BMCR 2011.06.33

La musica nell’Impero Romano: testimonianze teoriche e scoperte archeologische. Atti del secondo convegno annuale di MOISA, Cremona, 30-31 ottobre 2008. Editoria scientifica

, La musica nell'Impero Romano: testimonianze teoriche e scoperte archeologische. Atti del secondo convegno annuale di MOISA, Cremona, 30-31 ottobre 2008. Editoria scientifica. Pavia: Pavia University Press, 2010. 176. ISBN 9788896764022. €25.00 (pb).

Un settore di studi rilevanti della storia “storica della scienza” è quello dedicato alla ricostruzione del panorama della produzione musicale nelle diverse civiltà umane che si sono succedute nel tempo. Sebbene lo stato dell’arte di tali ricerche sia ancora un work in progress, esso al momento appare limitatamente proteso alla ricostruzione delle interazioni fra scienza e musica avvenute nel contesto europeo della Rivoluzione Scientifica, quando fu ripresa e sviluppata in ambito fisico-matematico l’antica correlazione tra gli studi sui rapporti armonici dei suoni e la meccanica celeste.

Un’accurata indagine storica che collochi nella sua effettiva importanza la profonda relazione esistente tra “musica e scienza” non può limitare il campo d’indagine alla sola relazione tra la scienza dei suoni e la meccanica della materia. Sarebbe opportuno estendere il campo alle recenti ricerche in corso nel settore delle neuroscienze rivolte all’analisi dei processi cognitivi legati alla fenomenologia percettiva sonora (in particolare quella relativa ai “suoni musicali”). Quest’ultime infatti stanno ponendo in rilievo come l’esperienza musicale sia contemporaneamente un codice comunicativo ed un processo cognitivo.1 L’interpretazione del linguaggio musicale come fenomeno cognitivo rilevante permetterebbe di assegnare alla musica un ruolo determinante per la comprensione dell’identità di uno specifico contesto culturale.

Un’accurata indagine di storia della scienza che fosse attenta alla ricostruzione di un repertorio musicale legato ad una civiltà, attraverso l’ausilio di reperti archeologici, organologici, fonti primarie, inedite, d’archivio, risulterebbe dunque quanto mai auspicabile, soprattutto per quanto attiene alla comprensione del mondo antico.

È indubbio che nel quadro di un’indagine ricostruttiva del panorama della produzione musicale in età antica dèstino un particolare interesse gli studi promossi dall’associazione MOISA – International Society for the Study of Greek and Roman Music and its Cultural Heritage, fondata nel 2006 per volontà della Facoltà di Musicologia dell’Università degli Studi di Pavia (sede Cremona) con lo scopo di promuovere la conservazione, l’interpretazione e la valorizzazione del patrimonio e della teoria musicale greca e romana, nonché di preservare la sua eredità culturale sino all’età contemporanea.

Nel 2008 MOISA ha promosso il Secondo Convegno annuale dedicato alla ‘Musica nell’Impero Romano. Testimonianza teoriche e scoperte archeologiche’, con l’intento di ricostruire i contesti e le funzioni culturali, comunicative e propagandistiche della musica nella Roma Antica.

Il tema dominante dei lavori è stato declinato in sei sezioni, rispettivamente destinate all’approfondimento dello studio delle fonti teoriche (Sezione 1: ‘La musica nella trattatistica teorica d’Età imperiale romana’), delle forme di poesia per musica (Sezione 2: ‘Poesia e Musica a Roma’), degli aspetti organologici (Sezione 3: ‘Strumenti musicali a Roma’), delle testimonianze archeologiche (Sezione 4: ‘Archeologia musicale in Magna Grecia e a Roma’). I modelli poetici e musicali greci, fondamentali per la comprensione della cultura musicale romana, hanno costituito lo sfondo comune per tutti i contributi del convegno, quali testimonianze della grande funzione propagandistica e non solo della cultura greca della mousikē nelle civiltà occidentali: in particolare la Sezione 5 (‘La musica nella Grecia Arcaica e Classica’) ha analizzato le forme e le tendenze della musica nel mondo greco, mentre la Sezione 6 (‘La musica greca antica tre Otto e Novecento’) ha soffermato la sua attenzione sul recupero dei modelli musicali greci in epoche successive.

Di particolare interesse per la storia della scienza risultano i contributi di Andrew Barker (‘Phōnaskia for singers and orators. The care and training of the voice in the Roman empire’), Paola Dessì (‘L’organo a palazzo nell’Impero di Nerone’), Stefan Hagel (‘Interpreting the four famous auloi from Pompeii’), Antonietta Provenza (‘Tra incantamento e phobos. Alcuni esempi sugli effetti dell’ aulos nei dialoghi di Platone e nella catarsi tragica’).

Barker (pp. 12-20) nel suo intervento prende in esame alcuni trattati di medicina e di retorica d’età romana destinati ai cantanti professionisti, agli attori ed agli oratori, che necessitavano di sofisticato training ( Phōnaskia) al fine di preservare e migliorare le prestazioni vocali. Da tali scritti descritti da Barker risulta evidente quale particolare attenzione, non solo tecnica ma anche e soprattutto medica, fosse riservata alla pratica musicale dei cantanti, le cui carriere erano frutto di un addestramento tecnico alquanto impegnativo dal punto di vista fisico: ad essi erano prescritti con regolarità allenamenti vocali talmente laboriosi che, se non eseguiti correttamente, avrebbero causato danni rilevanti al’apparato fonatorio e all’intero organismo, regimi alimentari speciali, medicamenti per la cura quotidiana delle pieghe vocali, esercizi ginnici quotidiani. Questi trattati non fanno che confermare come la leggendaria dura e complessa disciplina musicale alla quale l’Imperatore Nerone era solito sottoporsi non fossero che una pratica comune e ben regolata della Roma musicale del tempo.

All’alta specializzazione medica destinata al miglioramento della fonazione si affiancava a Roma in età imperiale un’altrettanta elevata specializzazione ingegneristica nella realizzazione di un complesso dispositivo/strumento musicale, quale l’organo idraulico d’età neroniana. La relazione di Dessì (pp. 65-73) prende avvio dalla scelta compiuta da Vitruvio di inserire nel De Architectura tale strumento musicale quale macchina complessa espressione in tempo di pace della gloria e della potenza dell’Imperatore Augusto in grado di costruirla, e prosegue con l’avanzamento dell’ipotesi, suffragata da fonti letterarie (alcuni passi della Vita Neronis di Svetonio) e reperti archeologici emersi nella Domus Aurea sull’Esquilino, della presenza di tale organo idraulico nel palazzo imperiale di Nerone. Secondo Dessì infatti è molto plausibile che i costruttori della Domus Aurea, avendo dotato l’edificio di diversi dispositivi idraulici ideati da Ctesibio, avrebbero collocato in una specifica area della residenza dell’imperatore, appassionato musicista, un esemplare di organo idraulico descritto da Erone.

Particolarmente interessante per la comprensione del livello tecnologico raggiunto dai costruttori di strumenti musicali è l’intervento di Stefan Hagel (pp. 111-112), nel quale l’autore sottopone ad attento esame le quattro canne di aulos meglio conservate fra quelle rinvenute durante gli scavi di Pompei: per mezzo di accurate analisi matematiche è stato possibile determinare con esattezza la loro intonazione originaria. Questo studio ha permesso così di avvalorare quanto fino ad ora ipotizzato circa la natura della produzione sonora romana d’età imperiale, confermando l’effettiva estensione del registro dello strumento e la configurazione meccanica ad essi applicati.

Il contributo di Antonietta Provenza (pp. 141-152) pone l’attenzione sul rapporto tra suono e psiche centrale nella cultura greca, sia riguardo alla dimensione terapeutica che alla dimensione etica. Il potere dell’ aulos ed i suoi effetti sulla mente erano così fondamentali per i Greci da far loro ritenere lo strumento e le sue sonorità (si vedano in particolare i testi di Aristotele e Platone), per il potere “perturbante” della sua voce, il mezzo paideutico ottimale per ottenere negli uomini una catarsi sia fisica, durante i riti dionisiaci, sia politico-morale, durante gli allestimenti scenici e le rappresentazioni teatrali.

Contributo di rilievo agli studi sul rapporto tra produzione sonora greca e suo assorbimento nel tessuto musicale romano è il lavoro di Egert Pöhlmann (‘Greek music and Greek Musicians for Rome’, pp. 31-39), al quale si affiancano le ricerche di Gabriele Bugada (‘ Ut musica poesis. Parola poetica e misura musicale nel modello formativo oraziano’, pp. 41-49), di Timothy Moore (‘ Parakatalogē : Another Look’, pp. 153-162) sul rapporto in Grecia e a Roma tra parola poetica e misura musicale. All’iconografia musicale in ambito greco e romano sono dedicati i lavori di Angela Bellia (‘Raffigurazioni musicali nell’Ipogeo di Crispia Salvia a Lilibeo (Marsala)’, pp. 77-84), Roberto Melini (‘Charles Burney e l’archeologia musicale dell’antica area vesuviana’, pp. 85-109), Daniela Castaldo (‘Temi musicali nelle monete romane’, pp. 113-122) e Francesco Scoditti (‘Le tibiae serranae di Plauto’, pp. 53-63).

Le relazioni di Marco Ercoles (‘La citarodia arcaica nelle testimonianze degli autori ateniesi d’età classica. Ovvero: le insidie delle ricostruzioni storiche’, pp. 125-137) e di Pauline LeVen (‘New Music and its Myths. Deconstructing Athenaeus’ reading of the aulos revolution’, pp. 139-140) disegnano il panorama della produzione musicale nella Grecia arcaica e classica.

L’influenza della produzione musicale greca antica sulla musica del XIX e XX secolo è analizzata dai lavori di Jon Solomon (‘The Delphic Hymn, Antigone, and a Brief Revival of Ancient Greek Music’, pp. 165-168) e di Anna Scalfaro (‘La lirica di Saffo sullo sfondo delle tragedie belliche’, pp. 169-176). Alla trattatistica di teoria musicale in età imperiale è dedicato il saggio di Donatella Restani (‘La musica humana e Boezio: ipotesi sulla formazione di un concetto’, pp. 21-27).

Il volume è fruibile gratuitamente in formato PDF all’indirizzo:

http://www.paviauniversitypress.it/catalogo.html

Notes

1. Levitin D. J., This is Your Brain on Music. The Science of a Human Obsession, 2006; Sacks O., Musicophilia. Tales of Music and the Brain, 2007; Ferguson K., The Music of Pythagoras, 2008