BMCR 2008.02.54

Women in Greek Myth. Second edition

, Women in Greek myth. Baltimore: Johns Hopkins University Press, 2007. xix, 238 pages : illustrations ; 24 cm. ISBN 9780801886492. $22.00 (pb).

Nella seconda edizione di Women in Greek Myth che esce a distanza di venti anni dalla prima, l’autrice Mary R. Lefkowitz (L) apporta allo studio una serie di cambiamenti e integrazioni in termini di documentazione presa in considerazione, sia in termini di temi trattati, sia, direi necessariamente considerato il lungo arco di tempo intercorso tra la prima e la seconda edizione, in termini di nuova e recente bibliografia sul tema. Lo studio, rileva l’autrice nella prefazione, non pretende di essere una trattazione complessiva sul tema né di avere carattere di esaustività dal momento che la vastità del tema trattato impone comunque delle scelte.

Lo studio si compone di tredici capitoli che si aggiungono alle due prefazioni (alle edizioni del 1986 e del 2007), alla conclusione, all’elenco delle abbreviazioni, alle note, alla bibliografia, all’indice dei nomi e delle cose notevoli. Ognuno di essi è dedicato a personaggi femminili di rilievo (ad esempio la vicenda delle Amazzoni, che occupa buona parte del primo capitolo), ma anche a grandi tematiche che investono l’universo femminile considerato sia dal punto di osservazione delle dee immortali, che da quello delle donne mortali. In tali tematiche ricadono il motivo, amplissimo, del rapimento e della seduzione con la forza del quale si rendono protagoniste sia dee nei confronti di giovani uomini, sia dei nei confronti di giovani donne, ma anche i diversi ruoli della donna: donna-sposa, donna-madre, parthenos, martire, sacerdotessa, donna sedotta e abbandonata.

Nel ricostruire i diversi aspetti dell’universo femminile greco (ma anche romano), L si serve sia di fonti letterarie, che di fonti epigrafiche. Dall’analisi dei dati a disposizione ricava l’immagine di una donna multiforme che prende parte attiva ad un universo maschile nella maggior parte dei casi caratterizzato dalla guerra. È il caso di Elena, Clitennestra, Penelope le cui vicende risultano indissolubilmente legate alla guerra di Troia: le prime due come donne-fedifraghe legatesi rispettivamente a Paride ed Egisto nonostante il matrimonio con Menelao e Agamennone, la terza invece fedele ad Odisseo atteso per venti anni nonostante le pressioni dei proci. Divise da destini diversi, Elena e Clitennestra da una parte, Penelope dall’altra, rileva L, diventano emblemi di due mondi: uno negativo nel quale la donna rompe o viola il vincolo matrimoniale, l’altro positivo nel quale la donna rimane fedele. Quello della fedeltà è comunque un valore imposto dagli uomini che, a differenza delle donne-spose, non esitano ad avere altri legami nonostante il matrimonio: Agamennone, ad esempio, si lega a Criseide, Briseide e Cassandra e torna in patria accompagnato da quest’ultima; Odisseo si lega via via a Calipso e Circe. Una fedeltà da parte maschile invero non richiesta né pretesa dalle mogli: Elena non rimprovera a Menelao rapporti con altre donne, non lo fa Clitennestra, non lo fa Penelope. L’assassinio di Agamennone da parte di quest’ultima e del suo nuovo compagno Egisto non è dettato dai legami extramatrimoniali dell’eroe, quanto dall’uccisione in sacrificio della figlia Ifigenia prima della partenza per Troia. Tutte chiedono ai loro sposi di condividere il letto nuziale sul quale dormire e potere scambiare confidenze.

Pur ricoprendo diverse mansioni, il ruolo della donna è pur sempre subordinato a quello dell’uomo. Giustamente L mette in evidenza come a parlare delle donne siano nella maggior parte dei casi gli uomini. Poeti, storici, filosofi, scrittori danno una loro visione dell’universo femminile, una visione necessariamente al maschile. In poche occasioni le donne hanno l’opportunità di esprimere direttamente il proprio pensiero, la propria creatività, le proprie doti. L sottolinea come solo alcune donne di ceto elevato o legate ad un uomo ricco e nobile avessero avuto l’opportunità di cimentarsi in occupazioni in genere appannaggio degli uomini: Artemisia di Alicarnasso, ad esempio, aveva rivestito la carica di capitano di nave,1 Cinna era stata stratego2 ma entrambe ne avevano avuto la possibilità perché figlie di re. Allo stesso modo Cinisca di Sparta era stata la prima donna ad ottenere la vittoria nella corsa delle quadrighe, alla quale aveva potuto partecipare solo perché figlia del re.3 Il punto di vista maschile si ricava, oltre che dalle opere poetiche (Iliade, Odissea, tragedie, ecc.), anche dalle fonti epigrafiche che riportano gli epigrammi funerari. Il più delle volte è il marito a ricordare la figura della moglie defunta. Onesimo, ad esempio, piange la morte della moglie Melite e, dichiarando di averla amata e di essere stato riamato, ne tesse le lodi;4 analogo elogio della moglie defunta si legge in un altro epigramma, nel quale le qualità della donna lodate dallo sposo si riassumo nella bellezza, nella castità, nell’aver generato figli uguali al padre, nell’essere stata una madre attenta.5

Assai interessante risulta nello studio della L lo stretto legame tra il mondo dei fiori e degli aromi e quello del rapimento. Gli esempi che L raccoglie sono costituiti dal ratto di Europa da parte di Zeus che, per sedurre la ragazza intenta a raccogliere i fiori, si muta in toro profumando di zafferano il suo respiro,6 e dal ratto di Persefone sorpresa lontano dalla madre a raccogliere rose, crochi, viole, iris, giacinti. Raccoglieva anche i narcisi che la Terra aveva generato come insidia per la fanciulla. Attirata dai narcisi e dal loro profumo intenso, Persefone si era chinata per raccoglierli. Improvvisamente dalla terra squarciata era uscito Ade che l’aveva rapita e portata nel suo regno:7 in entrambi i casi il profumo sprigionato dai fiori éo dall’alito di Zeus-toro favorisce il rapimento delle due ragazze e la conquista amorosa da parte del seduttore.

Per un argomento assai sondato dalla critica in passato ma anche di recente,8 numerosi sono i tratti di originalità dello studio della Lefkowitz. Ad iniziare dalla decisa presa di posizione contro le tesi di Bachofen9 relative al matriarcato (p. 9), e di quanti le hanno riprese e rilanciate, sostenendo, ad esempio, che nel passato le donne sarebbero state private del loro potere a seguito di una cospirazione ordita dagli uomini (pp. 9-11). Destituendole di credibilità, L, invita a porre da parte tali interpretazioni di carattere antropologico che non poggiano su dati, e a ritornare all’esame delle fonti. Da esse emergono sia personaggi inventati dai poeti, sia personaggi realmente esistiti come le poetesse Saffo ed Erinna, le donne-filosofo Ipparchia e Ipazia, Menophila di Sardi nota per la sua cultura.

Lo studio si presenta scorrevole e chiaro.10 L’unico difetto è forse costituito, a mio avviso, dalla scelta di porre le note alla fine del testo. Se, per un verso, essa rende più snello lo studio, favorendo la lettura e dando al libro un’impronta certamente più divulgativa ed agile che privilegia il testo più che la documentazione sulla quale esso è costruito, viceversa finisce per ostacolare il lavoro dello specialista abituato a recuperare direttamente la fonte per ciascuna delle informazioni fornite dalla L. Un piccolo neo, dettato comunque da una scelta editoriale peraltro sempre più diffusa, che comunque non intacca la validità di uno studio che, con acribia, si addentra nel difficile universo femminile senza mai dimenticare che a parlarne e ad interpretarlo non erano direttamente le sue abitanti ma chi, come gli uomini, solo dall’esterno riusciva a visionarlo.

Notes

1. Hdt. 8.87-88.

2. Athen. 13.560f.

3. AP 13.16.

4. Epigrammata Graeca, 79 Kaibel.

5. H.W. Pleket, Texts on the Social History of the Greek World, vol.II, Epigraphica, Leiden 1969, 20.

6. Hes., Mul. fr. 140 Merkelbach-West.

7. Hom., Hymn. 2.1-18.

8. Basta dare uno sguardo alla dettagliata bibliografia riportata dalla L in chiusura del volume (pp. 219-232) alla quale aggiungerei tutti gli altri studi di Eva Cantarella (ad esempio, Potere femminile, diritto e stato tra mito e antropologia, QS 14, n. 28, 1988, pp. 107-120; Donne di casa e donne sole in Grecia. Sedotte e seduttrici?, in R. Uguglione (a cura di), Atti del II convegno nazionale di studi su La donna nel mondo antico, Torino 18-19-20 aprile 1988, Torino 1989, pp. 45-60), ma anche S. Lewis, The Athenian Woman: An Iconographic Handbook. London, Routledge, 2002; L. Llewellyn-Jones, Aphrodite’s Tortoise: The Veiled Woman of Ancient Greece. Swansea, The Classical Press of Wales, 2003.

9. J. J. Bachofen, Myth, religion and mother right: selected writings, engl. trans. Princeton 1967.

10. L’unico refuso l’ho riscontrato a p.118 dove si legge Persphone per Persephone.