BMCR 2009.05.02

La Troade: un paysage et son héritage littéraire. Les commentaires antiques sur la Troade, leur genèse et leur influence, Bibliotheca Helvetica Romana 28

, La Troade: un paysage et son héritage littéraire. Les commentaires antiques sur la Troade, leur genèse et leur influence, Bibliotheca Helvetica Romana 28. Basel: Schwabe, 2007. xx, 501. ISBN 9783796522543. €40.50.

Il libro di Alexandra Trachsel si propone di studiare l’immagine del paesaggio della Troade quale appare nell’ Iliade e in seguito, nel corso dei secoli, in quegli autori greci e latini che si trovarono ad affrontare tale héritage littéraire. Trachsel intende in particolare affrontare il tema della sopravvivenza di una Troade letteraria e iliadica nella riflessione antica sulla Troade storica: l’Autrice si sofferma soprattutto sul rapporto che si venne a instaurare tra le descrizoni omeriche della Troade e più precisamente della città di Troia/Ilio e dei suoi immediati dintorni (compreso elementi come l’accampamento degli Achei o le loro navi) e dall’altra parte i riferimenti che a tale bagaglio di nozioni e di tradizioni letterarie fanno numerosi autori di lingua greca e latina. Tali riferimenti riferimenti letterari alla Troade omerica abbracciano un arco di tempo assai ampio, dal IV sec. a. C. circa alla cosiddetta Seconda Sofistica nella piena età imperiale (circa II-III sec. d. C.).

Accanto a questa tematica un aspetto assai interessante del libro di Trachsel risiede nel tentativo di mettere in relazione le conoscenze sulla Troade letteraria con la Troade reale, storica: si tratta di un aspetto che si impone alla riflessione degli Antichi (e a quella dei Moderni) a partire dallo sfruttamento romano della leggenda sulle origini troiane di Roma. A tale proposito è importante quel che afferma Trachsel nell’ Introduction in merito allo statuto speciale che in effetti ha la Troade nella cultura letteraria del mondo antico: “la Troade est un endroit soulevant davantage de questions et controverses que n’importe quel autre endroit privilégié par les géographes”; ciò—commenta Trachsel—dà alla Troade un ruolo del tutto particolare nella tradizione letteraria greca (e latina), una posizione perfino più suggestiva rispetto a luoghi carichi di significato come Atene o l’Egitto (p. xx).

Proviamo ora a vedere per sommi capi il contenuto del volume di Trachsel. Prima di passare in rassegna i luoghi letterari in cui si fa riferimento al materiale iliadico relativo alla Troade, Trachsel prende in esame opportunamente—nel corso del capitolo 1 che compone la prima parte ( La Troade évoquée dans l’ Iliade, pp. 3-127)—lo spazio fisico presupposto nella narrazione dell’ Iliade, il suo éspace littéraire ou imaginaire. Si tratta di una descrizione che Trachsel conduce in maniera minuta e dettagliata, enumerando i vari elementi che compongono l’immagine della Troade nell’ Iliade : la vera e propria città di Troia vista nelle sue diverse suddivisioni; il campo in cui si sono stanziati gli Achei; i punti di osservazione degli déi; gli altri luoghi geografici della Troade.

Dopo questo capitolo che nelle intenzioni di Trachsel è una sorta di introduzione ai temi più generali che il libro affronta, l’Autrice nella seconda parte (composta dei capp. 2-4) tratta delle molteplici maniere in cui la Troade e il suo paesaggio letterario carico di memorie venne descritto da alcuni autori greci a partire dall’età ellenistica, anche se giustamente Trachsel fa riferimento anche agli antecendenti di pieno IV sec. come Ellanico di Lesbo e Palefato. Nel cap. 2—il più lungo e articolato dei quattro capitoli che compongono il libro ( Les discussions depuis Hellanicos jusqu’à la fin de l’époque hellénistique : pp. 131-283)—Trachsel prende in esame anzitutto quegli aspetti dell’età ellenistica che possono aver favorito, o quantomeno influenzato, l’interesse degli autori di trattati antiquari per la Troade, vista sempre in rapporto alle descrizioni dell’ Iliade e in rapporto alle nozioni mitografiche fornite dal cosiddetto ciclo troiano: i fattori messi in luce da Trachsel sono l’allargamento delle prospettive geografiche favorito dalle conquiste di Alessandro il Grande; la “perte d’indépendance des cités grecques” (p. 138: è un punto su cui ritornerò più sotto); la creazione di grandi centri bibliotecari di ricerca come Alessandria e Pergamo.

Nell’affrontare la discussione greca sulla Troade in età ellenistica, Trachsel decide di suddividere tale tematica in tre parti: quella dedicata ai trattati intitolati Troikà; quella dedicata ai trattati “scientifici” (anche se in verità si potrebbe piuttosto parlare di trattati eruditi di topografia e di Antiquitates) in cui larga parte ha l’esame dei frammenti di Demetrio di Scepsi (insieme con Egesianatte di Alessandria Troade; Dioniso Skytobrachion; Polemone di Ilio); infine la parte dedicata alle allusioni alla Troade iliadica rintracciabili nella poesia ellenistica (Apollonio Rodio; Callimaco; Teocrito; Licofrone; Nicandro di Colofone).

Da tale attenta e accurata disamina emerge che nel complesso gli autori ellenistici sono attenti alla Troade iliadica e—se non ricavano dall’ Iliade stessa le nozioni topografiche su tale regione—è comunque sempre da altre fonti letterarie incentrate sul ciclo troiano che essi ricavano i propri riferimenti alla Troade e al suo spazio fisico. La Troade reale appare poco: gli unici casi riguardano Palefato (la cui dichiarazione di far riferimento alla Troade reale è secondo Trachsel solo un argomento retorico)1 e Demetrio di Scepsi, ai cui frammenti (tramandati in larga parte da Strabone nel libro XIII) Trachsel dedica molte pagine soffermandosi sul suo intento politico di rimarcare il ruolo di Scepsi a danno della contemporanea città di Ilio; nel contempo Trachsel si mostra perplessa a proposito dell’eventuale funzione anti-romana della svalutazione, operata da Demetrio, della leggenda sulla migrazione di Enea in Italia.

Secondo la ricostruzione di Trachsel è a partire dagli autori greci e latini d’età augustea (Diodoro Siculo; Dionigi di Alicarnasso; Strabone; le Quaestiones homericae di Eraclito; Virgilio; Lucano; Ovidio; Pomponio Mela)—presi in esame nel corso del cap. 3 ( Rome et la Troade : pp. 285-383)—che inizia a emergere la concreta esistenza di una Troade storica nei riferimenti letterari alla topografia di tale regione, proprio in ragione dell’importanza di trovare un legame tra la Troade visitata da importanti esponenti politici di Roma e la Troade descritta da Omero éo dalla letteratura sul ciclo troiano: si trattava cioè in alcuni casi di trovare nel presente, nella Troade reale, i segni del passato, i segni della leggenda sulla migrazione di Enea in Italia e sulle origini troiane dei Romani.

Trachsel da una parte sottolinea a ragione il ruolo fondamentale che ebbe Augusto nella definizione e stabilizzazione della leggenda su Enea (anche se forse troppo poco spazio viene dato ai precedenti pre-augustei), dall’altra parte rimarca con forza che il racconto omerico (o comunque il racconto del ciclo troiano) resta pur sempre il riferimento—anche polemico—per gli autori che trattano di Troade, dal momento che è spesso proprio in rapporto alla Troade omerica e iliadica che gli autori presi in considerazione in questo capitolo descrivono la Troade storica e trattano della leggenda troiana relativa a Roma: è quindi sempre il testo omerico il punto di partenza, e non il paesaggio reale. Fa bene quindi Trachsel a sottolineare quanto in effetti sia significativo il caso di Virgilio nelle cui descrizioni poetiche il paesaggio reale e storico non gioca ancora alcun ruolo: è noto infatti che il poeta intendeva creare “un pendant romain à l’épopée homérique” (p. 461).

È con la piena età imperiale, al tempo della cosiddetta Seconda Sofistica, che secondo Trachsel si ha una vera e propria sovrapposizione tra spazio omerico e paesaggio reale della Troade. Trachsel ne parla nel corso del cap. 4 ( La Troade au temps de la Seconde Sophistique : pp. 385-458) in cui tratta di autori che, in modi tra loro molto diversi, si interessarono della Troade mitica in rapporto alla Troade a loro contemporanea: Ditti di Creta; Darete Frigio; Dione di Prusa; Filostrato; Tolemeo Chennos; Pausania e Dioniso Periegeta; il cosiddetto Mitografo Omerico.

Secondo Trachsel, che si rifà ai classici studi di S. Swain, L. Casson e E. L. Bowie,2 l’epoca della Seconda Sofistica sarebbe caratterizzata da tre fattori: l’interesse per il passato greco; una tendenza a riaffermare l’identità greca; e infine il fenomeno del turismo culturale. In ragione di tutto ciò gli autori esaminati in questo cap. 4, più che soffermarsi sui viaggi di Enea e sulle relazioni (ormai considerate come dato acquisito e pacifico) tra la casata giulio-claudia e Troia, incentrano la loro attenzione sulla discussione e, in molti casi, sulla rettificazione del racconto iliadico: il paesaggio della Troade storica pare ormai legato al racconto omerico e alla sua eredità letteraria poiché esso è divenuto una meta di viaggi culturali ed è stato interpretato come espressione concreta, fisica e geografica, dell’identità greca.

Tutto ciò riguarda il contenuto del libro di Trachsel. È evidente che la materia trattata è assai vasta e richiede di padroneggiare molteplici aspetti relativi alla fortuna e alle influenze culturali di un testo capitale per la civiltà greca (e non solo) come l’ Iliade. Pertanto è forse inevitabile che alcuni punti siano criticabili o semplicemente richiedano delle precisazioni. Proviamo dunque a vedere qui di seguito questi aspetti del libro di Trachsel che comunque, sia ben chiaro, non compromettono affatto un giudizio complessivamente positivo sull’opera:

1) Si può notare una certa tendenza da parte di Trachsel a trascurare le implicazioni politiche contingenti nei riferimenti di alcuni autori ellenistici al rapporto tra la Troade omerica e la Troade a loro contemporanea: si veda ad esempio la nettezza con cui si esclude nei passi sulla Troade di Demetrio di Scepsi e Polemone di Ilio qualsiasi elemento di polemica politica in merito all’ascesa di Roma (p. 229); oppure si vedano le pagine su Egesianatte (pp. 186-198) in cui il fatto che l’erudito di Alessandria Troade fosse al servizio di Antioco III il Grande non viene discusso in rapporto all’accettazione da parte dello stesso Egesianatte della leggenda sulle origini troiane di Roma, fino al punto che Egesianatte viene semplicemente considerato filo-romano.

2) Ho già accennato sopra al fatto che secondo Trachsel (p. 138) uno degli aspetti caratteristici dell’età ellenistica consisterebbe nella perdita di indipendenza da parte delle poleis greche. Qui vale la pena sottolineare che da almeno 40 anni la ricerca moderna ha mostrato che, per utilizzare le celeberrime e citatissime parole di L. Robert, “la cité grecque n’est pas morte à Cheronée, ni sous Alexandre, ni dans le cours de toute l’époque hellénistique”.3

3) Benché Trachsel si mostri del tutto consapevole del fatto che l’evoluzione del modo in cui gli antichi percepirono il paesaggio della Traode storica in rapporto all’eredità omerica è un fenomeno progressivo e dunque difficile da suddividere cronologicamente secondo criteri esterni (p. 462), tuttavia sembra che alcune di queste suddivisioni e periodizzazioni siano troppo nette. Ciò è evidente nel caso del punto terminale dell’opera che viene fatto coincidere con la fine della cosiddetta Seconda Sofistica, senza prendere in considerazione—come riconosce la stessa Trachsel (p. xix)—né Quinto di Smirne né Giuliano: si viene pertanto a creare una vera e propria spaccatura, sotto molti punti di vista ingiustificata, tra Seconda Sofistica e tardo-antico.

In conclusione. Il libro di Trachsel è molto ricco di dettagli e ben strutturato. In particolare l’Autrice pare ben consapevole della complessità dell’eredità culturale dell’ Iliade. Trachsel si mostra altresì consapevole delle difficoltà che comporta un lavoro che, come il suo, intenda esaminare “une partie—c’est-à-dire l’espace dans lequel le récit se déroule—d’un texte aussi fondamental que l’est l’Iliade, que ce soit pour l’Antiquité ou pour la philologie moderne” (pp. 462-463): proprio per questo va particolarmente elogiato il tentativo, costante, di raccordare tra loro le varie parti del libro fornendo all’enorme quantità di dati e di luoghi letterari citati una cornice forte, chiara ma nel contempo flessibile.

Una nota di merito particolare va infine spesa per l’impressionante quantità di passi antichi riportati nel testo e tradotti in lingua francese con molta competenza e cura: si tratta di un aspetto che in effetti facilita il lettore nel seguire le intricate e affascinanti vicende relative al rapporto tra Troade omerica, Troade letteraria e Troade reale.

Notes

1. Palaeph., De incredibilibus, pr. 20-24 ed. Festa.

2. E. L. Bowie, Greeks and Their Past in the Second Sophistic, in M. I. Finley (ed.), Studies in Ancient Society, London 1974; L. Casson, Travel in the Ancient World, London 1974; S. Simon, Hellenism and Empire, Oxford 1996.

3. L. Robert, Théophane de Mytilène à Constantinople, CRAI 1969, pp. 42-64 (= OMS V, pp. 561-583). La citazione è tratta dall’ incipit dell’articolo: p. 42 = p. 561.