Il volume inaugura la collana ‘Ritratti’ della casa editrice Della Portaed è curato da Umberto Laffi, professore ordinario di Storia romana all’Università di Pisa, autore, tra l’altro, dei seguenti volumi: Studi di storia romana e di diritto, Roma 2001, e Colonie e municipi nello stato romano, Roma 2007. Lo studioso intervista il suo maestro, Emilio Gabba, professore emerito dell’Università di Pavia, uno dei più grandi studiosi contemporanei del mondo antico.1 L’intervista ripercorre la formazione intellettuale del Gabba, le sue esperienze di storico, i risultati scientifici della sua lunga carriera di studioso.
Nella prima parte della conversazione il Gabba ricorda gli anni della sua formazione, i filoni di ricerca perseguiti, i rapporti e le collaborazioni con gli studiosi più prestigiosi incontrati nel corso della carriera. Nato a Pavia nel 1927, il Gabba ha trascorso gli anni dell’adolescenza a Milano e, in seguito ai bombardamenti della città nel 1942, a Pavia, stimolato a intraprendere letture storiche dallo zio, l’astronomo Luigi Gabba. A Pavia lo studioso compì gli studi universitari e, tra il 1949 e il 1950, trascorse alcuni periodi di studio all’Istituto Italiano per gli Studi Storici di Napoli, traendo profitto dalle lezioni del Croce e di Federico Chabod e dalla frequentazione di Marcello Gigante, Ettore Lepore, Girolamo Arnaldi, Giuseppe Giarrizzo.
Il maestro del Gabba a Pavia fu Plinio Fraccaro, professore di storia greca e romana, noto antifascista, profondamente legato, nei suoi studi, a tematiche di tipo politico-amministrativo.
Dalla tesi, che verteva sulle distribuzioni agrarie per i veterani dell’età tardo-repubblicana, il Gabba trasse, su invito del Fraccaro, un articolo che apparve su Athenaeum nel 1949. A Pavia incontrò il Momigliano che lo invitò ad allestire un commento per La Nuova Italia. Gabba scelse di occuparsi del primo libro delle Guerre Civili di Appiano. I rapporti con studiosi stranieri quali Ross Taylor e Mason Hammond indussero Gabba a conoscere il mondo scientifico e accademico americano. Nel 1969 lo studioso italiano fu invitato a tenere corsi negli Stati Uniti; tenne le Thomas Spencer Jerome Lectures (ad Ann Arbor, all’Università del Michigan, nel 1985, e all’Accademia Americana, a Roma, nel 1987) e soprattutto le Sather Lectures all’Università di Berkeley, sul tema ‘Dionysius and the History of Archaic Rome’, onore riservato fino ad oggi solo ad altri due studiosi italiani: Arnaldo Momigliano e Gian Biagio Conte. A Pavia il Gabba conobbe anche Elias Bickerman.
Dal 1958 al 1974 il Gabba insegnò a Pisa, dove ebbe come primo allievo proprio il Laffi; fu anche preside di Facoltà dal 1964 al 1967, in anni estremamente turbolenti poiché segnati dalle rivolte studentesche. Tenne anche numerosi corsi alla Scuola Normale, contribuendo in modo decisivo all’arrivo, a Pisa, di Arnaldo Momigliano, con il quale ha collaborato per rivedere l’impianto della Storia di Roma edita da Einaudi. A spingere il Gabba a tornare a Pavia nel 1974 fu, soprattutto, il forte legame con la rivista Athenaeum, di cui è divenuto proprietario nel 1990, per volontà di Enrica Malcovati. Lo studioso, nel corso della carriera, ha ricevuto vari riconoscimenti nazionali e internazionali; ha ottenuto lauree honoris causa a Digione il 4 ottobre 1988, a Magonza il 19 ottobre 1998 e a Strasburgo il 28 aprile 2000. Nel 2008 ha ricevuto il premio ‘Cultori di Roma’. È socio della British Academy e dell’Académie des Inscriptions et Belles-Lettres, dell’Accademia dei Lincei, di quella di Torino e dell’Istituto Lombardo.
La seconda parte dell’intervista verte sugli aspetti più importanti dell’attività storiografica del Gabba. Il commento ad Appiano è stato il punto di partenza per un’analisi più generale sui cinque libri delle Guerre Civili e sull’intera opera dello storico greco. Grande attenzione è stata riservata dallo studioso alla riflessione storiografica sugli ultimi due secoli della repubblica e al problema dell’identità nazionale dell’Italia in età romana. Il Gabba ha iniziato a studiare tre problemi, quello del censo e della fiscalità, quello dei veterani e della concessione delle terre, quello del ruolo politico dei soldati nel corso delle guerre civili. La seconda problematica, in particolare, lo ha indotto a interessarsi, con fervidi risultati, alle modalità di concessione delle terre, alla catastazione ed alla questione agraria. Ha condotto ricerche sulla transumanza e sugli scambi commerciali in Italia, occupandosi della questione dell’arricchimento e del suo ruolo nell’ambito dei valori aristocratici. Ha ricostruito il quadro delle guerre civili e dello scontro tra Mario e Silla, conducendo un’analisi sul problema dell’unificazione dell’Italia nel modello municipale di cittadinanza romana. Grande attenzione era riservata allo studio delle fonti e della storiografia greca di Roma e, in particolare, ad Appiano ed a Dionigi di Alicarnasso. Lo studioso si è, inoltre, rivolto all’analisi della Roma arcaica e del rapporto, nell’ambito dell’impero, tra l’aristocrazia culturale ellenistica e la nuova classe dirigente romana. Gli studi del Gabba hanno permesso, tra l’altro, di spiegare in maniera convincente il processo di colonizzazione e di trasformazione dello spazio rurale in Italia, di esporre i meccanismi di passaggio dalla città-stato all’Italia unificata, di comprendere i comportamenti aristocratici e i retaggi delle tradizioni storiche. Il Gabba si riconosce in una corrente storicista e si professa lontano tanto dallo strutturalismo quanto dall’esistenzialismo. Opponendosi alla tesi del Finley, secondo il quale esistono dei modelli interpretativi moderni di carattere economico, il Gabba2 ha sostenuto che si debba dare una precisa preferenza agli aspetti politico-culturali della storiografia antica, comprendendo il legame di questi con la realtà storico-politica e con le motivazioni ideali e morali.
Riguardo al problema della sopravvivenza dell’organizzazione e della cultura del mondo romano nell’Europa di oggi, il Gabba riconosce nell’organizzazione dello stato imperiale romano una base decisiva per lo sviluppo dell’Occidente europeo, sottolineando, però, che nelle aree orientali e meridionali dell’impero l’influenza della cultura araba ha riportato al ritorno di culture locali. Lo studioso ritiene, inoltre, che il frazionamento dei municipi e delle colonie ha profondamente influenzato gli sviluppi della storia d’Italia. Con l’avvento di Augusto cambiano i ceti dirigenti e l’elemento unificante non è più un’organizzazione statale, ma la figura del Princeps.3 La mancanza, in età romana, di un tessuto politico-amministrativo che coinvolgesse i municipi italiani in una prospettiva più generale è stata il punto di partenza di tutte le questioni sul concetto dell’Italia come nazione e sull’unità o meno della storia dell’Italia.
Il volume è piacevole e di lettura agevole. Lo completano alcune ‘Appendici’, che riportano una lettera del Fraccaro a Luigi Russo sui meriti del Gabba, l”Allocuzione’ pronunciata da Jean-Michel David in onore del Gabba il 28 aprile 2000, le motivazioni dell’assegnazione al Gabba del premio ‘Cultori di Roma’, e alcune fotografie che ritraggono l’illustre studioso insieme a colleghi ed allievi che lo hanno accompagnato nel corso della sua prestigiosa carriera.
Notes
1. Tra le numerose importanti opere del Gabba si annoverano: Appiano e la storia delle guerre civili, Firenze 1956; Esercito e società nella tarda repubblica romana, Firenze 1973; Per la storia dell’esercito romano in età imperiale, Bologna 1974; Strutture agrarie e allevamento transumante nell’Italia romana (con M. Pasquinacci), Pisa 1979; Esercito e società nella tarda repubblica romana, Firenze 1973; Del buon uso della ricchezza, Milano 1988; Dionysius and the History of Archaic Rome, Berkeley 1991; Storia di Roma. Vol. 2. L’impero mediterraneo (con G. Clemente e F. Coarelli), Torino 1991; Cultura classica e storiografia moderna, Bologna 1995; Riflessioni storiografiche sul mondo antico, Como 2007.
2. E. Gabba, ‘Per una discussione su Problemi e metodi di storia antica di Moses I. Finley’, in Cultura classica e storiografia moderna, Bologna 1995, pp. 345-51.
3. E. Gabba, ‘Alcune considerazioni su una identità nazionale nell’Italia romana’, in Riflessioni storiografiche sul mondo antico, Como 2007, pp. 63-71.