Il libro che qui si recensisce è una traduzione in francese del cosiddetto Romanzo di Alessandro curata da Corinne Jouanno. Si tratta di un volume che viene pubblicato presso una casa editrice, l’ Anacharsis di Toulouse, che in maniera meritoria ha, inter alia, pubblicato opere della tarda letteratura greca,1 ed è giocoforza che anche il volume qui in esame risenta della sede di pubblicazione. In effetti la traduzione mi sembra condotta sempre in maniera puntuale e precisa e nel contempo scorrevole e piacevole; d’altra parte però non si può fare a meno di avvertire che non è stato riprodotto il testo greco, anche se Jouanno non manca di rimandare sempre con grande precisione alle edizioni critiche di riferimento: si tratta di una decisione, che pur potendo risultare in qualche modo svantaggiosa per lo specialista e per lo studioso, si giustifica del tutto in ragione della collocazione editoriale di cui si parlava all’inizio. Proviamo adesso a dare conto più nel dettaglio delle scelte editoriali compiute da Jouanno.
Anzitutto bisogna precisare che al testo del cosiddetto Romanzo di Alessandro Jouanno premette un’interessante introduzione che risulta molto utile al lettore per inquadrare soricamente la nascita del Romanzo di Alessandro. Si tratta di pagine nelle quali Jouanno fa certamente confluire alcuni frutti delle ricerche che l’Autrice del volume qui recensito ha condotto negli ultimi quindici anni sulla tradizione storiografica relativa al Romanzo di Alessandro e sulla fortuna di questo testo così ricco, sia per i contenuti che esso trasmette, sia per le vicende della sua formazione a partire dalla fine del IV sec. a. C: in una monografia pubblicata nel 2002 ( Naissance et métamorphoses du Roman d’Alexandre, Paris 2002) Jouanno infatti aveva già esaminato con indubbia efficacia e perizia—come è stato notato nelle recensioni positive che questo lavoro ha ricevuto2—i percorsi attraverso i quali il Romanzo si era formato e le successive numerose stratificazioni, soffermandosi anche sulle vicende piuttosto complesse della sua trasmissione e ricezione (p. 12: “une impressionante carrière internationale qui verra, au fil des siècles, l’éclosion d’adaptations en plus d’une trentaine de langues”). Nell’introduzione (pp. 5-30) Jouanno dà conto perciò brevemente della nascita di una tradizione storiografica relativa alla figura del Conquistatore macedone a partire dallo stesso periodo della spedizione in Asia: purtroppo, come sottolinea Jouanno, del proliferare di Storie relative ad Alessandro Magno non ci rimangono che degli scarsi frammenti, anche se tali scritti perduti sono stati alla base delle cinque storie del regno di Alessandro che sono giunte sino a noi in lingua greca (Diodoro Siculo; Plutarco; Arriano) e in lingua latina (Curzio Rufo; Trogo/Giustino). In ogni caso Jouanno rileva giustamente che nell’impianto complessivo del Romanzo è individuabile un’origine alessandrina, evidente per esempio nel fatto che lo Pseudo Callistene fa iniziare anacronisticamente la vicenda d’Alessandro in Egitto al tempo di Nectanebo II (che in verità regnò dal 361 al 343 a. C.), figura che, come ha argomentato proprio recentissimamente G. Gorre su Ancient Society, venne anacronisticamente messa in relazione con Alessandro dagli stessi Lagidi.3 La parte più rilevante dell’introduzione è però quella riservata alla trattazione generale delle caratteristiche delle quattro riscritture bizantine del Romanzo, ovvero delle quattro famiglie nelle quali sono raggruppati i manoscritti relativi a tale opera: Jouanno omette l’esame della rec.
Quanto visto fin qui riguarda le scelte testuali compiute da Jouanno Passiamo ora a trattare delle abbondanti note interpretative che corredano ogni pagina della traduzione francese qui in esame. In effetti nelle note al testo a pie’ di pagina si può individuare forse il contributo più rilevante di Jouanno alla comprensione del Romanzo dello Pseudo Callistene. Nelle note Jouanno procede in due direzioni: da una parte opera un sistematico raffronto tra il testo della recensione
È del tutto evidente che Jouanno ha fatto abbondante uso delle ricerche negli ultimi anni ha condotto non solo sul Romanzo in sé, ma anche sulla fortuna della figura di Alessandro Magno nella letteratura greca dal IV secolo a. C. fino alla produzione bizantina tra VI e XII secolo d. C.: Jouanno in particolare ha messo a frutto le ricerche sull’immagine di Alessandro presso i cronachisti bizantini; sulla ricezione del Romanzo in Libanio; su alcuni aspetti o episodi della vita del Macedone, come il rapporto con la madre Olimpiade e la trattazione del celebre dibattito ateniese (avvenuto subito dopo la presa di Tebe) sulla sorte dei dieci oratori richiesti da Alessandro.5
Nel concludere la presente recensione non si può fare a meno di spendere qualche parola a proposito della scelta di Jouanno di riprodurre in appendice le variantes alla rec.
In conclusione, il volume qui discusso mi sembra un ottimo strumento per prendere visione del molteplice e vario materiale storiografico confluito nella rec.
Notes
1. Cfr. per esempio Jean Caminiatès, Eustathe de Thessalonique, Jean Anagnotès, Thessalonique. Chroniques d’une ville prise; Michel Photios, Les codices du merveilleux.
2. Cfr. A. Billault in REG 116 (2003), pp. 372-373; G. Dagron in CRAI 2003 (2), pp. 614-616; C. Franco in Lexis 22 (2004), pp. 441-444.
3. G. Gorre, “Nectanébo-le-faucon” et la dynastie lagide, AncSoc 39 (2009), pp. 55-69.
4. U. von Lauenstein-H. Engelmann-F. Parthe, Der griechische Alexanderroman. Rezensio
5. Cfr. C. Jouanno, Alexandre et Olympias : de l’histoire au mythe, BAGB 1995, pp. 211-230 ; Eadem, L’image d’Alexandre le Conquérant chez les chroniqueurs byzantins (VI-XIIe siècles), Kentron 17 (2001), pp. 93-106 ; Eadem, La réception du Roman d’Alexandre à Byzance, AncNarr 2000-2001, pp. 301-321.