Il volume raccoglie sedici lavori di Jacques Jouanna, membro dell’Institut de France (Académie des Inscriptions et Belles-Lettres), Professore Emerito all’Université de Paris-Sorbonne ed eminente studioso della medicina antica. Pubblicati inizialmente in francese, vengono proposti in traduzione inglese da Philip van der Eijk, noto studioso di medicina antica: l’obiettivo dell’iniziativa – spiega il curatore nella prefazione (p. VII) – “is to make avaible for the first time in English translation a selection of Jacques Jouanna’s papers on medicine in the Graeco-Roman world”. Essa trova valida giustificazione nel successo incontrato dalla traduzione in inglese della monografia di Jacques Jouanna Hippocrate (Paris 1992, Engl. Transl. Baltimore 1999), ma anche in tutta una serie di iniziative editoriali e di progetti di ricerca che attestano la crescente attenzione del mondo scientifico anglosassone verso la medicina antica.
Gli articoli selezionati sono stati organizzati in sedici capitoli divisi in tre sezioni. La prima (capitoli 1-6) raccoglie i lavori che incastrano il pensiero medico, e quello di Ippocrate e della sua scuola in particolare, in un panorama culturale più ampio. In esso ricadono i rapporti con la medicina dell’Egitto faraonico (capitolo 1) così come i legami, le corrispondenze e le analogie tra il pensiero di Ippocrate e della sua scuola e, rispettivamente, il pensiero politico coevo, di cui è rimasta ampia traccia nel testo di Tucidide (capitolo 2); l’arte della retorica, di cui Gorgia nell’ Encomio di Elena e Platone nel Gorgia e nel Fedro segnalano gli elementi basilari (capitolo 3); e la tragedia del V secolo a.C., con Eschilo, Sofocle ed Euripide portati a rappresentare le malattie secondo la descrizione fornita da alcuni scritti ippocratici (capitolo 4). Ancora i poeti tragici, attribuendo la malattia all’ira degli dèi, contribuiscono a far confluire nei testi ippocratici una concezione arcaica della malattia intesa come “an aggressive force that attacks the individual from the outside, penetrates him, takes possession of him and, like a wild animal, can feed on his flesh” (p. 81) (capitolo 5). Jouanna si interroga anche sul concetto di sacro negli scritti ippocratici e ne Il morbo sacro in particolare. Di fatto arriva così a conciliare la visione religiosa della malattia sviluppatasi soprattutto nei santuari di Asclepio con quella razionale presente in alcuni scritti del Corpus Hippocraticum (capitolo 6).
La seconda sezione del volume (capitoli 7-12) si sofferma su alcune idee che Ippocrate e la sua scuola elaborarono influenzando medici e studiosi di epoca successiva. Tra di esse rientra la riflessione su aria, miasma e contagio ripresa da Rufo di Efeso, Galeno e Palladio (Capitolo 7); il termine diaita (capitolo 8); gli effetti e l’importanza dell’acqua per la salute dei cittadini, come teorizzato nello scritto ippocratico Acque, arie e luoghi (capitolo 9); il vino come causa di malattie, specie se bevuto in quantità eccessiva (ad esempio, intossicazioni, diarree, epatite ecc.), nella tutela della salute in combinazione con gli alimenti, nella preparazione di medicamenti di varia natura per uso interno (in genere bevande) ed esterno (come disinfettante delle ferite ma anche come componente di pessari e di empiastri) (capitolo 10); i concetti di sensazione, pensiero e anima sviluppati dalla scuola ippocratica e dai filosofi Empedocle, Platone e Aristotele (capitolo 11); le malattie provocate da eccesso di bile nera ( melancholie) (capitolo 12).
La terza e ultima parte del volume (capitoli 13-16) raccoglie lavori sulla trasmissione del sapere ippocratico e la sua ricezione in medici di epoca successiva. Nello specifico viene trattata l’etica ippocratica così come discussa e rielaborata da Galeno nei suoi Commentari a Ippocrate (capitolo 13); il concetto ippocratico di natura ripreso da Galeno (capitolo 14); la rilettura di Galeno dello scritto Natura dell’uomo (capitolo 15); la fortuna della teoria dei 4 umori corporei (sangue, flegma, bile gialla e bile nera) elaborata nella seconda metà del V secolo a.C. da Polibo, allievo e genero di Ippocrate, nello scritto Natura dell’uomo (capitolo 16).
Sebbene non sia facile dare un’idea in soli sedici articoli della produzione sterminata di Jacques Jouanna,1 tuttavia il volume curato da van der Eijk riesce pienamente nell’obiettivo di fornire ai lettori di lingua inglese (e non solo a essi) uno strumento per entrare direttamente in contatto con le acquisizioni scientifiche più originali di uno studioso che ha dato una svolta agli studi sulla medicina antica. Organizzati in un quadro coerente e unitario, essi pongono la medicina ippocratica in un contesto culturale assai ampio nel quale essa si confronta con la filosofia, la poesia, la religione. I sedici lavori evidenziano tutti il contributo illuminante di Jouanna allo sviluppo dei più importanti temi di ricerca. Un’eredità che ora si apre a un più vasto pubblico di lettori nella consapevolezza che – rileva Jouanna nella nota di chiusura (p. XVI) – “times have changed, but the spirit remains the same, regardless of the language in which it expresses itself”.
Notes
1. Essa è stata recentemente schedata in V. Boudon, A. Guadasole, C. Magdelaine (éds.), La science médicale antique. Nouveaux regards, Paris 2007, pp. 1-18.