[l’autore e l’indice sono elencati in fondo alla recensione]
Il volume si apre con una brevissima introduzione della curatrice la collana Moneta, Lucia Travaini, una presentazione, in lingua inglese, di Andrew Burnett, e un saggio introduttivo di Claudio Franzoni, importante per comprendere l’ambito nel quale si muovono gli antiquari oggetto di studio; si compone di sei saggi, piuttosto diversi tra loro per struttura e contenuti, che Federica Missere Fontana ha racchiuso tra una premessa, con la sintetica descrizione di luoghi e repertori consultati per l’indagine, ed un capitolo che dovrebbe essere conclusivo, ma che in realtà apre nuovi temi di discussione, tanto che suggerisco di cominciare la lettura proprio dal suo primo paragrafo. In esso, infatti, la Missere propone alcune chiavi di lettura del proprio lavoro, giustifica le scelte critiche di fondo, segnala le novità attributive raggiunte, elementi che spesso si perdono nei singoli capitoli a loro dedicati, nascosti dagli incisi che caratterizzano il modo di procedere nella disamina della Missere. Dalla lettura appare chiaro come ad essere al centro dell’attenzione degli studi della Missere siano i collezionisti di monete, la loro erudizione e la loro pubblicistica, piuttosto che le monete stesse, come invece si potrebbe arguire dal titolo.
Cominciando la disamina del volume secondo l’ordine proposto dall’autrice, incontriamo il primo saggio, dedicato in larga parte alle due traduzioni italiane del 1592 de Diálogos de Medallas, inscriciones … di Antonio Augustín, una realizzata da Dionigi Ottaviano Sada e la seconda da un anonimo, che la Missere identifica in Alfonso Chachón .
L’analisi è condotta da un punto di vista biblioteconomico e la prospettiva giustifica il lungo inciso relativo alle varie edizioni della traduzione del Sada, altrimenti ridondante nell’economia del capitolo, mentre risultano eccessivamente contratte, spesso relegate in note, le osservazioni più propriamente numismatiche; felice eccezione l’inciso dedicato all’identificazione di una medaglia di san Pietro, trattata nel volume dell’Augustín e diversamente considerata dai due traduttori. Di argomento maggiormente numismatico è la seconda parte del saggio-capitolo dedicata alle critiche ed alle osservazioni mosse da Lelio Pasqualini, negli appunti del Codice Barberiniano Latino 2113 della Biblioteca Apostolica Vaticana, al volume dell’Augustín nella traduzione del Sada e agli studi di altri autori contemporanei. La terza parte del saggio è dedicata ad altri personaggi partecipi dei problemi collezionistici e dell’erudizione d’ambito romano del XVI secolo, in particolare Cesare Baronio, ed al problema della presenza delle monete false nei loro scritti e collezioni.
Il secondo saggio si sviluppa intorno al manoscritto 41 della Biblioteca Civica di Verona, contenete i disegni delle 1500 monete appartenute, commerciate o semplicemente viste, dall’antiquario Ludovico Campagni, autore dei disegni. L’organizzazione per famiglie delle tavole, comprese tra Domiziano, e parte della famiglia dei Flavi, e la famiglia dei Licini (quelle relative al periodo tra Pompeo e Tito non si sono conservate), è ripresa nell’organizzazione del capitolo: di ogni gruppo familiare, i Severi, ad esempio, o periodi, L’età dell’anarchia militare, la Missere riporta una sintetica descrizione del contenuto, e si sofferma a discutere alcuni aspetti da lei ritenuti di maggior interesse, anche in base alla presenza di alcune note autografe sulle tavole: a titolo d’esempio ricordo la questione delle monete con il ritratto di Antinoo
Il terzo studio prende l’avvio da documenti appartenuti a Francesco Angeloni e conservati nella Biblioteca Nazionale Marciana di Venezia, in particolare l’insieme di elenchi che si trovano in classe VI ms It. 204 (= 6012): si tratta di un complesso di carte dalla natura piuttosto disparata che spazia dal catalogo della collezione dell’Angeloni, agli elenchi relativi a quanto disponibili sul mercato, ai preziari od indici di valutazione delle monete, del quale la Missere descrive la varietà.. Il saggio prosegue poi con l’analisi dell’opera a stampa più importante dell’Angeloni, l’ Historia Augusta e per avvicinarsi alla pubblicazione, la Missere prima presenta l’analisi e la fortuna del frontespizio, e quindi il confronto tra il Proemio dell’edizione dell’ Historia Augusta del 1639, il Proemio dell’edizione del 1641 ed un Dialogo conservato manoscritto a Venezia, del quale vengono riportati stralci. Al centro della discussione la possibile natura di strumento economico della moneta romana e del suo significato quale fonte storica posta a confronto con l’autorità degli scrittori antichi. Questi concetti, unitamente a considerazioni di carattere estetico sulla qualità delle tipologie monetali, sono infatti presenti, pur con qualche diversità delle quali l’autrice da conto, in tutti e tre i i lavori dell’Angeloni. L’analisi della Missere prosegue con il confronto tra i Commentaires historiques di Jean Tristan de Sant’Armand e l’ Historia Augusta dell’Angeloni e tra la figura dell’Angeloni e quella di Francesco Gottifredi; “per capire la relazione complessa fra i due antiquari” (p. 211), affronta una complessa analisi del tipo di rovescio VENERI VICTRICI SC di Faustina II compiendo “qualche digressione” (p. 211). Le digressioni, pur interessanti, sono però tali e tante che il paragone tra l’Algeloni e il Gottifredi si perde tra esse, e risalta semmai quello tra l’Angeloni e Giovanni Pietro Bellori. In realtà gli unici contati tra l’Angeloni ed il Gottifredi sono presentate nell’ultimo paragrafo del saggio, nel quale si narrano le vicende della vendita delle collezioni dell’Agostini, che, vivente, cerca di alienare la propria raccolta, e dello scomparso Angeloni: le vicende narrate descrivono il mondo del commercio antiquario nella Roma della metà del XVII secolo ed anche in questo caso gli incisi, per quanto interessanti, fanno sì che il tema principale trattato venga risolto in modo sbrigativo: “le trattative riprenderanno solo molti anni dopo e porteranno infine alle vendita della raccolta” (p. 232).
Francesco Gottifredi è anche il centro d’interesse del quarto saggio, dedicato all’analisi del rapporto tra la cultura antiquaria ed il commercio delle monete antiche, ambito nel quale Gottifredi era particolarmente famoso. La Missere prende l’avvio dalla lettura di un gruppo di minute di lettere, conservate presso la Biblioteca Oliveriana di Pesaro, che il Gottifredi scrisse in particolare a Peter Fytton, personaggio identificato dal contenuto delle missive, ma anche a collezionisti quali Camillo Massimo o Pietro Ottoboni. La corrispondenza rivela, pur con molte reticenze, la rete di procacciatori di monete che faceva capo al Gottifredi, i problemi legati al rispetto delle leggi di tutela, le contrattazioni, la valutazione della qualità dei singoli pezzi, i criteri di scelta ed i gusti dei singoli collezionisti, i problemi legati alla pulizia ed al restauro degli esemplari, ma soprattutto le perizie che il Gottifredi realizzava sull’originalità di numerosi esemplari, presenti in collezioni o che comparivano sul mercato antiquario. Seguendo lo stile dell’autrice, apro anch’io un inciso per sottolineare come proprio l’analisi di uno di questi falsi, un medaglione rappresentante Annio Vero e Commodo e la sua attribuzione alla mano di Gian Giacomo Bonzagni, metta chiaramente in luce il limite critico cui soggiace tutto il volume: l’eccessiva sintesi nella discussione critica che porta a considerare per acquisiti elementi che andrebbero approfonditi o per lo meno illustrati in modo più ampio, come nel caso dell’identità tra il “frate del Piombo” citato nella lettera in questione ed il Bonzagni, o la induce in errori veri e propri come il presentare quale opera originale coniata dal Bonzagni, e da lei riconosciuta in questa sede, un esemplare fuso (fig. 4.1).
Il saggio continua poi parlando del discernimento di altre serie false da parte del Gottifredi, illustrando la fisionomia di erudito che emerge dalla lettura delle minute dato che non vi sono opere a stampa a suo nome; dalla lettura appare uno studioso attento ai falsi, per altro ampliamente diffusi all’epoca, interessato al riconoscimento delle tipologie monetali, che cerca di realizzare, anche grazie al contato con altri studiosi, un volume sulle monete. Non manca l’analisi dell’abbozzo dell’opera del Gottifredi, conservato in un altro manoscritto dell’Olivierana, della quale si conservano, tra l’altro alcune delle tavole e dei commenti, alcuni di grande acume critico, che accompagnavano la descrizione delle diverse serie monetali. Una parte delle tavole realizzate per l’opera del Gottifredi, successivamente entrarono a far parte del volume Nummophylacium Reginae Christinae … di Syvert Heverkamp del 1672: i commenti alla vicenda della Missere possono essere considerati solo un preludio ad una trattazione più ampia e meglio documentata dal punto di vista dell’impianto illustrativo. Il saggio dedicato al Gottifredi si chiude la descrizione dei tentativi operati, a partire dal 1652, dall’erudito per vendere la propria collezione e con un paragrafo a guisa di conclusioni.
Il saggio—capitolo 5 riguarda l’analisi di una copia del volume di Adolfo Occo Impp. Romanoru numismatum … regestata da diversi antiquari e in Testimoni parlanti l’autrice ripropone, quanto scritto nella Rivista Italiana di Numismatica del 2006 senza sostanziali cambiamenti.
L’ambito culturale romano legato dell’antiquaria viene animato dalla pubblicazione, nel 1664, del volume Disputationes de usu et præstantia numismatum antiquorum romano da parte di Ezechiel Spanheim: la Missere, nel sesto capitolo-saggio, ne introduce la figura tramite i dubbi del Gottifredi, per poi passare a descrivere l’opera di Enea Vico, alla quale il giovane diplomatico tedesco si rifaceva. Chiuso l’inciso relativo a Vico, l’autrice ne apre uno per riassumere le posizioni di numerosi eruditi cinque-seicenteschi d’ambito romano, a riguardo di uno dei temi centrali del dibattito che, iniziato nel ‘500, si protraeva ancora all’epoca dello Spanheim e diventerà per lui centrale, e cioè dell’utilità dello studio della moneta antica, strettamente connesso con l’altro tema “forte” dei dibattiti dell’epoca, cioè la funzione della moneta nell’antichità. Chiusa l’ampia parentesi, l’autrice torna a parlare brevemente della prima edizione dell’opera dello Spanheim, cercando di identificarne i diversi modelli retorici e di spiegare le ragioni del suo successo. Il capitolo si chiude con la disamina dei testi di svariati numismatici, che, per la Missere, hanno reso le idee espresse da Spanheim un topos, ponendo fine al relativo dibattito, all’epoca dell’erudizione e con una disamina dei cambiamenti d’ordine metodologico avvenuti nella numismatica dall’opera dello Spanheim ai giorni nostri, ridondante ai fini dell’economia del già poderoso volume.
Infine il capitolo conclusivo, di cui ho già parzialmente parlato, nel quale l’autrice delinea anche le caratteristiche di una collezione e di uno studiolo dell’epoca presa in considerazione, i criteri che determinavano le scelte ecc. …, continuando ad inserire nuovi personaggi nel già ricchissimo panorama
Chiudono il volume le abbreviazioni, l’ampia bibliografia — suddivisa tra fonti primarie, manoscritte od a stampa, le fonti secondarie (le interpretazioni critiche) ed i repertori numismatici — e gli indici dei nomi di persona.
Gli studi della Missere raccolti nel volume sono interessanti e ricchi di spunti; spiace che il desiderio da parte dell’Autrice di mettere a disposizione del lettore la propria erudizione e conoscenza, che non trova gli spazi sufficienti per distendersi in modo adeguato, venga a nocumento della trattazione critica dei temi proposti per il dibattito, soffochi le novità introdotte, che, come ad esempio nel caso citato per il capitolo-saggio 4, risultano scarsamente o nulla giustificate, renda alcune argomentazioni mutile e costringa l’autrice a rinunciare a presentare — come nel caso del capitolo-saggio 4 per la corrispondenza del Gottifredi, che di questa eccessiva sintesi è probabilmente la principale vittima — la voce diretta degli interessati.
Sommario: L. Travaini, Parole introduttive;
A. Burnett, Preface;
C. Franzoni, “Raccolte oziose e raccolte laboriose: aspetti del collezionismo tra XVI e XVII secolo”;
Premessa dell’Autore; I Dialoghi di Agustín: gli antiqari a Roma tra lettura delle monete, perizia e scrittura; Le monete degli antiquari tra autenticità e falso: un campione del ‘circolante collezionistico’; Tra Angeloni e Gottifredi: esperienze numismatiche nella Roma del primo Seicento; Cultura antiquaria e mercato di medaglie antiche nella Roma del Seicento dalle lettere di Francesco Gottifredi, “peritissimus et eruditus vir”; Confrontare la moneta con il libro: le postille ad Occo e la pratica antiquaria sulla via del corpus; Contro l’inutilità di collezionare monete: da Salomone a Spanheim e anche oltre; Conclusioni; Abbreviazioni; Bibliografia; Indice dei nomi di persona; Indice dei luoghi.