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Il volume raccoglie sette contributi già editi e qui riproposti in una versione rielaborata, tutti incentrati sul dibattito filosofico intorno al fenomeno musicale (nel senso più ampio del termine) tra l’ età classica e l’ età ellenistica. I saggi, grazie anche ai frequenti rimandi interni, appaiono tra loro fortemente interrelati, così che il volume si presenta effettivamente come “un percorso omogeneo” fatto di “momenti distinti”, per dirla con l’ A(utore) (p. 5). Le linee portanti di tale percorso, strutturato secondo un criterio cronologico (da Damone a Filodemo), coincidono sostanzialmente con i principali temi della discussione musicologica nel periodo sopra indicato: il nesso tra musica, etica e politica (capp. 1, 2, 4 e 7); il rapporto tra musica e retorica (cap. 4); la
Comune ai vari contributi è il fatto di muovere sempre dai testi greci, di cui si propone dapprima una esegesi puntuale, quindi una lettura di più ampio respiro, volta a contestualizzare il singolo brano nel pensiero di un autore antico o di metterlo in relazione con il contesto culturale di riferimento. La prospettiva seguita dall’ A. è, dunque, duplice: esegetico-testuale e storico-culturale. In essa risiede certamente uno dei punti di forza del libro. Ciò premesso, passo ad alcune osservazioni di dettaglio.
Tra i contributi più significativi del volume possono essere segnalati i seguenti. Anzitutto, la delucidazione del valore dell’ espressione
In secondo luogo, mette conto di segnalare l’ esegesi di Plat. Resp. IV 441e 8-442a 2, dove l’ interpretazione tradizionale introduce nel discorso platonico una contraddizione logica: come nota l’ A., nel passo i correlativi
Non meno degno di attenzione è il pregevole studio sul frammento de musica trasmesso da P. Hibeh 13 (cap. 4), del quale, attraverso l’ analisi della lingua, dello stile e del lessico, oltre che del contenuto e del tipo di argomentazione, l’ A. mette in evidenza la notevole consonanza con gli scritti di Alcidamante (in part. con l’ esordio dell’ Odisseo e con quello del discorso Sui Sofisti), proponendo l’ attribuzione del frammento al retore ateniese, o quantomeno all’ area alcidamantea — un’ ipotesi che ha ormai incontrato il favore di molti studiosi, come lo stesso A. ricorda nella Postilla (pp. 59s.).
Infine, non può non segnalarsi la lucida disamina del cap. 6 sui presupposti scientifici sopra i quali Aristosseno ha fondato l’ armonica: (1) l’ individuazione del campo specifico di studio, (2) la determinazione delle funzioni cognitive necessarie e (3) la ricerca dei principi fondamentali della disciplina. La trattazione di questi tre temi dimostra che il Tarentino ha concepito la scienza armonica come una disciplina assiomatico-deduttiva “il cui modello è la trattazione aristotelica degli Analytica posteriora” (p. 103): in ultima analisi, egli ha tentato una sintesi tra conoscenza sensibile e conoscenza razionale ben lontana da quell’ atteggiamento di puro empirismo e di radicale avversione al matematismo pitagorico impropriamente attribuitogli da L. Laloy e, dopo di lui, da numerosi altri studiosi.3 La puntuale analisi della struttura e del contenuto degli Elementa harmonica permette altresì all’ A. di evidenziare una certa evoluzione metodologica e concettuale tra il primo libro dell’ opera e i due successivi e di postulare l’ esistenza di almeno due stadi compositivi: il II ed il III libro, tra loro strettamente connessi, sembrano appartenere a una redazione successiva al I libro, “forse una seconda edizione del libro I destinata a un corso di insegnamento più approfondito, o, più probabilmente, una rielaborazione e rimeditazione complessiva del libro I” (p. 106).
In un solo caso si ravvisa la mancata registrazione di un contributo testuale non trascurabile, di cui si poteva tenere conto in sede di ripubblicazione. Si tratta della discussione (cap. 1) su Philod. Mus. IV 33,37 (p. 104 Kemke = p. 83 Neubecker), un’ importante testimonianza sul contenuto del progetto politico-paideutico di Damone. La discussione mostra che l’ integrazione
In conclusione, il volume non può che essere salutato con favore, anzitutto perché riunisce e rende facilmente accessibili saggi apparsi in sedi disparate, agevolandone la consultazione attraverso una bibliografia ragionata (pp. 135-145) e due indici, l’ uno dei nomi antichi e moderni (pp. 149-152), l’ altro delle fonti antiche citate (pp. 153-159). La rilevanza degli argomenti trattati e la competenza in materia dell’ A. rendono il libro di grande interesse per gli studiosi — ma anche per gli appassionati colti — di filosofia antica e di musica greca antica. La lettura dei contributi risulta piuttosto scorrevole e persino piacevole, grazie alla fluidità di scrittura e alla chiarezza espositiva dell’ A. La veste editoriale si presenta nitida ed elegante. Pochi e per lo più trascurabili sono i refusi riscontrabili.6
Indice:
1. I “tropoi” di Damone (37 B 2 e B 10 DK)
2. Protagora, Damone e la musica
3. Socrate, la musica, e la danza: Aristofane, Senofonte e Platone
4. Alcidamante e PHibeh 13 “de musica”. Musica della retorica e retorica della musica
5. Musica e filosofia in Platone, “Repubblica” II-IV
6. Aristosseno e lo statuto epistemologico della scienza armonica
7. Diogene di Babilonia e Aristosseno nel “De Musica” di Filodemo
Notes
1. La valenza del termine
2. A favore di questa interpretazione si può richiamare anche la metafora di Resp. III 412a, dove le componenti dell’ anima appaiono come le corde di uno strumento da tendere o allentare per ottenere la giusta tonalità e produrre una buona consonanza.
3. L. Laloy, Aristoxène de Tarente et la musique de l’ Antiquité, Paris 1904.
4. J. Kemke, Philodemi de musica librorum quae exstant, Lipsiae 1884, p. 104; R. W. Wallace, Damone di Oa i suoi successori: un’ analisi delle fonti, in Id.-B. MacLachlan (eds.), Harmonia Mundi: Musica e filosofia nell’ antichità. Music and Philosophy in the Ancient World, Roma 1991, pp. 30-53: p. 34.
5. D. Delattre, Philodème de Gadara. Sur la musique. Livre IV, Paris 2007.
6. Mette conto di segnalare soltanto