BMCR 2022.10.46

Artémis près d’Apollon

, , Artémis près d'Apollon: culte et représentation d'Artémis à Délos, Delphes, Claros et Didymes. Kernos, supplément 37. Liège: Centre international d'étude de la religion grecque antique, Presses universitaires de Liège, 2021. Pp. 416. ISBN 9782875622723. €30,00.

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Il volume qui recensito si propone l’obiettivo di condurre un’analisi comparata dello sviluppo del culto di Artemide in quattro importanti santuari d’Apollo (Delo, Delfi, Claros e Didima). A questo fine lo studio cerca di individuare i livelli di pratica cultuale (il “pubblico”) dei diversi santuari, tenendo conto sia del loro contesto culturale locale, sia della loro dimensione extra-regionale (o addirittura internazionale, nel caso dei santuari maggiori). La base di partenza è costituita da quattro tipologie di materiali: le fonti letterarie, la topografia e l’architettura, le iscrizioni, le rappresentazioni iconografiche. Coerentemente con la metodologia prescelta, gli autori hanno suddiviso il volume in quattro grandi sezioni, ciascuna dedicata ad un santuario. Ognuna di queste sezioni (ad eccezione di quella dedicata a Didima) è poi articolata in contributi che trattano le quattro tipologie di materiali, cui si accompagna un capitolo di sintesi che ha il compito di condurre una valutazione complessiva del culto di Artemide in un dato santuario in base alla documentazione materiale fornita. Così, dopo la premessa di Vinciane Pirenne-Delforge e l’introduzione di Hélène Aurigny et Cécile Durvye (che mettono bene in luce obiettivi e metodologia prescelta), la parte riguardante Delo esordisce con un contributo di Durvye su Artemide delia nelle fonti letterarie. La studiosa evidenzia come la dea avesse a Delo un ruolo modesto, anche se ben formalizzato dalla tradizione. In particolare, tale ruolo ha un’accezione diversa a seconda del pubblico che frequenta il santuario: per quello panellenico Artemide è indissolubilmente legata alla sua identità di sorella di Apollo; per i fedeli locali, invece, le funzioni che ricopre sono slegate dal suo grado di parentela con la divinità titolare del santuario. Jean-Charles Moretti affronta quindi la complessa problematica dei molteplici luoghi di culto dedicati ad Artemide sull’isola e nelle sue immediate vicinanze, rilevandone il forte radicamento locale. Clément Sarrazanas tratta invece il culto dall’angolazione delle offerte registrate negli inventari santuariali, in cui i lineamenti prettamente locali della dea si rivelano labili, oscurati dalla presenza ingombrante di Apollo. Cécile Durvye e Jean-Charles Moretti discutono le iscrizioni di Delo, riscontrandovi una forte presenza di Artemide. Antoine Hermary mostra l’evoluzione dell’immagine della dea dall’alto arcaismo alla prima età romana. La studiosa rileva un’interessante varietà dell’iconografia artemidea, che però resta limitata a paragone di altre divinità. Durvye chiude la sezione delia traendo un bilancio dalla documentazione presentata: proprio il carattere secondario del culto di Artemide si è prestato ad un elevato grado di reinterpretazione delle sue funzioni da parte della comunità locale, che è anzi andato intensificandosi nel tempo.

Amélie Perrier apre la parte dedicata a Delfi con la trattazione delle fonti letterarie, da cui emerge un profilo essenzialmente secondario di Artemide. Nell’epoca arcaica la dea è semplicemente la guardiana del santuario di Apollo e in epoca classica soffre la concorrenza di Atena, sostenuta dagli Ateniesi, mentre le fonti tarde danno un forte rilievo al suo intervento contro i Celti. Si riesce comunque ad intravedere l’importanza del suo culto a livello locale e regionale, nonostante una certa mancanza di dettagli sulle sue funzioni. Didier Laroche riesamina la spinosa questione della localizzazione del tempio di Artemide nel santuario. Dopo aver discusso le diverse possibilità, propone di identificarlo con il “Tempio di calcare” sulla terrazza di Marmarià, pur sottolineando che manchino tuttora le prove definitive. Delle iscrizioni si occupano invece Georges Rougemont e Hélène Aurigny: l’esiguità delle testimonianze porta gli studiosi a dichiarare la difficoltà di una valutazione complessiva della dea a Delfi, senza che se ne possano delineare le modalità di culto e le trasformazioni nel tempo. Aurigny offre inoltre un’analisi dell’iconografia artemidea, ben attestata sul sito, dimostrandone la grande evoluzione dall’epoca arcaica in poi. Ciò porta però la studiosa ad evidenziare come manchi un’autentica specificità delfica nella storia figurativa della dea: “on a plutôt affaire à l’iconographie d’Artémis à Delphes qu’à celle d’Artémis de Delphes” (p. 439). Anne Jacquemin esamina il rapporto fra Artemide delfica e focidese, sottolineando come la dea non sembri legata all’arrivo di Apollo a Pytho, ma ne vadano piuttosto valutati il rapporto con l’Anfizionia e la storia del suo culto in Focide. Hélène Aurigny provvede alla sintesi sulla documentazione delfica, da cui si desume che il patrimonio mitologico in cui si inserisce la dea in questo santuario non offriva solide basi per lo sviluppo di un culto locale ben caratterizzato. Artemide risulta sempre subordinata al potente fratello, trovando inoltre la concorrenza di Atena a eroderne autonomia e favore presso il pubblico di fedeli.

Renaud Robert inaugura la sezione su Claros con l’esame della tradizione letteraria, che ben evidenzia il ruolo minore di Artemide in questo santuario. Natacha Trippé, studiando le iscrizioni, rileva la scarsità di attestazioni della dea, ma giudica errato basarsi su questo dato per desumere una minore importanza della sorella rispetto al fratello. Piuttosto, la dimensione internazionale di Apollo Clarios richiedeva un maggior impiego della scrittura, al contrario della pratica cultuale locale: ciò avrebbe portato a una sovra-rappresentazione del dio rispetto ad Artemide in questa tipologia di fonti. Martine Dewailly tratta nel suo contributo sia di questioni architettoniche e topografiche dell’area del santuario dedicata alla dea, sia delle offerte di terrecotte figurate. A proposito delle prime mette in luce come Artemide avesse a disposizione uno spazio modesto rispetto al fratello, mentre le seconde costituiscono una testimonianza a favore del successo del culto locale. Renaud Robert delinea l’iconografia monumentale di Artemide a Claros, notandone l’assenza prima dell’epoca ellenistica e la mancanza di una caratterizzazione locale della dea, soggetta piuttosto a tipologie canoniche nel mondo greco. Aurigny e Durvye chiudono la sezione facendo emergere, accanto al ruolo di paredra della divinità maggiore, un’importante connotazione locale di Artemide. La dea conobbe infatti un forte successo popolare in ogni epoca, grazie alla flessibilità garantita dalla sua posizione più marginale all’interno del santuario.

Helga Bumke fornisce un quadro delle testimonianze su Artemide a Didima, sfruttando la documentazione epigrafica, storica, iconografica e topografico-architettonica oggi a disposizione. Emerge una maggiore importanza di Artemide rispetto ad altri santuari e un’ipotesi sulla possibile localizzazione del tempio di Artemide a nord del tempio di Apollo, nei pressi della moschea.

Le conclusioni di Aurigny e Durvye chiudono efficacemente il volume: le studiose partono dai limiti che inevitabilmente condizionano lo studio (la differenza di documentazione tra i diversi siti, la diversità dei contesti geografici e storici). Si soffermano inoltre sul ruolo del mito, osservando che quanto più esso è legato al sito, tanto maggiore sarà la presenza di Artemide. Accurata ed esauriente è anche la discussione delle funzioni della dea, nonché il suo rapporto col mondo femminile. Infine compaiono le osservazioni sulle differenze di scala affrontate in questo grande viaggio attraverso il culto di Artemide nei maggiori santuari apollinei: il culto panellenico e internazionale, la dimensione civica e quella infra-civica.

Questo importante lavoro costituisce un’opera meritoria sotto più punti di vista. Un aspetto fondamentale risiede sicuramente nella grande capacità di tenere costantemente le fila della grande quantità di contributi e di documentazione esaminata. In questo senso la struttura lineare ed estremamente coerente dell’opera rappresenta un punto di forza (poiché contribuisce alla sua chiarezza e alla sua efficacia) ma anche un riferimento metodologico utile per future ricerche che vogliano mettere a confronto una determinata tematica in santuari differenti. La sistematicità dell’analisi (articolata secondo lo schema: fonti letterarie, topografia e architettura, epigrafia, rappresentazioni iconografiche) rischierebbe di perdersi nella mente del lettore se non fosse sempre accompagnata dalle fondamentali sintesi a chiusura di ogni sezione, che consentono di mettere ordine nella grande mole di dati e di trarne un bilancio. Altrettanto importanti risultano quindi le conclusioni alla fine dell’opera, che riassumono la traiettoria della ricerca e gli obiettivi raggiunti. La sistematicità e il rigore del lavoro emergono inoltre nel modo in cui vengono presentati i singoli contributi, che organizzano la trattazione nello stesso ordine, evidentemente nello sforzo di seguire degli standards comuni per tutti. Degli esempi chiari a tal proposito sono costituiti dalle tabelle cronologiche presenti nei capitoli dedicati alle fonti letterarie (pp. 53-59, 196-200, 270).

L’innovatività dell’opera risalta innanzi tutto nella tematica prescelta, riguardo al ruolo di Artemide nei grandi santuari di Apollo. Il motivo conduttore della ricerca permette infatti un’analisi del culto della dea secondo una molteplicità di punti di vista, dato che la dialettica Apollo-Artemide viene approfondita e ampliata su più livelli: dai contesti storico-geografici al rapporto col mito, dalla varietà della documentazione coinvolta alle differenze di scala nel pubblico dei santuari. Ciascun livello di analisi è in relazione con gli altri e dalla valutazione complessiva dei singoli contributi scaturiscono convincenti risultati. Ma grandi meriti di questa imponente ricerca consistono anche nell’aver preso in considerazione una tale mole di materiali, nell’averli comparati sistematicamente e nella coerenza con cui è stato condotto lo studio. Tutti i capitoli del volume, di alto livello, sono scritti da specialisti dei siti e dei materiali analizzati e l’opera ha avuto un eccellente processo di edizione, al punto da essere esente da gravi errori. Alla fine del libro sono presenti non solo gli indici delle fonti (letterarie, epigrafiche e iconografiche), ma anche un indice generale tematico che rende il volume utilmente fruibile per ricerche future. In conclusione, si tratta di un lavoro lodevole che apporta un contributo di estrema rilevanza agli studi su Artemide e sulla religiosità greca.

 

Authors and Titles

V. Pirenne-Delforge, En guise de préambule
H. Aurigny et C. Durvye, Introduction

Artémis à Délos
C. Durvye, L’Artémis délienne dans la littérature antique
J.-Ch. Moretti, Les sanctuaires d’Artémis à Délos
Cl. Sarrazanas, Les offrandes à Artémis d’après les inventaires déliens
C. Durvye et J.-Ch. Moretti, Le culte d’Artémis à Délos

Artémis à Delphes
A. Perrier, L’Artémis delphienne dans les sources littéraires
D. Laroche, Le temple d’Artémis à Delphes
G. Rougemont et H. Aurigny, Artémis dans les inscriptions de Delphes
H. Aurigny, Iconographie d’Artémis à Delphes
A. Jacquemin, L’Artémis de Delphes et l’Artémis phocidienne
H. Aurigny, Synthèse: Artémis à Delphes, une présence discrète

Artémis à Claros
R. Robert, Artémis à Claros: tradition littéraire
N. Trippé, Artémis dans les inscriptions de Claros
M. Dewailly, Les figurines de l’aire d’Artémis à Claros
R. Robert, L’iconographie monumentale d’Artémis à Claros
H. Aurigny et C. Durvye, Synthèse: Artémis à Claros, un culte secondaire

Artémis à Didymes
H. Bumke, Artémis Pyhteiè à Didymes : reflexions sur la fonction et la signification de la déesse dans l’ombre du culte oraculaire

H. Aurigny et C. Durvye, Conclusion