BMCR 2022.03.27

Angelo Poliziano. Miscellanies

, , Angelo Poliziano, Miscellanies. The I Tatti Renaissance library, 89-90. Cambridge, MA: Harvard University Press, 2020. 2 volumes: Pp. xxviii; 627, 432. ISBN 9780674049376. $35.00.

Domizio Calderini con le sue Observationes, Filippo Beroaldo il Vecchio con le Annotationes centum e Angelo Poliziano con i suoi Miscellanea possono essere considerati i pionieri di un genere letterario che dal Cinquecento fino all’Ottocento riscosse un notevole successo tra gli studiosi di antichistica, ovvero le miscellanee di note filologiche.[1] Tuttavia, mentre sono disponibili edizioni piuttosto recenti delle Observationes e delle Annotationes centum,[2] finora non era stata realizzata né un’edizione comprensiva delle due Centuriae dei Miscellanea né una traduzione in lingua moderna. Perciò, i due volumi curati da Andrew Dyck e Alan Cottrell per la collana The I Tatti Renaissance Library colmano un’importante lacuna nella storia degli studi. La struttura dei due tomi è quella consueta dei libri della collana: un’agile introduzione in inglese su autore e opera (vol. 1, pp. VII-XXVIII); testo latino delle due Centuriae con traduzione inglese a fronte (vol. 1, pp. 1-489; vol. 2, pp. 1-297); note al testo (vol. 1, pp. 491-510; vol. 2, pp. 299-313); note alla traduzione (vol. 1, pp. 511-597; vol. 2, pp. 315-359); bibliografia (vol. 1, pp. 599-608; vol. 2, pp. 361-370); indici (vol. 1, pp. 609-639; vol. 2, pp. 371-418).

In ragione dell’ampiezza e della ricchezza dei due volumi, solo alcuni aspetti potranno essere toccati da questa recensione: in particolare mi soffermerò sull’edizione delle Centuriae e sulle note di commento. A proposito del testo latino, l’edizione della prima Centuria si fonda sull’editio princeps fiorentina pubblicata nel 1489 presso Antonio Miscomini (siglum Fl.), che in alcune copie contiene anche una lista di corrigenda compilata da Poliziano (Em.). Sono state collazionate anche l’edizione aldina del 1498 (Ald.), l’edizione basileese del 1553 (Bas.), le correzioni che Poliziano e Bartolomeo Fonzio apposero ad una copia di Fl. (Corr., Corr-B),[3] l’edizione Katayama (Kat.).[4] L’edizione della seconda Centuria riproduce l’edizione Branca-Pastore Stocchi (BPS),[5] ricontrollata sulla base del testimone unico Venezia, Fondazione Giorgio Cini, 1 (FGC 1).

Il testo presentato da Dyck e Cottrell è generalmente affidabile e, per quanto riguarda la prima Centuria, certo più agevole da reperire e consultare rispetto alla rara edizione Katayama: alcune scelte testuali non appaiono però condivisibili. Ad esempio, nel paragrafo 1 della lettera dedicatoria a Lorenzo de’ Medici, si trova questa integrazione degli editori: «Quanquam scimus invidia‹m› magna‹m› fore hos libros et multum sermonis subituros […]», «And yet we know that these writings will be subject to tremendous envy and a lot of talk […]». La correzione dell’ablativo in accusativo non è necessaria, giacché «hos libros» è soggetto di due frasi distinte, «invidia magna fore» e «multum sermonis subituros», e la costruzione di sum con invidia all’ablativo semplice («sono in odio», «suscito invidia») è ben attestata nella letteratura latina.[6]

Allo stesso modo bisogna respingere la correzione contenuta in Misc. I, 59 a proposito di un’espressione di Marziano Capella (VIII, 809). Dyck e Cottrell correggono «rugarum» di Fl. («“Ni tragicum” inquit “corrugaris”, idest, nisi frontem caperas tragica severitudine, quod significat rugarum tristitia et squalore asperas») in «rugas», e traducono: «“Unless you put on a tragic frown” he says, that is, unless you furrow your brow with tragic severity, which means wrinkles rough with sadness and neglect». La correzione non è necessaria in quanto «asperas» non deriva dall’aggettivo asper, ma è seconda persona singolare dal verbo aspero. Il passo dei Miscellanea potrebbe essere così tradotto: «(Marziano Capella) dice “ni tragicum corrugaris”, cioè “a meno che tu corrughi la fronte con tragica severità”, che significa “aggrotti (la fronte) con la tristezza e la mestizia delle rughe”).

Cito un altro caso da Misc. I, 68: «Praeterea in commentariis super Apollonium Rhodium ex Lucilio Tharraeo, Sophocle, ac Theone collectis […]»; in apparato: «Sophocleo Fl.: corrected by us». Qui la correzione di «Sophocleo» in «Sophocle» è addirittura fuorviante. Infatti il nome dello scoliaste di Apollonio Rodio è Sofocleo (Σοφόκλειος), e non Sofocle (Σοφοκλῆς),[7] come testimoniato dagli stessi Scholia vetera ad Apollonio Rodio (Schol. Ap. Rhod., p. 329 Wendel):[8] Παράκειται τὰ σχόλια ἐκ τῶν Λουκίλλου Ταρραίου καὶ Σοφοκλείου καὶ Θέωνος.

Riporto un ultimo esempio da Misc. I, 62, in cui si trova una correzione non sostenibile dal punto di vista metodologico. Poliziano cita un passo dallo Ps.-Asconio Pediano (In Verr. I, 22, p. 212 Stangl): «Sed enim Pedianus sportas, sportulas, sportellas nummum esse ait receptacula, et saccos, sacculos, saccellos, et crumenas et vellera et scorteas et manticas et marsippia», e in apparato gli editori segnalano: «vellera (“hides”) restored by us […]: velleas Fl.». In verità, prima di intervenire in questo modo sul testo dei Miscellanea, bisognerebbe dimostrare che Poliziano leggeva un esemplare dello Ps.-Asconio con «vellera» anziché con «velleae», come riporta gran parte della tradizione manoscritta.[9] Invece, siccome Poliziano scrisse «velleas», è chiaro che nel suo modello l’umanista leggeva «velleae», da cui l’accusativo «velleas».

Passando al commento, rispetto ad altri volumi della serie The I Tatti Renaissance Library, le note alla traduzione sono abbondanti e particolareggiate, e la vastità di temi toccati dai Miscellanea offre al lettore ulteriori spunti di riflessione e di approfondimento. Ad esempio, a proposito di Misc. I, 69, si può aggiungere che tra coloro che preferivano leggere «Aorion» anziché «Oarion» in Cat. 66, 94 (e che Poliziano critica fin dal titolo, chiamandoli: «qui bonos violant libros») vi era il celebre commentatore di Catullo Antonio Partenio (1456-1505),[10] come ha già messo in luce Julia Haig Gaisser.[11] Oppure ancora, in Misc. I, 89 il «Marcianus» che riporterebbe un frammento del De vita populi Romani di Varrone (fr. 390 Salvadore = 61 Pittà) potrebbe essere un errore d’autore per «Marcellus», ovvero Nonio Marcello, fonte del frammento varroniano (XII, p. 848, 11-15 Lindsay).[12]

Sempre a proposito delle note di commento, sebbene Dyck e Cottrell si dimostrino accurati nell’individuazione delle fonti antiche e nella descrizione dei modelli manoscritti o a stampa da cui presumibilmente Poliziano trasse le sue citazioni, si deve riscontrare l’assenza di riferimenti al cosiddetto “laboratorio filologico” di Poliziano, ovvero la mole di schedature di opere antiche che Poliziano realizzò nel corso della sua vita e che furono certamente impiegate per realizzare alcuni dei Miscellanea.[13]

Ad esempio, come mostrato da Alessandro Daneloni,[14] in Misc. II, 10 Poliziano cita un verso degli Aitia di Callimaco dal De mensibus di Giovanni Lido (Ioh. Lyd. Mens. IV, 1 = Call. Aet. I, fr. 33 Pfeiffer = 40 Massimilla). Poliziano lesse il De mensibus di Giovanni Lido nel manoscritto Città del Vaticano, BAV, Barb. gr. 194[15] e ne ricopiò alcuni escerti nello zibaldone Paris, BnF, gr. 3069, ff. 134v-145v, 242v-243v. Il passo con il verso degli Aitia (ὡς Καλλίμαχος ἐν πρώτῳ Αἰτιῶν· τετράενον Δαμάσου παῖδα Τελεστορίδην) è trascritto al f. 139r del codice parigino, e a margine Poliziano ha segnalato: «Aetia Callimachi». Perciò, seguendo la proposta di Daneloni, è probabile che Poliziano si sia anche servito della schedatura del De mensibus per scrivere questo capitolo dei Miscellanea.

Un altro interessante esempio proviene dallo zibaldone polizianeo München, Bayerische Staatsbibliothek, gr. 182, dove ai ff. 76v-90r Poliziano copiò passi dalla Biblioteca dello Ps.-Apollodoro. In Misc. I, 50 l’umanista parla delle figlie di Preto rese folli da Era e poi riporta la versione del mito tramandata in Ps.Apollod. II, 26-29. Ps.Apollod. II, 26 è sintetizzato da Poliziano al f. 81r dello zibaldone monacense: «Acrisius rex Argorum, Proetus Tirynthos. Acrisio ex Eurydice Lacedemonis Danae; Proeto ex Steneboea Lysippe, Iphinoe, Iphianassa, quae insanierunt». In questo caso, degno di nota è soprattutto il marginale polizianeo: «De insania Proetidum et Melampode 196) in Virgilio nostro». È probabile che Poliziano si riferisca alla sua copia personale di Virgilio (Virgilius noster),[16] in cui, al f. 196, potrebbe aver inserito una raccolta di testimonianze sulle Pretidi e Melampo (del resto in Verg. Ecl. VI, 48 si parla proprio delle Pretidi).

Bastano questi due esempi per mostrare come le ricerche sui Miscellanea di Poliziano siano lungi dall’essere concluse e necessitino di ulteriori approfondimenti. I tomi curati da Dyck e Cottrell rappresentano comunque un ottimo punto di partenza per chiunque voglia avvicinarsi a quest’opera: ai due studiosi va il merito di aver presentato in un unico libro le due Centuriae e di averle corredate di una traduzione inglese e note di commento, che certamente promuoveranno la conoscenza dei Miscellanea presso un più ampio pubblico.

Per questi motivi i due volumi qui recensiti raggiungono in pieno l’obiettivo della collana, che è riportato anche sul risvolto di copertina:

«The I Tatti Renaissance Library is the only series that makes available to a broad readership the major literary, historical, philosophical, and scientific works of the Italian Renaissance written in Latin. […] Presenting current scholarship in an attractive and convenient format, The I Tatti Renaissance Library aims to make this essential literature accessible to students and scholars in a wide variety of disciplines as well as to general readers».

Notes

[1] Benché ridottasi progressivamente negli anni, è continuata la pubblicazione di raccolte di note critiche a vari autori antichi, in particolare sotto forma di articoli (ad esempio Martin L. West, “Conjectures on 46 Greek Poets”, Philologus 110.1-2, 1966, pp. 147-168).

[2] Maurizio Campanelli, Polemiche e filologia nella Roma del Quattrocento: le Observationes di Domizio Calderini, Roma: Storia e Letteratura, 2001; Lucia A. Ciapponi (ed.), Filippo Beroaldo, Annotationes centum, Binghamton: Center for Medieval and Early Renaissance Studies, 1995.

[3] Oggi Cambridge (MA), Harvard University, Houghton Library, Inc 6149(A).

[4] Hideo Katayama, “Miscellaneorum centuria prima Angeli Politiani”, Gogaku Bungaku Ronbunshu 7 (1981), pp. 167-428.

[5] Vittore Branca, Manlio Pastore Stocchi (edd.), Angelo Poliziano, Miscellaneorum centuria secunda, Firenze: Alinari, 1972; Angelo Poliziano, Miscellaneorum centuria secunda, Firenze: Olschki, 1978.

[6] Si veda ThlL, s.v. invidia, 2.β.I, in cui si riportano esempi tratti da Cicerone, Cornelio Nepote, Plinio il Vecchio.

[7] A proposito di questo scoliaste si veda Stephanos Matthaios, “Greek Scholarship in the Imperial Era and Late Antiquity”, in Franco Montanari (ed.), History of Ancient Greek Scholarship, Leiden-Boston: Brill, 2020, p. 319.

[8] Su Poliziano e gli scolii ad Apollonio Rodio rimando a Gianmario Cattaneo, “Angelo Poliziano e gli scholia vetera ad Apollonio Rodio”, Medioevo e Rinascimento 31, 2017, pp. 237-265.

[9] Si veda Thomas Stangl (ed.), Ciceronis orationum scholiastae, Vindobonae-Lipsiae: Tempsky-Freitag, 1912, p. 212.

[10] Si veda Antoni Parthenii In Catullum commentationes, Brixiae: per Boninum de Boninis de Ragusia, 1485-1486, f. h1r.

[11] Julia H. Gaisser, “Catullus and His First Interpreters: Antonius Parthenius and Angelo Poliziano”, Transactions of the American Philological Association 112, 1982, pp. 97-98.

[12] Si veda a questo proposito Silvia Ottaviano, “Servius chez Ange Politien”, in Bruno Méniel, Monique Bouquet, Giuseppe Ramires (ed.), Servius et sa réception de l’Antiquité à la Renaissance, Rennes: Presses universitaires de Rennes, 2011, p. 536.

[13] Come ha recentemente mostrato anche Louis Verreth, “Angelo Poliziano on Achilles and Patroclus. A Note on the Genesis of Poliziano’s Miscellaneorum Centuria Prima XXXXV”, Schede Umanistiche 35, 2021, pp. 169-180.

[14] Alessandro Daneloni, “Itinerari filologici del Poliziano tra le carte del Par. gr. 3069”, Eikasmos 22, 2011, pp. 409-434.

[15] Su cui si veda Luigi Ferreri, “I codici parrasiani della Biblioteca Vaticana, con particolare riguardo al Barberiniano greco 194, appartenuto a Giano Lascaris”, AION 24, 2002, pp. 208-212.

[16] Sull’uso di noster da parte di Poliziano per indicare un esemplare da lui posseduto rimando a Gianmario Cattaneo, “Il commento a Marziale di Angelo Poliziano e altre questioni polizianee”, Medioevo e Rinascimento 29, 2015, pp. 106-107.