BMCR 2025.02.26

Halaesa: du site à la cité, de la cité au site

, Halaesa: du site à la cité, de la cité au site. Supplementi a Kōkalos, 24. Pisa: Fabrizio Serra Editore, 2023. Pp. 320. ISBN 9788833154879.

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Il volume raccoglie gli Atti del Colloquio tenutosi presso l’Université de Picardie Jules Verne di Amiens, il 2 e 3 dicembre 2021, nel corso del quale sono stati presentati i risultati delle ricerche condotte nel sito archeologico di Halaesa (comune di Tusa, Sicilia) a partire dal 2016. Halaesa (Archonidion), secondo il racconto di Diodoro Siculo (Bibliotheke 14.16) venne fondata nel 403 a.C. dal dinasta della potente città indigena di Herbita; fu popolata soprattutto con mercenari ed esuli da altre città, e raggiunse uno straordinario sviluppo monumentale nella fase tardoellenistica, in concomitanza con lo status di civitas immunis ac libera che le concesse Roma.

I contributi dei diversi studiosi sono raccolti in tre sezioni principali, a cui si aggiunge un contributo a cura di Rosina Leone sulle più recenti indagini condotte presso Tyndaris, città che presenta strette analogie sotto l’aspetto urbanistico e monumentale con Halaesa. La curatrice Michela Costanzi introduce gli Atti e chiude il volume richiamando un “modello Halaesa”, quale frutto positivo della sinergia tra Missioni Archeologiche di Università diverse e tra archeologi ed Organi Istituzionali.

La prima Sezione (“Session I: les travaux des missions archéologiques”) si apre con i risultati delle ricerche svolte dalla Missione Italo-Inglese, diretta da Lorenzo Campagna e Jonathan Prag presso il complesso sacro in cima all’acropoli settentrionale, caratterizzato da una lunga e alta piattaforma in cima alla quale si trovano i resti di almeno tre edifici di culto. Il monumento, scoperto negli anni ’50 del secolo scorso da Gianfilippo Carettoni, viene tradizionalmente riconosciuto come il “Santuario di Apollo” noto dalle Fonti letterarie ed epigrafiche. La piattaforma cultuale, che costituisce una sorta di unicum in Sicilia, è stata datata a partire dalla seconda metà o fine del III secolo a.C. e venne gradualmente ampliata fino alla prima Età Imperiale.

Ricco di spunti è il contributo di Alessio Toscano Raffa, che ha individuato una seconda piattaforma (denominata “B”) a sud di quella principale (“A”), probabilmente anch’essa sede di edifici di culto, ed ha colto nella serie di monumenti di quel settore di abitato (piattaforme sacre, “contrafforti”, teatro e c.d. “Tempio B”) elementi di un’unica, grande area sacra, forse dedicata ad Apollo, ma comprendente edifici di culto per altre divinità, tra cui Zeus, Artemide ed Atena.

La Missione dell’Università di Palermo diretta da Aurelio Burgio opera dal 2020 nell’area di una delle torri (“Torre C”) presenti sul lato orientale delle fortificazioni. Sono stati distinti due settori di scavo, denominati “Area 1” (all’interno della cinta muraria) e Area 2 (in corrispondenza della torre e dei due bracci murari che vi si collegano a ovest e a sud). Nel primo settore è stata esplorata una cisterna, ma il rinvenimento, negli strati di crollo, di materiali di pregio (intonaci decorati, cornici in stucco, spezzoni di pavimenti a mosaico) suggeriscono che in quell’area insistesse un importante edificio (l’ampliamento dello scavo tra 2023 e 2024 ha consentito di portare in luce, effettivamente, un ampio complesso termale della prima Età Imperiale). Nel secondo settore sono state riconosciute due fasi costruttive delle mura, non meglio precisate nella cronologia, successive comunque alla metà del III secolo a.C.; vaste tracce d’incendio sono state attribuite ad un evento calamitoso, che determinò l’abbandono delle fortificazioni entro la metà del I secolo d.C. È senz’altro una preziosa appendice la descrizione dei principali materiali rinvenuti negli scavi, non frequente nelle pubblicazioni dedicate agli scavi di Halaesa.

L’individuazione del teatro di Halaesa costituisce una delle più importanti scoperte archeologiche del terzo Millennio. Nel contributo, in francese, a cura dei responsabili della Missione Francese (Michela Costanzi, Filipe Ferreira, Frédéric Berger), che opera in quel settore ed in altri dell’area urbana (acropoli meridionale e quartiere a sud dell’agorà-forum), si presenta un aggiornamento delle ricerche nell’area dell’edificio scenico, che secondo gli archeologi avrebbe potuto ospitare 10000 spettatori, uno dei più grandi in Sicilia. È stata portata in luce parte della scena, pavimentata con grandi lastre litiche, ed è stato rimesso in luce l’angolo meridionale del teatro, dove parodos e muro di analemma si uniscono. Prospezioni geofisiche hanno rivelato la presenza di strutture sepolte tra l’orchestra e le fortificazioni, nelle quali si apriva una porta (“Porta 1A”) da cui si sviluppava una strada gradonata. Le ricerche sono state ampliate all’area dei cosiddetti “contrafforti”, un’imponente struttura a semicerchio che sormonta il teatro, portata parzialmente in luce (tratto meridionale e avancorpo centrale) da Gianfilippo Carettoni nel secolo scorso. Le nuove indagini hanno rivelato che verso nord la struttura è in gran parte crollata. Una strada si sviluppava tra i “contrafforti” e la parte superiore della cavea, mentre una seconda arteria viaria sormontava la struttura a emiciclo. Il legame funzionale tra teatro, “contrafforti”, aree sacre e rete stradale, connota questo settore dell’abitato come cruciale nell’intero contesto urbanistico, ponendosi tra i due quartieri principali di Halaesa, quello meridionale, a destinazione civile e residenziale, e quello settentrionale, a forte connotazione cultuale. Si ipotizza una datazione del teatro nel II secolo a.C.

La “Session II” (“l’étude du matériel”) si apre con un contributo di Mariangela Puglisi sui rinvenimenti monetali delle campagne di scavo 2016-2021. Sono state recuperate alcune decine di monete, le più antiche delle quali risalenti agli ultimi decenni del III secolo a.C. Il contributo che segue, in francese, a cura di Sandrine Mouny, esamina il materiale ceramico con il quale venne riempita una cisterna sull’acropoli meridionale. La sua prossimità ad una fornace suggerisce che, quando il serbatoio era in uso, fosse funzionale alle attività artigianali che vi si svolgevano. La datazione dei materiali risulta compresa tra la fine del I secolo a.C. e la seconda metà del I secolo d.C., epoca nella quale la cisterna era stata definitivamente dismessa.

Francesco Muscolino presenta un catalogo completo dei bolli e iscrizioni su laterizi, quasi tutti in lettere greche, rinvenuti a Halaesa, elencando poco più di un centinaio di esemplari. Il più attestato riporta il nome ΔΙΩΝ, probabilmente un facoltoso fabbricante locale. Altrettanto conosciuto è quello già noto dalle Tabulae Halaesinae: un monogramma che comprende le lettere pi, alpha e omicron, al quale si sono date fin qui due diverse interpretazioni, ΠΟΛΙΣ ΑΛΑΙΣΙΝΩΝ (“città degli Halaisini”) e ΑΠΟΛΛΩΝΟΣ (“di Apollo”); Muscolino propende per quest’ultima. Leonardo Fuduli tratta delle trasformazioni subite da Halaesa nel tardo-antico, quando, dopo un violento terremoto che la colpì, tra la seconda metà del IV e la prima metà del V secolo d.C., l’abitato si contrasse notevolmente, perdendo una forma urbana. È l’epoca in cui gli elementi edilizi degli edifici cittadini, gravemente danneggiati o crollati, costituirono una preziosa cava di pietra da riutilizzare per la costruzione di nuove abitazioni. A quel destino non si sottrassero neppure i materiali più pregiati, come colonne, cornici scolpite, statue, iscrizioni su pietra, oggetti in metallo e marmi policromi, circostanza che rende oggi difficile la loro contestualizzazione.

La terza sessione si intitola “de l’agora au forum” e raccoglie i contributi di Rocco Burgio, Massimo Limoncelli e Federico Caruso. Il primo tratta delle trasformazioni che interessarono, nel corso dell’Età Imperiale, il complesso dell’agorà-forum, giungendo ad ipotesi ricostruttive basate sui resti architettonici rinvenuti nel corso degli scavi. L’architetto ipotizza l’esistenza di una stoà su due livelli e l’accesso alla piazza, dalla strada principale, tramite una scalinata monumentale. Al suo contributo è direttamente collegato quello di Massimo Limoncelli, che sulla base dei dati raccolti da Burgio, ricostruisce virtualmente il complesso monumentale, con immagini di grande impatto visivo, purtroppo in bianco e nero. Federico Caruso prende in esame la fase della cristianizzazione a Halaesa partendo dal contesto funerario tardoantico-protobizantino che si sovrappose all’originario piano di frequentazione dell’agorà-forum. In posizione quasi centrale fu rinvenuta una sorta di costruzione, caratterizzata dalla presenza di un’abside sul lato orientale, che richiama la forma delle prime basiliche cristiane in Sicilia. Lo studioso pensa che, piuttosto che di un recinto funerario, come è stato ipotizzato, possa effettivamente trattarsi di una primitiva chiesa. D’altra parte, Halaesa fu sede vescovile tra VII e VIII secolo.

Il volume si compone di 320 pagine e contiene numerose illustrazioni (fotografie, planimetrie, ricostruzioni virtuali), tutte in bianco e nero. Ogni contributo si apre con due abstract, uno in inglese e uno in italiano, e si chiude con i relativi riferimenti bibliografici. Sicuramente, la sezione più interessante è la prima, con i resoconti delle indagini svolte dalle tre Missioni Archeologiche operanti nel sito, per via delle numerose informazioni che arricchiscono notevolmente la conoscenza di Halaesa. In una lettura d’insieme, i risultati convergono verso una datazione dei diversi contesti esplorati a partire dalla fine del III secolo a.C., una fase di straordinaria monumentalizzazione tra gli ultimi decenni del II ed il I secolo a.C., ed una fase di distruzione e parziale abbandono, in concomitanza con un vasto incendio, intorno alla metà del I secolo d.C. In nessuno dei resoconti si dà notizia di resti e materiali risalenti alla fase tardoclassica e altoellenistica, come se la città fosse stata costruita ex novo dopo la nascita della Provincia Romana, e questo costituisce un dato significativo per comprendere il ruolo concreto di Halaesa nel corso dei secoli.

Lascia qualche perplessità l’interpretazione dei dati che hanno fatto ipotizzare, ai rispettivi autori, l’esistenza di una doppia agorà-forum, con quella principale dotata di un portico su due livelli, che a sua volta si impostava su alte strutture di sostegno per la stessa piazza: considerato l’andamento irregolare del pendio su cui essa venne costruita, è difficile pensare che quell’imponente architettura sarebbe riuscita a rimanere in piedi fino al IV secolo, epoca a cui si daterebbe il crollo delle strutture. Ci saremmo aspettati qualche dato più preciso sulla cronologia d’uso del teatro. Infine, sarebbe stato opportuno dare notizia dei principali materiali rinvenuti nei saggi aperti nella cosiddetta “Piattaforma A” sull’acropoli (elementi architettonici, iscrizioni, parti di statue, tipo di ceramiche) che avrebbero consentito, agli studiosi, di formulare ipotesi sulle attività che si svolgevano in quegli edifici di culto, sulle date di costruzione e abbandono e sulle divinità venerate.

Neanche le ultime ricerche hanno chiarito uno dei problemi principali dell’archeologia di Halaesa: qual era il luogo della fondazione di Archonides e quali sono, allo stato attuale, le testimonianze materiali della sua esistenza prima del tardo III secolo a.C.? Nei diversi saggi in profondità non sono state trovate evidenze tangibili di un’occupazione stabile del sito per il IV e III secolo a.C. Perfino nel santuario sull’acropoli nord, che dovette essere uno dei primi luoghi occupati della collina, non esistono evidenze di un’area sacra di epoca tardoclassica e altoellenistica. Gli Autori hanno evitato di esprimersi sull’argomento, e ci saremmo aspettati un contributo a parte nel quale venisse affrontata la questione, confrontando i dati archeologici con quelli letterari, numismatici ed epigrafici.

Halaesa costituisce, piuttosto, un prezioso laboratorio per la conoscenza delle profonde trasformazioni che investirono la Sicilia quando divenne “romana”, poiché conserva chiara testimonianza dei criteri urbanistici e della tipologia dei monumenti tipici di una città “romana” d’oltremare. Sotto questo aspetto, il volume offre una base di informazioni di grande valore scientifico, che contribuisce ad alimentare il recente e importante filone di studi relativo alla fase ellenistico-romana della Sicilia, rimasta ancora poco conosciuta per via del ridotto numero di ricerche dedicate e di tradizionali tesi che non vengono generalmente contraddette.

Considerando il numero di pagine, poco più di 300, ed il fatto che non sono presenti illustrazioni a colori, anche tenendo conto dell’ottimo contenuto, tuttavia, risulta oggettivamente esagerato e immotivato il costo esorbitante del volume. È una circostanza che ne ostacola notevolmente l’accesso, e che risulta in controtendenza rispetto alle moderne attività divulgative, più agevoli e mirate alla diffusione su ampia scala delle conoscenze, oltretutto in una fase di generalizzata crisi economica.

 

Authors and Titles

Michela Costanzi, Introduction

 

SESSION I: les travaux des missions archéologiques.

Lorenzo Campagna, Jonathan R. W. Prag, La collina settentrionale e il cd. Santuario di Apollo di Alesa. Le ricerche delle Università di Messina e di Oxford negli anni 2017-2021.

Alessio Toscano Raffa, Alcune riflessioni sulla topografia del sacro nel settore settentrionale di Alesa (Tusa-ME).

Aurelio Burgio, Francesco Saverio Modica, Giovanni Polizzi, Maria Randazzo, Halaesa Archonidea. Lo scavo del settore nord-est delle fortificazioni. Risultati preliminari.

Michela Costanzi, Filipe Ferreira, Frédéric Gerber, Les travaux de la Mission Archéologique de l’UPJV à Halaesa (campagne juillet 2021): le projet scientifique et les enjeux de la fouille du théâtre.

 

SESSION II: l’étude du matériel.

Mariangela Puglisi, Halaesa: i rinvenimenti monetali (campagne di scavo 2016-2021).

Sandrine Mouny, Un ensemble remarquable de céramiques provenant d’une citerne située sur l’acropole méridionale du site d’Halaesa.

Francesco Muscolino, Bolli e iscrizioni su laterizi da Halaesa.

Leonardo Fuduli, Alesa tardo-antica. Trasformazione del sito e riuso dei marmi antichi.

 

SESSION III: de l’agora au forum.

Rocco Burgio, L’agora-forum di Alesa. Nuovi dati sulla fase imperiale e proposta ricostruttiva.

Massimo Limoncelli, Il progetto di Archeologia Virtuale ad Alesa Arconidea.

Federico Caruso, Stato dell’arte e nuove osservazioni su Halaesa post-classica: trasformazioni del paesaggio urbano in una diocesi siciliana.

Un cas de comparaison dans un autre site à l’intérieur du parc archéologique de Tindari.

Rosina Leone, Tindari Cercadenari: brevi note sulle più recenti indagini dell’Università di Torino nel settore occidentale della città antica.

Michela Costanzi, Conclusions. Le «modèle Halaesa».