BMCR 2018.08.17

Before Nature: Cuneiform Knowledge and the History of Science

, Before Nature: Cuneiform Knowledge and the History of Science. Chicago; London: University of Chicago Press, 2016. 369. ISBN 9780226406138. $55.00.

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Il nuovo volume di Francesca Rochberg si interroga sui rapporti tra la tradizione cuneiforme e la storia della scienza, come ben evidenzia il sottotitolo. Questa relazione è declinata sotto diversi punti di vista, ma principalmente l’autrice si concentra su due aspetti. Il primo riguarda le possibili relazioni e confronti tra la conoscenza e spiegazione del mondo da parte degli scribi mesopotamici e la scienza occidentale. Il secondo riguarda il modo in cui questa concezione mesopotamica è stata descritta e recepita in seno all’assiriologia e alla storia della scienza.

Il volume è composto di quattro parti, ciascuna di due capitoli, precedute da un’introduzione (1-14) e chiuse da una conclusione (274-284). La prima parte (“Historiography”) è dedicata alla storia degli studi. Il primo capitolo (“Science and Nature”, 17-37) si occupa del concetto e dell’evoluzione del termine “natura” in seno alla tradizione occidentale e di una sua possibile rappresentazione nella cultura mesopotamica. Partendo dalla relazione o contrapposizione tra le due visioni, la Rochberg conclude il capitolo tracciando i rapporti della tradizione cuneiforme con le culture coeve e successive, alla luce di una continuità (e relativa trasmissione e debito nei confronti della civiltà mesopotamica) e di una discontinuità. Il secondo capitolo (“Old Ideas about Myth and Science”, 38-58) si concentra sulla storia degli studi e ruota attorno al famoso volume curato da Henri Frankfort et al., Before Philosophy: The Intellectual Adventure of Ancient Man, Middlesex: Penguin, 1949. L’autrice analizza come la “mentalità” mesopotamica è stata descritta (o costruita) in questo volume e quali sono state le fonti utilizzate; su questa base discute il modo in cui la tradizione cuneiforme è stata trattata dal punto di vista della storia della scienza e recepita dagli specialisti di questa disciplina.

La seconda parte (“Cuneiform Knowledge and Its Interpretative Framework”) tratta specificamente della conoscenza o percezione dei fenomeni “naturali” nella tradizione cuneiforme. Il capitolo terzo (“On Knowledge among Cuneiform Scholars”, 61-102) affronta il concetto stesso di conoscenza in Mesopotamia. L’autrice descrive gli specialisti della conoscenza, raggruppandoli sotto il titolo di ummânū, e alcune espressioni della loro attività, come i testi divinatori e le liste lessicali. La questione sottostante l’osservazione di fenomeni “eccezionali” ovvero il concetto di ordine e norma è affrontata nel quarto capitolo (“A Cuneiform Modality of Order”, 103-127). Qui l’autrice analizza la funzione del segno, tra regolarità e anomalia, alla luce dei repertori divinatori relativi alla teratologia e ai segni celesti.

La terza parte (“Rationality, Analogy, and Law”) è dedicata a quella che potremmo definire la visione emica mesopotamica. Il concetto di razionalità e la legge di causalità nella percezione degli scribi mesopotamici sono affrontati rispettivamente nel capitolo quinto (“The Babylonians and the Rational”, 131-163) e nel capitolo sesto (“Causality and World Order”, 164- 190).

La quarta parte (“The Cuneiform World of Observation, Prediction, and Explanation”) è quella che più direttamente riprende gli argomenti – la divinazione e più specificamente l’osservazione celeste – dei precedenti lavori della Rochberg, sebbene siano sviluppati in una prospettiva differente. L’osservazione dei fenomeni celesti è ampiamente discussa nel capitolo settimo (“Observation of Astral Phenomena”, 193-230), mentre il capitolo ottavo (“Prediction and Explanation in Cuneiform Scholarship”, 231-273) descrive il sistema di previsione e di spiegazione degli stessi.

Il presente volume si presenta come una prosecuzione, uno sviluppo e un approfondimento da parte della Rochberg del discorso portato avanti in una serie di articoli1 e abbozzato in un volume precedente dedicato all’osservazione celeste in Mesopotamia.2 Il titolo del volume prende spunto dalla ben nota pubblicazione di Frankfort, Before Philosophy, ampiamente discussa nel secondo capitolo, ma il punto di vista, le fonti e la relativa analisi fatta dalla Rochberg sono ben differenti. La parte centrale del lavoro e la prospettiva di ricerca della studiosa sono espresse chiaramente in un passaggio dell’introduzione (7):

If the epistemic goal of science is to understand, consciously, the workings of nature, where are cuneiform texts to be placed, and how are they to be understood within science’s history? The problem lies not only with the term nature, but also with the term science.

E sull’evoluzione dei termini “natura” e “scienza” e dei relativi concetti in seno alla cultura occidentale, la Rochberg ritorna insistentemente nelle pagine del suo studio.

A differenza di quanto accade nel volume collettivo edito da Frankfort, le fonti prese in considerazione dalla Rochberg sono quelle della divinazione. Queste fonti non solo sono quelle a lei meglio note, ma anche quelle che meglio si offrono a un’analisi della “mentalità” o della percezione del mondo e della relativa costruzione epistemica delle fonti cuneiformi. Non a caso sono quelle su cui diversi autori hanno insistito trattando di “scienza” e “mentalità” in Mesopotamia.3 È interessante rilevare che queste fonti costituiscono uno dei cardini di un altro volume uscito lo stesso anno, il quale riprende e gioca allo stesso modo sul titolo della pubblicazione di Frankfort, ovvero il lavoro di Marc van de Mieroop, Philosophy Before the Greeks: The Pursuit of Truth in Ancient Babylonia, Princeton: Princeton University Press, 2016. Per quanto vi siano una certa condivisione di fonti e di prospettiva, l’impianto teorico e l’approccio di van de Mieroop è differente, come suggerisce il sottotitolo del volume.4

La Rochberg, infatti, in questo volume insiste sulla prospettiva epistemica ed epistemologica: da una parte, la percezione della “natura” come emerge dalle fonti cuneiformi e delle relative leggi che ne spiegano il funzionamento; dall’altra parte, come questa conoscenza è stata descritta e considerata in seno alla storia della scienza. È importante sottolineare, come fa in più punti l’autrice, che la “cuneiform knowledge” è espressione della “culture of the elite ummânū” (103) e non di una più ampia cultura mesopotamica che scarsamente emerge dalle fonti scritte a nostra disposizione.

In questo volume gli argomenti e gli spunti accennati dalla studiosa nei precedenti lavori sono ampiamente sviluppati in un’ottica più matura e teorica, facendo ampio riferimento all’evoluzione di alcuni concetti in seno alla tradizione occidentale e agli aspetti epistemologici nelle ricerche sulla storia della scienza. Le citazioni di paralleli classici e biblici così come di un’ampia letteratura filosofica sono illuminanti e rafforzano l’intera struttura argomentativa della Rochberg. Particolarmente interessante e stimolante è la discussione sul termine greco phusis in rapporto con i termini accadici šīmtu e šiknu (88-89). In tal senso è un peccato che l’autrice nella discussione del concetto di natura non abbia preso in considerazione l’opera dell’antropologo francese Philippe Descola,5 per quanto la prospettiva di ricerca della Rochberg si concentri sullo specifico ambito della storia della scienza.

L’ampia mole di documentazione cuneiforme e dei relativi paralleli classici e biblici considerati alla luce di una competenza maturata in anni di ricerche rendono il volume di Francesca Rochberg un’opera preziosa e sicuramente una pietra miliare per la storia della scienza nell’antichità e per la comprensione delle dinamiche della “mentalità” mesopotamica.

Notes

1. Molti di questi articoli sono stati raccolti dall’autrice nel volume In the Path of the Moon: Babylonian Celestial Divination and Its Legacy. Studies in Ancient Magic and Divination, (Leiden; Boston: Brill, 2010) ( Google Books Preview).

2. The Heavenly Writing: Divination, Horoscopy, and Astronomy in Mesopotamian Culture, Cambridge; New York: Cambridge University Press, 2004 ( Google Books Preview); si veda la recensione in BMCR 2005.06.29

3. Vale qui la pena menzionare solo alcuni di questi studiosi, tra i quali Jean-Jacques Glassner, Mogens Trolle Larsen e Ulla Jeyes, le cui opere sono citate nella bibliografia in appendice al volume.

4. In tal senso si veda lo studio di pochi anni precedente pubblicato da Stefan M. Maul, Die Wahrsagekunst im Alten Orient, München: Beck, 2013, che insiste ancora nel titolo sul concetto di “verità”.

5. Particolarmente attivo sulla definizione e analisi del concetto di natura e di ecologia, Descola ha prodotto diversi lavori, di cui vale qui la pena citare l’opera Par-delà nature et culture, Paris: Gallimard, 2005. La Rochberg riprende la discussione su phusis in più punti del volume, laddove Descola gli dedica alcune pagine ( Par-delà nature et culture, 124-128: “L’autonomie de la phusis“).