L’ultimo volume di R. Deryck Williams, The Aeneid, pubblicato postumo per la prima volta dalla collana Unwin Critical Library nel 1987, conosce ora una seconda ristampa curata dalla Bristol Classical Press.
Questa nuova edizione si differenzia dalla precedente per la presenza di una prefazione di J. Morwood del Wadham College di Oxford (pp. VII-XIII), nella quale viene da subito sottolineata l’importanza degli studi del Williams nel vasto panorama dei contributi critico-esegetici sull’ Eneide. In particolare, sono menzionati alcuni suoi libri quasi tutti ristampati dalla Bristol Classical Press: le edizioni del III e del V dell’ Eneide, uscite rispettivamente nel 1962 e nel 1960, l’edizione in due tomi dell’intero poema del 1972-1973, i volumi Virgil del 1967, Aeneas and the Roman Hero del 1973 e The Aeneid of Virgil: A Companion to the Translation of C. Day Lewis, pubblicato nel 1985 dalla stessa Bristol Classical Press.
Nel suo ultimo contributo Williams mostra ancora una volta, in una sintesi di straordinaria chiarezza, la sua profonda conoscenza del poema epico virgiliano: l’accessibilità del testo, nel quale le citazioni latine sono sempre tradotte, era un requisito riconosciuto già nella prefazione di C. Rawson alla prima edizione del volume, ma che forse costò ad esso una scarsa considerazione all’interno della comunità scientifica.
Ricordiamo che il libro è suddiviso in otto capitoli, ciascuno dedicato ad un argomento ( Virgil’s Life and Works; The Political and Literary Background of Virgil’s Times; The Literary Sources of the Aeneid; The Composition of the Aeneid; The Main Themes of the Aeneid; The Characters of the Aeneid; Religion and the Gods; The Influence of the Aeneid) e si chiude con una Bibliography and brief critical survey e un Index.
Simpatizzante della ‘Scuola di Harvard’, che includeva virgilianisti del livello di Adam Parry e che leggeva nel poema una duplice voce di trionfo e di sofferenza, ma influenzato anche dalle interpretazioni più ottimistiche di Brooks Otis, Williams ha il merito di aver rivalutato la seconda esade dell’ Eneide, come si evince pure dalle descrizioni delle scene di guerra presenti alle pagine 56-77 del libro.
Morwood si sofferma però anche su alcune lacune presenti nel volume, ascrivibili probabilmente al fatto che esso non si rivolgeva, negli intenti dell’autore, ad un pubblico accademico: l’assenza di dettagliate discussioni metriche e gli scarsi approfondimenti su alcune peculiarità dello stile virgiliano, quale, per esempio, la capacità del poeta di conferire iconicità alle descrizioni.
Altro limite di questo testo è probabilmente dovuto all’influsso delle tendenze del New Criticism : il prefatore segnala le differenze tra la lettura strettamente testuale dell’episodio di Eurialo e Niso operata dal Williams (p. 63) e quella più acuta condotta da Philip Hardie nella sua edizione del IX dell’ Eneide (Cambridge 1994, p. 16), che risulta inevitabilmente arricchita e condizionata dai nuovi approcci della critica virgiliana di fine Novecento.
Un punto di forza di The Aeneid e degli studi virgiliani del Williams è ravvisato nella sua indagine riguardante la ricezione dell’ Eneide e l’influsso esercitato dal poema latino sulla letteratura inglese: a tale argomento è dedicato l’ultimo capitolo del volume.
Alle pagine XII-XIII c’è una Nota bibliografica, nella quale sono enumerati i principali contributi sulla vita e gli studi di R. D. Williams ed è riportata una selezione di libri e articoli inglesi su Virgilio e l’ Eneide prodotti a partire dal 1980.