BMCR 2017.03.11

The Inscriptions of the Antikythera Mechanism. Almagest: International Journal for the History of Scientific Ideas, 7.1, March 2016

, The Inscriptions of the Antikythera Mechanism. Almagest: International Journal for the History of Scientific Ideas, 7.1, March 2016. Turnhout: Brepols Publishers, 2016. 319. ISBN 17922593. €33.00 (pb).

Almagest 7:1 Preview

La vicenda è nota: nella primavera di 116 anni fa un pescatore di spugne dell’isola di Symi, Ilias Stadiatis, tuffandosi nelle acque al largo della costa est di Antikythera, dove era ancorata l’imbarcazione a causa di una tempesta, ad una profondità segnalata tra i 42 ed i 50 metri si imbatté in un relitto di un naufragio avvenuto nel secondo quarto del I secolo a.C.

A testimonianza del ritrovamento Stadiatis portò in superficie un braccio di una statua di bronzo. Nel novembre di quello stesso anno Dimitrios Kontos, capitano del battello per la pesca di spugne, allertò le autorità di Atene della scoperta. La reazione fu rapida: la nave della Marina reale ellenica Mykali fu inviata verso l’isola per supportare le operazioni di recupero, seguita subito dalla nave civile a vapore Syros e successivamente dalla torpediniera della Marina Aigialeia.

Nel corso dei dodici mesi successivi, sfidando le tempeste invernali, con immersioni di oltre 50 m furono portate alla luce centinaia di opere d’arte tra bronzi, statue di marmo del periodo ellenistico e numerosi manufatti, oggi conservati nelle gallerie del Museo Archeologico Nazionale di Atene, che identificarono in questa nave mercantile del 65 a. C. ca. il più ricco relitto antico mai scoperto.

Ma l’eccezionalità di quel rinvenimento è legata nella memoria collettiva ad una delle più sorprendenti scoperte archeologiche dell’ultimo secolo: il 17 maggio del 1902 l’archeologo Valerios Stais, esaminando i reperti rinvenuti nel relitto, notò che un blocco di pietra presentava un ingranaggio inglobato al suo interno. Ad un esame più approfondito si appurò che ciò che inizialmente era stato interpretato come materiale lapidico era in realtà un dispositivo meccanico, notevolmente corroso e con numerose incrostazioni, dalle dimensioni di circa 30 cm per 15 cm, del quale erano sopravvissute tre parti principali e decine di frammenti minori: si trattava di un’intera serie di ruote dentate, facenti parte di un elaborato meccanismo ad orologeria, ricoperte da oltre 2.000 caratteri di scrittura, dei quali circa il 95% è stato oggi decifrato.

Il “Meccanismo di Antikythera”, come è universalmente conosciuto, fin dalla sua scoperta è stato considerato come il più eccezionale tra i rinvenimenti archeologici dell’ultimo secolo, apparendo sin da subito alla comunità internazionale di storici e archeologi come un dispositivo fuori del suo tempo, che continua ancora oggi dopo anni di studio a stimolare un’accesa discussione tra scienziati a causa della complessità e della modernità delle conoscenze scientifiche che l’opera presuppone. In particolare, nel corso dell’ultimo mezzo secolo le ricerche messe in campo hanno permesso di svelare gran parte dei segreti del “Meccanismo di Antikythera”, oggi conservato nella collezione di bronzi del Museo Archeologico Nazionale di Atene, insieme alla sua ricostruzione, consentendo di appurare come il più sofisticato meccanismo sopravvissuto dall’antichità altro non fosse che un complesso “Elaboratore” per il calcolo dei fenomeni astronomici e dei cicli del Sistema Solare. I rotismi epicicloidali con cui è stato costruito evidenziano l’elevato livello della cultura scientifica raggiunto in età ellenistica. La conoscenza del moto planetario, necessaria per la progettazione del rotismo epicicloidale presente nel Dispositivo, fa presumere che alcuni scienziati del tempo fossero a conoscenza del calcolo del moto planetario dei corpi celesti e potrebbero aver conseguito gli stessi risultati raggiunti in epoca moderna: l’autore del Calcolatore di Antikythera potrebbe aver anticipato infatti di 19 secoli i risultati della legge della gravitazione universale formulata da Isaac Newton nel 1687 ( Philosophiae Naturalis Principia Mathematica), potrebbe aver precorso ed utilizzato la teoria eliocentrica proposta da Niccolò Copernico nel 1543 ( De revolutionibus orbium coelestium), anticipando nel contempo lo studio cinematico dei rotismi epicicloidali pubblicato da Robert Willis nel 1841 ( Principles of mechanism).1

Tuttavia più della metà delle componenti del “Meccanismo di Antikythera” è ancora mancante, probabilmente giace tuttora sul fondo del mare. Una nuova spedizione condotta presso il celebre relitto dal team internazionale “Return to Antikythera”, potrebbe essere in grado di portare alla luce alcuni dei frammenti mancanti, grazie soprattutto all’impiego delle più recenti tecnologie messe in campo dallo staff.2

Del resto negli ultimi cinquant’anni le ricerche condotte intorno al “Meccanismo” hanno fatto uso di ogni soluzione tecnologica disponibile per tentare di svelare i complessi misteri del Dispositivo: a partire dal 2005, una nuova iniziativa sta progredendo sul lavoro di ricerca svolto fino al 2000, utilizzando le più recenti tecnologie oggi fruibili. L’“Antikythera Mechanism Research Project” (AMRP)3 ha confermato i risultati raggiunti nel 1974 dallo storico Derek de Solla Price: dopo venti anni di ricerca4 egli fu in grado di dimostrare come i Greci fossero pervenuti ad un livello avanzato di tecnologia che raggiunse il suo apice nel “Meccanismo di Antikythera”, il quale si era rivelato essere un vero “calcolatore analogico” astronomico gestito da una tecnologia avanzata che sarebbe apparsa in Europa solo nel XVI secolo. Il dispositivo a orologeria era stata una delle meraviglie tecnologiche dell’antichità, sviluppato nel background culturale ereditato da Archimede. Nel 2016 il team di scienziati dell’AMRP, servendosi di scansioni ad alta risoluzione, è riuscito a decifrare le lettere dell’iscrizione incisa all’interno del “Meccanismo”, trovando indicazioni sull’uso specifico del Dispositivo: il “Meccanismo di Antikythera” si è rivelato essere un Calcolatore destinato al rilevamento di eventi astronomici, eclissi e date dei Giochi Olimpici.

Gli importantissimi risultati raggiunti dall’AMRP sono pubblicati secondo un piano stabilito che prevede la progressiva edizione degli stessi una volta che i dati acquisiti vengono elaborati ed analizzati.

Dalla pubblicazione dei primi risultati conseguiti dall’AMRP, apparsa su “Nature” nel 2006, come Atti della Conferenza Internazionale dedicata al “Meccanismo di Antikythera” 5, siamo giunti, nel maggio del 2016 all’edizione del volume The Inscriptions of the Antikythera Mechanism, un lavoro di collaborazione curato da Mike Edmunds per la rivista “Almagest”, che vi ha dedicato un numero speciale, sostenuto dall’azienda “Hublot”, dove sono stati raccolti i contributi degli studiosi autori di questa importantissima ricerca che ha permesso di stabilire con esattezza la natura del prezioso Dispositivo, attraverso la decifrazione delle iscrizioni superstitipresenti sul “Meccanismo”.

La General Preface to the Publication of the Inscriptions, redatta dal team di ricerca dell’AMRP (M. Allen, W. Ambrisco, M. Anastasiou, D. Bate, Y. Bitsakis, A. Crawley, M.G.Edmunds, D. Gelb, R. Hadland, P. Hockley, A. Jones , T. Malzbender, H. Mangou, X. Moussas, A. Ramsey, J.H. Seiradakis, J. M. Steele, A.Tselikas, M. Zafeiropoulou) [pp. 5-35] riassume brevemente la serie di saggi contenuti nel volume che ripercorrono la storia della decifrazione del testo delle iscrizioni superstiti presenti sul “Meccanismo di Antikythera” (A. Jones, Historical Background and General Observations [pp. 36-66]) e descrivono la struttura del Calcolatore (Y. Bitsakis, A. Jones, The Front Dial and Parapegma Inscriptions [pp. 68-137]; M. Anastasiou, Y. Bitsakis, A. Jones, J. M. Steele, M. Zafeiropoulou, TheBack Dial and Back Plate Inscriptions [pp. 138-215]; Y. Bitsakis, A. Jones, The Back Cover Inscription [pp. 216-249]; M. Anastasiou, Y. Bitsakis, A. Jones, X. Moussas, A.Tselikas, M. Zafeiropoulou, The Front Cover Inscription [pp. 251-297]). L’introduzione si sofferma anche sulle tecnologie utilizzate dall’AMRP per la decodifica delle immagini [pp. 15-18], la struttura e la disposizione sul Dispositivo delle incisioni [pp. 20-23] e la ricostruzione delle possibili effettive dimensioni del Meccanismo dedotte dalla stima dello spazio disponibile destinato ad accogliere le iscrizioni [pp. 24-32]. Supplementary Illustrations [pp. 299-310] completano in conclusione questo fondamentale lavoro, la cui Table of Contents and Abstracts è fruibile online all’indirizzo

Notes

1. Giovanni Pastore, Antikythera e i regoli calcolatori, s.e., 2006; Idem, Il Planetario di Archimede ritrovato, Roma, 2010.

2. Una sola indagine ufficiale presso il relitto è stata autorizzata dopo il rinvenimento del 1901: nel 1976 il Ministero della Cultura greco ha concesso a Jacques Cousteau e all’equipaggio della Calypso di lavorare per diverse settimane presso il sito, sotto la supervisione dell’archeologo Dr. Lazaros Kolonas. Durante quelle immersioni l’equipaggio della Calypso e Cousteau, che aveva già avuto modo di visitare l’isola nel 1953 per soli tre giorni accompagnato dal professore del MIT Harold “Doc” Edgerton, hanno avuto modo di recuperare quasi più di 300 oggetti, tra cui resti scheletrici dei passeggeri e dell’equipaggio. Dopo quella spedizione non sono state compiute ulteriori immersioni presso il relitto fino al 2012, quando il Ministero della Cultura e dello Sport ellenico ha autorizzato una nuova campagna di indagine condotta dalla squadra di sommozzatori della Woods Hole Oceanographic Institution (WHOI) e dalla Soprintendenza alle Antichità subacquee ellenica, il “Return to Antikythera”, team di ricerca internazionale, che il 31 agosto del 2016 durante gli scavi in corso presso il relitto ha portato alla luce uno scheletro umano: questo ritrovamento potrebbe dimostrarsi una scoperta importante poiché se abbastanza DNA vitale si è conservato nei resti, potrebbe essere possibile identificare l’etnia e l’origine geografica del naufrago e gettare nuova luce sul celebre relitto (si veda Return to Antikythera). Sul lavoro del gruppo di ricerca “Return to Antikythera” si veda il sito dedicato, dove è possibile fruire dei diversi modelli 3D dei resti del famoso naufragio.

3. “Antikythera Mechanism Research Project” (AMRP) è una collaborazione internazionale fra Istituzioni accademiche (fra tutte la Cardiff University – UK, le Università di Salonicco e di Atene – Grecia, la National Bank of Greece Cultural Foundation ed il Museo Archeologico Nazionale di Atene; l’Institute for the Study of the Ancient World, New York, USA e la Brown University, USA; l’Università di Puget Sound, USA, l’Università di Quilmes, Argentina e l’Università di Waikato, Nuova Zelanda) con il supporto tecnologico offerto dalle maggiori industrie operanti nelle alte tecnologie (Hewlett-Packard e Team X-Tek), che mira a rivalutare completamente la funzione e il significato del “Meccanismo di Antikythera”. Una puntuale e precisa descrizione del lavoro svolto dall’ AMRP, delle risorse intellettuali e tecnologiche messe in campo e dei risultati raggiunti è fruibile online all’indirizzo Antikythera Mechanism Research Project.

4. Derek De Solla Price, The Antikythera Mechanism, a Calendar Computer from ca. 80 B.C., (1974).

5. Tony Freeth, Yanis Bitsakis, Xenophon Moussas, John Hugh Seiradakis, Agamemnon Tselikas, Helen Mangou, Mary Zafeiropoulou, R. Hadland, D. Bate, Andrew Ramsey, Martin Allen, A.Crawley, P.Hockley, T. Malzbender, D.Gelb, W.Ambrisco, and Edmunds Mike,”Decoding the ancient Greek astronomical calculator known as the Antikythera Mechanism”, Nature, n. 444, 11/2006, pp. 587-591, the Antikythera Mechanism Research Project: Publications.