BMCR 2007.09.11

Die Inschriften von Kaunos. Vestigia, 55

, Die Inschriften von Kaunos. Vestigia ; Bd. 55. München: C.H. Beck, 2006. xiii, 416 pages : illustrations, maps ; 31 cm.. ISBN 9783406550744. €100.70.

Per il titolo, l’aspetto e il contenuto il presente volume (d’ora in poi I.v. Kaunos) potrebbe iscriversi nella fortunata serie ‘blu’ delle “Inschriften von griechischen Staedten aus Kleinasien” (ιγσκ fondata a Colonia da Reinhold Merkelbach.1 In realtà esso è pubblicato in un’altra collana e si vuole ispirare, nei criteri di edizione e nella valorizzazione del materale epigrafico, ai lavori dell’epigrafista francese Louis Robert.2

In una rassegna delle precedenti esplorazioni di Cauno (1-5) Marek (d’ora in poi M.) ricorda quella del capitano inglese Hoskyn, che identificò le rovine della città grazie alla lettura di una sola iscrizione,3 quella del francese Collignon, che di iscrizioni ne individuò e trascrisse altre tre,4 ed il sopralluogo del Maiuri,5 fino a che nel dopoguerra un sistematico lavoro di reperimento e di pubblicazione del materiale epigrafico venne compiuto dal Bean;6 a questo fece seguito la ricognizione archeologica di superficie condotta dallo svedese Paavo Roos,7 e gli scavi sistematici promossi dal turco Ögün, quindi dall’allievo di questo, Cengiz Isic, a cui il volume è anche dedicato.

Del team internazionale messo in piedi dallo Ögün faceva parte l’epigrafista Peter Hermann, dal quale M., attualmente docente presso l’Università di Zurigo, ha ricevuto il compito di redigere il corpus delle iscrizioni: tale impresa, la cui prima stesura risale ad un soggiorno dell’autore presso lo Institute for Advanced Study di Princeton, ha dovuto essere più volte interrotta e ripresa per l’incessante scoperta di nuovi testi, avvenuta negli ultimi anni.

Un’ampia sezione di testimonianze, divisa in fonti letterarie (A) e documenti epigrafici (β apre la prima parte del libro (8-78): in esse si narra che Cauno, città né caria né licia, ma risalente ad una mitica fondazione cretese,8 venne assoggettata ad opera del generale persiano Harpagos, quindi partecipò alla rivolta ionica di Aristagora, aderì alla Lega Navale Ateniese, fece parte del dominio degli Ecatomnidi, in seguito subì l’avvicendamento delle dinastie degli Antigonidi e dei Tolemei, fino a che da questi ultimi il controllo della città venne ceduto, per denaro, ai Rodii. Resa libera da Roma in seguito alla caduta in disgrazia di Rodi, la città perse l’indipendenza per aver aderito allo sterminio dei residenti Romani ed Italici promosso da Mitridate. In tutto questo l’economia di Cauno appare sempre florida grazie allo sfruttamento del traffico portuale, regolamentato tramite l’imposizione di dazi e alimentato dalla esuberanza delle produzioni locali, in particolar modo la coltivazione dei fichi e la pesca.

Alla sezione delle testimonianze fa seguito un excursus di geografia storica (79-90), nel quale i toponimi emergenti dai documenti epigrafici vengono esaminati e messi a confronto con l’attuale realtà del territorio, mentre una sintesi storica (90-103) riprende e valorizza le notizie presentate nelle testimonianze. Alcune pagine sono infine dedicate alla ricostruzione del profilo istituzionale della città (105-107).

Si arriva così alla parte epigrafica vera e propria, nella quale sono presentate circa 240 iscrizioni o frammenti di iscrizione. Il tutto è preceduto da uno studio sui caratteri epigrafici locali, con particolare attenzione ai supporti materiali (109-110), alla forma delle lettere (110-116), ed alle particolarità grammaticali ed ortografiche (116-118).

In una sezione preliminare (119-129), sono considerate 11 iscrizioni redatte nella variante locale del cario:9 di particolare interesse è un testo bilingue, verosimilmente della seconda metà del IV secolo a.C., inciso in un elegante stile stoichedico. In esso (K 1) si tratta della prossenia conferita a due ateniesi, Nicocle figlio di Lisicle e Lisicle figlio di Lisicrate, che potrebbero essere padre e figlio.10

Fra le circa 230 iscrizioni greche, ben 140 sono inedite: di queste una buona metà può essere qui trascurata in quanto costituita da frustuli di poche righe,11 ma fra le altre vi sono testi di grandissimo interesse antiquario e storico.

Ricostruendo un percorso cronologico limitato ai nuovi testi, il n. 81 è una base di statua in onore del generale ateniese Conone, dell’inizio del IV secolo a.C.: questa iscrizione è superata in antichità solo dal frustulo n. 192, in alfabeto arcaico; il n. 1 è un frammento di lettera di Demetrio Poliorcete, con riferimento alla guerra contro Lisimaco; il n. 82 è una base di statua in onore del re di Sidone, Filocle, eretta dopo che questi ebbe espugnato la città per conto del re Tolemeo I;12 il n. 4 è l’inizio di un decreto civico, inusualmente datato al quindicesimo anno del re Antigono (verosimilmente il 303/2 a.C. se, come probabile, si tratta del Monoftalmo); il n. 41 è una lista di efebi del ginnasio; i nn. 64-65 sono gradini di un edificio, iscritti con i nomi delle tribù; i nn. 66-72 sono dediche ad Iside e Serapide, culto la cui origine risale alla dominazione tolemaica; i nn. 76-78 sono altari in onore di Zeus Soter, Zeus Edraios e Ge; delle iscrizioni funerarie alcune sono per stranieri, inclusi due mercenari arcadi (nn. 146-147), un trace e un uomo di Sinope (n. 148), un uomo di Olbasa (n. 151), uno di Sidone (n. 152) ed uno di Lisimachia (n. 153); fra le iscrizioni funerarie per i nativi ricordiamo i nn. 149, 150, 155, 156, 158 e 159. Passando all’età dell’intervento romano in Oriente, il n. 2 è un frammento di lettera del re Eumene, in lode del cittadino di Cauno Ermonatte; alla luce di questo si può azzardare una ipotesi sul n. 90, che ricorda l’ambasceria svolta a Roma per conto dei Cauni da parte di Stratios figlio di Myonides : questi, che rivendicò presso il senato il possesso del territorio di Telandra, non dovrebbe essere infatti, come sembra ritenere l’autore, uno sconosciuto, bensì può essere identificato con quel medico Stratios che, inviato a Roma da Eumene presso Attalo, lo convinse a non cedere alle lusinghe dei Romani, che desideravano farlo subito re in luogo del fratello.13

I nn. 92-98 sono le iscrizioni onorifiche fatte incidere da Neophron sotto le statue dei familiari, raccolte in una esedra monumentale: su ciascuno di questi supporti sono poi incise delle lettere isolate da intendere, sembra, come contrassegni di lavorazione; ancora ricordiamo una costruzione con le iscrizioni dei coniugi Boiskos e Glykinna, nn. 100-101.

L’epoca della tarda repubblica, quando Cauno cercava di riguadagnare la libertà perduta a causa dell’adesione alla rivolta di Mitridate, è illustrata da una serie di basi in onore di Romani, per lo più gratificati dal titolo di ‘patrono’:14 il n. 102 è una base in onore di Titus Caecilius, forse un residente; il n. 106 sorreggeva la statua di P. Cornelius Sulla, assai probabilmente il personaggio difeso in giudizio da Cicerone: da questa iscrizione egli risulta essere stato governatore d’Asia, verosimilmente nel 67 a.C., subito dopo la pretura, oltre che patrono della città; il n. 109 è una base di statua in onore del patrono L. Caninius Gallus;15 il n. 110 è una base in onore del patrono M. Barbatius Pollio, noto dalle Filippiche di Cicerone come partigiano di Marco Antonio; un altro patrono della città, e proconsole d’Asia, è attestato dalla iscrizione n. 114: si tratta probabilmente di M. Plautius Silvanus, console nel 2 a.C.16

Abbiamo poi una piccola serie di dediche per Tiberio, onorato sia come sposo di Giulia (nn. 116-117) che come principe designato (n. 118); un suo liberto di nome Chrestos viene pure adeguatamente onorato (n. 119); il nome di Germanico compare isolato su un frammento (n. 131). Il n. 28 è un decreto datato dal sacerdozio di un Marcus Vipsanius e concerne l’invio di una delegazione al santuario degli Dèi Cabiri di Samotracia. Iatrocle figlio di Zenone si distinse invece in una ambasceria presso l’imperatore, n. 140; con lui viene onorata la moglie Letodora, n. 140 bis, perché rivestirono assieme il sacerdozio del culto imperiale; il loro figlio Ermogene sposò una donna di nome Numenide, che pure viene onorata pubblicamente, n. 143. Un’altra ambasceria presso l’imperatore venne compiuta da uno Zenone figlio di Agreofonte, n. 142. In età imperiale una esedra monumentale simile a quella di Neophron venne fatta erigere in onore della propria famiglia da Quintus Vedius Capito (n. 139); discendente di questi è Flavia Maxima (n. 137), sorella di un Titus Flavius Mettianus onorato in un’altra iscrizione (n. 138).

Il nome di Vespasiano campeggia su un’architrave, n. 123; un altro frustulo di iscrizione conteneva una titolatura imperiale, n. 130. Una base onoraria è posta in onore di Calpurnia Paula, moglie di C. Caristanius Fronto, legato imperiale della Licia negli anni 80-82 d.C, n. 126. Il n. 34 è un atto di fondazione per il sovvenzionamento dei ludi scenici, datato al quattordicesimo anno dell’imperatore Traiano; il n. 37 è una lista (fortemente mutila) di vincitori nei suddetti ludi; due nomi di imperatori del IV secolo d.C., Giuliano e Graziano, identificano una pietra miliare, n. 145. Ricordiamo ancora fra gli inediti il n. 144, una mensa con orbite cave per la misurazione di granaglie e liquidi (con il commento di A. W. Walser). Infine i nn. 187-191 sono iscrizioni funerarie di età più avanzata.

Altri documenti, pur non essendo del tutto inediti, sono pure di recente pubblicazione, a volte in sedi meno accessibili. Fra questi ricordiamo il n. 5, frammento di un decreto civico; il n. 38, una lista di sottoscrittori di età ellenistica, che si aggiunge ad altre già edite; il n. 46, una base in onore di uno degli Ecatomnidi: il confronto con le due basi già note (nn. 47-48) ci spinge a rigettare in questo caso i tentativi di integrazione di M. in favore del seguente: [ ΠΙΞΟΔΑΡΟΝ Ε]ΚΑΤΟΜΝΩ | [ ΚΑΥΝΙΟΙ] Α[ΝΕΘ]ΗΚ[ΑΝ ]. I nn. 49-53 sono epigrammi che accompagnavano le statue della cosiddetta ‘esedra di Protogene’, prototipo per quelle successive di Neophron e Vedio, e che una suggestiva interpretazione vuole attribuire al famoso artista nativo dell’isola, amico-rivale di Apelle (T 30). Il n. 54 è un altare per il culto della regina Arsinoe, risalente alla egemonia tolemaica. Il n. 89 è la base di un monumento in onore del Popolo Romano, verosimilmente eretto dopo l’avvenuta liberazione della città dal dominio rodio. Il n. 111 è una base in onore del patrono διὰ προγόνων C. Fonteius Capito, un amico del triumviro Antonio noto dalla quinta satira del I libro di Orazio. Il n. 124 è una base in onore di Tiberius Claudius Clemens, un personaggio forse nativo di Cauno, che svolse una brillante carriera nel cursus equestre. Un’altra base presenta invece il cursus honorum di un importante personaggio della aristocrazia senatoria, Q. Roscius Coelius Murena Pompeius Falco, che fu più volte decorato da Traiano con le insegne militari.

Avendo esaurito in tal modo la presentazione delle principali novità epigrafiche contenute nel volume, ricordiamo che esso contiene ancora una quantità di documenti già editi in pubblicazioni meno recenti. Una consistente sezione del libro (pp. 175-221) è appunto dedicata al riesame di quella che si può definire (usando un vecchio stilema epigrafico) la “regina delle iscrizioni di Cauno”: si tratta di una fondazione che interviene per modificare la legge che regolava l’entrata e l’uscita delle merci dal porto, con particolare rispetto alla questione del portorium circumvectionis (se cioè una merce dovesse pagare il dazio anche nel caso in cui venisse portata da una parte all’altra della provincia).17 Per risolvere il problema due generosi cittadini si fecero carico del gettito fiscale previsto, al fine di autorizzare il libero passaggio di una quantità determinata di merci: sul funzionamento dell’apparato fiscale si aprono alcuni problemi di fondo (ad esempio sulla possibilità che il sistema di riscossione venisse interamente gestito a livello locale), che l’autore si impegna a risolvere dedicando alla interpretazione di questo documento quasi uno studio autonomo, anche attraverso il confronto con altri regolamenti fiscali venuti recentemente alla luce in località vicine.18

Per concludere: si tratta certamente di un volume importante, sia per la eccellente pubblicazione di una grande quantità di rilevante materiale inedito, che per la presentazione di un quadro documentario completo, finalizzato ad una ricostruzione globale della storia della città, la quale si trova a fungere da cerniera fra mondi diversi (la Caria e la Licia, i Greci e i Persiani, gli Antigonidi e i Tolemei, i Rodii ed Eumene, fino all’arrivo dei Romani).

L’opera di Louis Robert, a cui l’autore si ispira, è certamente un modello più facile da ammirare che da imitare, ma egli in ogni caso è riuscito a produrre un ottimo lavoro, combinando una efficienza tipicamente teutonica con una più che valida erudizione.

Notes

1. Edita a Bonn dall’editore Habelt la serie conta attualmente oltre 65 titoli.

2. Ciò viene espressamente dichiarato dall’autore (Vorwort, p. ιχ e si traduce fra l’altro nella scelta di perpetuare i disusati segni diacritici del Robert (ibid. p. XI). Il principale contributo di Robert alla epigrafia di Cauno fu la pubblicazione (in Hellenica VII, 1949, 171-188) di due decreti onorari di Smirna per giudici di Cauno, con le relative risposte dei Caunii, ora I.v. Kaunos 17-20.

3. È quella per Gaius Cassius Salamallas, procuratore al tempo di Traiano, I.v. Kaunos 133. La relazione di Hoskyn venne pubblicata nel “Journal of the Royal Geographic Society” XII, 1842.

4. Corrispondenti a I.v. Kaunos 164, 166 e 171.

5. A. Maiuri, Escursioni nella Caria. Rovine di Caunos in “Ann. Scuola Arch. It. di Atene” III, 1921, 263 ss.: il Maiuri per primo vide I.v. Kaunos 169.

6. George E. Bean, Notes and Inscriptions from Caunus. Part One, “JHS” 73, 1953, 10-35; Part Two, “JHS” 74, 1954, 85-110: da questi due contributi derivano I.v. Kaunos 21, 31, 32, 33, 35, 39, 40, 47, 48, 56, 57, 61, 62, 63, 69, 83, 86, 87, 91, 105, 107, 108, 112, 113, 115, 120, 121, 122, 125, 127, 128, 132, 135, 141, 142, 154, 160, 161, 164, 165 a-b, 168, 174, 176, 180, 181, 182, 184, 189, 215, 216, 217, 218.

7. P. Roos, Research at Caunus, “Opuscula Atheniensia” VIII, 1968, 149-166, da cui derivano I.v. Kaunos 29-30, 58, 75 a-b, 85, 138, 162, 163, 170, 172, 173, 177, 178, 179, 185, 186, 219. Questo articolo però, come pure quello di P. Aström, Two Inscriptions from Caunus. “Opuscula Atheniensia” VIII, 1968, 167-169, da cui derivano I.v. Kaunos 174 e 175, è registrato solo nelle concordanze e in forma abbreviata.

8. T 1. Un mito elaborato in età successiva faceva invece dipendere da Mileto la fondazione della città, TT 103-110.

9. Per i problemi specifici di questi testi converrà rifarsi agli atti del Colloquium Caricum, editi da W. Blümel — P. Frei — Chr. Marek, 1998.

10. Tale ipotesi, per ragioni che mi sfuggono, non è presa in considerazione da M.

11. Una trentina sono presentati come tali dallo stesso M. ( I.v. Kaunos, 192-222), ma altri disseminati nelle varie sezioni non sono di qualità molto migliore (ad es. I.v. Kaunos 3, 7, 8, 9, 10, 11, 12, 13, 15, 16, 25, 26, 27, 36, 44, 80, 86 bis etc.).

12. Polyaen. III, 16 = T 43.

13. Polyb. XXX, 2. L’ambasceria di Stratios per conto di Eumene è registrata in F. Canali De Rossi, Le ambascerie dal mondo greco a Roma in età repubblicana, Roma 1997 (d’ora in poi Canali, Ambascerie), come n. 547. Il personaggio non figura, verosimilmente per limiti cronologici, nella Prosopographie der hellenistischen Königsgesandten di E. Olshausen, Leuven 1974. Sulla sua figura ancora G. Marasco, Les Médecins de cour à l’époque hellénistique, “REG” CIX, 1996, 435-466 (447-448). Sulla possibilità di svolgere missioni diplomatiche per conto di più soggetti cfr. il caso di Menippos, che svolge a Roma missioni per conto di Antioco III re di Siria e della città di Teos (Canali, Ambascerie 241 e 587); a ciò si aggiungano gli esempi menzionati in F. Canali De Rossi, Da Ermodoro a Ermocrate, in H. Friesinger — F. Krinzinger (edd.), 100 Jahre Österreichische Forschungen in Ephesos, Wien 1999, 93-98 (97).

14. Cauno è ora la città di cui conosciamo il maggior numero di patroni (10), avendo superato di gran lunga in questa classifica Samo (6 patroni), Colofone (6), Cos (5), Delfi (5), Mileto (5), Pergamo (5), Ilio (4). I patroni già noti di Cauno sono quelli onorati in I.v. Kaunos 111 = F. Canali De Rossi, Il ruolo dei patroni nelle relazioni politiche fra il mondo greco e Roma, Muenchen-Leipzig 2001 (d’ora in poi Canali, Patroni), n. 12 = C. Eilers, Roman Patrons of Greek Cities, Oxford 2002 (d’ora in poi Eilers, Patrons), C 110; I.v. Kaunos 112 = Canali, Patroni 35 (ove anche un tentativo di identificazione) = Eilers, Patrons C 108; I.v. Kaunos 113 = Canali, Patroni 88 = Eilers, Patrons C 111; I.v. Kaunos 120 = Canali, Patroni 125 = Eilers, Patrons C 109; I.v. Kaunos 122 = Canali, Patroni 133 = Eilers, Patrons C 112: in quest’ultimo caso lo Eilers ha presentato un tentativo di integrazione del nome, Μάρκον Τίτιον Λευκίου, che non è stato preso in considerazione da M.

15. In questo caso M. omette di ricordare che lo stesso personaggio viene onorato come patrono anche in una iscrizione di Tespie, nella Beozia: Canali, Patroni 57 = Eilers, Patrons C 24.

16. In questo caso il titolo di ‘patrono’ viene attribuito al personaggio anche in una iscrizione di Attalia, apparentemente ignorata dall’autore: Canali, Patroni 110 = Eilers, Patrons C 145. Il titolo di ‘patrono’ viene restituito da M. anche in altri due testi, I.v. Kaunos n. 105, ove il nome dell’onorato è perduto e I.v. Kaunos n. 129, per il tribuno militare Marcus Lusc[ius].

17. Su tale problema già al tempo del governo di Quinto Cicerone erano sorte nella provincia d’Asia alcune controversie, che vennero sottoposte in Roma all’attenzione del fratello: Cic. ad Att. II, 16, 4 (una testimonianza che l’autore non sembra aver preso in considerazione); cfr. Canali, Ambascerie, n. 385. È forse questo il luogo per segnalare alcuni inconvenienti editoriali presenti nel volume: (1). nella presentazione delle testimonianze sarebbe stato opportuno inserire la numerazione dei capoversi. (2). p. 2, lin. 13: ‘… [und] und…’ (3). p. 21, lin. 38: ‘ ἐπιμελητής‘. (4). p. 29, lin. 20: ‘… nella sec(o)nda …’ (5). p. 73, lin. 6: ‘… ist auszuschliessen(“)’. (6). p. 285, n. 63 è il n. 3(1) della raccolta di Merkelbach — Stauber. (7) pp. 272-273, n. 91, lin. 1: ὁ δῆμος ἔθαψεν. (8) p. 300, lin. 15: naturalmente Livia non è madre di Iulia. (9). p. 309, lin. 12: il lavoro di Eilers è stato pubblicato nel 2002. (10) P. 319, n. 139 II, lin. 2: Κοΐντου. (11). P. 324, stemma: Flavi(a) Maxima. Ad un riscontro casuale poi, alcuni riferimenti degli indici, di cui il volume è più che sufficientemente provvisto, risultano inconsistenti.

18. Il riferimento, oltre che al Monumentum Ephesenum (H. Engelmann — D. Knibbe, Das Zollgesetz der Provinz Asia, “Epigr. Anat.” 14, 1989), è alla legge fiscale di Myra, in Licia, che pure viene riprodotta e commentata a p. 201 ss.