Lo studio di Pierangelo Buongiorno si segnala per l’analisi accurata dell’attività amministrativa e normativa del senato durante il principato di Claudio. Fin dalla premessa l’autore mette in evidenza il fatto che il regno di Claudio rappresenta un “periodo cruciale per la storia del diritto (oltre che per quella politica e istituzionale)” (p. ix) e sottolinea che proprio in questo momento ‘si consuma l’ultima fase del passaggio da un’impostazione “repubblicana” ad una prospettiva “imperiale” delle relazioni fra il principe e l’assemblea dei patres ’ (p. 7).
Il volume si articola in tre ampi capitoli preceduti da un’introduzione e seguiti da tavole sinottiche, dalla bibliografia e dagli indici dei nomi e delle fonti. Nell’introduzione (pp. 1-17) Buongiorno chiarisce le finalità del suo lavoro e la metodologia seguita. Lo studioso precisa che Edoardo Volterra fu il primo a concepire l’idea di una raccolta sistematica dei senatus consulta di età imperiale e a delineare i criteri metodologici per la sua realizzazione. Il “metodo Volterra” costituisce il modello di riferimento per Buongiorno: punto di partenza della sua indagine è stato lo spoglio sistematico delle fonti storiografiche, poi di quelle giuridiche e infine di quelle epigrafiche e papirologiche e l’esegesi dei dati raccolti. Successivamente lo studioso ha focalizzato la sua attenzione sul problema della datazione dei provvedimenti e infine ha approntato un commento ai singoli senatus consulta.
Nel primo capitolo (pp. 19-89) l’autore si sofferma sia su questioni di carattere storiografico che su aspetti di natura giuridica. La trattazione prende l’avvio dall’analisi delle fonti storiografiche sul principato di Claudio, a partire dai libri “claudiani” degli Annales. Lo studioso rileva che in questa sezione dell’opera di Tacito ‘si avverte una modifica sostanziale dell’impianto annalistico tradizionale, dominante nella prima esade’ (p. 20), fatto, questo, ascrivibile alla tipologia delle fonti consultate e utilizzate dallo storico latino. Buongiorno evidenzia che mentre nei libri “tiberiani” vi sono numerose informazioni desunte dagli acta senatus consultati in prima persona da Tacito,1 in quelli “claudiani” l’apporto dei documenti ufficiali diventa meno incisivo, e per lo più limitato a stralci contenenti le orazioni pronunciate da Claudio. Le notizie estratte dagli acta sarebbero state poi combinate con altre provenienti da fonti sia storiografiche che orali, raccolte in blocchi narrativi e concentrati in determinati punti della narrazione. Lo studioso riprende il concetto, formulato da R. Syme, di “sources of information” che negli ultimi decenni ha incontrato un grande favore tra gli studiosi di Tacito. La trattazione prosegue con la valutazione dell’apporto delle altri fonti letterarie (Svetonio, Cassio Dione e l’ Apocolocyntosis di Seneca), con la puntualizzazione di questioni terminologiche e istituzionali connesse alla documentazione dell’attività senatoria (in particolar modo l’utilizzo delle espressioni senatus auctoritas e senatus decretum in Tacito e in Svetonio) e con l’analisi del funzionamento del senato e del ruolo giocato dai giuristi di corte che coadiuvavano l’imperatore.
Il secondo e il terzo capitolo (pp. 91-430) costituiscono la parte centrale del libro. In essi è contenuto il repertorio palingenetico dei senatus consulta suddivisi in quattro gruppi: il primo comprende i provvedimenti senatori databili con certezza al principato di Claudio (118 SC), il secondo quelli la cui datazione appare incerta (10 SC), il terzo raccoglie quelli di dubbia emanazione e di incerta origine senatoria (19 SC), il quarto, infine, quelli che di sicuro non sono databili all’età di Claudio (10). Il testo di ogni deliberazione è preceduto da un breve apparato in cui è indicata la cronologia e l’autore della relatio ed è seguito dalle fonti, da un commento storico-giuridico e da una nota bibliografica. In questo lavoro di sistemazione dei materiali analizzati lo studioso dimostra buone competenze storiche e filologiche e un’ottima conoscenza delle fonti. In rapporto al carattere dello studio, però, sarebbe stato opportuno riservare uno spazio maggiore ad argomentazioni critiche di natura giuridica.
I documenti raccolti nel volume sono numerosi e riguardano aspetti di varia natura della vita politica, sociale e culturale del tempo: vi sono provvedimenti che regolavano l’assetto amministrativo delle province (ridefinizione dei confini della Siria (pp. 294- 295) e istituzioni delle nuove province della Mauretania Tingitana e Caesariensis (pp. 140-141), della Britannia (pp.169-171), della Giudea (pp. 190-191) e della Tracia (pp. 199-200), etc.), altri che decretavano gli ornamenta triumphalia a vari generali (Gabinio Secondo (pp. 128-130), Corbulone (pp. 245-246), Didio Gallo (pp. 200-201) etc.), un altro che sanciva l’abolizione del culto druidico (pp. 181-184), altri ancora che furono emanati contro nemici di Agrippina quali Lollia Paolina (pp. 289-292), Statilio Tauro (pp. 346-348), Domizia Lepida (pp. 362-364), e Calpurnia (pp. 397-398) sotto la pressione della fazione che la sosteneva, e così via.
Nel suo repertorio l’autore non sempre offre accurati approfondimenti dei problemi affrontati e in certi casi si limita a riportare le interpretazioni prospettate da altri studiosi. Fanno eccezione alcuni provvedimenti i cui risultati appaiono innovativi e interessanti. E’ il caso del SC de imperio L. Vitellii (pp. 150-159) e del SC de iudiciis publicis et privatis (pp. 203-215). Il primo senatus consultum testimonia il fatto che Claudio, prima della sua partenza per la spedizione britannica, affidò la gestione della politica interna a Lucio Vitellio, suo collega di consolato nel 43. Le fonti sono poco chiare riguardo alla natura della funzione conferita a Vitellio. L’ipotesi avanzata in tempi recenti2 di una praefectura urbis con una competenza generalizzata su tutte le truppe presenti in città è stata respinta dal Buongiorno quale ‘ monstrum giuridico, in quanto decisamente improbabile risulta il sommarsi, in una sola persona, di una carica “imperiale” come la praefectura urbis e del sommo potere magistratuale’ (p. 154), mentre ritiene verisimile che Claudio abbia messo in atto una vera e propria coreggenza come quella realizzata da Tiberio con Seiano. Il secondo provvedimento, invece, riguarda una riforma della giustizia attuata da Claudio, testimoniata da un papiro conservato a Berlino e da due brani di Svetonio. Il testo frammentario del papiro BGU II 611 riporta un discorso pronunciato in senato, che è stato attribuito a Claudio, con il quale si propose una modifica dell’età dei giudici, del sistema delle ferie giudiziarie e accorgimenti finalizzati a garantire una rapida risoluzione delle cause pendenti che bloccavano lo svolgimento dell’attività repressiva. Nell’analisi del papiro lo studioso non si limita a rafforzare l’ipotesi della paternità claudiana dell’ oratio ma prospetta una nuova integrazione di un passo — risultato di un controllo autoptico del testo sulla documentazione fotografica — e ipotizza che il discorso non sia altro che la relatio pronunciata da Claudio in qualità di console e di conseguenza databile a uno degli anni in cui l’imperatore ricoprì tale carica. Nella ricostruzione di Buongiorno l’orazione di Claudio ‘dovette preludere all’approvazione di un senatoconsulto “ per saturam ”, nel quale furono fatte confluire …. disposizioni diverse, varate con il fine di arginare il sovraffollamento dei tribunali’ (p. 212).
Nell’analisi di tutta questa documentazione lo studioso riserva molta attenzione alla cronologia e in molti casi riesce ad offrire datazioni puntuali suffragate da valide argomentazioni. La bibliografia di riferimento risulta nel complesso aggiornata e approfondita.3 Gli indici alla fine del volume agevolano la ricerca dei nomi, dei luoghi e delle fonti citate nel testo. Sebbene gli aspetti storiografici prevalgano su quelli giuridici, la monografia di Buongiorno rappresenta un pregevole contributo sul principato di Claudio e un utile strumento di lavoro per ricerche future.
Notes
1. Significativi risultano i casi degli onori funebri tributati a Germanico e il processo di Gneo Pisone, episodi per i quali la narrazione degli Annales trova riscontro nella Tabula Siarensis e nel Senatus Consultum de Gneo Pisone patre.
2. B. Levick, Claudius, New Haven – London 1990, 142 e A. Tortoriello, I fasti consolari degli anni di Claudio in Atti dell’Accademia dei Lincei, Classe di Scienze Morali, Storiche e Filologiche: Memorie, Serie 9, Vol. 17, fasc. 3, Roma 2004, 600.
3. Nella trattazione vi è qualche vuoto bibliografico, come nel caso dell’epistolario di Apollonio di Tyana, che include una lettera di Claudio alla boulé di Tyana nella quale l’imperatore dichiara di aver conferito onori al filosofo tianeo (p. 407). Buongiorno ipotizza che la concessione sia avvenuta per mezzo di un SC. Com’è noto, l’autenticità dell’epistolario è stata oggetto di dibattito tra gli studiosi. In merito alla questione vd. R. J. Penella, The Letters of Apollonius of Tyana. A critical text with Prolegomena, Translation and Commentary, Leiden 1979, F. Lo Cascio, Sulla autenticità delle Epistole di Apollonio Tianeo, Palermo 1978 e Id., Apollonio Tianeo. Epistole e frammenti. Traduzione italiana con introduzione e note, Palermo 1984.