Fondata nel 1978, la rivista Materiali e Discussioni è giunta nel 2008 al sessantesimo volume: un corpus significativo per mole e per l’influenza che ha avuto sul dibattito antichistico in Italia, e non solo, cui gli indici (un volume di 233 pagine) curati da Andrea Cucchiarelli e Simona Fortini consentono un accesso più diretto e profondo.
Il volume è organizzato in tre sezioni: la prima, con i “Sommari dei singoli volumi”, permette di spogliare virtualmente la rivista in ordine cronologico; la seconda, “Autori e articoli”, contiene, in ordine alfabetico di autore moderno, i sunti dei singoli articoli: assieme alle argomentazioni, l’abstract riporta anche l’indicazione dei principali luoghi discussi. La terza è costituita da due indici degli “Autori antichi” e dei “Nomi e parole notevoli”.
Le schede contenute nella seconda sezione sono caratterizzate da una maggiore precisione di dettaglio rispetto ai Resumés dell’ Année Philologique : basti un paio di confronti. Per l’articolo di P. Hardie ’The Janus Episode in Ovid’s Fasti’ (MD 26, 1991, 47-64), l’ APh (62, 1991, nr. 3552 p. 249) si limita a “Janus était doublement désigné pour ouvrir les Fastes: en tant que dieu de la nouvelle année romaine et en tant que figure symbolisant les dichotomies qui sont au coeur du poème”, mentre Cucchiarelli e Fortini si soffermano più ampiamente sull’articolazione del ragionamento (p. 119, nr. 279): “Analisi della sezione dedicata a Giano nei Fasti di Ovidio (calende di Gennaio: 1, 63-288), l’episodio più lungo del poema: sua funzione inaugurale e programmatica. Struttura dell’episodio. Possibilità di una duplice leggibilità e interpretazione dell’episodio. La prima lettura è quella augustea ed imperialistica, supportata dal confronto con luoghi significativi dell’ Eneide (spec. libro VIII): la percezione della storia come una applicazione universale, politica e cosmologica, della Pax Augusta. L’episodio come miniaturizzazione del percorso cronologico delle Metamorfosi : Giano come dio metamorfico. Ovidio e Germanico autori ( carmen e annus). Nella seconda lettura Giano si rivela essere, in corrispondenza alle Muse degli Aitia di Callimaco, un informatore divino che, in realtà, è piuttosto contraddittorio nella sua mescolanza di tratti sublimi e ridicoli. Una tale duplicità nella figura iniziale dei Fasti stimola ad una lettura bifocale dello stesso poema”.
Così, trattando del saggio di S. Harrison ’Some Odyssean Scenes in Apuleius’ Metamorphoses’ (MD 25, 1990, 193-201), l’ APh parla di “Analyse de quatre passages des Métamorphoses qui reprennent le texte de l’Odyssée de manière sophistiquée ou amusante”, mentre da Cucchiarelli e Fortini apprendiamo che il lavoro studia la “connessione tra il genere epico e il romanzo: presenza nelle Metamorfosi del sofista Apuleio di riprese dall’ Odissea. Discussione di Apul. met. 1, 12, 4: 194-195 (Meroe, Circe e Calipso); 2, 2, 5: 195-196 (Lucio e Telemaco); 2, 7, 4-6: 197-198 (Fotis e Nausicaa); 7, 5, 2-3: 199-200 (Tlepolemo e Odisseo)”. Anche da una esemplificazione così ridotta è immediatamente evidente come questo strumento—ovviamente grazie alla mole molto più ridotta di quella che gli schedatori dell’ APh debbono affrontare—permetta di accedere più in profondità ai contenuti della rivista, in virtù non solo della maggiore quantità di dati riportati per ogni articolo (personaggi, passi, termini), ma anche del più sofisticato tipo di illustrazione, che fa comprendere il taglio metodologico e culturale di ogni lavoro (l’attenzione per problemi antropologici, di genere letterario, intertestualità, e così via).
Così dall’indice dei Nomi e delle cose notevoli (pp. 221-233) sarà possibile ricercare i saggi su “allusione (arte allusiva)” (tra i quali il ben noto saggio di G.B. Conte, ‘A proposito dei modelli in letteratura’, seguito dalle ’Postille’ di M. Bettini e dal volume miscellaneo del 1997, curato da S. Hinds e D. Fowler (edd.), Memoria, arte allusiva, intertestualità – Memory, Allusion, Intertextuality); quelli di “antropologia” che hanno caratterizzato soprattutto i primi numeri (con interventi di Bettini e Borghini, ma non solo1); quelli che si accostano al “decostruzionismo” (come D. Fowler, ’On the Shoulders of Giants: Intertextuality and Classical Studies’ 30, 1997, 13-34), o che, accogliendo una prospettiva Jaussiana, privilegiano lo studio della “destinazione (destinatario, pubblico)” e dei problemi di performance (come G. Arrighetti per Stesicoro, nel vol. 32 del 1994, o M. Citroni per Catullo e Orazio nei voll. 2 del 1979 e 10-11 del 1983). Non manca la voce “fortuna dei classici (Fortleben, Nachleben, riprese in autori moderni)”, cui si può accostare quella “letterature comparate” (con un lavoro teorico di C. Segal, ’Classics and Comparative Literature’, 13 1984, 9-21), e neppure – nell’era del digitale – “informatica applicata ai testi classici” (con tre contributi di A. Bozzi e riflessioni nel citato articolo di Fowler). Alla significativa voce “genere letterario” si affiancano quelle dei singoli generi: se la rivista ha dedicato al romanzo e al genere didascalico due numeri monografici,2 spicca tuttavia l’”epos (genere epico)”, voce che annovera ben 51 titoli: un rilievo confermato dalla presenza di “Homerus” e “Vergilius” nell’indice degli Autori antichi (pp. 213-219).3
Non mancano, oltre a numerosi lemmi greci e latini, voci di carattere filologico, metrico, linguistico, e retorico; per la critica fonosimbolica (manca, come manca la voce “suono”) si dovrà ricercare sotto “giochi di parole”, che annovera il solo contributo di L. Nicolini sui giochi di parole nelle Metamorfosi di Apuleio (58, 2007, 115-179): si potevano forse inserire anche alcuni lavori di Traina, come ’Epilegomeni a Forma e suono’, e soprattutto ’Vel uda vel suda (Apul. Apol. 16)’, 16, 1986, 147-151 e ’”Ed è subito pera”: il pranzo del parassita (Pomponio, fr. 80 s. Ribb.3, 76 s. Frass.)’, 28, 1992, 175-177.
Fondata nel 1978, e giunta nel 2008 al volume 60, MD ha spesso tradotto in un linguaggio accessibile ai classicisti il dibattito metodologico più attuale: questi indici—analogamente a quelli pubblicati da altre storiche riviste italiane, come la Rivista di Filologia Classica (RFIC) e Studi di Filologia classica (SIFC)—forniscono, come si è visto, non solo un accesso completo nel profondo della materia discussa nella rivista, ma anche un interessante spaccato di storia degli studi classici.
Notes
1. Accanto a ’Su alcuni modelli antropologici della Roma più arcaica: designazioni linguistiche e pratiche culturali, I-II’ (voll. 1,1978 e 2,1979), di M. Bettini, e alle ‘Riflessioni antropologiche sopra un mito di proibizione: la ragazza alla finestra (Ovidio, met. 14,795-861 e Antonino Liberale, met. 39)’ di A. Borghini (2, 1979, 137-161), si veda ’Lucius’ Rite of Passage’ di T.N. Habinek (25, 1990, 49-69).
2. Sono i numeri 25 del 1990: D. P. Fowler e M. Labate (edd.), ’Studi sul romanzo antico’ e 31 del 1993: A. Schiesaro, P. Mitsis e J. Strauss Clay (edd.), ‘ Mega nepios : il destinatario nell’epos didascalico’.
3. A Virgilio è dedicato anche un numero monografico, il 52 del 2004: G.W. Most e S. Spence (edd.), Re-Presenting Virgil. Special Issue in Honor of Michael C.J. Putnam; a Plauto era dedicato uno dei primi volumi, il 14 del 1985: M. Bettini e C. Questa (edd.), Nuovi studi su Plauto. Grammatica poetica e fortuna letteraria di un testo esemplare.