Desidero replicare sinteticamente alla recensione di Richard Westall al mio “Commento storico al libro II delle Guerre Civili” di Appiano, apparsa su questa rivista il 14 aprile del 2009.
Mi sembra che uno dei vantaggi dell’aver deciso di pubblicare il commento in due tempi e volumi distinti sia appunto quello di poter accogliere critiche e suggerimenti posti da studiosi competenti, in modo da migliorare, per quanto possibile, la qualità della seconda parte del lavoro. In questo senso sono grata a Westall per aver segnalato alcune lacune bibliografiche, che mi affretterò a colmare.
In merito alle opere citate, devo però fargli notare che è forse troppo severo quando afferma che mi sarei limitata a riportare la bibliografia italiana recente riguardante i contenuti del II libro delle Guerre Civili, e che il mio commento “has a provincial air as a consequence of the failure to do likewise with regard to the scholarly literature in German, French, and English”. Come si può agevolmente verificare dando una scorsa alla bibliografia, dove indico le opere più frequentemente discusse e utilizzate nel corso del commento, vi si potranno trovare una serie di lavori (tutti pubblicati nell’ultimo ventennio), i cui autori (Brodersen, Bucher, Goldmann, Gowing, Potz, solo per citare quelli che si sono occupati specificamente di Appiano) non mi risulta siano italiani o abbiano scritto in tale lingua. In merito alla bibliografia specifica sui contenuti, rimando alla ben più ampia serie di rimandi inseriti in sede di commento. La critica alla sistemazione dei dati storici, biografici, culturali offerti dal testo di Appiano evidentemente va al di là del mio commento, ed intenzionalmente si rivolge al sistema di commentario condotto dalla cosiddetta “scuola di Pavia” (sia detto per inciso: Domenico Magnino, autore dei commenti ai libri III e IV delle Guerre Civili, non era un allievo di Emilio Gabba, bensì uno studioso suo collega e coetaneo).
Westall mi critica per non aver fatto alcune scelte, che egli ritiene sarebbero state fondamentali per la completezza del commento: non aver affiancato una traduzione italiana al testo originale greco; non aver aggiunto all’edizione Teubner (acclusa in appendice per comodità di consultazione per il lettore) possibili emendamenti (ma il mio commento era dichiaratamente di carattere storico); non aver approfondito taluni aspetti contenutistici del testo.
Mi sarebbe comunque parso più costruttivo se, oltre a rilevare ciò che NON ho fatto, avesse discusso, in merito ai contenuti, alcune delle numerose proposte interpretative che avanzo nel corso del commento, senza limitarsi ad una disamina della sola introduzione. Vista la lunghezza della sua recensione, i pazienti lettori si sarebbero forse meritati una valutazione più approfondita e bilanciata del mio lavoro.