BMCR 2011.07.17

Esiodo, Opere e giorni. Classici 7

, Esiodo, Opere e giorni. Classici 7. Roma: Carocci editore, 2010. 467. ISBN 9788843055937. €33.00 (pb).

Il settimo volume della collana “Classici” dell’editore Carocci è dedicato al poema Opere e giorni di Esiodo. Il lavoro curato da Andrea Ercolani è consistente e permette approcci e livelli di approfondimento diversi. Oltre alle informazioni comprese nel libro stampato, altri materiali di studio sono scaricabili dal sito Carocci editore. Tali materiali comprendono addenda all’introduzione, addenda al commento, bibliografia e quattro schede. Ercolani intende fornire “uno strumento di lavoro […] per ragionare su Esiodo e sulle Opere ” (p. 9) e per molti aspetti offre uno strumento utile.

L’introduzione presenta il poeta e il corpus di opere a lui tradizionalmente attribuite ( Teogonia, Catalogo delle donne, Scudo, Opere e giorni). Senza ignorare la questione dell’autenticità di questi poemi e di singole parti di essi, Ercolani decide di non addentrasi in tale dibattito, sottolineando piuttosto la “coerenza” tra le diverse opere, coerenza non solo formale (poesia esametrica) ma soprattutto tematica: “ciascun poema tratta una materia che appartiene alla tradizione di una società orale” (p. 17). In un simile contesto le opere esiodee vengono intese come “libro tradizionale” e il concetto di “autore individuale” viene sostituito da quello di “autorità individuale”. L’oralità della trasmissione giustifica il ricorso tanto ad espressioni formulari quanto a soluzioni retoriche elaborate, di cui si evidenzia la funzionalità sul piano della comunicazione. Il confronto con l’epica omerica è inevitabile: la Kunstsprache che caratterizza quest’ultima è segnalata come possibile modello per la lingua del corpus esiodeo, ma in entrambi i casi la mescolanza di tratti dialettali tipici di aree geografiche differenti può essere conseguenza della circolazione dei testi epici e della fusione di rami distinti della tradizione. Rispetto all’epos omerico, tuttavia, Ercolani non manca di rimarcare la rottura dell’anonimato, testimoniata sia dalla Teogonia che dalle Opere : qui la figura del poeta emerge chiaramente, ora attraverso l’indicazione del nome Esiodo, ora mediante il ricorso a forme verbali di prima persona singolare. Nell’analisi più approfondita delle Opere vengono affrontate diverse questioni, tra le quali il contesto socioculturale a cui il poema deve essere ricondotto e il suo rapporto con la tradizione epica precedente. Si tratta di un “poema non tradizionale”1, se si guarda al panorama culturale della Grecia arcaica, che trova la sua collocazione piuttosto nell’orizzonte delle “tradizioni sapienziali note dal Vicino Oriente” (p. 39), da quella ebraica a quella sumerica. Ancora, Ercolani si confronta con le posizioni contrapposte di quanti da un lato sottolineano “l’incoerenza della materia e la sproporzione nelle diverse trattazioni” delle Opere (p. 44) e dall’altro non mancano di evidenziare gli elementi di “coesione” sul piano sia concettuale che compositivo (p. 45). L’apparente aporia è risolta dalla concezione del poema come “concrezione” di materiale tradizionale (p. 45), dalla sua natura fluida anche dopo Esiodo, mentre la dimensione orale del testo darebbe ragione della mancanza di consequenzialità logica fra una sezione e la successiva e della presenza di sezioni alternative sullo stesso argomento. Questi fenomeni sono accettabili solo all’interno di una “visione dinamica del testo di Esiodo” (p. 49): così Ercolani riprende una proposta già avanzata da Wilamowitz (1928) ritenendo che l’informazione relativa alle Grandi Opere (Athen. 8,66 [164b]) rinvii a “una versione maior rispetto a una minor del testo” (p. 49). Lo studioso, infine, rinuncia a indagare la storicità di Perse e della contesa con il fratello Esiodo: la ritiene una questione non solo “impossibile” da risolvere, ma anche improduttiva, “poiché nulla cambia sul piano funzionale”. Maggiori e utili approfondimenti, soprattutto sulla natura e la struttura delle Opere sono fornite dagli addenda all’introduzione (pp. 8-17).

Come appendice all’introduzione vengono proposte quattro tabelle che sintetizzano aspetti e approcci diversi al testo. La prima fornisce un quadro complessivo della struttura e del contenuto di Opere e giorni e può essere integrata con analoghe indicazioni relative alla Teogonia e allo Scudo di Eracle, affidate alle schede 1 e 2 scaricabili dal sito della casa editrice. La seconda tabella è dedicata all’analisi della lingua esiodea ( Teogonia e Opere e giorni) e alla presenza di tratti ionico-attici, eolici e dei dialetti nord-occidentali, con un campionario di esempi e con i rinvii a una bibliografia essenziale sull’argomento. La terza tabella riassume il comportamento fluido nel trattamento di digamma iniziale, ora attivo, ora trascurato, ora indifferente, secondo i dati di Paues 1897 relativi a Teogonia, Opere e giorni, Scudo di Eracle e fragmenta. Per Opere e giorni vengono elencate le parole interessante da questo fenomeno e ricavate da Troxler (1964): in questo caso, però, tra le parole in cui non è presupposto il digamma sono comprese sia quelle in cui il digamma è trascurato sia quelle in cui la presenza del digamma è indifferente. L’esempio fornito dal v. 382 è veramente “emblematico” (p. 68) e significativo rispetto al dato numerico segnalato da Paues a proposito delle Opere (90 digamma rispettato, 59 trascurato, 53 indifferente), solo se, a fronte dei due casi in cui il digamma è rispettato, nei due casi in cui la sua presenza non è presupposta si distingue quello in cui esso è trascurato da quello in cui è indifferente (ἔρδειν). Infine, nell’orizzonte della tradizione sapienziale, l’ultima tabella è riservata al rapporto fra le espressioni sentenziose e un particolare schema metrico, denominato “paremiaco” proprio per il suo stretto legame con le formule proverbiali. Nella scheda 3 (corredata da una nota bibliografica) c’è spazio per un’esemplificazione della formularità esiodea e delle sue diverse caratteristiche, con particolare riguardo alle Opere. Un ulteriore approfondimento sulla formularità esiodea è offerto dalla scheda 4 (erroneamente indicata come “tabella 4”), che presenta le occorrenze del sintagma ‘nome di Zeus + epiteto’ e prende in considerazione tutto il corpus di Esiodo e di Omero.

Ercolani riproduce il testo greco edito da Solmsen (1990) e di questo fornisce una traduzione italiana in prosa, che mantiene sostanzialmente la corrispondenza fra riga e verso. La versione è tanto letterale2 che non solo vengono giustamente conservate le inarcature fra un esametro e il successivo, ma talvolta si verificano delle dislocazioni che rendono faticosa la lettura: e.g. “[…] è più vantaggioso lavorare, / se dai beni altrui l’animo folle / al lavoro volgendo del sostentamento ti curi, come io ti esorto” (vv. 314-316) oppure “e chi l’anziano genitore sulla soglia della malvagia vecchiaia / litiga assalendolo con dure parole” (vv. 331-332). Talvolta la scelta lessicale è disorientante: dopo aver affermato che nella Grecia arcaica il modello abitativo più comune è costituito dal villaggio (pp. 34-35), non si vede perché il termine πόλις venga tradotto ora con “città” ora con “polis”. Altre volte la resa è piuttosto audace, senza un motivo evidente: e.g. “due aratri riponi lavoratili in casa” (v. 432) o “molto per tempo adoprandoti, perché i campi ti si pienino” (v. 461).

In linea di principio la procedura adottata da Ercolani è metodologicamente corretta, dal momento che la sua traduzione rispecchia fedelmente il testo greco pubblicato a fronte. Ma spesso le opinioni, espresse dallo studioso nelle note di commento in merito a specifiche scelte testuali, sono altre: e.g. vv. 18, 20, 22, 66, 137. In molti casi il commento indugia su lezioni controverse e su correzioni generalmente accolte dagli editori, evidenziando la maggiore plausibilità della lezione dei manoscritti ed eventualmente di alcune varianti rispetto ad altre. Ercolani sembra muoversi nella direzione indicata da Arrighetti3 e respinge ad esempio molte delle atetesi segnalate da Solmsen (1990), ma il testo pubblicato non raccoglie i frutti dell’analisi condotta con tanta attenzione. Il volume non si propone di fornire una nuova edizione del testo esiodeo ma sarebbe stata forse più felice la scelta di stampare il testo di Solmsen opportunamente corretto, previa segnalazione in premessa dei punti in cui Ercolani ritiene di doversi scostare dalle scelte testuali dell’editore oxoniense (e.g. v. 30). Il commento, insieme all’introduzione, risulta dunque la parte più consistente e più significativa del volume. Vi sono confluite osservazioni di natura diversa: morfologica, sintattica, linguistica (formazione delle parole, etimologia, evoluzione del significato), retorica, stilistica (formularità), prosodica e metrica. Il risultato è un commento che nell’impostazione si pone sulla scia di West 1978, pur con valutazioni originali, e che colma una lacuna, almeno nel panorama degli studi esiodei in lingua italiana. Coerentemente con il contesto culturale delineato nell’introduzione, anche nel commento sono presenti rinvii a opere letterarie sia della Grecia che del Vicino Oriente, e non mancano riferimenti ad altre civiltà, da quella egizia a quella celtica fino alle popolazioni dell’America centrale (e.g. v. 109): questi raffronti sono utilizzati in chiave ermeneutica ugualmente per singole parole o concetti come per intere sezioni del poema. L’analisi puntuale, infatti, non perde mai di vista la più ampia struttura narrativa, individuando mitemi diffusi (donna = origine di sofferenza umana), universali culturali (mito dell’origine del fuoco), motivi favolistici (i doni per il neonato o il nascituro da parte di esseri sovrumani, il mancato rispetto di un avvertimento), rispetto ai quali si forniscono utili rinvii bibliografici. Ercolani segnala ancora i punti di distanza e di convergenza fra il testo della [Teogonia] e quello delle [Opere]. Di tanto in tanto, la minuzia delle osservazioni risulta eccessiva, come quando si rileva la costruzione sintattica con dativo di possesso (v. 116), e l’abbondanza con cui vengono segnalati i loci similes è soffocante e rischia di far perdere di vista la ragione del confronto. Il commento già ricco di informazioni trova un completamento negli addenda, utili soprattutto per i rinvii bibliografici.

La bibliografia scaricabile dal sito della casa editrice è parzialmente più ricca. Nel testo a stampa la sua divisione, parte alla fine della premessa (le opere citate con maggiore frequenza e in sigla) e parte in coda al volume (le opere citate ‘autore + anno’), ne complica la consultazione durante la lettura.

Se Ercolani voleva fornire uno strumento di lavoro per ragionare su Esiodo e sulle Opere, l’obiettivo può dirsi raggiunto, tanta è la ricchezza delle informazioni e dei materiali raccolti e trattati. E questo volume promette di essere veramente uno strumento utile, soprattutto per quanti intendessero cimentarsi con una edizione aggiornata del testo greco.

Errata corrige:
p. 18: Biblo2 = Biblo20
p. 77: [Subito = Subito : al corpo = [al corpo
p. 127: αἰθήρ = αἰθέρι
p. 130: tematizazione = tematizzazione
p. 443: Id., The Hesiodic Corpus = Id. (2009), The Hesiodic Corpus
Sono presenti alcuni refusi nell’accentazione delle parole greche riportate nel commento.

Notes

1. Arrighetti 2007, p. 376.

2. L’intenzione di “conservare la sintassi e l’ ordo verborum del greco, rispettando il più possibile anche le inarcature del verso” è dichiarata da Ercolani nella premessa (p. 10).

3. Arrighetti 2007, p. XII: “sono sempre più fortemente convinto che, nella maggioranza dei casi, ai motivi che nel passato avevano suggerito quegli interventi (scil. gli interventi operati su quanto la tradizione bizantina ha tramandato), oggi se ne possono opporre altrettanti, anche più validi, che suggeriscono la conservazione del testo così come tramandato dalla tradizione bizantina”.