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Il volume curato da John Ma, Nikolaos Papazarkadas, Robert Parker ritorna su un tema assai complesso quale l’impero ateniese di V secolo. Lo studio, introdotto da Robert Parker e concluso da John Ma, è composto da nove contributi, un indice generale, un indice delle fonti.
L’introduzione di Robert Parker, oltre a presentare i singoli contributi del volume, si configura come un utile status quaestionis, ma anche come una storia degli studi che, in vario modo, da Pittakys a Grote, da De Romilly a Finley hanno affrontato da vari punti di osservazione e con differenti conclusioni il complesso problema dell’impero ateniese di V secolo. Come obiettivo della ricerca Parker pone ‘a desire to differentiate, to insist that the Athenians sought local solutions to local problems, that chronologically too there is no simple progression to be traced from hegemony to empire’ (p. 9).
Il lavoro di Peter Liddel (13-42) presenta un’interessante e dettagliata storia della storiografia. Lo studioso non solo cita i lavori che in qualche modo hanno influenzato se non condizionato le ricerche sull’impero ateniese, ma ne sottolinea limiti e pregiudiziali capaci, in molti casi, di portare a interpretazioni e / o conclusioni distorte. Se, ad esempio, nel 1707, nella sua The Grecian History, Temple Stanyan indicava nella costruzione dell’impero un motivo di rovina per Atene, William Young con la sua opera The Spirit of Athens (1777) rifletteva nelle conclusioni le spinte colonialiste dell’Inghilterra della sua epoca. Un confronto tra passato e presente, che si coglie anche negli studi di Lytton, che poneva sullo stesso piano l’Atene di V secolo a.C. e l’Inghilterra del XIX secolo d.C. Era comunque George Grote nella History of Greece (2 volumi, London 1846-56) a costruire l’apologia della lega delio-attica a guida ateniese, a difendere l’atteggiamento assunto dalla polis egemone nei confronti degli alleati, a fare dell’impero lo strumento di tutela della libertà. Confronti anacronistici tra passato e presente che Liddel evidenzia anche nella storiografia tedesca e in quella francese di XIX e XX secolo (da Wilamowitz a Guiraud).
Lisa Kallet (43-66) sottolinea il peso delle nuove scoperte epigrafiche nella rilettura della storia ateniese di V secolo e dell’impero. Come già Peter Liddel, anche la Kallet procede, in via preliminare, a una storia degli studi. Analizza infatti numerose teorie sull’impero ateniese rilevando come in molti casi esse siano state dettate da pregiudiziali o ideologie di fondo. Come quella, ad esempio, dello storico marxista G.E.M. de St. Croix ( The popularity of Athenian empire, 1954) secondo il quale “the demos in the cities of the empire felt solidarity with the Athenian demos”, o quelle basate su una giustificazione dell’impero dettata da motivazioni di tipo esclusivamente economico. La studiosa, pur rimarcando l’apporto dell’epigrafia nelle ricerche sull’impero ateniese, tuttavia evidenzia il rischio di impiegare con troppa facilità le iscrizioni per le quali non si dispone di una datazione certa o plausibile. Ne auspica perciò un utilizzo in una forma estremamente prudente.
Proprio sulla datazione assegnata ad alcune epigrafi si sofferma Papazarkadas (67-88). Lo studioso confuta ripetutamente la validità del cosiddetto “threebar sigma lettering criterion”, che Meritt nell’ Athenian Tribute List impiegava diffusamente come elemento tecnico per datare numerose iscrizioni di V secolo a prima del 446 a.C. Papazarkadas dimostra in forma convincente come tale caratteristica epigrafica e la datazione che ad essa Meritt abbinava venga a perdere di consistenza in numerosi casi. Nonostante la presenza del “threebar sigma lettering”, infatti, numerose iscrizioni risultano databili a dopo il 446 a.C.. È il caso, ad esempio, di IG I3 31 (immunità concessa dagli Ateniesi alla comunità di Ermioni) da collocare non più intorno al 450 a.C. ma piuttosto nel 420 a.C.. È il caso ancora di IG I3 11 (trattato tra Atene ed Egesta) databile non al 458/7 ma al 418 a.C..
Il lavoro di Raaflaub (89-124) pone in evidenza gli elementi che gli Ateniesi avrebbero mutuato dall’impero persiano nella costruzione del loro dominio. Nonostante si fossero eretti a paladini della liberta dei Greci contro il barbaro nelle guerre persiane di V secolo a.C., tuttavia, sottolinea Raaflaub, nell’organizzare la loro arché, gli Ateniesi trassero ispirazione proprio dall’impero achemenide che tenacemente avevano combattuto. Ne sono prova il tributo richiesto agli alleati, la confisca di territorio ad alcune delle comunità soggette, la costruzione di un’imponente flotta grazie anche all’apporto degli alleati, la deportazione dei nemici sconfitti.
John Ma (125-148) interpreta il funzionamento dell’arché ateniese sulla base di un confronto con le strutture dell’impero persiano e con quelle delle monarchie ellenistiche. Dei due termini di paragone lo studioso prende in esame il sistema amministrativo caratterizzato da governatori, dall’uso di guarnigioni, da un articolato sistema di tassazione, dal controllo del territorio, dalla concessione di privilegi in relazione a benefici ricevuti. Una prova in questo senso è costituita da un documento epigrafico che attesta come gli Ateniesi assegnarono l’autonomia alla comunità di Carpathos e suo koinon così ricompensati poiché avevano fornito legno di cipresso per la costruzione del tempio di Atena.
Roger Brock (149-166) si interroga sul vero significato della libertà e della democrazia concessa dagli Ateniesi agli alleati. Lo studioso evidenzia come il termine ‘demokratia’, lontano dall’assumere dovunque lo stesso significato (nonostante le affermazioni di Isocrate, Panegirico 104-106, e di Aristotele, Politica 1307b22), divenisse nel V secolo a.C. uno strumento di potere per la città egemone: un mezzo per imporre la propria supremazia e perseguire i propri interessi. Lo attestano numerosi episodi. Nel 441 a.C. Atene sostenne a Samo un governo che, anche se oligarchico; era in linea con i suoi interessi; analogamente nel 433 a.C. fornì aiuti militari a Corcira retta da un governo oligarchico e, nel 415 a.C., portò guerra a Siracusa dove vigeva una democrazia.
Peter Thonemann (167-194), prendendo in esame la stele di di Xanthos (TL 44), si sofferma sul ruolo delle comunità soggette agli Ateniesi nel corso del V secolo a.C. e, in particolare, in relazione alla Licia, sul personaggio di Amorge. Generale di valore legato ai Persiani, Amorge, servendosi di esuli Cari e Sami, fu in grado di organizzare e guidare una sollevazione contro Atene infliggendo alla città egemone due clamorose sconfitte nel 412 a.C.: a Kyaneai e al monte Thorax. La stele di Xanthos conserva memoria di tali successi, salutati come la Maratona e la Salamina dei Lici.
Il lavoro di John H. Kroll (195-209) analizza l’arché ateniese di V secolo a.C. attraverso la documentazione numismatica. Come è noto, la coniazione di moneta argentea da parte di Atene raggiunse la sua akmé nella metà del V secolo. Riprendendo gli studi di Figuera (1998; 2003; 2005; 2006), Kroll accerta come le coniazioni delle città alleate gradualmente diminuissero subito dopo il 478 a.C. Contrariamente alla tesi di Figuera, secondo il quale questo fenomeno sarebbe stato dettato dalla grande quantità di monete ateniesi in circolazione, il Kroll lo legge come effetto del potere esercitato dalla città egemone. Lo studioso rileva come, contrariamente alla communis opinio, gli Ateniesi nel 414 a.C., nonostante la presenza di truppe spartane a Decelea, fossero ancora in grado di sfruttare a pieno le miniere argentifere del Laurion e di controllare efficacemente i commerci in tutto l’Egeo. Parallelamente a questa conclusione ipotizza una nuova datazione del decreto ateniese che obbligava gli alleati ad adottare pesi e misure attiche (Meiggs-Lewis 45; ma anche SEG 51, n. 55), collocandolo non più al 425 a.C., come pensava Mattingly, ma a poco prima del 414 a.C.
Alfonso Moreno (211-221) analizza la natura delle cleruchie ateniesi. Oltre ad essere state un indubbio strumento di potere e di coercizione, esse rappresentarono un mezzo di arricchimento per privati e una fonte di entrata per la polis egemone. Lo attestano alcuni episodi come la confisca delle terre agli abitanti di Lesbo nel 427 a.C. o la presa di Melo dopo il massacro della popolazione nel 415 a.C.. Non si trattò tuttavia, rileva Moreno, di un fenomeno legato solo alla lega delio-attica. Anche nel IV secolo a.C., infatti, gli Ateniesi mantennero la loro propensione alla creazione di cleruchie proprio in virtù delle rendite che esse erano in grado di garantire.
Le conclusioni sono affidate a John Ma (223-231), che rimarca la necessità di riprendere in considerazione, attraverso appositi incontri di studio tra esperti di tutto il mondo, temi già indagati in passato. Un primo passo in questa azione di ‘ripensamento’ è costituito da ‘Interpreting the Athenian Empire’ che, rileva lo studioso, mira a incoraggiare ulteriori ricerche.
La scelta di porre note e bibliografia alla fine dei singoli contributi costituisce l’unico neo del volume. Se, da una parte, essa è finalizzata a renderne accessibili i contenuti anche ai non addetti ai lavori, come impone ormai l’editoria mondiale, dall’altra, non aiuta certamente lo specialista nella verifica delle fonti di informazione e nell’acquisizione dei dati bibliografici. È chiaro che si tratta di un dettaglio che non intacca la validità complessiva dello studio. ‘Interpreting the Athenian Empire’, infatti, non solo mette a fuoco i problemi relativi all’impero ateniese di V secolo a.C,, ma si configura effettivamente come un lavoro d’équipe, il primo tra quelli auspicati da John Ma per una ripresa delle indagini sul tema.
Table of contents
Robert Parker, Introduction
Peter Liddel, European colonialist perspectives on Athenian power: before and after the epigraphic explosion
Lisa Kallet, Democracy, empire and epigraphy in the twentieth century
Nikolaos Papazarkadas, Epigraphy and the Athenian empire: re-shuffling the chronological cards
Kurt A. Raaflaub, Learning from the enemy: Athenian and Persian ‘instruments of empire’
John Ma, Empires, Statuses and realities
Roger Brock, Did the Athenian empire promote democracy?
Peter Thonemann, Lycia, Athens and Amorges
John H. Kroll, What about coinage?
Alfonso Moreno, ‘The Attic neighbour’: the cleruchy in the Athenian empire
John Ma, Afterword: whither the Athenian empire?
General index
Index of sources