[The reviewer apologizes to the author and the editors for the delay in submitting this review.]
A dieci anni dalla prima edizione (1998) viene ripubblicato il volume di Robert Garland dedicato alla vita quotidiana nella Grecia antica. Esso faceva già parte di una serie dedicata agli aspetti della vita quotidiana in diversi contesti storici, promossa dalla Greenwood Press. R. Garland è autore di altri studi influenzati da quella corrente storiografica del XX secolo che, soprattutto a partire dal nuovo paradigma delle Annales, ha restituito interesse a quelle prospettive di ricerca a lungo sottovalutate. Basterà qui ricordare l’impresa curata da Philippe Ariès e Georges Duby ( Histoire de la vie privée, Paris 1985), che dall’Impero romano si spinge fino al Novecento. Resta inteso che le due formule “vita quotidiana” e “vita privata” non sono del tutto sovrapponibili, come risulterà chiaro anche dall’esame del volume. Tuttavia non pochi sono gli elementi di inevitabile embricazione che consentono di inquadrare il volume del Garland all’interno di questo importante spazio storiografico.
Dopo un rapido schizzo dello sviluppo storico dalla Grecia micenea alla conquista romana (“Historical Outline”, pp. 1-19), Garland passa a indicare le coordinate spaziali e temporali che inquadravano gli aspetti della vita quotidiana. Innanzitutto i limiti ecologici di tale spazio, che condizionavano inevitabilmente sia la qualità della vita sia la dimensione delle singole comunità. In una misura non trascurabile, certi aspetti del dinamismo emporico e politico di alcuni centri, a partire da Atene, si devono spiegare proprio con la necessità di dovere sostenere una massa di popolazione eccessiva rispetto alle possibilità produttive del territorio. Se questo è ben noto, resta discutibile l’utilità di proporre raffronti troppo immediati con la nostra esperienza diretta (per esempio, con il clima della California meridionale: troppo diverse, non tutte note e comunque incommensurabili le varianti, e forse questi paragoni rischiano di banalizzare la nostra visione della Grecia antica). L’Autore presta molta attenzione, giustamente, a segnalare al lettore non specialista la grande distanza che separa la città antica dalle nostre città, fino ad avvertire che anche una polis come Atene apparirebbe oggi più simile ad una cittadina rurale piuttosto che ad un agglomerato metropolitano, a dispetto del processo di monumentalizzazione. Inoltre non finisce di stupirci l’apparente contraddizione tra la grandeur dei monumenti pubblici e il “private squalor” di quegli ambienti in cui una parte notevole della vita quotidiana aveva luogo. Altro elemento di “turbolenza” cognitiva, credo anche per gli specialisti, è l’organizzazione del tempo, soprattutto per la mancanza di uniformità calendariale che faceva del mondo greco una sorte di babele temporale, che solo parzialmente trovava un contrappeso nel computo basato sulle grandi feste panelleniche, in particolare le Olimpiadi (“Space and Time”, pp. 21-34). Altro elemento cardine per introdursi con cognizione di causa nei molteplici aspetti della vita quotidiana è rappresentato dalla presenza della scrittura, dal grado e dalle modalità della sua diffusione.
L’organizzazione sociale occupa un ampio capitolo (“The people”, pp. 43-81), indispensabile per approfondire diverse peculiarità della vita privata, analizzate nel capitolo successivo (“Private Life”, pp. 83-129). La coppia oikos/genos svolge un ruolo fondamentale: intorno ad essa ruota un meccanismo complesso che si spinge fino all’estrema periferia fisica e sociale della polis (donne, schiavi, bambini, stranieri), come una trama che lega insieme componendoli in un quadro unitario elementi che altrimenti resterebbero meno chiari se separati da questa cornice generale. Benché il caso ateniese costituisca per larga parte più un’eccezione che la norma, Garland si affida ampiamente a questa particolare polis per fornire ai suoi lettori le coordinate principali. In effetti la documentazione disponibile, sia letteraria che archeologica, esercita una forte pressione in questa direzione; tuttavia sarebbe stato utile avvertire il pubblico della natura deformante dei documenti con cui occorre fare i conti. La particolare natura del rapporto tra demi, fratrie e tribù in Attica fornisce d’altronde spunti di riflessione irrinunciabili.
L’elemento femminile riceve un’attenzione fondamentale, e i lettori sono guidati nell’osservazione dello status femminile durante tutte le classi di età, e in relazione al ruolo politico riservato agli uomini. Il loro rapporto con genitori e figli è analizzato attraverso fonti di varia natura, testi letterari, papiri, ma anche l’irrinunciabile corredo iconografico messoci a disposizione dalla pittura vascolare.
Garland accompagna il lettore attraverso una massa di documenti che appartengono ad epoche e a generi diversi, raggiungendo così l’obiettivo di fornire un quadro quanto mai vivido e affascinante per un pubblico di non specialisti e di studenti che si accostano allo studio dell’universo culturale greco, al di là della sequenza di eventi politico-militari solitamente privilegiati nei manuali tradizionali. Altre zone d’ombra della vita quotidiana sono esplorate nelle pagine dedicate alla cosiddetta “terza età” e a quegli aspetti dell’emarginazione (ai disabili sono dedicate osservazioni interessanti, pp. 67-69), del fenomeno servile (pp. 69-73), della devianza sociale (la delinquenza giovanile, pp. 63-64), solitamente meno noti. Le ambivalenze dell’alterità (dai meteci ai barbari) sono sottolineate sia per quanto riguarda il caso ateniese che per il mondo spartano, dove le differenti risposte che quella società fornisce danno un’idea della complessità e dell’irriducibilità ad unum del mondo greco.
Le pagine dedicate all’organizzazione delle case, al vestiario, all’alimentazione, agli usi funerari, alle difficoltà e alle soluzioni fornite in caso di crisi delle relazioni interindividuali, sono forse le più interessanti del volume e ne costituiscono il nucleo. Particolare attenzione è rivolta alla ritualità del simposio (pp. 95-102). Salute e malattia consentono di sottolineare quanto resti difficile in questo tipo di società separare gli strumenti tradizionali di intervento, a iniziare dalla “medicina templare”, da nuove forme di intervento che includono un accrescimento del sapere tecnico e riflettono al tempo stesso il rapporto tra salute e genere (pp. 109-110).
Pratiche funerarie e credenze nell’aldilà (pp. 114-129) ricevono una descrizione accurata: la loro importanza, d’altronde, coinvolge ogni aspetto della vita quotidiana e si riverbera anche nella conflittualità endemica di questo tipo di organizzazioni sociali. Morte e contaminazione ( miasma) costituiscono una sorta di endiadi che trova un’espressione particolarmente enfatica nelle procedure e nei regolamenti che sono ritenuti pertinenti la sfera della purezza e della magia. A tutti questi temi Garland presta un’attenzione concentrata soprattutto sugli aspetti della percezione psicologica. Opportuno, al riguardo, il famoso passo della Repubblica platonica, quando il vecchio Céfalo rivela con commovente semplicità l’ansia con cui ci si accosta al momento finale della vita (I 330 d-e).
Infine, non vi è vita privata senza lo spazio pubblico: sulla loro intersezione si estende e trova sistemazione la nozione di “vita quotidiana”, che per l’appunto non è semplicemente “privata”, ma è innanzitutto un campo di azione sociale. Per questo l’ultima parte del volume è dedicata alle pratiche religiose, sacrificali, purificatrici, divinatorie (pp. 131-143). Dopo un breve excursus sulle procedure giuridiche e sul funzionamento dei tribunali, l’Autore descrive le professioni più diffuse nel mondo greco: anche su questo tema finisce per prevalere inevitabilmente una visione atenocentrica. Strettamente intrecciata è la sezione dedicata al mestiere delle armi (pp. 158-170), sia per quanto riguarda la guerra terrestre che per quella navale. A fianco delle informazioni tecniche non manca un tentativo di scavo psicologico nel groviglio di emozioni che caratterizzavano l’addestramento (giuramento degli efebi ateniesi) e, a maggior ragione, lo scontro vero e proprio (battaglia delle Termopili).
Un capitolo finale è rivolto a certi aspetti della ricezione moderna (“The Impact of Ancient Greece on Modern Culture”, pp. 209-214), a partire dal primo impatto che avviene nelle scuole. Mi sembra che siano da condividere le osservazioni scettiche (ed equilibrate) di Garland sulla controversia aperta dalla pubblicazione dell’opera di M. Bernal, le cui debolezze metodologiche non possono giustamente essere ascritte ad un’inesistente congiura del silenzio dei classicisti.
Come abbiamo già osservato e come del resto sottolinea opportunamente l’Autore, la situazione documentaria, dispersa e frammentaria, costringe ad un continuo andirivieni tra aree ed epoche diverse del variegato e plurale mondo greco. Inevitabili perciò alcune lacune spazio-temporali, a vantaggio di aree particolarmente dense, come Atene e Sparta. Anche per questo occorrerebbe allertare il lettore non specialista rispetto a polarizzazioni, come quella Atene vs Sparta, che oscillano tra il livello della realtà e quello della rappresentazione storiografica. Non vi è dubbio che queste due poleis“rappresentassero” realtà sociali e politiche differenti, ma forse non così tanto nella “realtà” storica quanto il dossier disponibile ci vuol far credere (cfr. l’affermazione recisa di Garland, p. XIX: “Sparta was in many ways the exact antithesis of Athens”).
Si può forse esprimere qualche rammarico per non aver potuto procedere, in occasione di questa riedizione, ad un aggiornamento bibliografico, specie su temi centrali (come la natura del simposio) o ideologicamente spinosi (come il dibattito su M. Bernal). Questo non inficia tuttavia il valore del volume, limitatamente agli obiettivi didattici e propedeutici che si propone.
Il volume è opportunamente corredato da cartine e ogni capitolo è accompagnato da disegni tratti dal ricco repertorio iconografico disponibile. D’altronde la bibliografia, di qualità, è arricchita da alcuni riferimenti alla ricezione della grecità nella narrativa moderna (anche in questo caso gli ultimi anni hanno visto un vero e proprio boom di best sellers che avrebbero potuto essere segnalati in occasione di questa riedizione), indicazioni di riviste per lettori non specialisti desiderosi di approfondire singoli temi, e al sempre più vasto campo del multimediale. Si tratta di un’opera che si propone di accostare, senza rinunciare al rigore, a argomenti specialistici un pubblico di curiosi e di studenti che rischierebbe altrimenti di affidarsi a strumenti insufficienti o peggio inaffidabili. È il merito innegabile del libro di Robert Garland.