Cominciata quasi venti anni fa, nel 1994, la pubblicazione della traduzione commentata del corpus platonico patrocinata dall’Accademia delle scienze di Magonza ha coperto ormai una parte consistente dei dialoghi del filosofo ateniese (si pensi alla pubblicazione delle Leggi [Klaus Schöpsdau], conclusasi nel 2011 e che costituisce da sola una vera e propria impresa). Esce adesso il primo dialogo della prima tetralogia (che quindi, ad eccezione del Critone è disponibile completamente, dopo la comparsa dell’ Apologia a cura di Ernst Heitsch e del Fedone di Theodor Ebert).
Il tomo che qui si recensisce è dovuto alle cure di Maximilian Forschner, filosofo e teologo di formazione, studioso di vaglia e di provata esperienza nel campo della filosofia antica (lo stoicismo in particolare) ma con orizzonti aperti fino a Tommaso d’Aquino.
L’ Eutifrone, dialogo „perfettamente“ aporetico, è una delle opere platoniche meno estese ma non per questo meno importanti o difficili; non a caso è uno fra i primi dieci dialoghi con cui il giovane Ficino si era cimentato – interpretandolo ovviamente in senso dogmatico.
Dopo una breve premessa, il volume presenta la traduzione del testo (pp. 13-30) e un corposo commentario (pp. 31-190), seguito dalla bibliografia (pp. 191-201) e dagli indici (pp. 202-212).
Impresa assai ardua—e questo è ben noto—è la resa in lingua moderna del testo platonico, al tempo stesso sofisticato e legato allo stile colloquiale attico. Come anche il commento che sarà visto di seguito, la traduzione dimostra attenta riflessione e puntuale informazione, e riesce a rendere in tedesco con aderenza, scorrevolezza e grande affidabilità il testo originale, pur non riprodotto a fronte.
In testa alla parte dedicata alla spiegazione del testo si trova una sezione introduttiva all’opera platonica (pp. 33-39), di cui si fissa la cronologia dopo il primo viaggio a Siracusa, quindi intorno al 385 (cf. p. 39).
Segue il commento vero e proprio, che, come sussidio ulteriore, presenta una partizione del testo in base a nuclei contenutisticamente omogenei. Fra questi si ricordano solo i principali: 1. l’ambientazione (2 a-5 c); 2. la partizione e la domanda di apertura (5 c 8-d 7); 3. la prima fase della discussione (6 e 11-11 b 5); 4. intermezzo (11 b 6-e 4); 5. aiuto da parte di Socrate (11 e 4-12 d 4); 6. seconda fase della discussione (12 e 5-16 a 4); 7. circolarità del discorso e interruzione della discussione (15 b 7-16 a 4); segue un’appendice (nr. 8) non direttamente legata al commento del testo ma dedicata alla pietà socratica.
Il commento procede, sezione dopo sezione, in maniera diffusa (ovvero non per lemmi, bensì con note a piè di pagina come se si trattasse di un testo monografico); d’altro canto, come sottolineato anche dalle citazioni greche traslitterate, l’impostazione editoriale della collana non prevede l’inserimento di lemmi in lingua originale ed il loro confronto coi passi paralleli in greco. Tale impostazione non deve tuttavia trarre in inganno, perché il testo platonico è analizzato minuziosamente anche per quanto riguarda gli aspetti linguistici, stilistici e di erudizione storico-antiquaria.
Ai fini dell’inquadramento storico e culturale non solo dell’opera platonica ma anche del personaggio storico di Socrate il merito maggiore spetta alla sezione di commento dedicata all’ambientazione ( Euthyphr. 2 a- 5 c, come già accennato, cf. pp. 40-77 del volume), su cui ci soffermiamo in maniera particolare per via della densità del suo contenuto. In questa parte del lavoro si esaminano anche la figura di Socrate e del suo accusatore. Ne emerge il profilo di democratico- conservatore di Meleto (le due accuse mosse a Socrate sarebbero fra loro connesse nell’ottica dell’accusatore) e si delineano i tratti principali della religiosità socratica. Respinta l’ipotesi di Cornford di un „autentico agnosticismo“ da parte del filosofo, si colloca l’attività socratica (ivi compreso il tentativo di „introdurre“ divinità corrispondenti ai parametri della nuova moralità) nel contesto di reazione alla critica mossa dai sofisti alla religione tradizionale (si respinge – giustamente a parere di chi scrive – l’idea che tutta la religiosità socratica possa essere ridotta ad una questione di ritualismo esteriore). Altrettanto chiarificatrice la sezione dedicata alla figura di Eutifrone (pp. 62-69), accusatore del padre reo di aver lasciato morire un teta che gli aveva ucciso un servo. Stando alla ricostruzione di Forschner il caso giudiziario di Eutifrone sarebbe reale, come reale è il processo di Socrate. Anche dal punto di vista del „diritto divino“ cui Eutifrone si richiama, il protagonista (forse influenzato dalla teoria dei sofisti secondo cui non si deve aver riguardo ai legami di parentela per le questioni di diritto), pur avendo ragioni fondate, considererebbe il processo/punizione del padre come una purificazione (cf. Gorg. 480 a ss.) del miasma dovuto al fatto di sangue (e in ciò si manifesterebbe la mentalità del personaggio, prigioniera degli schemi della pietà tradizionale e destinata ad essere ben presto messa in discussione dalla dialettica socratica).
La bibliografia, come del resto anche gli indici, è dettagliata e utile, per quanto contenga contributi per la stragrande maggioranza in lingua inglese o tedesca (forse una maggiore interazione con altre tradizioni di studi avrebbe giovato alla „internazionalità“ del lavoro).
Per concludere: il volume che qui si presenta offre al lettore una traduzione e un commento che ben rispondono agli standard elevati dell’accademia magontina e che costituiscono un valido supporto anche per il pubblico specialista per l’accesso a questo difficile dialogo platonico.