«Pourquoi je m’occupe de Sophocle. Parce qu’il existe des choses neuves très vieilles et des choses vieilles toutes neuves».
La folgorante battuta di Jean Cocteau è scelta da Jacques Jouanna come epigrafe della sua monografia sofoclea, una delle più solide e complete tra quelle dedicate al poeta ateniese negli ultimi decenni. Del resto, basta considerare le dimensioni del volume per rendersi conto che nessuno studio complessivo su Sofocle regge il confronto: 906 pagine nell’edizione francese del 2007 (uscita presso l’editore Fayard di Parigi col titolo Sophocle), e 886 pagine nella traduzione inglese curata da Steven Rendall e pubblicata nel 2018 da Princeton University Press col più articolato titolo Sophocles. A Study of his Theater in Its Political and Social Context.1
A parte l’aggiunta del sottotitolo, la traduzione inglese non contiene aggiunte né modifiche sostanziali rispetto a quella francese di undici anni precedenti. L’impostazione del volume è quella tradizionale di chi persegue una prospettiva esaustiva che tenga conto di tutti i possibili aspetti coinvolti nell’analisi: lo sfondo storico-politico dell’Atene del V secolo, la personalità di Sofocle per come è possibile ricostruirla attraverso le fonti biografiche e i suoi testi, il contenuto e il significato dei drammi conservati, la ricostruzione di quelli perduti, le innovazioni e le specifiche qualità della lingua e dello stile. Il tutto con la certezza che – parafrasando il motto di Cocteau – ci sia ancora molto di nuovo da indagare e scoprire in uno dei poeti più classici della cultura occidentale.
Noto studioso del teatro tragico ateniese, oltre che dei testi di medicina antica (dal corpus ippocratico a Galeno),2 membro fin dal 1997 dell’Académie des Inscriptions et Belles-Lettres, oggi professore emerito della Sorbona (Paris IV), Jouanna condensa in questa monografia decenni di studi consacrati alla figura di Sofocle riuscendo a celare l’enorme apparato di erudizione che trapela da ogni riga dietro una prosa scorrevole e accattivante. L’opera è chiaramente suddivisa in due parti. La prima, con titolo “Sophocles the Athenian” (pp. 1-107) ripercorre le notizie sulla vita del poeta ateniese dalla giovinezza alla morte esponendo e valutando criticamente le testimonianze (epigrafiche, letterarie, erudite) relative all’impegno pubblico, alle cariche militari e amministrative, alla carriera di drammaturgo, alle funzioni in campo religioso. Come sappiamo, le biografie antiche dei poeti, a partire dall’anonimo Βίος ellenistico tramandato dai codici insieme con i testi dei drammi, sono spesso un miscuglio di falsa aneddotica (magari costruita ad hoc sulla base dei drammi dell’autore), di verità storica e di apparente verosimiglianza. Jouanna scandaglia con attenzione ogni testimone decidendo di caso in caso se e fino a che punto dare credito alla tradizione, evitando di assumere posizioni aprioristiche, come sovente accade tra gli studiosi divisi, per esempio, sulla credibilità che un tragediografo come Sofocle abbia ricoperto le cariche pubbliche (ellenotamo, più volte stratego, probulo) di cui parlano le fonti.
Tendenzialmente Jouanna dà credito alle notizie biografiche antiche, andando contro lo scetticismo diffuso tra gli studiosi. 3 Si veda per esempio la dettagliata ricostruzione dell’aneddoto secondo cui Sofocle avrebbe accolto nella propria dimora la statua di Asclepio con la conseguenza della successiva eroizzazione post mortem tributatagli dagli ateniesi con l’epiteto di Dexion, “colui che accoglie” (pp. 62-75). Oppure si pensi al resoconto “in presa diretta” di Ione di Chio, tramandato da Ateneo,4 nel quale l’ultracinquantenne tragediografo viene rappresentato mentre a Chio s’intrattiene amabilmente a banchetto, discute inter pocula di poesia, corteggia un fanciullo, facendo sfoggio di affabilità, garbo e ironia: un episodio che Jouanna non esita a mettere all’inizio del suo libro, quasi fosse una sintesi azzeccata della personalità di Sofocle.
La seconda parte del libro, “Sophocles the Tragic Poet” non ripercorre in ordine cronologico la produzione drammaturgica del poeta ateniese, bensì analizza alcune tematiche chiave utili per inquadrare il teatro sofocleo. Una di queste è l’“immaginario mitico” ( the mythic imagination), ovvero il modo in cui il tragediografo ha ricodificato la tradizione mitologica precedente per adattarne le trame, i personaggi e i motivi nella forma di tragedie da rappresentare a teatro: nei confronti dei suoi rivali Eschilo e Euripide, Sofocle tende a trattare le grandi narrazioni del mito ritornando a schemi propri della tradizione epica, ancorché rivisitati alla luce del contesto storico e politico in cui viveva. Altre tematiche sono “spazio e spettacolo”, “tempo e azione”, che fanno riferimento alle condizioni materiali della messinscena, con tutte le implicazioni che ne conseguono (lo sfondo istituzionale delle feste religiose per Dioniso, il ruolo del corego etc.). In queste pagine Jouanna ricorre alle categorie di “spazio della rappresentazione” e “tempo della finzione tragica”, da vedere in contrapposizione tra di loro con la conseguenza che sulla scena vengono spesso evocati “spazi virtuali”, fisicamente non presenti sulla scena, ma che lo spettatore doveva immaginare per comprendere lo svolgimento dell’azione. In tale ambito, attraverso il ricorso a vari casi esemplari, l’autore da un lato mette ben in risalto l’uso specifico che fa Sofocle delle varie parti in cui si articola la tragedia (parodo, stasimi, episodi, esodo, kommos etc.) rispetto a Eschilo e Euripide; dall’altro evidenzia come il drammaturgo ricorra a schemi tragici topici (scena del messaggero, agone, supplica etc.) sempre declinandoli secondo le esigenze della messinscena.
Il capitolo su “Uomini e dei” (“Humans and the Gods”) e quello intitolato “Vedere, sentire e comprendere” (“Seeing, Hearing, and Understanding”) vanno al cuore della concezione sofoclea. Jouanna smonta una lunga tradizione ermeneutica che faceva di Sofocle un poeta sommamente e ingenuamente devoto agli dei e agli oracoli mettendo in rilievo come la parte assegnata a dei e oracoli abbia una rilevanza soprattutto sul piano della costruzione drammaturgica e dell’andamento scenico. In tale discorso si inserisce il tema dell’ironia tragica, di cui Sofocle è considerato tradizionalmente sommo maestro, giocata su diversi livelli di linguaggio cui corrispondono diversi livelli di comprensione da parte dei personaggi.
Le appendici che corredano il volume (ma in effetti ne sono parte integrante) contengono rispettivamente un’analisi particolareggiata dei sette drammi integralmente superstiti (Appendix I, pp. 471-546), un’analisi dei drammi perduti ovvero giuntici frammentari (in totale 115), con interessanti ipotesi di ricostruzione della trama e uno status quaestionis per ciascun dramma (Appendix II, pp. 547-613), un excursus sull’epigrafe che testimonia la carica di ellenotamo ricoperta da Sofocle nel 443/2 a.C. (Appendix III, pp. 614-617);5 una traduzione dell’Orazione 52 di Dione Crisostomo, quella in cui si comparano i Filottete dei tra grandi tragici ateniesi (Appendix IV, pp. 618- 622); una traduzione del Βίος Σοφοκλέους ellenistico e della voce “Sophokles” di Suda (Appendix V, pp. 623-626).
Rispetto alla tendenza editoriale prevalente di pubblicare Companions a più mani,6 una monografia come quella di Jouanna ha il pregio di presentare tutto il materiale sotto un punto di vista personale e unitario. D’altro canto è inevitabile constatare anche qualche carenza: quando Jouanna affronta, per esempio, la questione della datazione dell’ Elettra non discute per nulla la complessa problematica del rapporto cronologico con il dramma omonimo di Euripide.7 Inoltre, in una monografia così ampia e generale ci si aspetterebbe di trovare un approfondimento maggiore degli aspetti formali della poesia sofoclea: lingua, stile metrica. Ma al di là di questi limiti, certamente il libro Jouanna è lo strumento idoneo per realizzare l’obiettivo dichiarato alla conclusione della premessa iniziale (“A Snapshot of Sophocles”), ovvero «scoprire l’uomo [ scil. Sofocle] nelle sue diverse attività, non solo letterarie, ma anche politiche religiose, e apprezzarne l’opera nella ricchezza delle sue dimensioni evitando ogni dogmatismo» (p. 4).
Notes
1. Tra le monografie sofoclee degli ultimi due decenni si ricordano quelle di H. Flashar, Sophokles: Dichter im demokratischen Athen, München, Beck, 2000; G. Ugolini, Sofocle e Atene. Vita politica e attività teatrale nella Grecia classica, Roma, Carocci, 2000; D. Susanetti, Catastrofi politiche. Sofocle e la tragedia di vivere insieme, Roma, Carocci, 2011: tutte saldano fin dal titolo il ruolo del tragediografo con il contesto sociale e politico in cui è vissuto. Più orientate sugli aspetti formali dell’opera sofoclea: A.Rodighiero, Generi lirico-corali nella produzione drammatica di Sofocle, Tübingen, Narr, 2012; S. Goldhill, Sophocles and the Language of Tragedy, Oxford, Oxford University Press, 2012. Va osservato en passant che nessuna delle principali monografie novecentesche su Sofocle, come per esempio quella di Cecil Maurice Bowra (1947), di Heinrich Weinstock (1931), di Karl Reinhard (1933), di Gennaro Perrotta (1935), Reginald Pepys Winnington-Ingram (1980), di Charles Segal (1981) si avvicinano minimamente alle dimensioni del libro di Jouanna.
2. Jouanna ha curato diverse edizioni critiche di testi ippocratici per la serie del Corpus medicorum Graecorum e per la collana Les Belles Lettres. A Ippocrate ha dedicato inoltre una monografia ( Hippocrate, Paris, Fayard, 1992).
3. Esemplare di questa tendenza è M.R. Lefkowitz, The Lives of the Greek Poets, Second edition, London: Bristol Classical Press, 2012 (first edition 1981).
4. Ateneo, XIII, 603f – 604d = test. 75 Radt.
5. B.D. Meritt, H.T. Wade-Gery, M.F. MacGregor, The Athenian Tribute Lists, vol. 2, Princeton 1949, p. 18, list 12. Jouanna ricostruisce accuratamente la scoperta, le pubblicazioni e le interpretazioni di quell’epigrafe e si schiera in modo piuttosto netto per l’identificazione dell’ellenotamo del 443/2 con il poeta Sofocle.
6. Su Sofocle ne esistono almeno tre: A. Markantonatos (ed.), Brill’s Companion to Sophocles, Leiden-Boston 2012; K. Ormand (ed.), A Companion to Sophocles, Malden, MA-Oxford 2012; Rosanna Lauriola, Kyriakos N. Demetriou (eds), Brill’s Companion to the Reception of Sophocles, Leiden-Boston, Brill 2017.
7. L’autore a questo proposito si limita a constatare che: «There is debate about the relative chronology of Sophocles’ Electra and that of Euripides» (p. 502). Anche per l’ Edipo re viene indicata come probabile la data del 425, con riferimento alla peste di Atene (p. 514), ma senza nessuna discussione della complessa questione.