La versione italiana del libro di Carlo Natali Bios theoretikos. La vita di Aristotele e l’organizzazione della sua scuola (Bologna 1991) rappresenta, insieme all’altro curato dal medesimo autore, La scuola dei filosofi. Scienza e organizzazione istituzionale della scuola di Aristotele (L’Aquila 1981), una lettura indispensabile per chiunque si occupi della storia delle scuole filosofiche antiche, e non solo del Liceo.
L’idea di pubblicare, dopo ormai più di venti anni, una traduzione inglese del Bios theoretikos accompagnata da un “Postscript (2012)” con aggiornamenti e nuove riflessioni va dunque salutata con riconoscenza. La fatica dell’edizione inglese è stata assunta da D. S. Hutchinson, che ha anche scritto la “Preface (2013)”.
Due novità saltano immediatamente all’occhio. Prima: il titolo dell’edizione inglese suona Aristotle: His Life and School con la soppressione, per ragioni che non sono spiegate, di Bios theoretikos, due parole chiave che avrei preferito fossero in un modo o nell’altro conservate perché davano subito al lettore un’idea precisa e concentrata del contenuto e del fine del libro. Seconda: la trascrizione in caratteri latini di tutte le parole greche. In venti anni, i tempi sono cambiati e, a quanto sembra, la decifrazione dei caratteri dell’alfabeto greco diviene purtroppo sempre più antipatica.
Il libro si compone di quattro capitoli, preceduti dalla “Preface (2013)” di Hutchinson (vii-xix) e dalla “Introdution (1990)” di Natali (1-4). Seguono il “Postscript (2012)” del medesimo autore (145-51), le note ai quattro capitoli (153-80) e gli Indici (“Index of Sources”, 181-95; “Bibliographical Index”, 196-210; “Index of Ancient Persons and Places”, 211-19).
Nella “Preface”, Hutchinson richiama l’attenzione sui principali apporti della versione inglese: i testi antichi sono stati da lui tradotti ex novo tenendo conto delle più recenti edizioni critiche; alcune integrazioni e ritocchi sono stati inseriti in qualche nota al fine di tenere conto del progresso delle ricerche; un indice delle fonti antiche è stato aggiunto e la bibliografia aggiornata. Questi interventi fanno sì che il libro non si presenti come una semplice traduzione, ma piuttosto come una vera e propria seconda edizione della quale potrà usufruire un pubblico di lettori sempre più vasto.
Il primo capitolo (“The Biography of Aristotle: Facts, Hypotheses, Conjectures”) — il più lungo del volume (5-75 e note 153-69) — è interamente consacrato alla ricostruzione degli eventi principali della vita di Aristotele. Natali riesamina le fonti antiche e la letteratura moderna e discute della patria, della famiglia, del discepolato di Aristotele presso Platone, dei suoi viaggi a Mitilene e in Asia Minore. Si sofferma poi sul soggiorno del filosofo in Macedonia alla corte di Filippo II, quale precettore del giovane Alessandro e sul ritorno a Atene e la successiva fondazione del Liceo. Infine, il processo per empietà che costrinse Aristotele a fuggire in Calcide dove morì. L’ultimo paragrafo, significativamente intitolato “From Traditional Customs, a New Model”, offre un profilo del nuovo modello di intellettuale rappresentato dallo Stagirita attraverso le vicende della sua vita e i contenuti della sua opera.
Il capitolo secondo (“Institutional Aspects of the Theoretical Life in Aristotle”, 72-95 e note a 170-6) è uno dei più fruttuosi e innovanti del libro. Natali comincia con indagare le tre condizioni della vita teorica in Aristotele (il βίος θεωρητικός appunto da cui prendeva il titolo la versione italiana del libro). Aristotele (in particolare nei capitoli 7-8 del libro 10 dell’ Etica Nicomachea) raccomanda un equilibrio interiore, un possesso moderato dei beni esterni (onori, ricchezze, virtù del corpo, fortuna e potere) — che pure contribuiscono al raggiungimento della felicità, come alcuni esponenti della tradizione peripatetica confermeranno (Critolao) —, libertà dal bisogno. Un’altra condizione fondamentale per il suo raggiungimento è la σχολή. Per evitare che questo genere di vita consacrata alla contemplazione porti il filosofo a uno stato di isolamento e di straniamento dalla realtà, Aristotele aggiunge una terza condizione che consiste nel possesso di molti amici e συνεργοί. Arriveremo così a quello stato di vita teorica che si riassume nel συμφιλοσοφεῖν, nel fare filosofia insieme.
La filosofia a Atene a questa epoca era riuscita a crearsi uno spazio autonomo da organizzare secondo la propria visione dell’uomo e del compito (ἔργον) che essa si proponeva di perseguire. Questo era stato possibile grazie all’organizzazione delle scuole filosofiche, in particolare l’Accademia e il Liceo.
Natali discute in seguito le tesi del giovane Wilamowitz relative allo statuto delle scuole filosofiche a Atene e le ulteriori obbiezioni di Lynch. Per Wilamowitz le scuole erano associazioni religiose (θίασοι), dedicate al culto delle Muse riconosciute dal diritto ateniese, che attribuiva loro uno status di persone giuridiche. Lynch sostiene invece che le scuole filosofiche erano piuttosto istituzioni secolari e private con fini educativi volte alla promozione di una conoscenza utile e che non avevano bisogno di nessuna autorizzazione per esistere e funzionare.
Natali, a sua volta, propone di accostare, con verisimiglianza, quelle istituzioni a un tipo di fondazione perpetua simile a quelle scolastiche e funerarie. Il Liceo, nato da un lascito ereditario di Aristotele, non aveva come fine l’assicurare una educazione ai giovani né un culto delle Muse, ma piuttosto l’attuazione dell’ideale della vita teoretica, del βίος θεωρητικός e di quel συμφιλοσοφεῖν che era uno dei modi che filosofo aveva consigliato per trascorrere insieme con amici e συνεργοί i periodi di σχολή.
Questa lettura mi sembra ancora attuale e merita di essere confrontata con la recente suggestione di Maffi.1 Lo studioso ha mostrato che le scuole filosofiche (almeno nel II sec. a. C.) si presentavano come “strutture didattiche incentrate su un rapporto personale e gerarchico […] non sembra che tali scuole vadano inizialmente nella direzione di una istituzione (sul modello che noi definiremmo associazione o fondazione) dotata di una individualità (anche se non si può ancora parlare di personalità giuridica) indipendente dalle persone che la compongono”. Solo più tardi, cioè nel I sec. a. C., esse assunsero una veste impersonale e istituzionale. I testamenti dei filosofi trasmessi da Diogene Laerzio provano inoltre che, fatte le dovute differenze, l’Accademia, il Liceo e il Giardino di Epicuro erano “comunità di colleghi accomunati dalla passione per lo studio sotto la guida di una figura, lo scolarca, che si potrebbe definire anacronisticamente come una sorta di coordinatore”. Il modello di riferimento resta informale, maestro/allievi, e a questo lo scolarca “può imprimere una determinata configurazione senza però mutarne l’essenza”. Nei testamenti, gli scolarchi cercano di: “assicurare nel modo migliore la continuità della scuola rimodellando o semplicemente ritoccando la struttura delle relazioni interne. Non sembra dunque esistere una struttura rigida e immutabile, ma una configurazione duttile, che lo scolarca adatta alle circostanze e che può tradursi a livello giuridico in variazioni più o meno formali.”
Nel terzo capitolo (“Internal Organization of the School of Aristotle”, 96-119 e note 175-6), Natali si sofferma sulla passione di Aristotele per la lettura e la raccolta dei libri al fine di organizzare la sua discussione dialettica sistemando le opinioni (scritte e orali) dei predecessori e soprattutto di Platone. Il filosofo aveva messo insieme una ricca biblioteca le cui vicende (insieme a quella di Teofrasto) non sono ancora chiarite in tutti i dettagli. Pagine interessanti sono dedicate anche ai metodi che Aristotele aveva seguito nella raccolta dei dati, alle sue lezioni pubbliche, ai sussidi didattici e agli strumenti per la ricerca e infine al famoso “insegnare passeggiando” e alla dibattuta questione se i suoi discepoli vennero chiamati “peripatetici” perché nella scuola si trovava un περίπατος (ossia un colonnato o una passeggiata alberata) oppure perché il maestro amava discutere di filosofia passeggiando (περιπατεῖν).
Nel capitolo quarto (“Studies of Aristotle’s Biography from Zeller to the Present Day”, 120-44 e note 177-80), sono presentate le fonti antiche relative alla biografia di Aristotele: testi dello filosofo stesso; documenti ufficiali; le biografie antiche e le testimonianze di altri autori. Vengono infine discusse le interpretazioni della persona e della biografia di Aristotele nella letteratura dall’Ottocento (Zeller) ai giorni nostri.
Le poche, ma dense pagine del “Postscript (2013)” (145-51) danno un’utile idea del progresso degli studi su Aristotele e il Liceo nei più di venti anni che separano le due edizioni del libro.
Nel presentatre la traduzione, Hutchinson scrive (vii): “I am confident that Aristotle: His Life and School will serve as the new modern standard biography of Aristotle, and the essential starting point for all future research on the person of Aristotle and on the intellectual way of life that he pioneered”.
Dopo il prezioso profilo di Aristotele recentemente pubblicato da Flashar,2 non posso che associarmi a questo augurio nella speranza di leggere presto ulteriori studi sulla biografia di Aristotele a partire dal volume di Natali e allo stesso tempo una rinnovata raccolta del materiale biografico antico che rimpiazzi la benemerita, ma ormai invecchiata, raccolta di I. Düring.
[Here follows a translation of the review by Sylvia Gaspari and D. S. Hutchinson.]
The Italian version of Carlo Natali’s book Bios theoretikos. La vita di Aristotele e l’organizzazione della sua scuola (Bologna 1991), together with the same author’s other book La scuola dei filosofi. Scienza e organizzazione istituzionale della scuola di Aristotele (L’Aquila 1981), constitutes indispensable reading for anyone whose field is the history of the ancient philosophical schools, not only of the Lyceum.
The idea of publishing an English translation, after more than 20 years have passed, of his Bios theoretikos, accompanied by a “Postscript (2012)” with updates and new reflections, should therefore be greeted with acclaim. The hard work of the English edition was undertaken by D. S. Hutchinson, who also wrote the “Preface (2013)”.
Two changes leap to the eye immediately. First: the title of the English edition reads Aristotle: His Life and School, with the suppression of Bios theoretikos (for reasons not explained), two key words that I would prefer to have been preserved somehow because they give the reader right away a precise and focused idea of the contents and aim of the book. Second: all the Greek words are transcribed into Latin characters. Times have changed in twenty years and, unfortunately, it seems that the deciphering of the Greek alphabet has become increasingly annoying.
The book is composed of four chapters, preceded by the “Preface (2013)” by Hutchinson (vii-xix) and by the “Introduction (1990)” by Natali (1-4). They are followed by the “Postscript (2012)” of the author (145-151), the notes to the four chapters (153-180), and the Indexes (“Index of Sources”, 181-195; “Bibliographical Index”, 196-210; “Index of Ancient Persons and Places”, 211- 219).
In the “Preface”, Hutchinson calls attention to the main new contributions of the English version: the ancient texts have been translated by him ex novo, taking into account the most recent critical editions; some supplements and modifications have been made to certain notes with the aim of keeping pace with the progress of the research; an index of the ancient sources has been added, and the bibliography has been updated. These alterations have made it so that book does not come across as a simple translation, but rather as a genuine second edition, from which a much wider reading public could benefit.
The first chapter (“The Biography of Aristotle: Facts, Hypotheses, Conjectures”) – the longest of the volume (pages 5-75, with notes on pages 153-169) – is entirely dedicated to the reconstruction of the main events in the life of Aristotle. Natali re- examines the ancient sources and the modern scholarly literature, and discusses his nationality, his family, his being a student of Plato, and his voyages to Mytilene and to Asia Minor. The next subjects are the sojourn of the philosopher in Macedonia at the court of Philip II as preceptor of the young Alexander, his return to Athens and the subsequent foundation of the Lyceum, and, finally, the trial for impiety that forced Aristotle to flee to Chalcis where he died. The last section, with the significant subtitle “From Traditional Customs, a New Model”, offers a sketch of the new model of intellectual represented by the Stagirite in terms of the events of his life and the contents of his works.
The second chapter (“Institutional Aspects of the Theoretical Life in Aristotle”, pages 72-95, with notes on pages 170-176) is one of the most fruitful and innovative of the book. Natali begins by investigating Aristotle’s three conditions for the theoretical life (βίος θεωρητικός, the very phrase from which the title of the Italian version of the book is taken). Aristotle recommends an interior balance (particularly in chapters 7-8 of book X of the Nicomachean Ethics), a moderate possession of the external goods (honors, riches, physical qualities, luck, and power – which still contribute to the achievement of happiness, as certain proponents of the Peripatetic tradition will confirm, e.g. Critolaus), and freedom from need. Another fundamental condition for its achievement is σχολή. To avoid the consequence that this kind of life dedicated to contemplation might lead the philosopher into a state of isolation and alienation from reality, Aristotle adds a third condition which consists of the possession of many friends and συνεργοί. This is how we arrive at that state of theoretical life, which is summed up in συμφιλοσοφεῖν, in doing philosophy together.
At this period in Athens philosophers had succeeded in creating for themselves an autonomous zone to be organized according to the particular vision of humanity and of the human function ἔργον) that their philosophy proposed to pursue. This was possible thanks to the organization of the philosophical schools, in particular the Academy and the Lyceum.
In what follows, Natali discusses the theses of the young Wilamowitz in connection with the status of the philosophical schools in Athens, and the later objections of Lynch. For Wilamowitz, the schools were religious associations (θίασοι), dedicated to the cult of the Muses recognized by Athenian law, which gave them the status of legal persons. Lynch, on the other hand, maintains that the philosophical schools were instead secular and private institutions with educational goals directed to the promotion of useful knowledge, institutions that had no need of any authorization in order to exist and function.
Natali, in turn, plausibly proposes to equate these institutions to a sort of permanent foundation, similar to scholastic and funerary foundations. The Lyceum, born from a testamentary gift on the part of Aristotle, did not aim to ensure the education of the young, or a cult of the Muses; rather, its goal was the actualization of the ideal of the theoretical life, of the βίος θεωρητικός and of that συμφιλοσοφεῖν that was one of the ways in which the philosopher had advised to spend our periods of συνεργοί together with friends and di σχολή.
This reading seems to me still current and deserves to be contrasted with the recent suggestion of Maffi. 1 This scholar has shown that the philosophical schools (of the 2nd c. BCE at least) present themselves as “pedagogical structures centered on a personal and hierarchical relationship [ … ] it does not seem that such schools went initially in the direction of an institution (on the model that we would define as an ‘association’ or ‘foundation’), with their own individuality (even though we cannot yet define them as having legal personhood) independent of the persons who comprise it.” It was only later, in the first century BCE, that they assumed an impersonal and institutional exterior. The wills of the philosophers transmitted by Diogenes Laertius also prove that the Academy, the Lyceum, and the Garden were, mutatis mutandis, “communities of colleagues who had a common passion for study under the guidance of one person, the scholarch, who could be anachronistically defined as a sort of co-ordinator.” The frame of reference remains the informal master/student relationship, and on this frame the scholarch “can impose a determinate configuration without however changing its essential nature.” In the wills, the scholarchs seek to “secure in the best way the continuity of the school by redesigning or simply touching up the structure of internal relationships. Therefore there does not seem to exist any rigid or immutable structure, but rather a malleable configuration, which the scholarch adapts to the circumstances and which can be translated on a legal level in more or less formal variations.”
In the third chapter (“Internal Organization of the School of Aristotle”, pages 96- 119 with notes on pp. 175-176), Natali’s subject is the passion of Aristotle for reading and the collection of books with the aim of organizing his dialectical discussion by organizing the opinions (written and oral) of his predecessors and especially of Plato. The later philosopher had put together a rich library, the fate of which (together with the library of Theophrastus) is still not clear in all its details. Interesting pages are dedicated to the methods which Aristotle had followed in collecting his data, to his public lectures, to his pedagogical aids and research instruments and, finally, to his famous “teaching while strolling,” and to the disputed question of whether his disciples were called ‘Peripatetics’ because in the school there was a περίπατος (either or colonnade or a charmille, a pathway sheltered by trees) or else because their master liked to discuss philosophy while strolling (περιπατεῖν).
In the fourth chapter (“Studies of Aristotle’s Biography from Zeller to the Present Day”, pages 120-144, with notes on pp. 177-180) the ancient sources concerning Aristotle’s biography are presented: texts by the philosopher himself; official documents; the ancient biographies and the testimonials of other authors. The final topic of discussion is the interpretations of the person and the biography of Aristotle in scholarly literature from the nineteenth century (Zeller) to the present day.
The few but dense pages of the “Postscript (2013)” (pp. 145-151) give a useful idea of the progress of scholarly studies on Aristotle and the Lyceum in the more than twenty years that separate the two editions of the book.
In presenting the translation, Hutchinson writes (p. vii): “I am confident that Aristotle: His Life and School will serve as the new modern standard biography of Aristotle, and the essential starting point for all future research on the person of Aristotle and on the intellectual way of life that he pioneered.”
After the very valuable sketch of Aristotle recently published by Flashar, 2 I can only add my voice to this sentiment, in the hope of soon reading further studies on the biography of Aristotle starting on the basis of Natali’s volume and, at the same time, a new collection of the ancient biographical material that would replace the worthy but now outdated collection of I. Düring.
Notes
1. A. Maffi, ‘Lo statuto giuridico delle scuole filosofiche greche nel III sec. a. C.’ in H. Hugonnard-Roche, L’enseignement supérieur dans les mondes antiques et médiévaux (Paris:Vrin 2008), 113-25: 114-15.
2. H. Flashar, Aristoteles: Lehrer des Abendlandes (München: Beck, 2013).