BMCR 2009.08.61

Die Personennamen in der römischen Provinz Rätien. Alpha-Omega Reihe A Bd. 252

, Die Personennamen in der römischen Provinz Rätien. Alpha-Omega Reihe A Bd. 252. Hildesheim/Zürich/New York: Olms-Weidmann, 2009. 325. ISBN 9783487139173. €148.00.

Siamo abituati a trasformare in file digitali testi stampati, mentre qui ci troviamo di fronte a un fenomeno inverso: infatti l’opera è, come dice l’Autore, la trasposizione dei data base da lui predisposti nel 1997/1998 per la sua dissertazione, discussa a Osnabrück nel 2001. Essa fa seguito a due altre sue opere, una sui Germani apparsa nel 2004 e un’altra sui gentilizi da Abilius a Volusius e sui cognomi da Abaius a Zyascelis nelle due province germaniche (2006).1

Per scelta e per aderire alle caratteristiche della collana l’A. presenta il materiale in due serie (gentilizi e cognomi) di nitide e complete schede, in modo che il lettore stesso può effettuare le osservazioni che gli interessano. Ogni scheda ha una struttura costante, costituita dall’elencazione del prenome, gentilizio e cognome, indicazione della provenienza (Rezia o altra area), la condizione, quando si conosce, dell’individuo (es. leg. Aug. p. pr., ancilla, vasaio, figlio o parente di —-, etc.). In ogni lemma sono elencate le persone che, in Rezia, hanno il medesimo elemento onomastico considerato. Tutte le schede danno indicazioni sulla diffusione dello stesso elemento onomastico. Il commento vero e proprio si occupa della prosopografia dei personaggi menzionati, delle notizie sul testo e sulle sue condizioni di rinvenimento e di conservazione, nonché della bibliografia recente; infine, in chiusura, vi è un riferimento agli studi sul particolare gentilizio o cognome considerato.

La scelta di procedere per lemmi fa sì che il lettore stesso possa organizzare il filo rosso della propria lettura, procedendo a crearsi propri elenchi (ad es. per provenienza, per stato, per luogo di rinvenimento e via dicendo).

L’opera vuole includere i nomi di tutte le persone presenti, a qualunque titolo, nel territorio considerato. Così compaiono personaggi storici che ebbero cariche in Rezia (es. Q. Octavius Sagitta) e persone menzionate nelle fonti storiche (ad es. Flavius Arbitio, che fu magister equitum nel 355 secondo Ammiano Marcellino).

Sono considerati 219 gentilizi completi. Di questi il 27 % paiono autenticamente italici, mentre per l’11 % sussistono dubbi circa un’origine locale o peninsulare. Calcolando anche i nomi conservati in maniera frammentaria si aggiungono altre 101 attestazioni, su cui nulla si può dire se non quello che indicano i testi stessi, ovvero che 15 sono di provenienza italica e pochi altri da altre regioni (Narbonense, Britannia, Germania Superior, Creta e Cirene).

Va notata la folta presenza dei nomi “locali” che potrebbero essere sia celtici sia germanici e molto spesso sono interpretati come pseudogentilizi ovvero neoformazioni da gentilizi autenticamente latini con l’aggiunta di una -i. Naturalmente qui c’è spazio per un’ampia discussione. Valga per tutti l’esempio dei primi due, Acutianius fatto derivare da Acutianus e Adiutorius che si ritiene calco da Adiutor. Ad es. un vecchio articolo del Kellner in ANRW propone per il primo una diversa datazione2 e per il secondo una sicura origine romana.3

Nel totale dei 742 cognomi completi (cui si aggiungono altri 164 incompleti) 248, pari al 34 %, risulterebbero non latini; l’autore rimane in dubbio in relazione a un ulteriore 7,5 % di cognomi che potrebbero essere, a suo giudizio, sia latini sia celtici. Particolarmente interessanti gli antroponimi non celtici, ovvero germanici, semitici, traci, molti dei quali legati allo spostamento di truppe.

L’opera considera attestazioni relative a 1434 persone con onomastica completa e altre 164 con onomastica frammentaria (ma alcune sono ipotetiche, come i nomi dei gladiatori di un mosaico pavimentale di Augusta Vindelicorum scoperto nel 1571). Quando le persone hanno più cognomi, ognuno di essi viene analizzato separatamente, come è giusto dal punto di vista onomastico, ma con qualche difficoltà sotto l’aspetto prosopografico. In fatti questo metodo porta a reduplicazioni.

Significativi dati si ricavano per quanto riguarda la provenienza. Ben 111 attestazioni onomastiche —con le riserve sopra indicate per quanto riguarda i cognomi multipli — vengono dall’Italia (il che significa che spesso nel cursus di personaggi politici o militari si menziona la loro permanenza in Rezia). Un numero nettamente inferiore viene dalle regioni contermini, ad es. 16 dalla Germania Superior e 9 dal Norico.

Opportuna, per quanto rischiosa, l’idea di accogliere anche le persone nominate nell’instrumentum, ambito che spesso segue regole sue proprie. Significativo il caso dei fabbricanti di tegole, attestati sia da marchi sia da graffiti: tali prodotti erano con tutta evidenza sconosciuti in Rezia prima dell’arrivo dei Romani. La decina di produttori civili — di cui alcuni potrebbero essere ex militari — presenta in maggioranza onomastica tipicamente latina, mentre i graffiti dei lavoranti includono nomi locali. Così Carinus e Carinianus a Bregenz, attivi nel IV secolo o un M. M. Celer, a Dirlewang, o ancora Se(—) Al(—) Impetrat(us), attestato a Schlauders, quindi un Marcus già presente a Eining, inoltre un Provincialis da Westheim e infine C. Iulius S(—-) da Augsburg, datato al III sec., cui si aggiungono Sat(—-) da Regensburg, Secundinus e M. Vindelicius Surinus attivo intorno al 180, del centurione Sere(nus?) Tulius da Straubing e da ultimo Ursio (identico a Vasio?) a Bregenz. Al III sec. sono datati altri due marchi da Regensburg, uno, sospetto, di Antoninus e un altro di Lucianus, entrambi soldati della III legione Italica, cui si aggiunge, dalla stessa città, un terzo commilitone (?), Speratus. Ai lavoranti nelle officine laterizie appartengono alcuni graffiti, tra cui quello di Gemellus Gemellae f, quello di un Maritimus su una tegola di Regensburg, altro da Kumpfmül con il cognome Obscurus, uno da Coira (Simenteus Victorini) e infine una sorta di accompagnamento di un dono, ovvero l’uso del laterizio come vassoio, per una certa Vitiola, a Westheim.

I marchi di produttori ceramici sono ben 146: di essi poco meno della metà (circa il 44 %) hanno cognomi latini e meno del 3 % grecanici. Del tutto isolati sono quelli giudicati semitici e traci. La situazione è ben rappresentata nel distretto di Westerndorf dove alla fine del II sec. sono attestati circa 100 produttori che firmano con il loro nome, di cui circa il 40 per cento hanno onomastica latina. Si parla in questo caso di fabbricanti di vasellame (compresi i mortaria); è stato stranamente dimenticato il caso di Salonus o Saloni(nus), fabbricante di lucerne a Westheim, presso Augsburg.4 Tra i vetrai compare C. Salvius Gratus (CN 284): si tratta però con molta probabilità di un fabbricante dell’Italia settentrionale, che aveva almeno una succursale ad Augsburg e quindi in questo caso non vale propriamente come nome di una persona bensì di una ditta. Tanto è vero che in alcuni dei suoi prodotti retici le lettere appaiono riportate a rovescio, come se gli stampi fossero stati incisi da persone che non conoscevano bene il latino e la sua ortografia.

Nel repertorio dell’A. sono considerati 33 graffiti su ceramica e 82 su “terra sigillata”: ad essi vanno aggiunte due indicazioni scritte in fornace, prima della cottura, da lavoranti (Esunertus e Pistosus). Si segnalano tre graffiti con dediche alla divinità, di cui sono riportati 3 esemplari su ceramica e quattro su “terra sigillata”. Non mancano casi singolari, come un graffito su anfora, oppure lettere scritte tra soldati su tavolette in legno o su frammenti di piatti. Sono ricordati due casi di graffiti su muro e infine troviamo un segno di proprietà su un’ascia in ferro.

Ovviamente predominano le iscrizioni relative ai soldati, onorarie, votive, sepolcrali. L’indicazione della proprietà degli oggetti molto spesso è impressa a punti sul metallo — tecnica che in rari casi viene ripetuta anche sulla terracotta. Ne sono interessate per lo più parti dell’equipaggiamento militare: una dozzina di elmi, una decina di altre parti dell’equipaggiamento militare, o del cavallo (8 attestazioni) o su schinieri (5) o su corazza. Al mondo militare vanno ricondotte alcune iscrizioni su tavolette votive e su dischi in bronzo, nonché su ceramica (5) e su “terra sigillata” (2), evidentemente parti del corredo individuale. In molti casi i graffiti o le iscrizioni impresse a punti sono abbreviate sicché non è sempre facile riconoscere gli elementi onomastici, che talora si prestano a interpretazioni diverse. Valga per tutti il caso del cognome Vironus, tratto da un graffito VIRONIC VI da cui emergerebbe piuttosto che la lettura esatta sia Vironicus, attestato in area celtiberica.5

L’opera è un repertorio di facile consultazione ed estremamente utile in quanto presenta un importante aggiornamento della conoscenza sull’onomastica (e sulla prosopografia) retica. Essa è in qualche modo un aggiornamento dell’OPEL ( Onomasticon provinciarum Europae latinae), anche se manca una Kartierung. Però molte attestazioni onomastiche sono documentate da pochi casi, per cui una indicazione distributiva sarebbe risultata irrilevante, come del resto per i nomi troppo diffusi.

Nel caso di qualche graffito su ceramica o “terra sigillata” come sui prodotti vitrei si sarebbe potuta offrire una datazione, sulla base del supporto.

Ben pochi gli errori di stampa, ad es. Musem al posto di Museum a p. 160, Castra Regna al posto di Castra Regina a p. 172, Flusskm tutto attaccato a p. 171. Si segnala che l’iscrizione CIL XII 2394, citata a p. 290, non proviene da Augusta Praetoria (che si trova in Italia), bensì da Aoste-St.-Génis nel dipartimento dell’Isère, ovvero nella Gallia Narbonense. Il Brusin, citato a p. 308, è certo l’autore dell’opera Inscriptiones Aquileiae, che non compare nella bibliografia generale.

Notes

1. “Germanen” in der Fremde: eine Untersuchung zur Mobilität aus den römischen Provinzen Germania inferior und Germania superior anhand der Inschriften des 1. bis 3. Jahrhunderts n. Chr. (Möhnsee 2004); Die Personennamen in den zwei germanischen Provinzen: ein Katalog, (Rahden 2006).

2. H.-J. Kellner, “Augsburg, Provinzhauptstadt Raetiens”, in Aufstieg und Niedergang der römischen Welt (Berlin 1976) II.5.2, pp. 690-717, part. 711.

3. H.-J. Kellner, “Augsburg, Provinzhauptstadt Raetiens”, in Aufstieg und Niedergang der römischen Welt (Berlin 1976) II.5.2, pp. 690-717, part. 712.

4. W. Czysz, Gontia. Günzburg in der Römerzeit (Friedberg 2002), p. 103.

5. Cfr. A. Coelho F. Silva ” O nome de Viriato”, Portugalia, n.s., XXIV (2003), pp. 45-51.