BMCR 2018.08.02

Inscriptions et timbres céramiques de Rhodes. Documents recueillis par le médecin et explorateur suédois Johan Hedenborg (1786-1865). Acta Instituti Atheniensis Regni Sueciae, Series 4, 57

, Inscriptions et timbres céramiques de Rhodes. Documents recueillis par le médecin et explorateur suédois Johan Hedenborg (1786-1865). Acta Instituti Atheniensis Regni Sueciae, Series 4, 57. Stockholm: Editorial Committee of the Swedish, 2017. 145. ISBN 9789179160654. SEK 530.

Nathan Badoud presenta un nuovo, notevole contributo alla conoscenza dell’epigrafia rodia. Il libro della serie Acta Instituti Atheniensis Regni Sueciae aggiunge 54 iscrizioni inedite accanto ad un’interessante descrizione dell’opera di Johan Hedenborg—un personaggio poco conosciuto anche dagli studiosi delle antichità dell’isola, tranne che per le citazioni in alcuni lemmi delle IG XII, 1. Johan Hedenborg fu medico, naturalista, diplomatico al servizio della corona svedese presso la Sublime Porta, e percorse molte regioni dell’Impero Ottomano, risiedendo oltre che a Istambul, ad Alessandria e appunto a Rodi tra il 1840 e il 1856 e ancora dal 1859 al 1863. Badoud ha prima rintracciato e poi analizzato l’ opus magnum di Hedenborg, la Geschichte der Insel Rhodos, mai pubblicata e perciò poco conosciuta, attraverso il manoscritto che, acquistato nel 1937 dall’Istituto storico-archeologico FERT,1 è ora conservato presso il XXII eforato.

Il libro è suddiviso in 3 capitoli. Il primo, (Introduzione), illustra le vicende biografiche ed il percorso intellettuale che portò Hedenborg a scrivere una storia dell’isola di Rodi, includendovi l’edizione di 303 iscrizioni: 301 dall’isola e due da città della terra ferma Cauno e Telmesso. Gran parte dei testi rifluirono in opere epigrafiche successive, a volte proprio grazie ai contatti del medico svedese con Ludwig Ross. Allo studioso tedesco si devono infatti alcuni dei principali studi epigrafici che contribuirono poi alla stesura del fascicolo rodio delle IG XII da parte di Hiller von Gaertringen. Inoltre, nelle vicissitudini successive alla morte di Hedenborg , il suo manoscritto inedito fu affidato ad Angelo Scrinzi che scelse 46 iscrizioni ancora inedite, rispetto a quelle già note nel 1899. Badoud ha potuto identificare altre 54 nuove epigrafi su pietra a cui egli ha aggiunto , nel terzo capitolo (pp.49-65), 154 bolli di anfora e 5 bolli su tegole.

Tutte le iscrizioni (cap. 2) sono elencate secondo criteri moderni ovviamente diversi da quelli adottati da Hedenborg; pertanto la numerazione assegnata da Badoud non coincide con quella originale, che però è sempre riportata in quanto indispensabile per individuare i testi nelle riproduzioni delle tavole di Hedenborg. Le epigrafi finora inedite ricevono un’edizione esemplare, mentre quelle pubblicate nel passato sono commentate e talora completate o semplicemente arricchite a confronto con il manoscritto, dato che in qualche caso le condizioni dei monumenti o, più raramente, le letture dello scandinavo lo permettono.

Chiudono il volume alcune pagine di utilissimi strumenti: le Concordanze complete con le epigrafi contenute nell’opera di Hedenborg e in edizioni successive; una Bibliografia ricca e aggiornata, Indici dettagliati ed accurati e soprattutto la pregevole riproduzione delle 45 tavole dell’Atlas di Hedenborg, con disegni delle epigrafi e dei bolli da lui inclusi nella sua Geschichte. Nonostante un numero di pagine (145) limitato ma essenziale, il volume fornisce nuove acquisizioni per la conoscenza di istituzioni ed eventi relativi alla storia di Rodi.

Notevole ad esempio è la conclusione che Badoud (p. 23) trae dall’evidenza che i bolli su tegole e quelli su anfore appartengono a uno stesso fabbricante, ma con bollo diverso—con l’indicazione di demotico nelle tegole, con quella dell’eponimo nelle anfore; Ciò prova che il controllo fiscale e amministrativo era rivolto agli oggetti e non all’uso dell’argilla, come ipotizzato a volte. Vanno segnalati, tra i testi nuovi, il n. 2 (pp. 25-30) che attesta un episodio della guerra mitridatica finora ignoto e porta ad emendare un passo di Appiano ( Mithr. 94) in cui non sarebbe citata Telmesso, bensì Termesso. L’epigrafe di Rodi infatti documenta, forse nella forma di un decreto in onore della città pisidia, l’adesione di Termesso ad una spedizione in aiuto di Stratonicea—un’alleanza che vedeva soldati rodii, licii e termessii, uniti nella resistenza contro Mitridate.

Il n. 8 contribuisce a definire ulteriormente l’ascendenza di Panezio di Rodi, anche se resta il dubbio se la sua origine vada assegnata a Camiro o meno. Il n. 28 è probabilmente una pierre errante, proveniente da Cos.

Discussioni utili e correzioni importanti vengono anche dalla nuova presentazione di iscrizioni già note. Per esempio, nel commento a n. 59 (= IG XII,1, 25), Badoud contesta nuovamente e sensatamente l’identificazione recentissima, di Ursula Vedder, del tempio sull’acropoli rodia, da attribuire ad Apollo Pizio e non a Halios.

Di IG XII,1, 51 il n. 65 presenta una nuova edizione notevolmente migliorata. Nel commento al n. 136 (TRI 13), catalogo dei sacerdoti di Poseidon Hippios, Badoud sottolinea come Hedenborg , che ne rilevò il testo sicuramente prima del 1856, già avesse attribuito a Camiro quel culto, individuando così il sito della città antica, ben prima dell’identificazione ufficialmente attribuita ad Alfred Biliotti e Auguste Salzmann nel 1859.

Il volume è dedicato alla memoria di Erik Sjökvist (pp. 10-12), direttore dell’Istituto Archeologico Svedese di Roma dal 1940 al 1948. Sjökvist cercò, in molti casi con successo, di salvare rifugiati, per motivi politici o razziali, che nascondeva nella propria residenza tra il 1943 e il 1944. Sfortunatamente Mario Segre, il grande epigrafista italiano, tra i maggiori studiosi delle iscrizioni del Dodecanneso, non fu tra i salvati, nonostante gli sforzi compiuti dal collega svedese per proteggerlo e trovargli una via di fuga: lui e la sua famiglia (moglie e un figlio piccolissimo) furono catturati e consegnati ai nazisti che li deportarono ad Auschwitz. Ma la memoria delle vittime e di chi cercò di salvarli riceve il dovuto onore anche da questo libro, elegante, accurato e dotto.

Notes

1. Acronimo derivante dal motto di Casa Savoia interpretato nella versione, peraltro priva di fondamento, che lo collegava a Rodi = Fortitudo Eius Rhodum Tenuit.