Il volume raccoglie gli Atti della quinta giornata di studi organizzata nel dicembre 2008 dall’Istituto di Storia del cristianesimo della Pontificia Facoltà Teologica di Napoli (sez. S. Luigi).
Nella Premessa (pp. 5-9) i curatori, riassumendo i vari interventi, ribadiscono che intento del volume è quello di tentare di ricostruire, partendo dal Vangelo di Giovanni, che dagli anni novanta del XX secolo ha avuto una significativa rivalutazione sul piano storico e culturale, la figura storica di Gesù, l’ambiente in cui operò e visse, e i rapporti del Vangelo in questione con la letteratura giudaica e con il Giudaismo.
L’eccellente saggio introduttivo di Tom Thatcher offre una completa panoramica dello status quaestionis; vengono analizzati alcuni approcci significativi che illustrano i debiti nei confronti del giudaismo del Quarto Vangelo, il più giudaico e il più antigiudaico dei Vangeli; sono esaminate, quindi, le varie teorie sull’atteggiamento ostile dell’evangelista verso quei personaggi etichettati come giudei. Thatcher distingue le diverse linee orientative della critica in base alle risposte fornite a due domande: 1) Chi sono le persone alle quali Giovanni si riferisce con il nome di Giudei ? 2) Perché il Quarto Vangelo parla di questo gruppo nel modo in cui ne parla? Lo studioso, quindi, passa in rassegna tutti i principali studi, tra cui quelli di J. L. Martyn,1 R. E. Brown,2 A. Reinhartz.3 Per quanto concerne l’identità dei Giudei nel Vangelo di Giovanni, la maggior parte degli studiosi ritiene che il termine si riferisca a tutti quegli individui che aderivano ai precetti religiosi del giudaismo; alcuni ritengono che l’apostolo definisca in tal modo un gruppo di giudei, che gli studiosi per lo più distinguono in base a parametri o geografico-territoriali o sociologici. Un terzo gruppo di critici (tra i quali Henk Jan de Jonge)4 sostiene che con il termine giudei Giovanni connoti i cristiani che non accettano la sua posizione ideologica. Nella parte finale del suo intervento lo studioso fissa le direttrici secondo le quali è auspicabile si svolgano le future indagini sul Quarto Vangelo.
Le tematiche sviscerate dal Thatcher vengono discusse secondo i tre grandi assi in cui è articolato il volume: i luoghi, i tempi, i protagonisti.
Lo studio di Pietro Kaswalder, I luoghi: Giudea, Galilea e Samaria in Giovanni (pp. 39-55), dedicato al compianto archeologo Michele Piccirillo, si divide in due sezioni; nella prima vengono analizzati tre riferimenti geografici presenti nel solo Vangelo di Giovanni : Betsaida in Galilea ( Gv 12,21), Sychar e il pozzo di Giacobbe in Samaria ( Gv 4,5) ed Efraim ( Gv 11,54): i luoghi del Quarto Vangelo, pur avendo un valore simbolico, non perdono la loro reale dimensione storica. La seconda parte del contributo è il resoconto degli scavi nella valle di wadi Kharran (Giordania), luogo in cui si è potuto identificare il sito chiamato nel Vangelo di Giovanni“Betania, al di là del Giordano”.
Renzo Infante, nel suo brillante intervento dal titolo Il quarto Vangelo e le feste d’Israele (pp. 57-73), sottolinea che l’inserimento di tutta l’attività di Gesù nella trama delle festività giudaiche è scelta consapevole dell’evangelista, che perviene ad una cronologia degli eventi evangelici diversa da quella sinottica. Il Vangelo di Giovanni si configura come proclamazione messianica di Gesù, ma anche proposta di un nuovo culto cristiano centrato sulla Pasqua di Resurrezione. A differenza di quanto sostenuto da Destro e Pesce,5 il sistema religioso giudaico non è solo il livello implicito del testo, ma il background essenziale per comprendere tutto ciò che Gesù compie e rivela. Le feste ebraiche, rilette e risignificate, vengono riconsiderate alla luce dell’evento Gesù.
L’evangelista opera, in parallelo con quanto stanno facendo i rabbini, una riorganizzazione del sistema giudaico. Gesù non viene a sostituire le istituzioni e le figure religiose d’Israele, ma a dare ad esse pieno compimento.
Annalisa Guida, nel suo saggio Tra segno ed evento. L’episodio del tempio nel Vangelo di Giovanni (pp. 75-88), compie una puntuale analisi narratologica dell’episodio di Gesù nel tempio ( Gv 2, 13-22), che viene a costituire un dittico con l’episodio di Cana: i due eventi servono a caratterizzare l’uno la dimensione pubblica, l’altro quella privata di Gesù. Lo zelo di Gesù non si configura come giudizio di condanna, quanto come affermazione della sovranità di Dio. Il tempio in Giovanni è il primo luogo dove Gesù fa una simile rivendicazione di rappresentare Dio. L’episodio del tempio non si configura come attacco alle tradizioni giudaiche ma come preoccupazione per una corretta identificazione del tempio stesso, per la ridefinizione della “casa del Padre”; si promuove un’appropriazione in senso positivo di un simbolo centrale del giudaismo tramite la sua “focalizzazione cristologica”.
Dell’episodio del tempio Dario Garribba, nel suo contributo Il Vangelo di Giovanni e la fine del tempio (pp. 89-97), fornisce una lettura storica in contrasto con la linea prevalente negli studi recenti. Se è plausibile che la distruzione del tempio abbia inciso sulla composizione del Vangelo di Giovanni, non è convincente l’ipotesi che il Quarto Vangelo si muova in una prospettiva completamente intragiudaica o che rappresenti una delle numerose risposte giudaiche alla distruzione del tempio. Giovanni si interroga sulla relazione tra la messianità di Gesù e la distruzione del tempio, che è però trasfigurato nella figura di Cristo. “È il riconoscimento della messianità di Gesù, che precede e non segue la distruzione del tempio, a determinarne il superamento” (p. 97). L’evangelista non vuole offrire una spiegazione della distruzione nel segno della continuità con il mondo e la tradizione giudaica; la scomparsa del tempio, ai suoi occhi, contribuisce a rafforzare l’identità cristiana nel nome di Gesù Messia.
Alberto Casalegno, nel suo saggio I personaggi: i Giudei e Gesù nel Quarto Vangelo (pp. 99-121), ritiene che i Giudei presenti nel testo, difensori dell’ortodossia della tradizione e della nazione giudaica, sebbene non identificabili in toto con i Farisei, possano essere definiti di orientamento farisaico. Il termine “Giudei”, che nei Sinottici si riscontra quasi esclusivamente a proposito del titolo “re dei Giudei” dato a Gesù nel corso della Passione, compare spessissimo in Giovanni e va riferito ad un gruppo specifico di personaggi, anche se polisemico. “Presentandoli divisi tra fede e incredulità l’evangelista li considera come una grandezza storica e non teologica” (p. 106). Giovanni narra le vicende del Quarto Vangelo a partire dall’angolo di osservazione dei Giudei con cui Cristo si confronta, costruendo la sua identità a partire dalle loro obiezioni. Accanto a Gesù sono loro i protagonisti del racconto, ma non li si può considerare antieroi perché alcuni credono poco in Gesù o perché anche fra i discepoli c’è un traditore.
Gaetano Castello, nel suo articolato contributo La legge nel Quarto Vangelo (pp. 123-45), indaga, in primo luogo, sui termini del Vangelo di Giovanni che rinviano alla Scrittura. In un secondo momento l’autore compie un’analisi dettagliata sui diversi gruppi o personaggi che utilizzano termini come nómos, graphé e simili, riflettendo sui rapporti di Gesù e dei discepoli con le Sacre Scritture.
Emilio Salvatore, nel suo articolo Avete per Padre il diavolo ( Gv 8,44). La demonizzazione di Giuda e/o dei Giudei nel Quarto Vangelo (pp. 147-73), sottolinea che la demonizzazione di Giuda e dei Giudei corrisponde ad una strategia narrativa messa in atto da Giovanni per entrare in polemica con altri gruppi cristiani e con false cristologie. Il narratore, per raffigurare Giuda, ricorre alla tipizzazione (il Vangelo di Giovanni, a differenza dei Sinottici, preferisce inquadrare Giuda dal punto di vista di Gesù, consapevole fin dalla crisi galilaica che uno di loro è il traditore e diavolo), alla focalizzazione cristologica (Gesù lo conosce subito e al tempo stesso lo accetta tra i suoi), alla demonizzazione (l’autore dichiara esplicitamente che esistono relazioni tra la figura di Satana e Giuda Iscariota).
Giorgio Jossa, nel suo interessante studio Elementi storici nel racconto del processo di Gesù (pp. 161-73), si interroga sul valore storico del Quarto Vangelo, prendendo in esame la differente versione di Giovanni rispetto ai Sinottici riguardo a quattro momenti della passione di Cristo (arresto, interrogatorio preliminare, condanna a morte, data della morte). Riconosce la maggiore affidabilità storica dei Sinottici, che emerge dall’analisi dei primi tre casi. Per quanto riguarda la data della morte ritiene, invece, che sia più fededegno il racconto di Giovanni. I Sinottici fanno morire Cristo il 15 del mese di nisan, giorno stesso di Pasqua, mentre Giovanni fissa come data il 14 di nisan, la vigilia di Pasqua, non considerando l’ultima cena un banchetto pasquale. Se è vero che la versione di Giovanni può nascondere implicazioni teologiche (facendo morire Gesù la vigilia di Pasqua, nell’ora in cui si sacrificano gli agnelli al tempio, il Cristo è presentato come il nuovo, vero agnello pasquale), analoghe considerazioni potrebbero aver influenzato anche la versione dei Sinottici (se Gesù muore il 15 di nisan, l’ultima cena è chiaramente un banchetto pasquale). La versione di Giovanni sembra più probabile per tre motivi: il Talmud la conferma, l’amnistia pasquale di un detenuto (Barabba) sarebbe più facilmente collocabile il giorno prima di Pasqua e, soprattutto, è difficilmente sostenibile che il processo di Gesù dinanzi al sinedrio possa essersi svolto nel giorno di Pasqua, come affermato dai Sinottici.
L’originale contributo di Guido Bertagna, Gesù e la morte. Note su alcune interpretazioni cinematografiche della resurrezione di Lazzaro (pp. 175-92) analizza la rilettura dell’episodio evangelico da parte di tre diversi registi: F. Zeffirelli, M. Scorsese, R. Young, inducendo a riflettere sulle modalità di ricezione, nel mondo moderno, del testo giovanneo.
F. Zeffirelli, nel suo Gesù di Nazareth, crea lo spazio del mistero rappresentando, anche nell’episodio della resurrezione di Lazzaro, un Gesù che recupera le risorse della più solenne tradizione iconografica, ed è vincolato ad un modello statico e ieratico di rappresentazione del divino, incapace di accedere ad una umanità credibile.
L’ultima tentazione di Cristo di Martin Scorsese cerca di dar maggior rilievo alla dimensione umana di Gesù, provando a costruire un Cristo più accessibile e immediato. L’episodio della resurrezione di Lazzaro offre un buon esempio delle intenzioni di Scorsese. La mano tumefatta e fasciata di Lazzaro, restituito alla vita, afferra quella di Gesù che, con sforzo e sofferenza, tira l’amico fuori dalla tomba; il Cristo appare affaticato, sconvolto; nell’attimo in cui resuscita Lazzaro, comprende di essere Dio. Molto più umano, ma anche meno credibile, appare il Cristo del film Jesus di Roger Joung. A raggiungere con successo l’obiettivo di un realismo forte, fondato sul “linguaggio della carne”, nella rappresentazione del Cristo e degli episodi evangelici, è Pasolini nel suo Il Vangelo secondo Matteo.
Completano il volume l’ Indice delle fonti (pp. 193-203) e l’ Indice dei nomi (205-207).
In conclusione il testo, di agevole lettura, risponde pienamente alle due linee guida indicate dai curatori nella Premessa (p. 9): invitare il lettore ad accostarsi criticamente alla ricchezza dei temi che il Vangelo di Giovanni offre; “stimolare il mondo accademico italiano a intraprendere vie di ricerca e di approfondimento nuove o tuttora poco esplorate e dare rinnovato slancio al dibattito critico”.
Notes
1. J. L. Martyn, History and Theology in the Fourth Gospel, Westminster John Knox, Louisville [KY] 2003 3, pp. 46-49.
2. R. E. Brown, An introduction to the Gospel of John, edited by F. J. Moloney, Doubleday, New York 2003, pp. 68; 74-78.
3. Adele Reinhartz, Jews and Jews in the Fourth Gospel, in R. Bieringer et alii (edd.), Anti-Judaism and the Fourth Gospel, Assen 2001, pp. 342; 346-349; 354-356.
4. H. J. De Jonge, The Jews in the Gospel of John, in R. Bieringer et alii, cit., pp. 237-38.
5. A. Destro – M. Pesce, Come nasce una religione. Antropologia ed esegesi del Vangelo di Giovanni, Roma-Bari 2000.