Da anni frequento con assiduità l’immensa produzione letteraria di Galeno attirato dalla ricchezza delle informazioni che tramanda sulle tecniche dell’editoria antica e dall’impressionante lessico filologico e bibliologico che la caratterizza. La scoperta dell’opuscolo Περὶ ἀλυπίας e una buona parte degli studi che gli sono stati consacrati hanno rilanciato il dibattito su alcuni di questi aspetti e nello specifico sul significato che il sostantivo ἔκδοσις e i termini a esso correlati assumono nell’opera del medico di Pergamo. Ne sono esempi tangibili, oltre al volume di López Férez oggetto di questa recensione, un recentissimo articolo di Singer, sul quale ritornerò fra breve.1 Manca tuttavia ancora una ricerca complessiva sull’argomento che prenda come punto di partenza gli scritti di Galeno senza trascurare le altre testimonianze della letteratura greco-romana e in particolare il notevole contributo che viene dai papiri della biblioteca di Filodemo a Ercolano.
Il libro di López Férez colma ottimamente una parte almeno di questa lacuna affrontando la questione cruciale della preparazione e costituzione di testi critici e della diffusione e pubblicazione da parte di Galeno di opere proprie o altrui.
Il volume consta di una introduzione seguita da tre capitoli centrali, di un’appendice e di una bibliografia plurilingue aggiornata distinta in tre sezioni (163-184): nella prima sono elencate le edizioni degli autori antichi, in particolare di Galeno e di Ippocrate; nella seconda gli strumenti bibliografici e i lessici; nella terza infine l’insieme della letteratura critica. Seguono sei indici indispensabili (185-225): indice dei passi citati, distinti fra gli autori antichi e le loro opere (comprese quelle di Galeno); indice dei nomi degli autori antichi e delle loro opere; indice dei nomi notevoli; indice sommario; lessico dei termini greci e latini in originale e lessico dei medesimi in trascrizione. Il primo indice è completo mentre gli ultimi cinque si limitano a una selezione.
L’introduzione (7-16) contiene una chiara esposizione del contenuto dei tre capitoli centrali del volume e una presentazione dello scopo della ricerca, che consiste in uno studio approfondito dei passi della produzione di Galeno dove figurano i termini greci ἔκδοσις, ἐκδίδωμι e προεκδίδωμι. Nel volume, tutti questi passi sono citati in greco e accompagnati da una traduzione spagnola inedita e da copiose note esplicative. Essi sono inoltre numerati progressivamente, capitolo per capitolo, e discussi analiticamente. Un sistema che consente di snellire in maniera considerevole i rimandi interni e facilita altresì la lettura dell’insieme dei risultati.
Il primo capitolo, intitolato Ἔκδοσις ( Ékdosis), “Entrega”, “publicación”, “texto crítico” (17-103), è riservato allo studio di una selezione di trenta passi in cui ritroviamo il termine ἔκδοσις, che Galeno impiega a più riprese nell’ampio spettro dei suoi significati. Queste pagine rappresentano un notevole contributo sul soggetto accanto alla ricerca ancora attuale di Van Groningen2 i cui risultati López Férez prende in considerazione e integra con opportuni approfondimenti attraverso la lettura delle opere di Galeno.
Le trenta testimonianze galeniche su ἔκδοσις ricorrono in larga misura nei suoi commentari a scritti di Ippocrate. Dalla loro analisi risulta che ἔκδοσις assume in Galeno almeno sette significati: 1) testo critico elaborato da un filologo antico di un’opera letteraria che rientra nel dominio delle sue competenze e destinato alla pubblicazione; 2) testo critico di un’opera letteraria, ma destinato a un uso privato; 3) copia privata, senza specificazione della sua qualità; 4) pubblicazione realizzata secondo le regole da un filologo professionale; 5) pubblicazione di un’opera preparata dal suo autore senza rendere conto dei criteri filologici che ha seguiti. Questa ultima categoria si declina ulteriormente in più punti: a) opere non destinate alla pubblicazione, b) testi stabiliti con un metodo critico rigorosi, c) testi pronti per la pubblicazione, d) vera e propria pubblicazione (κοινὴ ἔκδοσις), e) pubblicazione distinta. 7) Lezioni di manoscritti specifici. Interessante appare anche la distinzione che Galeno sembra operare fra trattati non destinati alla pubblicazione (οὐ πρὸς ἔκδοσιν) e trattati destinati alla pubblicazione (πρὸς ἔκδοσιν). Questo ultimo aspetto necessita di essere ripreso e approfondito, dopo le riserve di Singer (2019), tenendo presenti anche testi e pratiche che vanno al di là e integrano la prospettiva del solo Galeno.
Nel secondo capitolo (105-145), sono esaminati quattordici passi galenici nei quali il verbo ἐκδίδωμι assume il significato di distribuire, mettere in circolazione, pubblicare un testo letterario: Ἐκδίδωμι ( ekdídōmai) “entregar”, “publicar”.
Se nel sostantivo ἔκδοσις si possono distinguere sette significati che variano secondo il contesto, il verbo corrispondente ἐκδίδωμι, nei luoghi dove è riferito alla attività della composizione letteraria e che derivano soprattutto dai commenti di Galeno a opere del Corpus Hippocraticum e dai suoi scritti autobiografici, è utilizzato nei due soli significati di pubblicare (13 volte) e preparare un’opera per la pubblicazione.
Il capitolo è completato da una appendice (140-145) dove López Férez discute quattro attestazioni complementari del verbo ἐκδίδωμι nelle quali esso assume significati diversi da quelli precedentemente esaminati: nei primi tre casi, il verbo ha il senso di distribuire (“entregar”) un testo; nel quarto invece va inteso in quello di vuotarsi (“vaciarse”) in un contesto non letterario, ma medico (riferito al ventre).
Il terzo capitolo infine (147-155) fornisce una analisi dei quattro luoghi dove Galeno utilizza il verbo προεκδίδωμι nel senso di pubblicare un’opera una prima volta: Προεκδίδωμι ( proekdídōmai) “publicar con anterioridad”.
Queste testimonianze sono essenziali per definire una cronologia interna di specifici libri di Galeno. Il Pergameno utilizza il verbo προεκδίδωμι per giustificarsi con un eventuale lettore che potrebbe criticarlo di avere pubblicato una seconda volta quello che già aveva detto; per eliminare ogni ombra di dubbio su certe coincidenze fra una sua opera e un’altra simile del medico Lico, che aveva avuto a disposizione solo quando il suo testo era redatto; per spiegare che nel trattato in questione, su insistenza di amici, ha deciso di approfondire alcuni punti che aveva discusso sommariamente in uno precedente; per fare infine presente ai suoi lettori che il testo che sta scrivendo mostra alcune differenze rispetto a una redazione passata, ma ancora in circolazione e evitare così fraintendimenti.
I tre capitoli principali sono integrati da una breve appendice (157-161) nella quale López Férez completa i risultati raggiunti con alcuni dati recuperati negli articoli di F. Montanari e soprattutto di D. Manetti pubblicati nel Brill’s Companion to Ancient Greek Scholarship, uscito troppo tardi perché egli potesse tenerne conto.3
Il recentissimo articolo di Singer (2019), apparso quasi in contemporanea con il libro di López Férez, apre ora una nuova prospettiva a proposito della vera o presunta distinzione da parte di Galeno fra scritti non destinati alla pubblicazione (οὐ πρὸς ἔκδοσιν) e scritti destinate invece alla pubblicazione (πρὸς ἔκδοσιν).
Attraverso una serrata rilettura di alcuni passi del De libris propriis e del De indolentia Singer, in controcorrente rispetto alla communis opinio, ha cercato di provare la falsità dell’ipotesi che Galeno avesse scritto una parte della sua produzione letteraria (quella che avrebbe indicato con la formula οὐ πρὸς ἔκδοσιν) per un pubblico limitato di ἑταῖροι e un’altra parte per un pubblico molto più vasto (questa indicata con la formula πρὸς ἔκδοσιν). Secondo Singer, Galeno era invece ben contento che anche i suoi scritti οὐ πρὸς ἔκδοσιν si diffondessero in contesti e ambienti più larghi dopo che quelle redazioni preliminari, che spesso avevano circolato in privato, erano state opportunamente da lui riviste e rielaborate.
Non è questo il luogo né il momento per riprendere l’insieme del dibattito. La proposta di Singer è per diversi motivi allettante e merita la necessaria attenzione in un serrato confronto con altre realtà (non considerate dallo studioso) come quelle della biblioteca di Filodemo a Ercolano.
Per concludere, la ricerca di López Férez costituisce un indubbio e concreto progresso non solo negli studi su pratiche “editoriali” specifiche a Galeno, ma più in generale sulle tecniche della Arbeitsweise degli autori antichi. La speranza è che essa apra la strada a altre indagini simili su ulteriori aspetti tecnico-librari nell’opera del medico di Pergamo e al di là. Il giorno in cui disporremo almeno di un glossario esaustivo e se possibile ragionato del lessico filologico e bibliologico di Galeno, le nostre conoscenze su questo affascinante campo di indagine, finora troppo trascurato, ne trarranno indubbi vantaggi. Ma per raggiungere la sintesi bisogna prima passare per l’analisi e da questo punto di vista, e non solo, il volume di López Férez resta un indiscusso modello.
Notes
1. P.N. Singer, “New Light in Old Texts: Galen on His Own Books ”, in: C. Petit (Hrsg.) Galen’s Treatise Περὶ ἀλυπίας (De indolentia) in Context. A Tale of Resilience, Leiden/Boston: Brill 2019, 91-131.
2. B. A. Van Groningen, “ΕΚΔΟΣΙΣ”, Mnemosyne 16 (1963), 1-17.
3. Edited by F. Montanari, S. Matthaios, A. Rengkakos, Leiden; Boston 2015. Vedi rispettivamente F. Montanari, “Ekdosis. A Product of the Ancient Scholarship”, 641-672 e D. Manetti, “Medicine and Exegesis”, 1126-1215.