[Authors and titles are listed below.]
Nel sottotitolo del volume, edito da E. Fentress, C.J. Goodson e M. Maiuro con M. Andrews e J. Andrew Dufton, ci sono già tutti gli elementi costitutivi dell’opera: lo studio di una proprietà imperiale e della sua eredità nel corso dei secoli attraverso i dati delle ricerche archeologiche. L’opera rappresenta, infatti, in primo luogo l’edizione completa delle campagne di scavo condotte tra il 2006 e il 2010 nel sito di Villamagna, alle pendici dei Monti Lepini poco a sud di Anagni, nel Lazio, a circa 60 km di distanza da Roma., Promosso dalla British School at Rome e dall’University of Pennsylvania, insieme all’allora Soprintendenza ai Beni Archeologici del Lazio e all’Associazione internazionale di Archeologia Classica, il progetto ha permesso di affrontare una serie di questioni cruciali sull’insediamento rurale in Italia centrale attraverso i secoli, dalla media età imperiale al Medioevo, attraverso uno studio dettagliato e sistematico delle evidenze archeologiche rinvenute e dei documenti storici ed epigrafici disponibili.
Con il contributo di più di 40 autori, il volume è articolato in otto capitoli e due appendici e corredato da un’ampia bibliografia. Ogni capitolo —a parte il primo, introduttivo, e l’ultimo con le conclusioni generali, scritti da E. Fentress—è costituito da una serie di saggi di autori diversi, che non possono essere menzionati singolarmente. Il secondo capitolo è dedicato alle ricerche precedenti, alla nascita del progetto e alla storia e all’organizzazione degli scavi e delle altre ricerche effettuate, fino alla pubblicazione dei dati; segue il terzo capitolo sui documenti antichi, medievali e moderni relativi al sito, e poi il quarto sullo studio del contesto territoriale. Il resto del volume è articolato in maniera diacronica, con capitoli dedicati alla villa imperiale (5), alla proprietà nel VI e VII secolo (6) e all’insediamento medievale (7). Il volume si chiude con le conclusioni generali sulla villa “and its world†(8). I materiali archeologici rinvenuti sono presentati separatamente per ogni fase di vita del sito, in modo da poterne ricostruire accuratamente il contesto di appartenenza. La stratigrafia e i cataloghi dettagliati dei materiali sono inoltre disponibili “on line†all’indirizzo Villa Magna —un database creato utilizzando l’Archaeological Recording Kit (ARK), un sistema web open-source che permette la raccolta e la disseminazione dei dati archeologici.
Il volume è arricchito da un ampio corredo di illustrazioni e ricostruzioni, eseguite da diversi professionisti con lo scopo di evitare restituzioni grafiche troppo realistiche e per mostrare piuttosto il percorso di studio e di interpretazione che ha portato alle diverse ipotesi ricostruttive.
I motivi di interesse scientifico per il sito di Villamagna, mai oggetto in precedenza di ricerche archeologiche, sono molteplici. Innanzitutto lo scavo offre la possibilità di riscontrare sul piano archeologico un’importante testimonianza letteraria: tra il 140 e il 145, infatti, l’imperatore Marco Aurelio scrisse tre lettere indirizzate al suo maestro Frontone da una residenza vicina ad Anagni (Fronto, Ep. IV.4, 5 e 6). L’autore enfatizza l’importanza della villa per la produzione del vino e descrive alcune cerimonie a cui avrebbe partecipato insieme al padre, e.g., un sacrificio, la raccolta dei primi grappoli della vendemmia, e un banchetto nella stanza del torcular. È inusitato osservare una precisa corrispondenza tra la fonte scritta, nonostante i suoi aspetti letterari e retorici, e l’evidenza archeologica: l’edificio più interessante portato alla luce per questa fase di età imperiale è infatti un impianto per la produzione del vino, con delle caratteristiche di lusso così accentuate che permettono di identificarlo senza dubbio come quello di cui parla l’imperatore. A tale impianto è anche associato un complesso termale, a cui Marco Aurelio fa riferimento in una delle lettere (IV.6). Queste strutture sono state scavate in maniera estensiva in modo da poterne ricostruire caratteristiche e funzioni come luogo dedicato, oltre che alla produzione agricola, al cerimoniale, al rituale religioso e all’autorappresentazione del potere imperiale.1
Il progetto di ricerca è stato avviato proprio per la possibilità di studiare in maniera sistematica la storia di una villa imperiale del Lazio, oltre che per formare giovani archeologi in un contesto internazionale e per coinvolgere la comunità locale.
Per la buona riuscita del progetto è stato particolarmente prezioso il contributo scientifico di Marco Maiuro, uno storico a cui si deve un’importante ricerca sulle proprietà imperiali in Italia (Res Caesaris: Ricerche sulla proprietà imperiale nel Principato, Edipuglia, Bari 2012). Altro punto di forza della ricerca è stata la sua interdisciplinarietà , che ha utilizzato indagini geofisiche, paleobotaniche, archeozoologiche, antropologiche e archeometriche, perfettamente integrate con gli studi storici e archeologici. Grazie all’impiego di questi strumenti e metodologie il volume offre non soltanto un accurato resoconto degli scavi, ma soprattutto un’attenta e acuta interpretazione dei risultati per le diverse fasi storiche.
La storia del sito si può articolare in tre periodi principali, in cui sono riconoscibili molte altre fasi. Il primo periodo riguarda la villa imperiale: è probabile che questa avesse il nome di Villa Magna sin dalla sua costruzione, da collocarsi nella seconda o terza decade del II secolo d.C. Poche sono le evidenze di una frequentazione precedente, mentre dalle ricognizioni nell’area circostante sono emerse tracce di centuriazione e della presenza di altri insediamenti di epoca romana. È stata scavata solo una piccola porzione della villa, ma, grazie alle prospezioni geofisiche, è possibile avere un’idea della sua estensione e articolazione. Tre sono i nuclei meglio indagati: un grande complesso a peristilio, forse il fulcro della residenza imperiale, noto soprattutto grazie alle indagini magnetometriche, l’impianto per la produzione del vino a cui si è già fatto riferimento; e un edificio di forma rettangolare in cui potrebbero riconoscersi gli alloggi per gli schiavi addetti alla produzione del vino.
L’interesse dello scavo e della relativa pubblicazione sta anche nel fatto che le ricerche si sono concentrate sulle parti produttive dell’edificio e sugli ambienti di servizio, piuttosto che sulle zone residenziali, come più spesso accade, segno della modernità dell’approccio scientifico adottato. Le strutture furono interessate da rifacimenti di età severiana e rimasero in uso fino alla fine del V secolo.
Il secondo grande periodo di vita dell’insediamento si colloca nei secoli VI-VII. Nella metà del VI secolo, nell’area di una corte scoperta della villa imperiale, venne costruita la chiesa di S. Pietro di Villamagna, di cui rimane ancora la facciata principale con un portale d’ingresso ricavato da un antico architrave su cui è inciso …O VILLAE MAGNAE. L’edificio si imposta su una struttura absidata, realizzata nel IV secolo, inizialmente interpretata come una costruzione religiosa, ma in cui è meglio riconoscere un edificio di carattere utilitario, forse una cella vinaria simile a quella attestata nella villa di Passolombardo nel suburbio di Roma. Insieme alla chiesa fu creato un nuovo doliarum e successivamente vennero rioccupati gli alloggi per gli schiavi, probabilmente ancora come abitazioni dei lavoratori della proprietà agricola, ma con nuovi accessi aperti su una strada. Se per le fasi romane e tardoantiche di edifici rurali il riconoscimento dei quartieri di abitazione della manodopera è, con poche eccezioni, uno dei problemi più difficili da risolvere, nelle fasi post-villa la casistica è ancora più scarsa: l’esempio di Villa Magna si rivela così particolarmente prezioso a fornire dati su questo tema.
Gli investimenti effettuati dimostrano come il sito mantenesse ancora una certa importanza come “centro direzionale†dell’azienda agricola, da connettere verosimilmente al permanere della proprietà nel fisco imperiale. Non si può escludere tuttavia che la proprietà fosse passata nelle mani della Chiesa a cui si potrebbe ascrivere la costruzione dell’edificio ecclesiastico che, però, in assenza di battistero, non sarebbe stato sede di una diocesi rurale. Gli autori del volume propendono per la prima ipotesi e ritengono che la probabile conduzione diretta della tenuta possa essere stata motivata anche dalla vicinanza con Roma, fattore che avrebbe influenzato tutta la storia del sito.
Già alla fine del VI secolo, però, vennero rimossi i dolia della cella vinaria e, davanti alla chiesa, furono impiantate due capanne seminterrate, che suggeriscono la presenza di individui alloctoni, forse di origine longobarda. Si tratta di un dato di grande interesse, soprattutto in considerazione del fatto che il territorio di Villamagna sembra essere rimasto sotto l’influenza bizantina per tutto il VII secolo. Allo stesso momento si riferisce la distruzione degli alloggi dei contadini a causa di un incendio. Intorno alla metà del VII secolo, si riscontra un completo abbandono delle strutture, anche se nulla esclude che la proprietà continuasse ad essere utilizzata per l’agricoltura.
L’ultimo grande periodo della storia del sito si riferisce all’epoca medievale, durane la quale, sulla base dei dati archeologici e del contesto storico e territoriale, sono state ricostruite tre fasi principali. Nella prima, collocabile tra la fine dell’VIII e il IX secolo, le strutture produttive di età imperiale vengono rioccupate con funzioni abitative e si riscontra un restauro della chiesa con materiali e decorazioni che potrebbero far pensare ad un collegamento con Roma. In questa fase, Villamagna potrebbe essere stata una proprietà papale e ciò permette importanti riflessioni sul processo di formazione del Patrimonium Sancti Petri in questi territori. Una seconda fase medievale vede, tra X e XIII secolo, la nascita, lo sviluppo e la decadenza di un monastero, con campanile, protiro, chiostro e cisterna a cui era collegato un villaggio: alla fine del X secolo, da documenti conservati nell’archivio capitolare di Anagni è nota infatti la donazione al monastero di San Pietro del fundus “qui appellatur Villa Magni â€. Da quel momento gli atti notarili attestano un rapido sviluppo del patrimonio del monastero, che provocò uno scontro con la diocesi anagnina, concluso con la soppressione del monastero ad opera di Bonifacio VIII nel 1297. L’ultima fase medievale riguarda il XIV e XV secolo quando Villamagna viene ricordata come un castrum, indicato come dirutum solo alla metà del Quattrocento. A questa fase, oltre a una fortificazione, si può ascrivere un grande cimitero che si sviluppa nell’area antistante la chiesa e al suo interno: le numerose sepolture, che costituiscono la maggioranza di quelle individuate nel sito e pertinenti alle fasi precedenti (331 su un totale di 384), sono state studiate accuratamente attraverso l’analisi dei resti umani, oltre che degli elementi di corredo.
In conclusione, si può osservare come i dati emersi dallo scavo, adeguatamente approfonditi e interpretati alla luce delle fonti storiche disponibili, offrono utili elementi di discussione per i temi principali che riguardano da una parte l’archeologia delle ville romane e dall’altra l’archeologia postclassica e medievale di ambito rurale: dall’articolazione e funzione delle residenze imperiali alle modalità di trasformazione e â€fine†delle ville; dal riconoscimento della presenza di popolazioni alloctone nei siti altomedievali alle modalità della cristianizzazione dei territori attraverso la costruzione di edifici ecclesiastici; dalla formazione della proprietà della Chiesa romana e dello stato pontificio, alle dinamiche relative alla nascita dei villaggi medievali, dei monasteri e dei castra, fino ai temi delle pratiche funerarie medievali, in una prospettiva di longue durée dal II al XV secolo.2 Le ricerche hanno fornito in particolare molti elementi utili per una migliore comprensione delle dinamiche di gestione della proprietà , evidenziando una certa persistenza di modalità tipicamente romane nel corso del Medioevo. Il tema dei cambiamenti nell’organizzazione della proprietà , insieme a quello delle trasformazioni dello status giuridico e sociale dei lavoratori della terra è da tempo al centro del dibattito storico-archeologico, ma non si hanno spesso a disposizione dati materiali e documentari sufficienti per poter trovare risposte adeguate per i singoli contesti. Poter seguire questi processi per un arco cronologico così ampio e con una tale ricchezza di documentazione, come nel caso di Villa Magna, può certamente contribuire a comprendere meglio anche altre situazioni.
Il volume che qui si presenta è un’opera destinata a costituire un punto di riferimento ineludibile per le ricerche sull’ampia fase storica compresa tra l’età romana imperiale e il tardo Medioevo.
Table of Contents
CHAPTER 1. INTRODUCTION; Elizabeth Fentress. Acknowledgements.
CHAPTER 2. HISTORY, MEANS AND ENDS.
Previous work on the site and the origins of the current project; Sandra Gatti.
The history of the excavation; Elizabeth Fentress.
The means: how the data were recovered. Geophysical survey; Sophie Hay.
Excavation techniques; Elizabeth Fentress.
The excavation and dating of the cemetery; Corisande Fenwick.
Environmental sampling; Kevin Williams.
ARK and the digital record; J. Andrew Dufton.
The publication; Elizabeth Fentress, Caroline Goodson and Marco Maiuro.
CHAPTER 3. DOCUMENTS RELATING TO VILLAMAGNA, ANCIENT, MEDIEVAL AND MODERN.
The letters of Marcus Aurelius and other Roman sources for the villa and its territory; Marco Maiuro.
The Villa Magna letters of Marcus Aurelius to Fronto; translated by Margaret Andrews.
Documents relating to the monastery of San Pietro in Villamagna; Caroline Goodson.
The earliest document relating to Villamagna; translated by Margaret Andrews.
Textual sources for the study of Villamagna in the early modern period; Gioacchino Giammaria.
CHAPTER 4. THE SETTING.
Field survey and the landscape of the villa; J. Andrew Dufton and Raffaele Laino.
The environment of Villamagna through time; Robyn Veal.
Previous structures in the area of the villa; Elizabeth Fentress.
CHAPTER 5. THE VILLA. The estate of Villa Magna.
The evidence for the plan of the villa. The geophysical survey; Sophie Hay.
The plan of the villa; J. Andrew Dufton. Water supply and drainage; Ismini Miliaresis and Nicola Cavalieri De Pace.
The southern cistern complex at site FIV; Ismini Miliaresis.
The eastern cistern complex; Nicola Cavalieri De Pace.
The drains; Ismini Miliaresis.
The nymphaeum; Nicola Cavalieri De Pace.
The building materials. The dating of the villa: brickstamps and masonry styles in the winery and the residence; Seth Bernard.
Timber; Robyn Veal.
Other building materials; Margaret Andrews.
The sculpture; Ann Kuttner.
The imperial winery, Area A. The plan of the building: layout, circulation, decoration and changes over time; Dirk Booms, Andrea Di Miceli, Elizabeth Fentress, Roberta Ferritto, Federica Pollari and Janine Young.
The architecture of the winery; Dirk Booms.
Objects from the winery; Beatrice Cernuta.
The dolia; Candace Rice.
The glass from the winery; Birgitta Hoffmann.
The barracks, Area D. The history of the building; Margaret Andrews and Serena Privitera.
The road; Serena Privitera.
The barracks; Margaret Andrews and Serena Privitera.
The infant burials; Margaret Andrews.
The area of the barracks over time: a gate and Room 17 (c. 350–450); Margaret Andrews.
The interpretation of the building; Margaret Andrews and Serena Privitera.
Objects from Area D. Metal and bone objects; Elizabeth Fentress and Ryan Ricciardi.
An imperial gem; Giuseppe Castellano.
The dolia; Candace Rice.
Querns, weights and food production; Tyler Franconi.
Coins; Marco Maiuro.
The pottery. Assemblage chronology and character, with a detailed consideration of the coarse-wares; Mihaela Ciausescu.
The lamps; Elizabeth Fentress and Gioia Gaianigo.
The African Red Slip ware; Candace Rice.
Roman glazed pottery; Ilaria De Luca.
The Roman amphorae; Mihaela Ciausescu.
Consumption and trading connections; Mihaela Ciausescu.
The glass; Birgitta Hoffmann.
The faunal remains; Emily Holt.
The infants: osteology; Samantha Cox.
Roman buildings in Area B: the imperial residence. The courtyard and the buildings to the north of it; Elizabeth Fentress.
The brick building; Corisande Fenwick.
Conclusions: the Roman villa in its context. Villa Magna and the agrarian landscape: second to fifth centuries; Marco Maiuro.
The Emperor and his estate; Elizabeth Fentress.
CHAPTER 6. THE ESTATE IN THE SIXTH AND SEVENTH CENTURIES.
The reconstruction of the estate. The sixth-century church and cella vinaria; Elizabeth Fentress.
The reoccupation of the barracks (sixth and seventh centuries); Margaret Andrews.
The sunken-floored buildings; Elizabeth Fentress.
Timber structures in Area D; Margaret Andrews.
The pottery. Pottery of the sixth and seventh centuries; Darian Marie Totten.
The Byzantine amphorae; Mihaela Ciausescu.
The Late Roman and Byzantine glass; Birgitta Hoffmann and Barbara Lepri.
The faunal remains; Emily Holt.
The Byzantine estate; Elizabeth Fentress.
CHAPTER 7. THE MEDIEVAL SETTLEMENT.
Villamagna in the Middle Ages; Caroline Goodson.
Villamagna in the Early Middle Ages; Caroline Goodson.
The reoccupation of the winery; Caroline Goodson.
The church and its context in the Early Middle Ages; Caroline Goodson.
Early medieval liturgical fragments; Megan McNamee.
Pottery of the ninth century; Giorgio Rascaglia.
The monastery of San Pietro in Villamagna and its village. The monastery and its church in their context; Caroline Goodson.
The excavated buildings; Caroline Goodson.
The cosmatesque pavement; Megan McNamee.
The villa of Villamagna between the tenth and thirteenth centuries; Darian Marie Totten.
Pottery of the tenth to thirteenth centuries; Giorgio Rascaglia.
Glass from the area of the church, monastery and cemetery; Barbara Lepri.
The faunal remains from the medieval village; Emily Holt.
The castrum. The buildings of the Later Middle Ages; Caroline Goodson.
Pottery of the fourteenth century; Giorgio Rascaglia.
Objects from the castrum; Tyler Franconi.
Medieval coins; Marco Bianchi.
The medieval cemetery. The cemetery and burial practices; Corisande Fenwick.
Objects from the church and the cemetery; Caroline Goodson and Archidio Mariani.
The human remains; Francesca Candilio, Samantha Cox and Erika Nitsch.
Demography; Francesca Candilio and Samantha Cox.
Population variability; Francesca Candilio.
Palaeopathology; Francesca Candilio.
Infants and children; Samantha Cox and Francesca Candilio.
Stable carbon and nitrogen isotopic analysis; Erika Nitsch.
Conclusions. A peasant village in a world of castles (eleventh to thirteenth centuries); Sandro Carocci.
Villamagna in the Middle Ages; Caroline Goodson.
CHAPTER 8. GENERAL CONCLUSIONS: THE VILLA AND ITS WORLD; Elizabeth Fentress.
APPENDIX 1. THE NOTES OF HENRY STEVENSON JR, BAV, VAT. LAT. 10573, FOLS 114–15; Sandra Gatti.
APPENDIX 2. THIN SECTION ANALYSES OF POTTERY FROM VILLAMAGNA; Claudio Capelli, Roberto Cabella and Michele Piazza.
Notes
1. Per riflessioni sul tema del rapporto tra produzione e cerimoniale nelle residenze imperiali, si veda la recensione di H. Fracchia in AJA, July 2018, AJA Online.
2. Per un commento ai dati relativi alle fasi medievali del sito, si veda A. Molinari, “Lo scavo di Villamagna nel Lazio meridionale. Riflessioni di storia rurale a partire dalla sua recente edizione,” ArchMed XLIV 2017, pp. 273-282.