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“Craig has been a mentor to many, an inspiration to even more” scrivono nell’introduzione al volume i curatori Steven M. Oberhelman, Giancarlo Abbamonte e Patrick Baker. Scrivono anche che molti altri avrebbero desiderato contribuirvi; ma lo spazio a disposizione non ha consentito di accogliere tutti. Nelle sue oltre cinquecento pagine il volume ospita ventiquattro saggi di studiosi di diversa nazionalità e formazione, nordamericani ed europei. Come è nella natura della Festschrift, il contenuto è eterogeneo e pluridisciplinare; si estende nel tempo dai primi monumenti della letteratura latina all’Umanesimo italiano, all’alfabetizzazione e lettura nell’Inghilterra del XVII secolo, al commercio librario veneziano del secolo XIX; e nello spazio fino alle risonanze di Virgilio nelle composizioni poetiche del Nuovo Mondo. Nell’insieme mostra come la poesia di Virgilio sia sempre capace di fornire spunti di studio anche in territori, non solo in senso geografico, imprevisti, e come l’Umanesimo nelle varie accezioni “nazionali” offra molto a chi le esplori. I contributi sono raggruppati in cinque parti che rappresentano le aree di interesse del festeggiato, ramificate ma interconnesse e direi discendenti una dall’altra, cioè la tradizione classica e la sua ricezione, con Virgilio in primo piano, Umanesimo e umanisti, e storia del libro.
Nell’impossibilità di dare conto di tutti gli articoli, ne vedremo da vicino qualcuno, puntando su qualche particolarità. Nel primo, The man and his work, l’amico Richard F. Thomas delinea la figura di studioso, e non solo, di Kallendorf. Racconta che pur dedito intensamente al lavoro, come la sua enorme produzione scientifica testimonia, riusciva ad accompagnare agli allenamenti e alle partite, a decine di miglia di distanza, il figlio Trevor, giovane star del calcio. Quanto allo studioso, Thomas mette in rilievo l’importanza del background di classicista di Kallendorf che, partito da Sofocle, a cui fu dedicata la sua tesi di MA, arrivò al primo Rinascimento “taking as his constant companion Vergil and his classical background, and an abiding interest in rhetoric”.
A Virgil and his work è intitolata la prima parte del volume, che si apre con Aeneas in Campania: Notes on Naevius as a Model for the Aeneid, un saggio in cui Alessandro Barchiesi si esercita nel difficile compito di comparare l’Enea dei frammenti del Bellum Poenicum di Nevio con quello dell’Eneide. Diversamente dall’Enea virgiliano, quello di Nevio porta con sé da Troia il padre Anchise, la matrigna, la moglie e una figlia. La menzione di Didone in un altro frammento ha fatto postulare un precedente neviano al love affair in Africa dell’Enea di Virgilio. Ma Barchiesi lo esclude, ragionando che non poteva aver luogo sotto gli occhi di tutta la parentela; per poterlo mettere in scena, Virgilio fa morire provvidenzialmente Anchise in Sicilia prima che Enea arrivi in Africa; la moglie Creusa si era persa nella fuga da Troia. Barchiesi fa appello a fonti greche e latine, da Omero in giù (ma purtroppo non riporta i passi citati, né i frammenti di Nevio). Trova in Prochyta (Procida), nel Bellum Poenicum compagna di viaggio di Enea, che dà il nome all’isola dove viene sepolta, la prefigurazione della virgiliana Caieta.
Nella seconda parte, Vergilian studies, ci portano nella Napoli umanistica due interventi che prendono in considerazione il Virgilio di Pontano (1429-1503), autore che gode di grande fortuna grazie anche alle edizioni delle sue opere curate di recente da Francesco Tateo. La Poésie de la nature, de Virgile à Giovanni Pontano: l’exemple des pronostics solaires di Hélène Casanova-Robin analizza il poema Urania rintracciandovi Virgilio, ma anche Lucrezio. Julia Haig Gaisser in Pontano’s Virgil: Interpretation and Imitation in the Antonius, esamina la difesa di Virgilio dai suoi detrattori antichi e contemporanei, a cui è consacrata la parte centrale e più lunga del dialogo Antonius (in onore di Antonio Beccadelli), e in parallelo i passi virgiliani sottoposti a critica; e rileva che Pontano “presents himself as a worthy successor” di Virgilio (p. 98). Un saggio affronta il Virgilio dantesco: Edoardo Fumagalli, Virgilio castigato: Stazio, Dante e le correzioni all’Eneide, mostra vari luoghi in cui Dante fa sì che Virgilio stesso corregga ciò che ha detto nel poema, perfino riguardo alla fondazione di Mantova (Inf. XX, 52-93), alla luce di una diversa tradizione rappresentata da Stazio. Entra nel cuore dell’Umanesimo romano di fine ‘400 Fabio Stok con The Manuscript and Print Tradition of Pomponius Laetus’s Commentary on the Aeneid (pp. 203-217), in cui esamina i manoscritti e l’edizione pirata del commento all’Eneide pubblicata a Brescia nel 1487 (o 1490) da Daniele Caetani, ripudiata da Pomponio, e presenta quello che può essere considerato un preannuncio di prolegomeni ad una edizione critica.
Pur rimanendo nel campo dei Vergilian studies, ci trasporta lontano, nel Nuovo Mondo, Andrew Laird con i suoi Early Latin Virgils in the Colonial Americas (1520–1740). Ecloghe, Georgiche, Eneide vennero presto trasmesse, usate, riecheggiate nelle composizioni poetiche degli ecclesiastici lì giunti a partire da Alessandro Geraldini (1455-1524), grande diplomatico e viaggiatore, vescovo di Santo Domingo. L’Eneide, osserva Laird, fu di ispirazione a poemi epici in latino composti nelle Americhe non meno che nell’Europa del Rinascimento. Il De gestis Mendi de Saa attribuito a José de Anchieta de Llarena (1534-1597), esalta le vittoriose campagne di questo governatore portoghese in Brasile contro le pratiche religiose pagane degli indigeni e contro le incursioni dei protestanti francesi. Tra i Gesuiti, che installarono in Brasile, Perù, nella Nuova Spagna (Messico) una rete di scuole e collegi, portandovi i loro elevati standard culturali e didattici, fiorirono composizioni ispirate a Virgilio e alla poesia del Rinascimento. Laird offre e analizza abbondanti esempi di questa produzione, che rimase per lo più manoscritta.
Temi virgiliani si hanno anche nelle arti figurative nonché, già in epoche remote, nella musica e nelle rappresentazioni teatrali. Il bel saggio di Lisa Pon Raphael and Marcantonio Raimondi as Readers of Virgil prende in considerazione le tre incisioni virgiliane del tandem Raffaello-Raimondi, Il morbetto (che non possiamo non sentire oggi di particolare attualità), il Quos ego e Il giudizio di Paride, e le loro fonti. Timothy J. Moore, Virgil and the Roman Musical Theatre, esamina le testimonianze nelle fonti letterarie antiche dei primi adattamenti musicali e teatrali delle Ecloghe e dell’Eneide, che presero avvio subito dopo la pubblicazione da parte di Virgilio.
Nella terza sezione del volume, Classical Reception Studies, troviamo il saggio di Federica Ciccolella, From Crete to Geneva: Frankiskos Portos (1511–1581) and His Teaching of Greek, che delinea la vita e analizza l’attività di Francesco Porto, greco di Candia, protestante, studioso dei classici e insegnante, sul quale avevano attirato l’attenzione da tempo i numerosi studi di Maria Papanicolaou. Porto trova un ambiente favorevole prima a Modena, poi a Ferrara – grazie alla protezione della protestante Renata di Francia, moglie di Ercole II d’Este – dove diviene precettore delle figlie Lucrezia e Leonora. Finché non interviene l’Inquisizione. Si sposta definitivamente nella Ginevra di Calvino, dove – osserva l’autrice – l’istanza del libero esame incoraggia la lettura in lingua originale dei testi sacri, ma anche profani, e quindi anche lo studio del greco. Ciccolella rileva che Porto è “one of the most significant representatives of the second wave of Hellenism in early modern Europe”, i quali, a differenza delle generazioni di immigrati del ‘400, si considerarono “not only heirs of the glorious Greek tradition, but also as part of Western culture” (p. 242).
Di un altro promotore, in tutt’altro tempo, della conoscenza della cultura greca in Italia, non immigrato ma appartenente alla sparuta prima generazione di Italiani che si recarono in Oriente, tratta il saggio collocato nella quarta sezione, intitolata Humanists and Humanism, di Lucia Gualdo Rosa, Giovanni Aurispa e Tommaso Parentucelli: un’amicizia speciale. A questa amicizia concorse la comune passione per i codici. Aurispa riportò dall’Oriente greco un immenso, per allora, numero di manoscritti. Tommaso Parentucelli, papa Niccolò V dal 1447, la cui figura non smette di suscitare l’interesse degli studiosi (ha avuto luogo a Roma nei giorni 18-20 ottobre il convegno organizzato da Roma nel Rinascimento Niccolò V: allegorie di un pontefice), fu a sua volta cercatore di codici. Aurispa dedicò almeno un paio di versioni dal greco, che Gualdo Rosa esamina, a Parentucelli/Niccolò V; ne ricevette, per sé e famiglia, numerose bolle, anche “stupefacenti” – le definisce l’autrice –in quanto i benefici concessi erano esentati da ogni controllo di rito. Niccolò V dedicò risorse di ogni genere alla Biblioteca Vaticana, impresa per cui “è ovvio che egli si sia rivolto all’Aurispa […] per aiutarlo” (p. 352).
Ritroviamo Ignazio di Antiochia, di cui Parentucelli aveva scoperto nel 1424 un codice nella Grande Chartreuse di Grenoble (Gualdo Rosa p. 348), nel saggio di John Monfasani, The Letters of Ignatius of Antioch as a Philological and Epistemological Issue from the Reformation to Today. Ignazio, vescovo di Antiochia, fu martire a Roma sotto Traiano (intorno al 110) o Adriano (117-138); comunque “chronologically one could hardly get closer to an author who is a living witness to the Church the apostles established” (p. 300). Le lettere indirizzate a sei Chiese orientali e a Policarpo vescovo di Smirne, autentiche per i cattolici, suscitarono reazioni diverse fra i protestanti. Calvino le rigettò come apocrife poiché il richiamo all’ubbidienza a vescovi e via via a scendere a presbiteri e a diaconi presupponeva l’esistenza di una gerarchia come componente essenziale nella Chiesa degli albori, inaccettabile per Calvino che vi sentiva una sfida alla propria organizzazione presbiteriana. Filologi e teologi protestanti scoprirono e studiarono i manoscritti. Ma contrasti riguardo all’autenticità delle sette lettere (di altre è acclarata la falsità) che tuttora continuano, e che Monfasani illustra con dovizia collegando il tema al dibattito fra Erasmo e Lutero sul libero arbitrio, sul libero esame, e quindi su come stabilire la verità nella religione, si manifestarono anche all’interno delle loro stesse chiese.
Echi virgiliani ritornano negli Encounters with the Latin Past: Subiaco, Colonna, and Poems of Lepanto di Sarah Spence, che pubblica, traduce in inglese e commenta un piccolo componimento che fa parte di un gruppo sulla vittoria di Lepanto (1571) da lei trovato nell’Archivio Colonna di Subiaco (Monastero di Santa Scolastica, MS II A 28/17). Si tratta di otto trimetri giambici dedicati a Marcantonio Colonna (1535-1584), ben noto vincitore di Lepanto, dal figlio Ascanio (1560-1608) che ne esalta il trionfo ricorrendo anche ad un imprestito virgiliano, e menziona un pictus paries che tale trionfo rappresenta. Secondo l’autrice, che non è interessata a indicazioni cronologiche, la dedica è alla memoria del padre. Ma mi permetto di avere qualche dubbio al riguardo, poiché proprio nel verso “per ora quando vivus omnium volat”, che arieggia Georg. 3.9: “virum volitare per ora”, e che Spence traduce “when he, living, flies through the mouths of all”, usando giustamente il verbo al presente, Marcantonio appare ben vivo. Le ultime pagine sono dedicate al tentativo di individuazione dell’affresco nel Palazzo Colonna ai SS. Apostoli a Roma.
Vari per temi ed epoche, si preannunciano interessanti anche gli altri saggi. Sono nell’ordine Virgil’s Incomplete Lines: A Challenge for Translators di Susanna Braund; Unveiling the Calumny of Apelles: Caspar Dornavius’s Calumniae repraesentatio di Marc Laureys; Étude métrique des Épîtres de Jean Second, di Jean-Louis Charlet e The King’s Citizens: Francesco Patrizi of Siena on Citizenship in Monarchies di James Hankins. E poi Boccaccio and Early Italian Humanism di Marianne Pade; Working with Style: On Translating Boccaccio’s Decameron di Wayne A. Rebhorn; Two Nations, Two Foundations: The Renaissance’s ‘Other Rome’, cioè Venezia, di Alden Smith. Ritorna Virgilio in Chasing Commentaries: Kaspar Schoppe, Jacques Bongars, and Pierre Daniel, or the Backstory to the Servius Danielis Revisited di Ingrid A. R. De Smet; seguono The Ignorant Reader: Imagining Vernacular Literacies in Seventeenth-Century England, di Margaret J. M. Ezell; Ut liber pictura: Rembrandt peintre de livres, di Colette Nativel, con bellissimo corredo iconografico che presenta immagini, per me almeno, del tutto nuove; The Book Trade in Venice under Foreign Dominations (1797-1866), di Marino Zorzi.
Authors and Titles
Introduction / Steven M. Oberhelman, Giancarlo Abbamonte, and Patrick Baker
Craig Kallendorf: The Man and His Work / Richard F. Thomas
PART 1: Virgil and his Works
2 Aeneas in Campania: Notes on Naevius as a Model for the Aeneid / Alessandro Barchiesi
3 Virgil’s Incomplete Lines: A Challenge for Translators / Susanna Braund
Part 2: Virgilian Studies
4 La Poésie de la nature, de Virgile à Giovanni Pontano: l’exemple des pronostics solaires / Hélène Casanova-Robin
5 Virgilio castigato: Stazio, Dante e le correzioni all’Eneide / Edoardo Fumagalli
6 Pontano’s Virgil: Interpretation and Imitation in the Antonius / Julia Haig Gaisser
7 Early Latin Virgils in the Colonial Americas (1520–1740) / Andrew Laird
8 Virgil and Roman Musical Theater / Timothy J. Moore
9 Raphael and Marcantonio Raimondi as Readers of Virgil / Lisa Pon
10 The Manuscript and Print Tradition of Pomponius Laetus’s Commentary on the Aeneid / Fabio Stok
Part 3: Classical Reception Studies
11 From Crete to Geneva: Frankiskos Portos (1511–1581) and His Teaching of Greek / Federica Ciccolella
12 Unveiling the Calumny of Apelles: Caspar Dornavius’s Calumniae repraesentatio / Marc Laureys
Part 4: Humanists and Humanism
13 Étude métrique des Épîtres de Jean Second / Jean-Louis Charlet
14 The King’s Citizens: Francesco Patrizi of Siena on Citizenship in Monarchies / James Hankins
15 The Letters of Ignatius of Antioch as a Philological and Epistemological Issue from the Reformation to Today / John Monfasani
16 Boccaccio and Early Italian Humanism / Marianne Pade
17 Working with Style: On Translating Boccaccio’s Decameron / Wayne A. Rebhorn
18 Giovanni Aurispa e Tommaso Parentucelli: un’amicizia speciale / Lucia Gualdo Rosa
19 Two Nations, Two Foundations: The Renaissance’s ‘Other Rome’ / Alden Smith
20 Encounters with the Latin Past: Subiaco, Colonna, and Poems of Lepanto / Sarah Spence
Part 5: The Material Book, Manuscripts, and Printed Editions
21 Chasing Commentaries: Kaspar Schoppe, Jacques Bongars, and Pierre Daniel, or the Backstory to the Servius Danielis Revisited / Ingrid A. R. De Smet
22 The Ignorant Reader: Imagining Vernacular Literacies in Seventeenth-Century England / Margaret J. M. Ezell
23 Ut liber pictura: Rembrandt peintre de livres / Colette Nativel
24 The Book Trade in Venice under Foreign Dominations (1797–1866) / Marino Zorzi