Il volume di Suzanne Amigues, una delle più grandi esperte al mondo di botanica del mondo antico e di Teofrasto,1 allarga anche ai non addetti ai lavori la conoscenza dell’ Historia Plantarum, opera che la studiosa ha di recente finito di pubblicare in edizione critica per Les Belles Lettres.2
Presentato in sola traduzione francese senza testo greco a fronte e corredata da note esplicative e da ben 920 foto dall’archivio fotografico personale dell’Autrice, lo scritto di Teofrasto diventa in questo modo di più facile lettura e riesce a intercettare gli interessi anche di chi, pur senza essere grecista, tuttavia si mostra interessato al mondo classico e, nello specifico, alla botanica antica. Lo sottolinea giustamente Paul Bernard nella sua Préface al volume: Le lecteur se familiarisera avec les aromates et les épices produits par l’Arabie, l’Inde, et l’Extrême Orient. Il reconnaîtra aussi la flora et les arbre familiers des paysages méditerranéens, mais sans les plantes venues des Amériques (tomate, poivron, haricot, pomme de terre) ou les produits de mutations plus tardives (artchauts, carotte rouge, radis rose) (p. VI).
L’Amigues mantiene la disposizione originale in nove libri dell’ Historia Plantarum ma fa precedere ogni libro e ogni paragrafo da un titolo riassuntivo al fine di facilitare così la lettura ma anche la semplice consultazione della monumentale opera di Teofrasto, che dal maestro Aristotele ereditò l’attenzione all’osservazione—laddove possibile diretta—dei fenomeni naturali. La studiosa completa la traduzione con una serie di passi da altri autori—Ateneo, Esichio, lo Scoliaste a Nicandro—che citano l’ Historia Plantarum (pp. 389-391) e con una bibliografia essenziale (pp. 395-398), e chiude il volume con un indice delle piante, note e ignote, menzionate dal filosofo di Ereso riportandole sia nel loro nome comune che in quello scientifico (pp. 399-409).
L’Amigues riporta documenti curiosi ponendoli a corredo di alcuni passi dell’ Historia Plantarum e non manca di inquadrare storicamente molti dati presentati dal filosofo greco. Nel sesto libro, ad esempio, a proposito delle due diverse specie di origano (bianco e nero: VI.2), la studiosa inserisce in relazione al bianco una stele di età romana, che menziona un certo Orig(a)nion, personaggio che, visto il significato del suo nome (= uomo dell’origano) pensò bene di fare scolpire sulla sua stele proprio la spiga della pianta (p. 221, fig. 7). Nel nono libro, invece, parlando degli aromata (p. 333, nota 31), ricorda, citando Eratostene ripreso da Strabone (XVI 4.4), le tre missioni esplorative dell’Arabia e dei territori limitrofi che Alessandro Magno nel 324 a Babilonia organizzò al fine di conoscere meglio la regione e di potere controllare il commercio delle spezie. I dati raccolti sarebbero confluiti in qualche modo nell’opera di Teofrasto, che dal resoconto di Androstene, personaggio a capo della prima spedizione, avrebbe derivato i dati sulla flora dell’isola di Tylos/Bahrein (IV.7 e note 104 e 110).
L’Amigues non manca di mettere in rilievo l’infondatezza di alcune notizie strabilianti dell’ Historia Plantarum : un melograno dal frutto amaro che improvvisamente aveva prodotto frutti dolci e una pianta di olivo diventata oleastro (II.3.1), fenomeno, questo, di trasformazione assimilato da Teofrasto a quello, altrettanto naturale e sorprendente, che portava la biscia d’acqua a trasformarsi in vipera (II.4.4). La studiosa (p. 336 nota 43), inoltre, inserisce nel topos folkloristico del drago posto a protezione del tesoro la notizia relativa al cinnamomo che, secondo Teofrasto, cresceva in burroni infestati da serpenti la cui presenza rendeva assai rischiosa la raccolta della preziosa corteccia aromatica (IX.5.2): in questo caso la pericolosità contribuiva a elevare il valore di mercato del prodotto.
Uno degli elementi più interessanti della traduzione dell’ Historia Plantarum è sicuramente il ricco apparato iconografico che accompagna e arricchisce i dati dell’opera. Alcune delle immagini presenti riguardano nello specifico alcuni elementi mitici che si legano alle piante. È il caso, ad esempio, del platano sotto il quale, a Gortina, di Gortina Zeus si unì a Europa. In questo caso l’Amigues illustra tanto la parte botanica quanto quella mitologica con l’ausilio di tre foto: due riprendono un platano di Gortina identificato dalla popolazione locale con quello citato dal mito, la terza riproduce una moneta coniata dalla città in epoca antica che ricorda per immagini l’incontro sotto il platano tra il dio e la fanciulla (p. 25, foto nn. 51-53).
Oltre che attraverso il ricchissimo apparato iconografico l’Amigues chiarisce numerosi passaggi dell’ Historia Plantarum attraverso note esplicative. Quando il testo riporta termini estremamente tecnici ma fondamentali per la piena comprensione del tema trattato, la studiosa provvede a richiamarli in forma traslitterata e a offrirne chiara spiegazione. È il caso, ad esempio, di khylos inteso come succo ma anche come sapore (p. 32 nota 63); di pepsis nel significato di cuisson o di coction (p. 32 nota 33); di erinasmos a indicare la tecnica della caprificazione (p. 57 nota 58).
Traducendola in francese, arricchendola di tante immagini, corredandola di note e indici Suzanne Amigues riesce pienamente a trasmettere a un più ampio pubblico saperi e segreti sull’universo delle piante che Teofrasto, dopo lunghe indagini, raccolse nella sua Historia Plantarum. Un bagaglio di conoscenze, ancora oggi in gran parte valido, diventato patrimonio della botanica moderna.
Notes
1. L’Amigues è autrice di numerosi contributi sul tema della botanica antica, alcuni dei quali raccolti nel volume Études de botanique antique Paris 2002.
2. S. Amigues, Théophraste. Recherches sur les plantes, livres I-IX, voll. I-V, Paris 1988-2006.
3. Di questi aromata Teofrasto parla anche nel suo De odoribus : cfr. G. Squillace, I profumi nel mondo antico (con la prima traduzione italiana del Sugli odori di Teofrasto), Firenze 2010.