[Authors and titles are listed at the end of the review.]
Gli studi di prosopografia hanno fatto progredire, specialmente negli ultimi decenni, la nostra conoscenza delle dinamiche di promozione sociale e auto-rappresentazione delle élites locali nel mondo greco e romano. In questo filone di ricerche si inserisce questo volume, che raccoglie i contributi presentati a un colloquio tenutosi a Tours nel novembre 2009 e che è specificatamente dedicato allo studio del cumulo di cittadinanze locali nel mondo greco in età romana. Questo tema è stato sinora poco studiato in letteratura ed è pertanto grande merito degli organizzatori aver capito le potenzialità che poteva offrire tale campo d’indagine. In questa recensione del volume, più che fare un sunto dei singoli saggi, cercherò di evidenziare le tematiche fondamentali emerse dalle riflessioni degli autori e che accomunano tra loro i contributi presentati al colloquio. Una premessa tuttavia è a mio parere d’obbligo: giustamente gli editori hanno inserito nel titolo la nozione di cittadinanza multipla; utilizzare invece il sintagma ‘doppia cittadinanza’, ancora presente in molti contributi del volume, credo sia fuorviante, poiché focalizza l’attenzione su di un rapporto esclusivo con una cittadinanza diversa da quella originaria utilizzando un’espressione che non risulta più appropriata per descrivere queste situazioni di cumulo di cittadinanze nel mondo romano1 e nel mondo greco di età imperiale.
Gli antecedenti del fenomeno delle cittadinanze multiple nel mondo greco sono riscontrabili presso le leghe federali ( koina), dove si rompe il legame univoco di identità civica quando si inizia a diffondere la possibilità di un contemporaneo possesso di una cittadinanza locale e di una federale (vd. il saggio di A. Rizakis; sulla cittadinanza federale licia vd. Chr. Kokkinia, part. pp. 334-337). L’evoluzione della concezione della cittadinanza nel passaggio tra l’età classica e quella ellenistica-romana (con alcuni momenti di svolta che si realizzano grazie ai matrimoni tra appartenenti a città diverse e al ricorso ai giudici stranieri)2 è delineata nell’introduzione da A. Heller e A.-V. Pont; la concessione della politeia di un’altra città in età ellenistica (vd. il saggio di I. Savalli-Lestrade) costituisce certamente un antecedente del fenomeno di età imperiale, tuttavia ha comportato a livello giuridico e istituzionale effetti meno dirompenti della diffusione della cittadinanza romana in Oriente grazie all’azione degli imperatores romani ufficialmente autorizzati alle concessioni.3
Questo processo di diffusione è indagato da J. Fournier attraverso l’esame dei cambiamenti intervenuti da un punto di vista giudiziario e giuridico a causa della nuova situazione: a partire dal momento in cui un cittadino vanta due o più cittadinanze, dunque può afferire di diritto a tribunali e diritti differenti, la scelta della giurisdizione e del diritto da applicare comporta ambiguità e rischi di conflitti; le soluzioni prospettate nella scelta del tribunale e del diritto emergono ad esempio dalle lettere indirizzate da Adriano ad Afrodisiade riguardo ai litigi tra individui di cittadinanza diversa.4
Ovviamente la concessione di una cittadinanza diversa da quella originaria può creare problemi non solo di ordine giuridico, ma anche nel rapporto tra le diverse città (cfr. G. Frija a pp. 122-123; O. van Nijf a pp. 186-188; O. Picard a p. 344); in questo senso, J. Fournier (pp. 90-95) rileva il problema del cumulo di magistrature o liturgie o dell’ordine di priorità nel loro esercizio in città differenti da parte di un medesimo personaggio e individua una soluzione nella distinzione tra origo e domicilium in età imperiale. I Romani ritennero qualche volta opportuno regolamentare la cittadinanza, come nel caso della Bitinia e del Ponto tramite la famosa lex Pompeia, che prevedeva una limitazione nelle concessioni da parte delle città della neonata provincia per motivi fiscali e sociali (vd. il saggio di H.-L. Fernoux; cfr. Chr. Jones a pp. 215-216).
Un altro punto fondamentale che emerge dai contributi è che, mentre nel mondo greco di età classica ed ellenistica una cittadinanza diversa da quella originaria rimane potenziale finché l’interessato non decide di attivarla (vd. gli studi di Ph. Gauthier), i cumuli di cittadinanze in età imperiale vanno considerati reali ed effettivi, dunque lontani dall’essere privi dei loro contenuti o inattivi, per cui non si può parlare di uno ‘svilimento’ del diritto di cittadinanza (vd. l’introduzione a pp. 11 e 19; A. Heller a pp. 136-137; O. van Nijf a pp. 176, 185, 188; B. Puech a pp. 203 e 212; M. Dana a p. 253; A.-V. Pont a p. 307; Fr. Kirbihler a p. 312). Inoltre, nonostante il possesso, da parte di uno stesso personaggio, di diverse cittadinanze, la maggior parte degli autori dei contributi (cfr. ad es. A.-V. Pont a pp. 285 e 307) sottolinea l’importanza ancora fondamentale della cittadinanza originaria e dell’attaccamento alla patria, pur se A. Heller (p. 151) evidenzia una successione temporale nell’esercizio delle varie cittadinanze nel caso del Peloponneso.
Le categorie maggiormente interessate dal fenomeno delle cittadinanze multiple furono in primo luogo gli atleti e gli artisti (che presentano le testimonianze più numerose, vd. il saggio di O. van Nijf), inoltre personalità prestigiose quali letterati e filosofi (esemplare il caso di Dione di Prusa) e tutta una serie di personaggi dediti a attività itineranti come philoi reali, ambasciatori, mercanti e armatori, giudici stranieri, medici, architetti (i casi nel Ponto Eusino sono segnalati da M. Dana, p. 249, n. 2), inoltre ufficiali e soldati romani (vd. B. Puech a p. 211, n. 84). Tuttavia le cittadinanze multiple per queste categorie di personaggi, ad eccezione degli atleti e degli artisti, sono poco attestate e pertanto gli autori del volume giungono alla conclusione comune che il fenomeno fu prerogativa esclusiva, in età imperiale, dello strato superiore delle élites greche, di quella ristretta classe di notabili che svolse un’intensa carriera nei koina provinciali e riuscì a integrarsi nell’aristocrazia romana (vd. G. Frija a p. 125; O. Picard a p. 344). Se quindi pochi esempi di cittadinanze multiple sono rintracciabili tra i notabili locali, come i sacerdoti del culto imperiale civico (vd. il saggio di G. Frija), le grandi e potenti famiglie aristocratiche della Licia (vd. i saggi di D. Reitzenstein e Chr. Kokkinia) e d’Asia presentano numerose testimonianze al loro interno: esemplari i casi dei Carminii Claudiani di Attouda (vd. G. Frija a pp. 116-117; A.-V. Pont a pp. 299-302), degli Antonii di Laodicea e Smirne (A.-V. Pont a pp. 287-294),5 dei Cornelii di Epidauro, degli Statilii di Epidauro e della famiglia di Erode Attico nelle città del Peloponneso (vd. il saggio di A. Heller).
Non è comunque facile individuare un personaggio detentore di più cittadinanze;6 non sempre nelle iscrizioni pubbliche vi è il desiderio o la volontà da parte dei notabili greci di mostrare il possesso di un’altra cittadinanza ed è quindi necessario stabilire dei criteri sicuri sui quali basarsi per ricercare questi notabili: A.-V. Pont (p. 305) individua questi criteri nell’aver svolto un sacerdozio, una magistratura o determinate liturgie in una città diversa dalla propria patria.
Come il fenomeno delle cittadinanze multiple non interessò allo stesso modo tutti gli strati della popolazione, così appare maggiormente diffuso in alcune regioni rispetto ad altre: in Beozia i casi di personaggi con cittadinanze multiple sono quasi assenti (D. Knoepfler a p. 224), mentre le città che si affacciano sul Mar Nero (per Chersoneso Taurica vd. B. Puech a pp. 204-211; in generale il saggio di M. Dana) e alcuni centri che si pongono l’obiettivo di assurgere a capitali culturali della Grecità (il caso di Delfi è studiato da B. Puech a pp. 196-203) presentano una serie di testimonianze inusuali di diffusione delle cittadinanze multiple.
Le cittadinanze multiple permisero ai notabili greci di stringere legami non solo extracivici, ma anche intra- o extraregionali (il caso della Beozia è esaminato da D. Knoepfler) o addirittura extraprovinciali (come nel caso già ricordato del Ponto Eusino studiato da M. Dana) e favorirono, pertanto, la loro mobilità: il numero cospicuo di legami che un notabile poteva intrattenere con altre città è ben evidenziato nell’iscrizione (una tavola onorifica) di Antiochia sul Meandro studiata da Th. Boulay.7 Si instaurò inoltre un rilevante movimento di notabili dalle piccole verso le grandi città: il caso di Efeso, che si caratterizza come un importante polo di attrazione, è esaminato da Fr. Kirbihler.
Quali sono i motivi che portarono alla diffusione delle cittadinanze multiple? La cittadinanza non è mai conferita a un cittadino di un’altra città senza motivo apparente;8 i vantaggi che si possono individuare sono reciproci e svariati. A un livello di base le città ricompensano gli atleti e gli attori per le loro performances, le loro qualità, il prestigio che ottengono dalle loro vittorie (vd. O. van Nijf a pp. 188-193), ma Chr. Jones (p. 215), esaminando il caso di Dione di Prusa, mette in evidenza i motivi più profondi, come quelli politici (ottenere la collaborazione di personalità influenti che intrattengono rapporti stretti con le autorità romane) e quelli economici (la cittadinanza, ad esempio, può essere venduta dalle città per fare cassa; i nuovi cittadini sono assoggettati alla tasse locali o al versamento di una summa honoraria); i vantaggi fiscali derivanti dal possesso della cittadinanza di una città come Tyras nel Ponto Eusino sono sottolineati da M. Dana (p. 259) e B. Puech (p. 208 e n. 71). A un livello più generale le concessioni servono ai membri delle élites per rinforzare il loro prestigio, sviluppare legami familiari e economici e ottenere nuovi incarichi di prestigio. A. Heller (p. 134) individua un sistema di scambio che assomiglia a quello che caratterizza l’evergetismo: la città ringrazia il nuovo cittadino per l’azione svolta in sua favore, il beneficiato lega il suo nome a una città di alto prestigio culturale (nel caso specifico dello studio della Heller la Sparta di età adrianea).
Le cittadinanze multiple sono un segno dell’ampiezza delle relazioni sociali e culturali intrattenute dai notabili greci e dei rapporti molto stretti tra le poleis in età imperiale, della dimensione sovra-civica di un mondo in fermento: questo volume ci offre un bell’esempio di come gli studi sul mondo antico possano contribuire a migliorare la nostra conoscenza di questa realtà dinamica e complessa e si pone pertanto come un’importante raccolta di saggi che rimeditano in maniera approfondita un tema di ricerca fondamentale.
Table of Contents
Anna Heller, Anne-Valérie Pont, Introduction, p. 9
I. Antécédents grecs et cadre romain
Athanase D. Rizakis, La double citoyenneté dans le cadre des koina grecs: l’exemple du koinon achéen, p. 23
Ivana Savalli-Lestrade, Collections de citoyennetés et internationalisation des élites civiques dans l’Asie Mineure hellénistique, p. 39
Thibaut Boulay, Le tableau d’honneurs d’Antioche du Méandre, p. 61
Julien Fournier, L’essor de la multi-citoyenneté dans l’Orient romain: problèmes juridiques et judiciaries, p. 79
Ségolène Demougin, Citoyennetés multiples en Occident?, p. 99
II. Notables, athlètes, sophistes
Gabrielle Frija, Les citoyennetés multiples chez les notables locaux: l’exemple des prêtres du culte impérial civique, p. 113
Anna Heller, Stratégies de carrière et stratégies de distinction: la double citoyenneté dans le Péloponnèse d’époque imperial, p. 127
Denise Reitzenstein, Elite und Mehrfachbürgerrechte im lykischen Bund, p. 153
Onno van Nijf, Athletes, Artists and Citizens in the Imperial Greek City, p. 175
Bernadette Puech, Derniers affichages de l’octroi du droit de cité à l’époque impériale, p. 195
Christopher P. Jones, Joys and Sorrows of Multiple Citizenship: The Case of Dio Chrysostom, p. 213
III. Hellénisme impérial et cultures régionales
Denis Knoepfler, L’exercice de la magistrature fédérale béotienne par des “étrangers” à l’époque imperial: conséquence de l’extension du koinon en dehors des frontières de la Béotie ou simple effet d’une multi-citoyenneté individuelle?, p. 223
Madalina Dana, Pontiques et étrangers dans les cités de la mer Noire: le rôle des citoyennetés multiples dans l’essor d’une culture régionale, p. 249
Henri-Louis Fernoux, À propos de Pline le Jeune, Lettres, X, 114-115: la gestion politique de la double citoyenneté dans les cités bithyniennes, p. 267
Anne-Valérie Pont, Grands notables et petites patries en Asie, p. 285
François Kirbihler, Le développement de la double citoyenneté à Éphèse à travers quelques cas d’époque impériale, p. 309
Christina Kokkinia, Opramoas’ Citizenships: The Lycian politeuomenos-formula, p. 327
Olivier Picard, Conclusions, p. 341
Bibliographie, p. 347
Index des sources, p. 373
Index des noms, p. 395
Index géographique, p. 403
Notes
1. Il dibattito storiografico romanistico sulla ‘doppia cittadinanza’ è rievocato da S. Demougin (pp. 100 e 102) sulla scorta degli studi di Y. Thomas, il quale correttamente negava l’esistenza del concetto di ‘doppia cittadinanza’ nel mondo romano.
2. Importante è anche il rilievo di O. Picard (pp. 342-343) su quanto abbiano influito i passaggi di mano di grandi proprietà all’epoca delle guerre mitridatiche e civili.
3. Vd. l’introduzione a p. 12 e A.-V. Pont a p. 308. Ma, più che in età triumvirale (H.-L. Fernoux a pp. 276-278), bisogna a mio parere supporre che la fine dell’incompatibilità tra la cittadinanza romana e un’altra cittadinanza si fosse in pratica già realizzata in età cesariana (cfr. J. Fournier a p. 85 e S. Demougin a pp. 106-109), se non prima.
4. Tuttavia bisogna essere cauti nel generalizzare una situazione prevista specificatamente per una città libera come Afrodisiade; nella lett. cit. manca J. Thornton, Qualche osservazione sulle lettere di Adriano ad Afrodisia (SEG 50, 2000, 1096 = AE 2000, 1441), in M.L. Caldelli, G.L. Gregori, S. Orlandi (a cura di), Epigrafia 2006. Atti della XIV e rencontre sur l’épigraphie in onore di Silvio Panciera, Roma 2008, pp. 913-934.
5. Su questa famiglia vd. anche P. Thoneann, The Maeander Valley. A Historical Geography From Antiquity to Byzantium, Cambridge 2011, pp. 205-218 (con stemma a p. 207).
6. “En réalité, la revendication explicite et directe de deux citoyennetés s’avère très rare dans les sources épigraphiques” (A. Heller a p. 145).
7. Sarebbe stato opportuno inserire una foto dell’iscrizione studiata e anche il riferimento ad altre iscrizioni simili, come quella da Olbia per Theokles figlio di Satyros menzionata da M. Dana a pp. 263-265
8. “Giving a man the honour of citizenship was not necessarily a disinterested move on the part of the honouring community” (Chr. Kokkinia a p. 337).