bernhard Zimmermann. La struttura del commento, come accade per gli altri volumi della serie, comprende un’introduzione (pp. 9–20), una sezione dedicata all’analisi dei testimonia vitae et artis (pp. 21–50), cui fa seguito il commento ai frammenti (pp. 51–382). I frammenti e i testimoni che li preservano sono corredati di una traduzione in lingua italiana; di ciascun frammento viene fornita, ove ricostruibile, l’analisi metrica. Dirò subito che si tratta di un lavoro di ottimo livello, caratterizzato da acume, prudenza di giudizio, accuratezza e salda conoscenza della bibliografia rilevante. Se in quanto segue sarà dato rilevare, come è naturale che sia, alcuni dissensi, ciò non inficia la valutazione del recensore che rimane altamente positiva.
Testo e apparato dei frammenti sono basati sulla magistrale edizione di Kassel e Austin ( PCG VII, pp. 395–430). Ma Stama non si è accontentato di iurare in verba magistri, e in molti casi ha portato avanti lo ‘scavo’, rettificando l’attribuzione di congetture ( e.g. fr. 13 ἀλεκτρυοπώλιον Bekker, cf. p. 104 n. 102; fr. 34 K.-A., cf. già F. Stama, RFIC, 142, 2014, pp. 27–43; fr. 47 K.-A: κορκυραῖαι Dindorf) ed esaminando alcuni dei principali manoscritti dei testimoni dei frammenti (p. 7). Lodevole intento quest’ultimo: è evidente, ad esempio, nel caso degli scolî aristofanei la consultazione di V (=Marcianus Gr. 474), cf. e.g. p. 57 nn. 60 e 61 e dell’Aldina, cf. fr. 22 K.-A. apud schol. Ar. Av. 997a. Tuttavia, nel caso dei frammenti tràditi da Ateneo avrei forse evitato di registrare le lezioni di B (=Laurentianus Plut. 60.1), mero apografo di A (=Marcianus Gr. 447). Si segnalano, inoltre, due interventi congetturali di Stama, entrambi plausibili a parere di chi scrive: fr. 19.3 K.-A. ἄτεκνον in luogo dell’ametrico ἄζυγον, con adeguato supporto di loci paralleli, e l’integrazione del numerale <τέτταρας>, accordato sintatticamente con πιθήκους, nel. fr. 21.3 (già proposta in F.Stama, Eikasmos 22, 2011, pp. 105–109). Le note di commento sono puntuali e aggiornate sia che trattino di lessico (cf. e.g. pp. 203s.: δέξιός ad fr. 32.2 K.-A.; pp. 207s.: καδίσκος ad fr. 33.1 K.-A.), usus comico (cf. e.g. p. 125: πόλις ad fr. 16.2 K.-A.; p. 161 sulla formula τίς ἐστίν + participium pro relativo ad fr. 22.1 K.-A.; p. 217: κἀν ad fr. 35 K.-A.; pp. 255s.: ὁτιή ad fr. 46.1 K.-A.), sintassi (cf. e.g. p. 256: πρίν + inf. ad fr. 46.1 K.-A.) sia che si occupino di Realien (cf. e.g. p. 217 sull’ὀξύβαφον ad fr. 35 K.-A.; pp. 322s. sul vino pramnio ad fr. 68 K.-A.) o questioni prosopografiche (cf. e.g. pp. 92s. su Diopite ad fr. 9.2 K.-A.).
Alcune ‘note di lettura’: p. 9: il Frinico, padre della ragazza in difesa della quale scrisse un’orazione Lisia (fr. 303 Carey), potrebbe coincidere con lo stratego del 412/1 a.C. (cf. C. Carey, Lysiae orationes cum fragmentis, Oxonii 2007, p. 474). T 4: sarei meno scettico sull’ipotesi di W. Luppe (Nikephoros 1, 1988, pp. 185–189) che il dato cronologico di Sud. π 1708 rifletta l’ordine di piazzamento alle Lenee del 420 a.C.; essa rappresenta la spiegazione più plausibile — se non l’unica — del sincronismo. T 8 a (= fr. 77 K.-A.): in Ar. Nu. 553 accoglierei con Kassel e Austin (cf. PCG VII, p. 426) la proposta di Cobet di correggere πρώτιστον in πρώτιστος. T 11 (= test. 10 K.-A.): indicherei l’ elementum finale come indifferens. Fr. 2 K.-A.: οὐ … μέντοι (lat. nonne) introduce una interrogativa retorica affermativa (‘non sei forse tu che hai insegnato …?’). L’interpretazione è, quindi, di segno opposto a quella fornita da Stama (p. 61). Fr. 3 K.-A.: riguardo alla proposta Schweighäuser di correggere nel testo di Ath. 4.165B il tràdito ἡδυλόγου in ἡδυλογεῖν, va segnalato che la paradosis è avallata da un lemma marginale di A (cf. Cipolla, Marginalia in Athenaeum, Amsterdam 2015, p. 56; i marginalia presenti in A rappresentano, infatti, a tutti gli effetti un canale autonomo di trasmissione del testo, cf. Cipolla, ibid., pp. 13ss.). Preferirei interpretare il v. 3 come ‘‒ ‒ ith.’ (cf. S.D. Olson, Broken Laughter, Oxford 2007, p. 371); inoltre, se coglie nel segno l’interpretazione antistrofica di Seidler (
Qualche refuso: p. 14 r. 13: ‘fr. 9’ immo ‘fr. 12’; p. 29 r. 8: Ἀπολλοδόρου scribe Ἀπολλοδώρου; p. 46: nello schema metrico la descrizione dell’ultimo metron sembra da correggere: ⏑ ⏑ ⏓ e non ‒ ⏑ ⏓ (corretta la scansione a p. 346); p. 75 n. 73 r. 10: ἒσθιε scribe ἔσθιε; p. 82 r. 18: καῖρῳ scribe καιρῷ; p. 83 r. 5 e p. 290 r. 6 dal basso: pro ‘ Coislianus ’ scribe ‘ Coislinianus ’; p. 316 r. 7: erratum καταμελοῦν scribe καταμηλοῦν; p. 331: lo schema metrico dovrebbe essere – – ⏑ – ⏑ – ⏑|<–> ⏑ – ⏑ –;
Il volume è chiuso da un’imponente bibliografia (pp. 383–446): riguardo al legame fra paideia musicale e propaganda politica (fr. 2 K.-A.), si potrebbe aggiungere G. Mosconi, RCCM 50, 2008, pp. 11–70; inoltre, segnalo la ‘latitanza’ di ‘Bentley 1708’ (citato in relazione al fr. 35 K.-A.), i.e. lettera a T. Hemsterhuis in The Correspondence of Richard Bentley, I, London 1842, pp. 270–293. Particolarmente felice l’idea di fornire un conspectus siglorum dei mss. dei testimoni che riportano i frammenti (pp. 387–389). Alla bibliografia seguono degli utili indici: parole greche discusse (pp. 447–450); passi discussi (pp. 450s.); parole e cose notevoli (pp. 451–467).
Gli studiosi di Frinico comico potranno senz’altro profittare dell’accurato lavoro di Stama. Esso rappresenta un valido contributo alla bibliografia frinichea.