BMCR 2016.09.33

Kairos. L’à-propos et l’occasion. Le mot et la notion, d’Homère à la fin du IVe siècle avant J.C. Collection d’études anciennes. Série grecque, 150

, Kairos. L’à-propos et l’occasion. Le mot et la notion, d’Homère à la fin du IVe siècle avant J.C. Collection d'études anciennes. Série grecque, 150. Paris: Les Belles Lettres, 2015. 361. ISBN 9782251326856. €45,00.

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Il volume di Monique Trédé-Boulmer è una riedizione rivista e accresciuta di uno studio già pubblicato nel 1992 per i tipi della Klincksieck, che tenta di rintracciare le metamorfosi della nozione di kairόs da Omero alla fine del IV secolo a.C. Come giustamente dice Jacqueline de Romilly nella Prefazione al volume, una parola, nel corso del tempo e da un autore all’altro, cambia valore. E allora, solo un confronto fra i testi permette di cogliere il nucleo della nozione e la sua evoluzione diacronica. Kairόs, in effetti, è una parola “eccezionale”, “disorientante”, “difficile” e, perciò, “intraducibile”, che sventa gli sforzi dell’interprete, perché si tratta di una nozione estremamente plastica, insieme tecnica, estetica, intellettuale e morale. Perciò l’Autrice si propone di fissare il senso della parola e di tracciare per grandi linee la sua evoluzione semantica, risalendo, per quanto è possibile, all’etimologia. Ma l’evoluzione della parola è indissociabile dall’evoluzione delle pratiche che le fanno posto e delle forme di sapere che si riferiscono ad essa. Storia della parola e storia della nozione costituiscono, pertanto, i due binari lungo i quali si muove il presente studio. Il metodo adottato è cronologico, sicché i diversi aspetti del kairόs si succedono, da un capitolo all’altro, variando in funzione dell’epoca considerata.

Il Capitolo I è un dossier semantico sul kairόs. L’ Iliade presenta quattro occorrenze dell’aggettivo derivato kaírios, che attesta indirettamente l’esistenza del sostantivo e che qualifica il “punto decisivo”, un luogo nevralgico del corpo la cui lesione può essere fatale. Ciò induce a pensare che la nozione di kairόs abbia avuto inizialmente un valore spaziale, in rapporto con l’arte della caccia e del tiro con l’arco, per indicare un luogo strategico, “critico”, e che solo successivamente ha assunto il valore temporale di “momento critico”, di “ora decisiva”. Scoccare il dardo troppo lontano o troppo vicino significa mancare il punto decisivo che fa dell’avversario o dell’animale mirato una preda conquistata. E subito appare l’ambivalenza fondamentale del kairόs, punto decisivo che può segnare l’ora fatale così come il successo occasionale. L’Autrice fa derivare kairόs dalla radice indoeuropea *ker, che significa “tagliare, separare”, suffissata in *y-. Kairόs sarebbe, quindi, formato sul tema III, cioè sul grado zero del radicale e del suffisso: *kr-i, da cui *kr-y-ό- > ; *kar-y-o- > ; kairόs. Legato a kríno e keíro, kairόs implica, pertanto, una cesura, una rottura nella continuità spaziale o temporale. Ma, così come può avere un valore attivo e designare il punto critico che taglia e divide, kairόs può anche designare la parte tagliata e, quindi, il risultato dell’azione. E nella misura in cui indica un’azione ben calcolata, kairόs designa la “giusta misura”, “ciò che conviene, è appropriato”, “ciò che è adeguato, adatto” e che si oppone a qualsiasi eccesso. Il kairόs si rivela, dunque, anche principio etico, regola morale, che mira all’equilibrio, alla simmetria, e regola estetica, punto di equilibrio che assicura armonia e bellezza.

Nel Capitolo II, l’Autrice esamina il kairόs arcaico. Del kairόs che presiede alle azioni umane si trova già traccia in Omero, Esiodo e Pindaro, ma le opere di questi poeti riflettono un’epoca in cui il saper-fare tecnico dell’uomo non ha ancora trovato la sua autonomia, in cui l’attività demiurgica resta inseparabile dalle forze religiose. In effetti, in Esiodo, il contadino, attraverso la sua fatica, deve meritare che la terra e gli dèi gli accordino i loro doni; e colui che vuole navigare in sicurezza deve rispettare le stagioni propizie alla navigazione. Perciò, il kairόs esiodeo, che regola l’azione coronata dal successo, è un kairόs della convenienza, della pertinenza, della sottomissione all’ordine e ai ritmi della natura. Ed anche la poesia di Pindaro è una poesia del kairόs, ma non perché sia una poesia “nata dall’occasione”, sottomessa al caso delle vittorie ai Giochi, ma in quanto è la traduzione estetica di un principio etico, il kairόs, che, così come è principio della rottura e della discontinuità, è anche principio della simmetria e dell’armonia. Solo il poeta, unito alla divinità di cui è interprete, selezionando e ordinando i motivi dell’ode nel rispetto delle regole dell’epinicio (varietà, rapidità e armonia), può magnificare la gloria dei vincitori.

Bisogna attendere la seconda metà del V secolo e il sorgere delle téchnai perché il kairόs conosca il suo pieno sviluppo. In tutti gli ambiti si cerca di stabilire delle regole di comportamento che rinviino non più a un ordine divino riflesso nella natura, ma all’uomo stesso, fondamento delle sue azioni. Ma, di fronte all’infinita diversità dei fattori che condizionano l’azione, non vi è alcun principio stabile che permetta di conseguire con sicurezza la precisione auspicabile: chi agisce deve ogni volta considerare ciò che esigono le circostanze, deve riconoscere il kairόs fuggitivo, imprevedibile, irreversibile, e coglierlo. Medici, sofisti, strateghi e oratori si fanno ingegneri dell’occasione: studiano i modi per catturare il kairόs ed elaborano un’arte della previsione e del pronostico, fondata sull’interpretazione del passato e sull’analisi dei segni presenti e sostenuta dal calcolo delle probabilità, al fine di adattare il meglio possibile i mezzi ai fini mirati. Ad esempio, una delle idee essenziali della medicina ippocratica (analizzata dall’Autrice nel Capitolo III) è che la salute corrisponde all’equilibrio, alla mescolanza armoniosa degli elementi costitutivi l’uomo. La malattia, dunque, non è più un flagello divino, ma è il segno di uno squilibrio corporeo, e il ruolo del medico consiste nell’aiutare il suo ripristino. Tra le conoscenze generali di cui dispone, il medico sceglie ciò che è più adatto al caso particolare che tratta, ossia valuta la giusta misura, la dose da prescrivere e fissa il momento propizio per l’intervento. Mediante l’indagine differenziale, la medicina ippocratica cerca così di assicurare il trionfo dell’arte sul caso, ponendo le basi di uno studio delle modalità dell’azione (luogo, maniera, tempo), di cui le altre téchnai sapranno trarre profitto.

Nel Capitolo IV, l’Autrice esamina il kairόs nell’arte della guerra e della politica. In Erodoto, tale nozione occupa ancora un posto limitato: gli dèi vegliano al rispetto di una legge di equilibrio e di compensazione, sia negli affari umani che nell’universo, facendo seguire vendetta e punizione agli atti di hýbris. Invece, nell’opera di Tucidide, l’attenzione dello storico si concentra solo sull’azione umana, la cui efficacia è direttamente legata alla padronanza del kairόs, “momento critico”, decisivo, occasione favorevole o ora fatale, che non è sottomessa al gioco del puro caso o della speranza, ma è il frutto di un’analisi razionale della situazione d’insieme in tutte le sue componenti: strategiche, politiche, psicologiche. Il capo militare deve avere il “colpo d’occhio”, la lucidità e la risoluzione che permettono di cogliere il momento opportuno per agire. Così, la storia delle azioni umane diviene la storia delle occasioni riconosciute e colte o perse. Nel IV secolo, poi, alla politica della lotta dura contro Filippo lodata da Demostene si oppone la politica della pace e dell’intesa con la Macedonia raccomandata da Eschine. Entrambi attribuiscono importanza al kairόs e, tuttavia, per Demostene, esso è l’ora decisiva in cui si gioca il destino della città, che permetterebbe di riallacciarsi con la tradizione ateniese di grandezza e di libertà; per Eschine, invece, esso è la parola-chiave di una politica “opportunista”, che si limita unicamente all’analisi del presente e non tiene per nulla conto delle tradizioni ateniesi di libertà e di indipendenza. Ma in entrambi gli oratori, che rimettono nelle mani del caso o degli dèi una parte crescente di responsabilità, è percepibile il venir meno della fiducia nei poteri della ragione.

Nel Capitolo V, l’Autrice passa ad esaminare il kairόs degli oratori. Se Gorgia era capace di improvvisare su qualsiasi tema e di comporre dei discorsi elaborati, i suoi discepoli, Isocrate ed Alcidamante di Elea, si opposero in un dibattito vivace: Isocrate, infatti, redigeva dei discorsi destinati alla lettura pubblica e a una risonanza duratura; Alcidamante, invece, insegnava l’arte dell’improvvisazione, la sola capace, secondo lui, di seguire i desideri del pubblico e di rispondere alle esigenze della vita pratica. Ma, per Isocrate, la cura per l’ akríbeia dello stile, il gusto dell’espressione elaborata e la preoccupazione per la varietà e l’armonia, non esclude affatto quella per il kairόs, il quale non solo decide del momento in cui si deve parlare o tacere, il tema del discorso e i suoi sviluppi, ma, presiedendo alla simmetria interna dell’opera, è anche qualità formale, che impone la giusta misura del tutto e di ciascuna delle parti. E perciò il kairόs non è oggetto di una conoscenza esatta: solo una dόxa allenata nella pratica e nell’esperienza può coglierlo. La retorica, pertanto, è scuola di civismo e di morale: arte del vivere e arte del parlare rispondono al medesimo ideale. E Platone, nel Fedro, tenta di stabilire le regole di una retorica filosofica, che miri a migliorare le anime dei cittadini, creando in esse ordine e armonia, giustizia e saggezza. Il vero oratore, infatti, deve conoscere l’anima dei suoi uditori, la verità sugli argomenti che si propone di trattare e i procedimenti appropriati per creare in essi la persuasione e la virtù. A queste conoscenze, deve aggiungere la padronanza del kairόs, il solo che decide della parola o del silenzio, dell’opportunità o dell’inopportunità dei diversi procedimenti del discorso. Nella misura in cui l’oratore deve essere filosofo, il kairόs si trova liberato dalle servitù aleatorie della dόxa e dell’ aísthesis : esso è il prodotto di una epistéme, del sapere dialettico, abile nella divisione ( diaíresis) come nella sintesi ( synaíresis). Così, nel Politico, il filosofo-dialettico si rivela il solo vero oratore, il solo vero politico, e il padrone del kairόs : egli solo sa quale occasioni saranno favorevoli o sfavorevoli alle città per intraprendere o meno grandi imprese. Di modo che il paradigma della tessitura – arte del kairόs – che fornisce in questo dialogo la chiave dell’attività del politico, dona anche l’ultima parola sull’attività del filosofo, il quale è l’unico che può realizzare, attraverso la symploké dei nomi, l’inscrizione nel discorso della koinonía delle Forme.

Se Platone costringe il kairόs ad entrare nel campo dell’ epistéme, Aristotele (la cui posizione è brevemente riassunta dall’Autrice nell’ Epilogo) stabilisce una distinzione netta tra la conoscenza speculativa e le scienze esatte, che riguardano la necessità e mirano ad una precisione perfetta, e la conoscenza pratica e le scienze dell’azione, che riguardano il contingente e non comportano una precisione reale. Tutti i saperi tecnici sono arti del kairόs ed è a questo secondo tipo di sapere che Aristotele riconduce l’etica. La virtù, infatti, è definita come una sorta di mesόtes, di “giusto mezzo”, che eredita alcuni caratteri del kairόs ippocratico, perché, come il kairόs, questo “giusto mezzo” suppone un possesso concreto degli argomenti, dei casi, delle circostanze e un giudizio che implica il ricorso alla testimonianza dei sensi. Pertanto, alla fine del IV secolo, il kairόs non è più la parola-chiave delle téchnai, ma è collegato esclusivamente alla categoria del tempo e designa ormai solo l’istante propizio, le circostanze momentanee. Scompare anche dalla téchne retoriké lasciando posto alla coppia di derivati: eukairía e akairía, che designa le due facce della sua azione. E quando si ritrovano alcuni valori che furono un tempo legati al kairόs, hanno cambiato nome.

Questo interessante volume – che è ben condotto nelle sue riflessioni, perché chiaramente analitico e, allo stesso tempo, in grado di elaborare sintesi precise e persuasive – è corredato da una ricca Bibliografia e da un Index dei testi greci e latini menzionati e commentati. Come dice Jacqueline de Romilly, nella sua Prefazione, questo libro « non è un’opera di filosofia. Esso segue lo svolgimento di tre secoli di storia greca, nei testi di prosa o di poesia, di morale o di medicina. È come un preludio alla filosofia. Descrive. Segue i testi e ne sposa il movimento. Talvolta, prende parte per un senso, corregge un’interpretazione, sbroglia la struttura di un’opera. E come negare che tutta la riflessione filosofica sui sensi di una nozione deve cominciare da là? La filosofia antica è nata nel contesto di una tradizione che non era filosofica » (p. 11). Pertanto, come emerge da questa breve analisi, si tratta di un contributo sicuramente importante, che, per l’approccio interdisciplinare scelto (che combina l’esame dei testi, lo studio delle rappresentazioni e descrizioni del kairόs e i dati della linguistica generale), costituisce un utilissimo sussidio per chiunque voglia accostarsi al tema.

Indice

Préface de J. de Romilly
Introduction générale

Chapitre I: Le mot
I. Des origines: Homère et la valeur spatiale de καιρός
A. καίριος dans l’ Iliade
B. καίριος qualifiant une partie du corps ou un coup porté
C. La valeur spatiale du καιρός
II. La coupure et la jointure
A. Le καιρός qui tranche: καιρός et l’idée de juger, décider; le καιρός et le tranchant; l’étymologie de καιρός
B. Le καιρός et l’à-propos: καιρός et πρέπον; καίρος, μέτρον, δίκη; καιρός et συμμετρία
Appendice
A : La racine *ker et quelques mots techniques
B : Kairos : descriptions et représentations
C : Mètis et kairos

Chapitre II: Le kairos archaïque
I. Les Travaux et les Jours : une morale du καιρός
Le problème du vers 694 des Travaux : καιρός, μέτρον et ὡραῖον; Note sur le vers 329
II. Les épinicies de Pindare: une poétique du καιρός
Introduction: La variété de l’ode; l’art dans la variété – καιρός et ποικιλία
1. Du καιρός comme art du raccourci : une poétique de la rupture
A. Le lyrisme, genre bref
B. Le καιρός et la narration: les récits mythiques dans les Pythique IV, Olympiques VII et III
2. Du καιρός comme συμμετρία: une poétique de l’ἁρμονία
A. L’éloge, juste reflet de la victoire: l’exigence de vérité et de justice; l’ampleur et le ton de l’éloge
B. L’harmonie de l’ode: l’exemple des Olympiques III et VII, Pythique IV; Pindare et Apollon; La première Pythique et le καιρός
Conclusion sur la période

Deuxième partie
Les «arts» et le καιρός. Introduction

Chapitre III: Le καιρός dans l’art médical
Introduction; La complexité (ποικιλία) de l’art médical; καιρός et ποικιλία ; καιρός dans les traités cnidiens
I. καιρός et diététique: un art de la mesure
A. καιρός dans l’ Ancienne Médecine : καιρός et μέτρον ; καιρός et ἀκρίβεια dans l’ Ancienne Médecine et le Traité du Régime
B. Le traité des Lieux dans l’homme; la définition du καιρός; καιρός et λογισμός
II. καιρός, crises et jours critiques: un art du temps
Le processus de crise et le pronostic: καιροί et jours critiques; καιρός et thérapeutique dans le Régime des Maladies aiguës et le Premier livre des Maladies
Conclusion

Chapitre IV: Le καιρός dans l’art politique
I. D’Hérodote à Thucydide
A. L’ Enquête d’Hérodote : une histoire sans καιρός
1. Le mot καιρός; les tours prépositionnels; καιρός ἐστι; καιρός précédé de l’article
2. Hérodote et l’«occasion»; choix décisifs dans les premiers livres; le καιρός des batailles; les débats des livres VII et VIII
B. Thucydide: le triomphe du καιρός
Introduction: D’Hérodote à Thucydide
1. Le καιρός des batailles: καιρός et art militaire; les exemples de Phormion; Brasidas; Gylippe; Le καιρός et la chance: Démosthène à Pylos; Nicias et la Fortune
2. Les καιροί des cités: καιρός, politique et psychologie; les hommes d’État et le καιρός; le καιρός de la guerre
II. Démosthène face à Eschine: un débat sur le rôle du καιρός en politique
Le καιρός dans les Harangues de Démosthène; les deux plaidoyers Sur l’ambassade et les deux définitions du καιρός; Le Contre Ctésiphon et le Sur la Couronne
Le Contre Diondas d’Hypéride

Chapitre V: Le καιρός des orateurs
I. La définition du καιρός dans «l’art rhétorique»
Protagoras, Gorgias et le καιρός; καιρός et εἰκός
II. Alcidamas et Isocrate: un débat sur le καιρός
A. Le Sur les Sophistes d’Alcidamas et le καιρός de l’improvisation
B. Isocrate et le καιρός de l’orateur: καιρός et contenu du discours; καιρός et rythme du discours; καιρός et δόξα; καιρός et ἀκρίβεια dans les derniers discours
III. La réinterprétation platonicienne du καιρός des orateurs
A. Le Gorgias et la condamnation de la rhétorique sophistique
B. Le Phèdre : la rhétorique philosophique et le καιρός
C. καιρός, art du détour et juste mesure des discours dans le Théétète et le Politique; Conclusion sur le καιρός platonicien
Épilogue: καιρός et μέσον dans l’ Éthique à Nicomaque I-II
Conclusion
Bibliographie
Index des textes cités et commentés