BMCR 2020.02.19

Le Fayoum: archéologie, histoire, religion: actes du sixième colloque international, Montpellier, 26-28 octobre 2016

, , , , Le Fayoum: archéologie, histoire, religion: actes du sixième colloque international, Montpellier, 26-28 octobre 2016. Wiesbaden: Otto Harrassowitz, 2018. ix, 226. ISBN 9783447109772. €49,00.

[Authors and titles are listed at the end of the review.]

Il volume pubblica gli Atti del sesto colloquio internazionale dedicato al Fayyum, con tredici1 interventi che coprono argomenti diversi dal Medio Regno all’inizio dell’epoca araba. Il contenuto del volume è ben sintetizzato nella prefazione dei curatori, che lo hanno suddiviso in parti cronologiche: l’epoca faraonica con due articoli; l’epoca Greco-Romana con otto articoli; e l’epoca bizantina e araba con tre contributi.

Il volume si inserisce nella serie degli atti dei Convegni dedicati specificamente al Fayyum. La qualità editoriale è buona da ogni punto di vista. Per la prima volta si registra la presenza di un contributo su documenti in copto e va anche registrata la massiccia presenza di articoli specialistici su testi demotici. Molti articoli presentano progetti in corso, sia le loro premesse sia i primi risultati della ricerca. Solo in alcuni casi gli autori hanno affrontato i temi in modo storico, offrendo ampie panoramiche su periodi di tempo anche limitati, tenendo conto di più tipi di fonti. Lo studio della società e dei suoi cambiamenti nel tempo sembrano essere i temi principali su cui si focalizzano molte delle ricerche qui presentate. Lo sbilanciamento dei contributi verso l’epoca greco-romana riflette il dato quantitativo oggettivo delle fonti superstiti nella regione.

V. Rondot tratta di un blocco acquistato nel 2014 dal Museo del Louvre (inv. E 33167) e proveniente dal Labirinto di Hawara. Il blocco, messo all’asta da Christie’s nel 2012, venne trovato da W.M.F. Petrie ed era entrato in una collezione privata. L’autore discute la funzionalità del blocco, ritenuto da Petrie la base di una statua, ma conclude che si tratta forse più probabilmente di parte di una monumentale tavola per offerte.

M. Zecchi tratta di nomi personali del Medio e Nuovo Regno nel Fayyum composti con nomi di divinità e di sovrani. 440 nomi del Medio Regno sono stati identificati; di questi il 19.2% sono teofori e il 5.2% sono composti con nomi regali, per lo più della XII dinastia, da Amenemhat I a IV, e molti si riferiscono a Senusret II. I nomi basilofori cambiano nel Nuovo Regno, in cui i nomi di Sety I e Ramesse II sostituiscono quelli antichi. Come ci si potrebbe facilmente aspettare, Sobek è la divinità maggiormente presente nei nomi teofori del Medio Regno con il 27% delle attestazioni. Nel Nuovo Regno invece, i nomi composti con Sobek diminuiscono drasticamente in percentuale (rappresentano solo il 3% di tutti i nomi) a favore di quelli composti con i nomi della triade tebana (7.4%). Numerose sono le implicazioni metodologiche e di interpretazione dei dati efficacemente illustrate. Tra le conclusioni cui perviene l’A. vi è la constatazione che la scelta del nome proprio non è frutto solo di dinamiche familiari, ma può essere indice di sostanziali cambiamenti culturali nella società.

M.-P. Chaufray presenta una panoramica sui papiri demotici, amministrativi, datati al III sec. a.C., che, rinvenuti a Magdola da P. Jouguet e ora conservati all’Istituto di Papirologia della Sorbonne (Parigi), saranno studiati nell’ambito del progetto ERC – GESHAEM. Molti sono i documenti ancora inediti dagli scavi di Ghoran e Magdola, ma anche da acquisto. Su 206 papiri di Magdola, 127 sono ancora inediti. Tra i testi vi sono registri di terreni, sul cui verso sono testi amministrativi di varia natura. Tali registri su lunghi papiri vennero utilizzati, smembrati, in cartonnages di mummie diverse. Uno di essi (inv. 258 e 271) deve essere ricostruito con vari frammenti da varie mummie e sicuramente apporterà importanti dati nuovi sulla imposta sul sale, sulla presenza di Greci nella regione, sull’amministrazione fiscale nei villaggi della meris di Polemon.

A. Jördens propone un’ardita lettura di Soknopaiou Nesos come di una Disneyland ante litteram del mondo antico. Lo studio si pone l’obbiettivo di spiegare attraverso i testi le possibili ragioni dell’abbandono dell’insediamento entro la metà del III secolo d.C., in anticipo rispetto alla generale crisi che colpisce il Fayyum. Secondo l’A. le ragioni possono essere ricercate nella natura essenzialmente templare e rituale dell’insediamento, che doveva attirare fedeli e pellegrini per assistere alle processioni e all’oracolo della divinità, una sorta di luogo di attrazione che, come Disneyland, ha la sua ragion d’essere in una sola attività. Il venir meno di tali pratiche avrebbe determinato l’abbandono del sito che ha perso la sua unica funzione, quella rituale.

Testi legali e amministrativi in demotico da Tebtynis nella collezione Carlsberg di Copenhagen sono presentati da C.J. Martin come parte di un progetto di pubblicazione insieme con K. Ryholt. L’A. sottolinea l’importanza di questo gruppo di papiri legali e amministrativi, meno noti rispetto ai papiri della biblioteca del tempio di Tebtynis, anch’essi nella stessa collezione. Il gruppo consta di circa 90 papiri, per la maggior parte tolemaici, che vennero acquistati negli anni 1930 da M. Nahman e J. Tano in vari lotti. Alcuni sono riunificabili con frammenti nel British Museum. L’articolo quindi si focalizza sui P.Carlsberg 550, 512, 476, 292, 471, 584.

B. Muhs tratta di un gruppo di ostraca tolemaici (III-II a.C.) demotici, greci e bilingui, che probabilmente provengono da Philadelphia e contengono testi connessi con l’amministrazione giudiziaria. In particolare, si tratta di note di una prigione in cui si elencano le date in cui i prigionieri arrivano alla prigione, quando vengono rilasciati, i nomi dei garanti che pagano la cauzione per il loro rilascio. Di questi, 150 “imprisonment ostraca” sono conservati presso il Kelsey Museum di Ann Arbor, mentre altri 3 sono nella collezione dell’Università di Copenhagen. I primi vennero acquistati da F.W. Kelsey nel 1920 e nel 1925 da D. Askren, un medico americano che lavorava nel Fayyum e in contatto con M. Nahman, mentre H.O. Lange acquistò gli esemplari di Copenhagen nel 1931 da Zaki Mahmud Abd es-Samad. L’A. ritiene che gli ostraca siano stati deliberatamente rotti nell’antichità al termine del loro utilizzo, che doveva essere di breve durata: il testo doveva molto probabilmente essere riversato su papiro, forse organizzato per informazioni inerenti i singoli individui, come nel caso del P.Petrie III 28 in greco. Gli ostraca testimoniano molte incarcerazioni per debiti.

L. Prada illustra un progetto in corso relativo a scuole e testi scolastici dal Fayyum dall’Epoca Tarda a quella greco-romana, di cui si descrivono le caratteristiche e la metodologia. Nell’articolo si prende in considerazione il P.Schulübung (testo demotico sul recto del P.Berlin P 13639), tradizionalmente ritenuto un esercizio scolastico da Tebe, e qui reinterpretato come un testo scolastico ( textbook) dal Fayyum. Un nuovo frammento che si unisce direttamente al primo è stato di recente identificato dall’A. nella collezione della University of Michigan (P.Michigan Dem 6445a).

Ancora di papiri demotici tratta l’articolo di K. Ryholt, in particolare dei nuovi ritrovamenti della Missione Franco-Italiana a Tebtynis (1988-2016). L’A. è il responsabile di un progetto di pubblicazione dei papiri demotici, di cui elenca i partecipanti.2 La maggior parte dei testi proviene dalla discarica ad est del tempio e data per lo più al II d.C. I papiri sembrano attestare un uso della discarica prevalentemente da parte del tempio: documenti non più utili all’amministrazione templare, documenti privati relativi a sacerdoti, domande oracolari, liste di conti, copie di testi presenti nella biblioteca del tempio e rinvenuta in situ. Grazie al coinvolgimento dell’A. nello scavo archeologico è stato possibile capire che molti dei papiri acquistati negli anni 1920 e 1930 e ora nella Carlsberg Collection provengono da scavi clandestini effettuati nella stessa discarica. 650 papiri demotici sono stati scelti per la pubblicazione.

M. Schentuleit si interroga sulle potenzialità e sui limiti della documentazione bilingue demotica e greca, analizzando il titolo di “Phylenpriesterin”, ovvero sacerdotessa della phyle, titolo che è presente nei testi in greco, ma non in quelli in demotico.

B. Sippel analizza il clero di Soknopaoiu Nesos di epoca Romana e in particolare i documenti che attestano prestiti privati. Si tratta di un vasto argomento di tesi di dottorato che riguarda anche testi analoghi da altri centri del Fayyum. Questa vasta raccolta ha consentito all’A. di capire che la maggior parte dei prestiti veniva gestita a Soknopaiou Nesos tra famiglie di sacerdoti e che le somme prestate o chieste in prestito sono molto più elevate di quelle documentate in altri insediamenti del Fayyum. L’A. ritiene queste due caratteristiche specifiche della situazione geografica e sociale di Soknopaiou Nesos e tenta di spiegare le ragioni di così alte somme chieste a prestito – che peraltro vengono sempre puntualmente restituite – con attività legate al commercio e all’allevamento dei cammelli.

Nella sezione dedicata all’epoca bizantina e araba si contano tre articoli. T. Derda e J. Wegner esaminano l’insediamento monastico di Deir el-Naqlun tra il V e il VII secolo attraverso le testimonianze papiracee e letterarie. Dal 1986 l’area è oggetto di scavi archeologici e studi da parte della missione polacca diretta da W. Godlewski, che ha portato alla luce resti dell’antico insediamento monastico che si estendeva dietro all’attuale monastero, e zone di eremitaggio a est e a ovest dell’altopiano (Naqlun gebel). Molti testi sono stati recuperati, in greco, copto e arabo, inclusa La vita di Samuel di Kalamun, un’opera letteraria del VIII secolo che narra la vita del fondatore, monaco monofisita, di Kalamun. Il sito quindi si presta bene ad uno studio integrato delle fonti archeologiche e testuali. I testi rinvenuti sono nella maggior parte in greco e sono documenti inerenti prestiti e contratti di vario tipo. La documentazione attesta una comunità benestante, con membri economicamente indipendenti e in contatto con il mondo esterno, anche con l’ élite governativa.

Al periodo immediatamente successivo è dedicato l’articolo di W. Godlewski. Si analizza l’insediamento monastico di Naqlun nella prima metà del VII secolo, periodo di importanti cambiamenti sociali e politici per l’Egitto a causa di conflitti teologici, della presenza dei Sassanidi (619-629 d.C.) e in seguito della conquista araba. Il caso di Naqlun offre una rara opportunità per capire come la comunità locale abbia reagito o abbia percepito tali eventi. Dai testi dell’epoca fino ad ora rinvenuti sembra che la comunità locale non abbia particolarmente sofferto le controversie religiose, forse a causa della lontananza da Alessandria e il relativo isolamento. I problemi insorsero con la visita del vescovo di Alessandria Ciro al Fayyum. Ne abbiamo un racconto ne La vita di Samuel, in cui solo un monaco incontra Ciro a Naqlun. I cruenti eventi che seguirono la conquista araba del 641 sono visibili nella distruzione dell’eremitaggio A. Non si sa che fine abbiano fatto i monaci, che ritornarono solo dopo qualche anno e ricostruirono tutto. I testi di questa fase passarono dal greco al copto e all’arabo. La nuova comunità si configura maggiormente come cenobitica e chiusa.

Ai documenti copti dell’inizio dell’epoca araba, E. Garel dedica il suo intervento ripercorrendo la storia delle acquisizioni e delle pubblicazioni, e dipinge un quadro generale in cui si inseriscono numerosi testi editi e inediti, il cui studio e ri-pubblicazione apporterebbero nuovi e precisi dati storici sulla società della regione. Le difficoltà di identificazione e di datazione dei materiali fayumiti sono ben illustrate.

Nel complesso il volume è altamente specialistico e di grande interesse, e offre un importante contributo agli studi sulla regione, che da qualche tempo attira sempre di più l’attenzione degli studiosi.

Authors and titles

Préface
Époque Pharaonique
Vincent Rondot, “Un bloc du Labyrinthe d’Amenemhat III à Haouara récemment entré dans les collections françaises : Louvre E 33167”
Marco Zecchi, “Theophoric and basilophoric personal names in the Fayum in the Middle and New Kingdom”
Époque gréco-romaine
Marie-Pierre Chauffray, “Administration du Fayoum au III e s. av. J.-C. : l’apport des textes démotiques du Fond Jouguet (Magdôla)”
Andrea Jördens, “Soknopaiou Nesos Disneyland?”
Cary J. Martin, “Legal and Administrative Texts from Tebtunis in the Carlsberg Collection”
Brian Muhs, “Imprisonment, Guarantors, and Release on Bail in the Ptolemaic Fayum”
Luigi Prada, “Egyptian Education in Hellenistic and Roman Egypt: A Take from the Fayum-School Textbook and P.Schulübung Revisited”
Kim Ryholt, “Demotic papyri from the Franco-Italian Excavations at Tebtunis, 1988-2016”
Maren Schentuleit, “Möglichkeiten und Grenzen zweisprachiger Textdokumentation am Beispiel des Titel “Phylenpriesterin“ ”
Benjamin Sippel, “Private Loans and Social Key-Positions: Financial Networks of Egyptian Temple-Officials in Roman Soknopaiou Nesos”
Époques byzantine et arabe
Tomaz Derda, Joanna Wegner, “Naqlun in the 5th-7th century: papyrological and literary evidence”
Esther Garel, “Éditer et rééditer les documents coptes fayoumiques du début de l’époque arabe, progrès et perspectives”
Wlodzimierz Godlewski, “The monastic settlement in Naqlun at a time of important political and social transformation in the 7th century”

Notes

1. Quindici sono stati gli interventi al Congresso come attestano i curatori del volume nella prefazione.

2. L’A. include anche utile elenco delle precedenti pubblicazioni dei testi rinvenuti dalla Missione diretta da C. Gallazzi.