BMCR 2021.09.33

Adespota Papyracea Hexametra Graeca

, Adespota Papyracea Hexametra Graeca. Hexameters of unknown or uncertain authorship from Graeco-Roman Egypt, volume 1. Sozomena, 18. Berlin; Boston: De Gruyter, 2020. Pp. 556. ISBN 9783110295030. $137.99.

Si tratta del primo di quattro volumi (secondo il «Publication Plan» illustrato nelle pp. xvi-xxv) dedicati alla catalogazione e alla riedizione, con traduzione e commento, di oltre 240 frammenti esametrici adespoti restituiti su vari supporti (papiri, pergamene, ostraca e tavolette lignee) e pubblicati negli ultimi due secoli in differenti sedi editoriali (corpora, riviste, miscellanee e libri monografici). Un progetto titanico, che, nelle intenzioni del suo ideatore, Marco Perale (d’ora in avanti, P.), mira a raggiungere i seguenti tre obiettivi: (i) determinare quanti e quali tipi di frammenti esametrici adespoti ci sono stati trasmessi dai papiri emersi dalle sabbie d’Egitto; (ii) ricostruire, per ciascun frammento, un testo critico leggibile e affidabile; (iii) affrontare, per ciascun pezzo, discussioni su questioni stilistiche e metriche, nonché sui problemi di natura attributiva.

In questo primo volume sono raccolti 45 frammenti, così suddivisi: frr. 1-6 (carmi di contenuto cosmogonico ovvero relativi alla fondazione di città: P.Strasb. 481; P.Lond.Lit. 178 [= P.Oxy. II 221]; P.Oxy. XXXVII 2816; P.Berol. inv. 9564; P.Oxy. XXX 2515; P.Vindob. G 29805), 7-12 (carmi di argomento didascalico e tecnico concernenti temi astronomici e astrologici: P.Oxy. XV 1822; P.Oxy. XX 2258 C, fr. 1v, marg. inf. rr. 29-33; P.Oxy. XXX 2521; P.Oxy. LXXXIII 5349; P.Ryl. III 488; PSI III 157), 13-16 (carmi di argomento didascalico e tecnico concernenti temi di varia natura: P.Köln VI 244; P.Oxy. XV 1796; P.Oxy. L 3536; P.Berol. inv. 9734, rr. 5-6, 8-10), 17-32 (inni: P.Köln I 6; P.Berol. inv. 9779; PSI VII 844; PSI XV 1482; P.Ross.Georg. I 11; P.Oxy. IV 670; P.Berol. inv. 21167; P.Ryl. III 494; P.Amh. II 16; P.Ant. II 59; P.Harr. I 6; P.Mich. III 139; P.Köln VI 242; P.Lond.Lit. 37; P.Berol. inv. 5227; P.Berol. inv. 21139), 33-34 (poesia di carattere amoroso, con particolare riferimento alla vicenda di Ero e Leandro: P.Ryl. III 486; P.Berol. inv. 21249), 35-38 (poesia erotica di vario argomento: PSI XIV 1389; P.Köln II 63; PSI XV 1468; P.Ant. III 117), 39-43 (epitalami: P.Lond.Lit. 38; P.Ryl. I 17; P.Hal. 2; P.Oxy. III 423; PSI VII 845), 44-45 (antologie: P.Lit.Goodspeed 2; P.Vindob. G 29788 A-C).

Di ciascun frammento P. offre una scheda di presentazione, in cui trovano posto le seguenti informazioni: numerazione in MP³, seguita da quella in LDAB[1]; formato librario; datazione; luogo di ritrovamento; luogo di conservazione; edizioni del testo; bibliografia secondaria; indicazioni delle riproduzioni esistenti; eventuali traduzioni in lingua moderna; principali attribuzioni ad autori noti. Dopo un’introduzione sul testimone, si hanno poi la trascrizione del testo, con doppio apparato critico (papirologico e filologico) e traduzione, e un commento lemmatico.

L’elemento di maggior pregio del volume è rappresentato dalla ricostruzione testuale dei frammenti, basata nella quasi totalità dei casi, sull’esame autoptico dell’originale papiraceo ovvero di riproduzioni digitali ad alta definizione. Ciò ha consentito a P. di avanzare nuove letture, sulle quali si è fondato per suggerire nuovi supplementi e/o apportare delle correzioni.[2] Ad arricchire la pars philologica contribuiscono, inoltre, numerose congetture e integrazioni inedite comunicate a P. da studiosi contemporanei (Claudio De Stefani, Robert Fowler, Enrico Magnelli, Claudio Meliadò, Peter Parsons, Filippomaria Pontani, Ivanoe Privitera, Francesco Valerio),[3] nonché alcune annotazioni manoscritte apposte da Winfried Bühler in una copia di E. Heitsch, Die griechischen Dichterfragmente der römischen Kaiserzeit, in possesso dell’Autore.[4] Di ulteriori comunicazioni per litteras P. dà infine conto nel commento ai vari frammenti.[5]

Di séguito un paio di esempi di nuove proposte esegetiche contenute nel volume.

– P.Köln I 6 (nº 17) è un frammento papiraceo assegnabile al I d.C., che ospita, sul recto (il verso è bianco), dieci linee assai lacunose contenenti un’invocazione a un nume tutelare di dubbia identificazione. Questa divinità è chiamata, al v. 1, con gli appellativi οὐρανόϲ e Ποϲειδῶν, mentre, al v. 2, l’espressione νότιον κλίμα rinvia a una precisa zona climatica della terra, l’Egitto. P. suggerisce la possibilità che il dio in questione sia Sarapis, il cui dominio sul cielo è ben documentato in àmbito letterario ed epigrafico, e parimenti attestata è la sua identificazione con Poseidone. Sarapis verrebbe invocato come protettore delle città d’Egitto (cf. il v. 3) e, se hanno ragion d’essere le congetture proposte dall’Autore al v. 9, nelle vesti di προπάτωρ o πατροπάτωρ.

– P.Mich. III 139 (nº 28) è un frustulo di papiro vergato unicamente sul recto e databile tra la fine del I e gli inizi del II d.C. Si conserva la porzione destra di una colonna di diciotto esametri, sprovvisti per lo più dei primi due metra, mutila in basso. In un’ambientazione idilliaca, dominata dal rigoglio della natura (v. 1) e da profumi che si diffondono dalla cima di un monte, forse l’Olimpo (v. 3), si narra il passaggio stagionale dall’inverno alla primavera (vv. 6-9); l’evento è celebrato da uno stuolo di ninfe (vv. 9, 11-12), tra le quali figura Ippotoe (v. 13), che si dirigono verso la loro madre (v. 10), identificabile con Gaia. Nei vv. 14-18 compaiono alcuni dèi olimpici, Era e verosimilmente Posidone, con ogni probabilità accompagnati dai rispettivi coniugi, Zeus (nella lacuna alla sinistra del v. 14?) e Anfitrite (v. 18). Il frammento fu accostato dal primo editore, John Garrett Winter, alla produzione esiodea, ma la presenza di elementi stilistici rintracciabili in epoca letteraria successiva, indusse A. Körte («Archiv für Papyrusforschung und verwandte Gebiete» VIII [1927], 253) a escludere ogni tentativo di attribuzione a Esiodo. R. Merkelbach («Aegyptus» XXXI [1951], 257-260), seguìto fra gli altri da L. Di Gregorio («Aevum» LXXXII [2008], 87-95), propendeva per Simia di Rodi, assegnandolo per la forma e il contenuto all’Apollo (il dio è infatti menzionato nominalmente alla fine del v. 4). La tecnica versificatoria è stata invero giudicata non all’altezza di Simia e P. ha avanzato l’ipotesi che si tratti di un «mere product of rhetorical training», giacché la descrizione dei cicli stagionali «is a recommended topic for ecphraseis in all extant treatises of progymnasmata» (p. 282).

A chiusura del volume vi sono: una ricchissima e aggiornata Bibliografia (pp. 465-494); un elenco, articolato per nazioni, delle collezioni papiracee ovvero dei database che offrono delle riproduzioni digitali dei frustuli esaminati (pp. 497-498); un elenco delle riproduzioni presenti nel volume (pp. 499-500); tre tipologie di Indici (Index Papyrorum: pp. 503-507; Index nominum: pp. 508-510; Index verborum: pp. 511-539); delle tavole di concordanze (pp. 540-541).

Non è facile dominare un materiale così frammentario, su cui molte pagine critiche sono state scritte, ma, grazie all’esperienza ormai decennale maturata dall’Autore in tale àmbito di ricerca,[6] può dirsi senz’altro raggiunto, e per giunta con ottimi risultati, l’obiettivo, programmaticamente dichiarato all’inizio della Preface, di «bring some order to chaos» (p. VI). La presente ponderosa pubblicazione costituisce, insomma, un contributo di innegabile spessore nel campo degli studi sulla poesia esametrica ‘sommersa’ trasmessaci su papiro ovvero su altri supporti scrittori, e non può che alimentare grandi aspettative nei confronti dei restanti tre volumi della serie APHex.

Notes

[1] Sarebbe stato opportuno inserire anche l’equivalenza in TM (Trismegistos).

[2] Cf., e.g., P.Strasb. 481 (= nº 1), rr. 5, 31, 34, 35, 42 (→), 11, 21, 24, 31, 37, 38, 41, 66 (↓); P.Berol. inv. 9564 (= nº 4), rr. 7, 11, 14, 15; P.Oxy. XV 1822 (= nº 7), fr. 1, r. 6, fr. 2, col. I, r. 15, col. II, rr. 21, 22, 28; P.Oxy. XX 2258 C, fr. 1v, marg. inf. rr. 29-33 (= nº 8), r. 5; P.Ryl. III 488 (= nº 11), rr. 32, 36; PSI III 157 (= nº 12), rr. 2, 11, 13, 24, 26, 35, 40; P.Oxy. XV 1796 (= nº 14), col. I, rr. 8, 10, 11, 17, 18, 19, 21, col. II, rr. 15 (marg.), 17 (marg.), 22; P.Oxy. L 3536 (= nº 15), r. 7; P.Berol. inv. 9734 (= nº 16), r. 6; P.Köln I 6 (= nº 17), r. 8; PSI VII 844 (= nº 19), fr. 1, col. II, rr. 2, 5, 6; PSI XV 1482 (= nº 20), rr. 2, 11, 13, 14 (recto), 19 (verso); P.Ross.Georg. I 11 (= nº 21), fr. 3, rr. 60, 61, 64; P.Berol. inv. 21167 (= nº 23), rr. 8, 18; P.Ryl. III 494 (= nº 24); P.Harr. I 6 (= nº 27), rr. 11, 12; P.Köln VI 242 (= nº 29), fr. 1, col. II, rr. 49, 50, col. III, rr. 62, 63; P.Lond.Lit. 37 (= nº 30), r. 1; P.Berol. inv. 5227 (= nº 31), rr. 2, 5; P.Berol. inv. 21249 (= nº 34), rr. 9 (→), 5, 18 (↓); PSI XIV 1389 (= nº 35), r. 3 (→); P.Ant. III 117 (= nº 38), rr. 3, 9 (↓); P.Lond.Lit. 38 (= nº 39), rr. 3, 4, 5, 13, 16, 23, 27; P.Hal. 2 (= nº 41), rr. 3, 9, 10, 11; P.Lit.Goodspeed 2 (= nº 44.3), r. 11; P.Vindob. G 29788 (= nº 45.1), r. 16, P.Vindob. G 29788 (= nº 45.3), rr. 22, 45, 88, 128, 129, 148, P.Vindob. G 29788 (= nº 45.4) rr. 2, 15, 48.

[3] Nell’apparato critico questi interventi sono segnalati posponendo al cognome dello studioso un asterisco. Nell’elenco di p. 4 si menziona anche Giulio Iovine, che non figura però nel resto del vol. I; nella suddetta lista di nominativi manca invece Michael McOsker, citato nell’apparato relativo a PSI VII 845 (= nº 43), r. 1 (↓).

[4] P.Oxy. XV 1796 (= nº 14), col. II, r. 14; P.Berol. inv. 9779 (= nº 18), r. 4; P.Ross.Georg. I 11 (= nº 21), fr. 1, rr. 10, 17, fr. 2, col. I, r. 27, col. II, r. 45; PSI VII 845 (= nº 43), rr. 2, 5, 6, 8, 9 (→), 2 (↓); P.Vindob. G 29788 (= nº 45.3), r. 96. A p. 4, P. dichiara di essersi inoltre imbattuto in alcune postille inedite di Arthur Surridge Hunt e di un anonimo studioso (Eric Gardner Turner?) all’interno di alcune copie dei volumi della serie degli Oxyrhynchus Papyri conservati rispettivamente presso la Sackler Library di Oxford e la Hellenic and Roman Library di Londra. Tali annotazioni, come si ricava, ad es., dal prospetto di p. XXVII (nº 168), troveranno spazio nei volumi successivi dell’opera.

[5] Ad es., Stephanie West (alle pp. 142, 146), a proposito di P.Oxy. XXX 2521 (= nº 9); Alexander Jones (alle pp. 158, 164), a proposito di PSI III 157 (= nº 12); Jan Kwapisz (a p. 201), a proposito di P.Berol. inv. 9734, rr. 5-6, 8-10 (= nº 16); Robert Walter Daniel (a p. 207), a proposito di P.Köln I 6 (= nº 17).

[6] Come si chiarisce nella Preface (p. VI), il progetto APHex affonda le sue radici nel lavoro che P. ha svolto per la sua dissertazione dottorale presso l’Università ‘Ca’ Foscari’ di Venezia (2010-2011).